Fantasiosa anticamera dell'Atlantico

Fantasiosa anticamera dell'AtlanticoVIÀGrOIO Nl^I PAI^SI 13 » O III Fantasiosa anticamera dell'Atlantico (Dal nostro inviato speciale; HENDAYE, aprile. Lago? Fiume? Mare? Così tutta la ria; siamo al confine francese, ma fino al Portogallo, fino a Vigo, è su per giù, lo stesso paesaggio che si ripete. Vedere Hendaye è un po' vedere tutto il Cantabrico. Che la costa è in ogni punto confusa col fiume, si da prenderne in moltiluoghi il nome; è una serie di estuaridai bizzarri contorni, dove mare e rio si congiungono e si accapigliano, nelle baie chiuse da alti monti, azzurre, a volte, come la grotta di Capri, veri antri fatati, dalle luci colorate di mi steriosi e sinistri riflessi, d'una quasi corporea densità, che soggiogano il viaggiatore come in un mondo poesco.Gli echi d'uK mondo nuovo Hendaye, fantasiosa anticamera del'Atlantico, celebre stazione di frontiera, poiché è quasi l'unico nodo di comunicazioni fra la Spagna e il resto dell'Europa, non possiede un pittore sco così violento: ma il suo paesaggio non è meno infido. Linee vaghe e spezzate, disarmoniche, opportuna cornice allo sposalizio di due cieli tanto dìversi. Una larga pozza d'acqua troppo calma e senza colore, che pare stagnante; e tutt'intorno, tremuli bagliori dì villaggi montani, di silenti rive piane, dì porticciuoli fluviali. Qualche ricordo del Verbano, per l'ampio e grave respiro delle acque fra le rive che sembrano sempre allargarsi verso il malinconico mare vicino; un sospiro della romantica Gravellona, dove il Lario muore in un anelito di alpestri purificazioni... La città, cara a quel gran fanciullo sognante che fu Pierre Loti, e che pare davvero un po' impregnata dello spirito delicato, femminile e smanioso del capitano Jules Viaud, meritava qualche nota: e non sarò il primo viandante che ne avrà ascoltato le confidenze e raccolto gli echi lontani. Su questo pqnte fra due nazioni, sull'isola neutra « dei Fagiani », terra libera da ogni fiscalità, dove sono state celebrate unioni di sangue e alleanze di Popoli, accordi e rattati, scambi di prigionieri e conegne di ostàggi (i figli di Francesco I di Francia, in cambio della libertà del padre vinto a Pavia), dove si compio l celebre « scambio di fidanzate » fra Luigi XIII e Filippo IV, si raccolgono oggi, meglio percepibili a pochi metridalla frontiera, gli echi della Spagna nquieta, e più che inquieta, indecisa.Si è passato il confine di pochi passi, he Irun e Hendaye formano davvero uasi uno stesso paese, così contratanti come sono, e si sente per prima osa la singolare impressione di uscie da un mondo in gestazione, di ve¬ dere sfumare delle incognite. Un centro di contrabbando Dal ponte che scavalca la piccola errovia salgono voci umane e rumori di cozzi improwisì, che si ripercuotono e s'ammortizzano via via lungo un hilometrico « merci » in manovra. Tra ischi e « riprese » stentate, il treno 'avvia verso l'immenso piazzale, laggiù, tra un brulichio di lumi sfumati nella nebbia che circonfonde terra, fiume e mare. Tutto è pace e silenzio. Dietro la ferrata, una povera vegetaione piega i rami tisici nell'ampia onca acquea che riflette da un lato dall'altro le luci incerte dei villaggi montani, marittimi e fluviali delle due ive. Qui muore l'Atlantico: a quel ompe-olas spumeggiante, poco tonta- o dalla costa, finisce il mare. Di qua,' la foce della Bidassoa. Oento metri^" ■ !più in su o più in giù, si va dal mare l fiume, come dalla Spagna alla Francia. Un paesino misterioso, dall'altra ponda, s'avanza compatto nella pie ola baia, fin quasi a toccarci. E'|Fuenterrabìa: es Espana, mi dice con ,-n/iyi+A il lin iVM«t/i7#* Ai 1,ivni travità il barcaiolo d'Irun. Ai lumi ell'altra riva, quasi si potrebbe legere. Ma sulla rotonda donde si conemplano le due sponde, l'Autorità ha messo un inesorabile divieto di sostae. Giù, c'è ima piccola darsena. Alune barche ondeggiano, frusciano fra e piante e le alghe. S'ode qualche offocato colpo di remi. L'ambiente are idilliaco. Ma la Polizia vigila. La rontiera pare una cosa imprecisa, stratta, impalpabile; ma non vi fiate. Hendaye è forse il più grosso entro di contrabbando dell'Europa: ontrabbando dì merci e, oggi, di dearo. Storie di besugos, t grossi e saoriti spari del golfo di Biscaglia, le ui spine voluminose furono sostituite on compresse di biglietti di banca, ircolano, fra sorrisi maliziosi e oferte equivoche, lungo la riva selvosa. torie autentiche (e citate con più uon umore che indignazione dal miistro delle Finanze di Spagna) di canolini dal ventre cicatrizzato di freco, e ripieni di cibo tale da garantire unga vita ai loro padroni; storie di airi da tori, destinati a qualche area del Mezzogiorno di Francia, e reanti un « doppio fondo » imbottito di gni ben di Dio e inesplorabile per doanieri che non si sentissero germoliare improvvisamente nel se-no l'eoica vocazione deJJ'espada; storie di rresti sensazionali, di raggiri impoenti, di trucchi favolosi. Quanti plihi suggellati sono stati consegnati, ol gesto inesprimibile della frode riu- scita, in questo piccolo ufficio postalo"Sono venuto qui, naturalmente, acercar anche gli esuli monarchici, famosi «.cospiratori» annidati a, duepassi dalla Spugna, pronti a balzarleaddosso in orda guerriera al seguitodi giovani marchesi e conti; « cespi-rotori» che turbano il sonno di tuttii bu-onì repubblicani di Madrid, i qualivOdono, sognano c descrivono Hen-day e come una città d'incubo: covodi gentaccia ben pasciuta impasientedi ritornare in patria a satollurcisi divendetta c a seminare la stragi;, ama~acrar el pueblo, come dicono leforti mercantesse della Fuerta. In que-st'aria sottilizzata, che raccoglie gliaromi del monte e quelli della spiag-già, che stempera la luce e. il caloreagli effluvi mesti d'un paesaggio tra!Inviate e lacustre, i vinti del 14 apri-le dovevano avvertire la rispondenzaintiera, tacita e voluttuosa, che i verinostalgici sanno cercare e trovare làciove poterono e vollero sostare dal lo-ro vagabondaggio inconcludente. Ma iveri nostalgici sono pochi. C'è crisid'esìdi. Il paesaggio triste e languido di Hendaye, che tanto si armonizze-rebbe con la mestizia di cuori non di-mentichi, non trova, fra i monarchi- ci espatriati, nessuno o ben rari cìil-tori. L'esilio di Hendaye è durato, peri più costanti, qualche giorno; poi itransfughi si sono sparpagliati a Bordeaux, a Bìarritz, a Saint-Jean de Luz, sì sono addentrati nelle fiorent Lande », si sono annidati nei castellie nei parchi che in gioiellano le costedeWAdoni; o si sono nascosti nei ce¬ nacoli mondani di Baiona: i più, dopo un distratto pellegrinaggio turistico nell'Euzkalerria, hanno preferito trovare una comoda sistemazione a Pa rigi. A costo di dare un dispiacere a qualche lettore madrileno, dovrò dire che in Hendaye non c'è nulla di qnan to mi avevano raccontato. Il bravo barcaiolo che sogna, alla sera, la bella di Fuenterrabìa, la bella dei suoi mattini spagnoli, l'albergatrice, che ha voluto perpetuare in una targa il ricordo della visita del Principe di Gales, il commesso del negozio di mode A la ville de Madrid » e il direttore delle locali Galeries Lafayette me 'hanno tutti confermato: gli esuli che primi giorni parevano voler tramu- fare la pensosa cittadina di Loti in un focolare di cospirazioni velleitarie, annunziate nell'atto di ordinare il rin' fresco ed abortite fra la coppa e il abbro, se ne sono, a uno a uno, andati. I fasti endaiesi di quel tempo hanno mancato d'un memorialista. La Repubblica non ha avuto il sentimento della storia die creava : non ha man-dato qui qualche acuto ed arguto os-potuto abbracciare in uno sguardo intetico e minuzioso la nuova vita dehregìme bandito alle soglie della patria 2" P°r. giorno d'esilio, è due gnolo). Ha mandato ono, molti « informatori basta, ite volte vù s,,àa auai/o mi3? «ZnTZJ? l:ma non L'albergo dei vinti L'Hotel du Midi, ad esempio, ha tuttauna storia. Vi. trovarono ricetto, ad ogni movimento politico, ì vinti d'ol-re Pireneo. Se la buona padrona non osse una donna riservata, degna e di maniere borghesi come tante alberaa ricl dì qui, che fiatino l'aria d'invi- arvi in casa per favore, pur sapendo alarvi a dovere, se fosse insomma uno pirito bassamente e rozzamente merantile, mostrerebbe ai viaggiatori, con quella vanità di cui, per innata finezza, é immune, le camere occupate dagli esuli della Dittatura che si fermarono : 1. . qui nel viaggio burrascoso per Parigi; e dagli stessi, al ritorno, dopo la caduta di Berenguer; e dai repubblicani, quando di qui cospiravano, prima che a Polizia francese li « internasse »; e quando tornarono, il 14 aprile; e dalle dame del 'seguito della Regina, che dormirono per una notte sotto il tetto degli esuli in viaggio trionfale per Madrid: lo stenografo divenuto Minitro delle Finanze; il maestrino incariato della Pubblica Istruzione; giornalisti più o meno a spasso divenuti quale Governatore d'una metropoli, quale Direttore della Pubblica Sicuezza, quale sottosegretario d'un Ministero, quale — per un sogno ancora più inverosimile — direttore del proprio foglio. In quel giorno Hendaye fu più che mai il centro classico di smitamento fra gli spagnoli dei due bandi. I vinti e i vittoriosi si mescolarono er qualche ora, gli uni con l'indiciile sollievo della fino di un incubo, on l'amara gioia di essere fuori della atria che li espelleva; gli altri con ubriachezza del successo inatteso, con avida fretta di raggiungere Madrid, er conquistare, per spartirsi il botino. In questi puliti e freddi corridoi ell'albergo si incaciarono le due comitive, il cui pas'saggio in così diverse ondizioni raffigurava un momento ella storia. Dopo Francesco I, Carlo V, Enrico IV, Filippo IV e Luigi XIII; dopo matrimonii, i trattati, i patti di fa miglia fra i Borboni dello due Corti, 'dopo Napoleone, che non poteva man\curc in questo museo di istoria ispano{europea, Uopo, si liciturn est, i nuovi 'ministri c dopo Piene Loti, Hendaye serba, fra i suoi ricordi più recenti quello del soggiorno del cardinal Seguru, una delle figure più originali e più massiccie, più tipicamente spagnole di oggi. Arrestato a Ouadalajard, dalìcattolico ministro dell'Interno Maura, il Primate venne accompagnato fino alla porta dell'Hotel dn Midi, dagli agenti della Sicurezza spagnola. Àncova si parla ad Hendaye con un certo stupore per l'equivoco dei poliziotti iruncsi, che non s'accorsero d'aver passalo la loro ben familiare Bidassoa, benchò sia larga in quel punto ben 130 metri. Notre gouvernement aurait bien Pu protester, vi dicono, con quel patrio!tAsmo ombroso delle popolazioni di frontiera: ma non proltstò affatto. Neigiorni di poi il prelato in circondato da spie. Stette qui qualche tempo, strettamente sorvegliato dalle Autorità d'ol tfo confine; poi il Governo si deter wind a pregarlo di trasferirsi in un luogo più ctmtrale, onde non ferire le su-'.r,ettibiìil.à della Nazione vicina. An a Vichy, ma quel clima umido e freddo non gli conveniva; si recò finalrìlente a Roma. Il Cardinale era unvero spagnolo; perfino in fatto di cu-cina era nazionalista ed in transigente.Ed era molto umile: la Spagna è «popolo », ha detto uno dei più acuti suoi osservatori; cavalleresca, hidalga, ma popolo, Pel resto il succinto profilo endaiese del card. Segura concorda col ritratto che me n'era stato tracciato a Madrid. I suoi nemici più accesi rendono omaggio alle sue virtù, di uomo e di cristiano. Il pastore sdegnava ogni lugso: fra i suoi collaboratori, prediligeva i più modesti e i più poveri. Si racconta correntemente l'aneddoto d'un padre quasi cieco per vecchiezza e infermità, solitario, misero e trascurato, cui il Primate, tosto che ne fu edotto, impose la compagnia, l'assistenza e il conforto dei. colleglli, obbligandoli ad avvicendarsi a turno nella sua casa, Sempre vesti come quando fu arrestato, nel rozzo abito da prete, e la sua insistenza nel presentarsi a ricevimenti e a cerimonie di Corte nell'umile veste sacerdotale fu più d'una volta oggetto di severe critiche fra gl'irriducibili del protocollo; si narra che un altissimo personaggio di sangue ne avesse con- L'ex-Re è « mancato » ad Hendaye s?l° la famiglia reale passò di qui. cepito un profondo dispetto, sì da rim-proverare ad Alfonso XIII la deferenza e la simpatia con cui trattava il Primate. Tabù commerciante aioergo>°sse "servata per ogni eventualità al- ltau(lust?. corteggio. Ma la Regina, af-*™* ? ^anchezza e abbattutìssima, di indiscreti, nell'interno della staziona<*«b sosta imposta dall'aleroni-stico cambio di rotaie. C'è molto traffico d'automobili fra Hendaye, Béhobie, Behovia e Irun, e alla porta dell'albergo si affacciano di continuo giovani dall'abbigliamento sportivo, infatuati di distanze e di velocità, e che si stupiscano perchè i pas santi che hanno jermato rispondono in ispagnolo. C'è qui molta emigrazione di onesti lavoratori irunesi ,e beobiani, che non hanno nulla a che vedere con i famosi « cospiratori ». C'est comme dans le Midi, on demande l'heure et on vous répond buongiorno, dice un automobilista dagli ampi pantaloni; qui la gente invece risponde nell'idioma cognac di domandare come vanno le cose in Ispagna. Ma la brava albergatrice è restia a parlare. Qualche opinione m'ha espresso; ma non mi permetterei di riferirla. Monarchici e repubblicani spagnoli sono clienti dell'albergo; la Stampa è letta anche qui... Signora, i pensieri che m'ha sobriamente confidato resteranno chiusi nel ricordo gentile di queste poche ore di Hendaye. Dove spira un ordine un po' malinconico, ma che dà pure una non ingrata sorpresa a chi viene da una terra così turbata. Piccola città, piccola famiglia. Ai muri, i manifesti della Lega operaia, del Comitato radicale; politica di interessi e di categorie, tutti d'accordo, in fondo, sullo scarso valore pratico di > certi postulati come sull'ipocrisia di certe formule. Quell'atmosfera di ten'slone e di discordia sospettosa, quell'odor di bruciato che si sente in ogni piazza pubblica di Spagna, si sono dissipati al passare la Bidassoa. E, contrasto curioso, è scomparsa pure quell'aria di splendente indolenza e di sonno, di 7niseria e di pena, che c'è a dire il vero in molti angoli della tormentata penisola, dove la vera rivoluzione, quella che dovrebbe portare a un graduale miglioramento e progresso sociale, è ancora da fare, nè sembra essere nel programma dei repubblicani borghesi e parlamentari di Madrid. Baschi di qua e di là, sì; ma baschi spugnoli e francesi, Euzkadi ed Euzkalcrria. Se Irun è la prefazione di Madrid, Hendaye è l'anticamera di Pa-rigi. Il dualismo che osservavamo inmolte manifestazioni della vita collettiva di là dalla Bidassoa è cessato per ncanto. Alla passionalità dei contrasti, alle sorprese degli avvicinamenti conraddittori, fa luogo l'uniformità d'una vita un po' avara ma come impregnala d'una religiosa misuratezza. La preistoria ba".ca ò ben lontana! Andate a pescare i famosi carri degli Iberi, ancora frequenti di là dal fiume! Non è vero che i banchi, delle due sponde non s'intendano, come dicono i madrileni,per burlarsi dell'idioma ensUaldinoJSalvo qualche cambio di desinenze, laingua è la stessa. Ecco un bambinocoi,, un cappello di carta e una fintasciabola, che corre all'assalto d'unamontagna di sassi chiamando i com-pagni che restano indietro: Mutillak! tina-tipo della provincia francese, imutillak iltcomittciano a dimenticare il oro idioma. — Bisogna insegnarlo ai piccoli, mi dicono le signore dell'albergo, perchè o parlino da grandi; un adulto nonE' basco autentico. Ma in questa citta-lioma di Racine. Solo qualche vecchio°PeraÌ° rènde un omaggio sporadicopuò imparare una lingua così difficile,Ma in verità i ragazzi non si preoccupano di crescere analfabeti in euzkerd. Su dieci, nove parlano soltanto l'iralla lingua ancestrale. « Intendo il ba-sco, ma non lo parlo », vi dicono tutti,«Una grammatica basca?». Il libraioche è fornito di tutte le novità pari-gine, ride nell'udire la mia domanda.Le voci, i modi, il vestire degl'impiegati delle piccole banche, perfino l'aspetto del principale caffè cittadino sono tipicamente francesi; i vecchi burocrati vi giocano al cricket gridando: Non, mais sans blague! Strade e piaz-"'1 ahile 8 tenace è stata l'opera d'as- ze recano le targhe indicatrici redattenella sola lingua ufficiale. / numerosi commissionari di fron-tera, che ingrassano sulla differenza\di ancho dei Innari, i poveri emigrantipagnoli, la dimesticiezza fra popola,stoni d'una stessa razza separate dann ponte, un contrabbando commuatoper secoli e oggi centuplicato, non han- no alterato il carattere nazionale diHendaye. Pm francese certo di quanto villaggi dell'altra riva possano appa-ire spagnoli. L'Euzkadi è stato sem-pre un paese quasi indipendente in se-no ai regni di Castigha, d'Aragona edi Spagna; l'Euskalerria, forse perchèorbimento, non è altro che un diparimento. E la tradizione basca che di à è richiamo di battaglia contro un ordine di cose che non potrà mai esservì pienamente accettato, di qua embra custodita in un patrimonio folkloristico che viene spicciolato secon-do le convenienze commerciali dei let- „,,,„ ,„„„ ( ,_ ^ . mei etneamente ■ oaaettìni ?0'™.^fu^ e a™l™ ^V0 ol-« .^^m^lZseW'n^^^ « cari^ZiZ-ronare «» ^ canum^o. a,n Pende»*a> di guerra civile, di rimnc * autonomie, di liberazioni, di c vincite don Jaimé e di Carlomagno... RICCARDO FORTE