La bella Pomona e la giovane Furia

La bella Pomona e la giovane Furia Ivettei'e inedite di Ori a-Ito tildi La bella Pomona e la giovane Furia Slamo dunque alle frutta. Garibaldi scrive il suo elegtaeo disappunto per non aver potuto incontrare la bella marchesa: Modena 10 Settembre '09 Carissima e Gentilissima Signora •vb»wi< »•»«"-«• Invisibile, e buona come la Pomona. „n „„h,-i,ì „nt™,i„ «irinn « gli antichi ■- voi passaste mcinp a ■i — ci beaste de' vostri benefici;dei) noi na no, della vostra presenza; e que-st'nltima circostanza non merita c^-tornente da parte nostra senonche ilcordoglio di non, aver potuto bacciar-w la mano al vostro passaggio. Il Capitano Treccili, tu wifesloiio presso S. M. e nell'alta Lombardia —avrà avuto il bene di avvicinarvi o vi avvicinerà al ritorno della sua gì-ta; enti sarà fortunato dì passare unmo-nento presso una sorella che ama tanto! io, condannato dal dovere —mvidio a lui tanta fortuna!... e nono quando mi sarà dato d'accontenta-re un tanto desiderio!... Sono con vero affetto suo dev.moG. Garibaldi Non ha dunque ani ora veduto la nnrehesa Teresa Arai:''-Trecchi, raa i gustosi saggi delle fru'ta mandategli da Majatico, e la forma della sua bellezza, già lo tengono, sibbene non ceda al desidero di fare finalmente una scappata da Modena a Parma. Nel settembre è a Ravema: il tanto sospirato Incontro non è ancóra avvenuto. Garibaldi ha con sè la « selvaggia » figlia Anita, che più tardi, con la « Incolta » madre Battistina Ravel (figlia di un marinaio, da lui conosciuta a Nizza nella breve sosta dalui fatta colà dopo la campagna di Lombardia) la marchesa avrà ospiti nella sua villa di Majatico, ove la giovinetta lascerà così cattivo ricordo di sè, per la soverchia vivacità vandalica. E scrive: Ravenna 22 settembre '59 Carissima Signora E' stata in 'còlerà con me e con molta ragione — lo confesso... e mi sentirei sollevato se volesse esser tanto buona da infliggermi una punizione. Comunque sia, io sono riconosceniissimo a lei e vorrei si presentasse l'occasione per provarglielo. Mia figlia è qui — e sarei felice di potergliela presentare io stesso — ma non mi prometto tanto bene. In ogni modo procurerò a mia figlia ciò che forse non potrò ottenere per me stesso, al ritorno di detta verso Nizza. Le bacio con vero affetto la mano, e sono per la vita suo G. Garibaldi Conversazione «scolpita nel cuore» L'occasione finalmente viene, e sembra che la bellezza della marchesa non abbia deluso il Generale: 27 dicembre 'S9 Mia tanto cara Signora Io devo a lei tanta gratitudine ed affetto — che impossibile riesce esprimerlo in parole. Sono fuori di ietto e gitasi perfettamente sano dalla ferita al ginoccho. — Io non dimenticherò mica — la muta, ma cara — ma scolpita nel mio cuore, conversazione di Genova! e spero di ricordargliela il giorno che avrò il bene di baciarle la mano. — Il mio desiderio di dirìgermi a quella volta, è molto e certamente sarò fortunato il momento che potrò prendere ancora quella direzione! Buon capo d'anno — la mia carissima amica — e noti dimentichi il suo per la vita G. Garibaldi A questo punto nell'epistolario vi è lunga lacuna: dalla fine del '59 al gennaio del '61. L'impresa dei Mille è compiuta; il Generale è a Caprera. La lettera che segue prova come la relazione epistolare con la marchesa non avesse avuto pause; e allora si pensa con tristezza alla sorte di chi sa mai quali preziosi documenti che la marchesa garibaldina aveva gelosamente custoditi, e che dopo la sua morte (avvenuta, come abbiamo detto nel precedente articolo, senza eredi diretti) andarono forse in parte dispersi; e se non fosse intervenuta l'accorta venerazione di Umberto Beseghi, che 11 favorisce a « La Stampa », a quest'ora non conosceremmo nemmeno questi. Qualcuna delle lettere mandate da Caprera è intercettata dal fratello della marchesa, il tenente colonnello Gaspare Trecchi, 11 quale le passa poi alla destinataria, annotando: «Aperta da me per _ avere notizie del Generale ». Caprera 16 gennaio 1861 Carissima e Gentilissima Marchesa, Lei mi promise di fare una insita in quest'Isola Deserta — ed io non dico nulla, a lei sinché non abbia adempiuto alla sua parola. E' troppo ardimento da parte mia permetterle di venire in queste solitudini — ma siccome la conosco di molto coraggio — e /)ot ho sì ardente desiderio di bardarle la mano — che mi rallegro l'immaginazione colla grata idea. Voglia salutarmi caramente Gaspare e disponga del suo per la vita G. Garibaldi II generale agricoltore Sembra peraltro che la coraggiosamarchesa non affrontasse la solitudi-ne di Caprera, limitandosi invece a inviare tralci dì viti e innesti per piante al Generalo « di professione agricoltore v. Doni preziosi, che l'Eroe gradiva più d'ogni altra cosa; e che la gentildonna accompagnava, come si comprende dalla risposta di Garibaldi, con ardenti voti per le sorti della patria: ,„„. Caprcra 14 ottobre 1861 Gciilil.ma e Car.ma Signora dendo soffrire lo pianti Vi ringrazio tanto per le viti, per tutto, e vi baccio la mano coli anima. Tutto vostro G. Garibaldi L'amorosa sollecitudine alle piante, di cui il Generale voleva rinverdire Ì'« Isola Deserta », è rispecchiata ancora, più vojte. E spera che alla fio- ViSita < ' • 2 J Car.mn e Gent.ma Marchesa Sto piantando le vostre belle viti ritura la bella marchesa mantenga fl-|i nalmente la coraggiosa promessa tlijfi-■:tòpiantai io stesso ì castagni irPaprera più felici — poiché non le sde-• ssento dovervi inviare una parola di!n..... ...... a,JLt* ,„„„ : ?Watitndme e d affetto Queste, pian- f f faraniw s]lcro qh abitanti della Ca- L.. . ..... ■' ì0;incrntn di un sguard0l „ tempi\àJmi mH; noll ,-. vcro-;' s Un alrQ sahUu a[ Marche80 Aral. i^ n cin.Hparo '8cmpre voairo f% rnrihnJdi j Ma un nuovo sospirato incontro stai—per giungere. Garibaldi scrive: -m VÌUn <.,„,,„,„ ,, „Mr„0 1862 VlUa Sl'inola 13 ìmr~° 186<J a Carissima Sig.ra , Spero poterle baciare la mano il 20,f™a Parma - con affetto suo ld q. Garibaldi ,, Un caro saluto' al Marchese. rà^affare lungo In quel marzo, infatti, il Generale fu ospite di casa Araldi-Trecchi, a rlizLMajatico, dopo la trionfale accoglien- ! «za di Parma Nella villa solitaria, l'E- J roe passò giorni di quiete riposata: c ancora fioriscono i tigli sotto i quali dopo pranzo, sostava a sorbire il caffè. Aspromonte. Garibaldi, ferito, è al Varignano di Spezia Spezia 27 ottobre 1862 • Gcttf.mn Marchesa. Grazie del carissimo ricordo — Sto meglio ma disgraziatamente è anco- Le baccio con affetto la «tono e sono con gratitudine suo G. Garibaldi All'» Isola Deserta », ancóra. L'Eroe è tornato all'agricoltura: Caprera. 12 gennaio '63 Amab.ma Signora La vostra lettera mi ha beato — e mi permetto un baccio sulla cara vostra mano — V'invio i ritratti — ed aspetto alcuni maglioli dì Majatico — Clic sfacciato! ma siete tanto gentile ohe perdonerete al V.o G. Garibaldi Poche righe, ogni volta, perchè l'artrite lo fa soffrire. La ferita migliora, ma costringe la sua pazienza: Caprera 2 marzo '63 Amab.ma Sig.ra Ho ricevuto le viti, e 've ne sono tanto riconoscente, lo sto meglio — va lentamente però la cura — e per forza sono obbligato di frenare le impazienze. Vogliate permettere ch'io vi boccia la mano con affetto Vostro sempre G. Garibaldi La piccola Anita Poco dopo l'artrite gli impedisce di scrivere, e affida al segretario Basso — 7 aprile 1863 — di avvertirla che « è dispiacente non poter scrivere lui stesso — causa la mano diritta gonfia dei suoi soliti dolori — Della sua ferita va benissimo ». E anche lui ag giunge « un baccio sulla mano » da parte del Generale. Nell'estate del 1863 la quattordlcen. ne Anita e la madre Battistina sono ospiti della marchesa Teresa, a Majatico. In una lettera precedente, da Pisa, Garibaldi chiama Battistina « la madre della mia bambina Anita » e dimostra di conoscere il carattere dell'una e dell'altra. Più tardi, e cioè nel settembre 1864, affiderà l'educazione di Anita alla Schwartz. Ma ecco la lettera: Pisa 19 decoro 1862 Marchesa carissima Sono rimasto colla madre della mia bambina Anita che andranno a trovarvi in Aprile — essendo troppo freddo per ora il vostro clima. Ricevetti giorni sono la gent.ma vostra lettera — e ve ne sono tanto grato — JVon andrò cosi presto a vedervi ma è con coi il mio cuore. Sto meglio e sono sempre V.ro G. Garibaldi L'indirizzo della Madre d'Anita in Nizza — e Sig.ra Batistina Ravel, Maison Salvi n. 8. — Nizza Marittima. La visita avrà però luogo più tardi, nell'estate. E Garibaldi cercherà di scusarle entrambe. Apparisce, per la prima volta, in un poscritto, il timore che le sue lettere vengano intercettate: il Nizzardo si sdegna che la politica italiana sia guidata da Parigi. E in una lettera successiva scrìvo che « è una vera indecenza che commettono coloro che non contenti d: leggere lo mie le mandano forse alla revisione di Parigi — o le distruggono ». Ma ecco le lettore, che si scusano- Caprera S giugno 1863 Carissima Marchesa Tanto tanto riconoscente per la bontà vostra alle viaggiatrici. La madre, come avrete osservato, e incolta, c mi raccomando alla vostra indulgenza. La figlia ò selvaggia, ma spero saprà apprezzare l'amabilissima sua protettrkse. Io poi sona coll'anima Vostro G. Ca ribaldi mfirpdppagvinnrcltprrgsd Credo le mie lettere intercetto saluto a Batistina e bambina Sembra che la buona marchesa lo .scrive: Gra"ic infinite per tanta benevolensto meg[Ì0l c passeggio a cavedio — Qui molta siccità pure — anche inalai- lnddtvncdsmplsaCadcsdaqmCsdsalgrssmmuAFeslngslssiprnicnpssaAetsAidu•sdrass'eurasse in merito alle viaeriatri- Hrass.curasse in memo aite viaggiata sci, naturalmente avuto riguardo a lui, ache, in risposta a una successiva, lo Caprera SS luglio tS6a Marchesa carissima. gdttpdsFtia nell'uva — ma corretta dal solfo DG. Garibaldi In caso somministrasse qualche cosa mslaalla suddetta — ne sono io maUevado- ore e perdoni l'immenso disturbo. iSembra che la madre di Anit-i iMi- lufacmbra aio la mauro di Aiuta, airi- Une, avesse a noia la dimora di Majati-;aco; forse le dava soggesticoio l'aristo- critica marchesa la quale deve pur a- qvero tollerato, per amoro di Garibaldi,]s i modi dellospite e lo monellerie della figlia: il Generale, infatti, risponde -■: che Batistina faccia il suo parere »; e torni cioè dond'era venuta. I^a lettera ò fra lo più interessanti per l'esplicito irato cenno alla temuta ingerenza di Parigi, e per lo sdegnoso proposito « di andare a servire la libertà degli anti- ssestano le dlreb- a q scrjtta a nuora perchè suocera inten- nodi»- il modo rome si a4sest ? '^ ,, , T*. faccende Italiane lo cori-uccia. Si L» che la lettera — assicurata 00 ,cnt- la "-l'-Kr<1 assicurala àa Fatto sta chò questa "iun-e a de- stTnaztonc inazione. Caprera 2 sett.brc 1863 Car.ma e Gent.ma Marchesa . I» no risposto a tutte le di lei lettere — ed è una vera indecenza che commettono coloro che non contenti di leg- /e !™| le. ^ndano forse alla ro- astone di Parigi - o le distruggono— Mi nasce sovente il desiderio di an- f™''c n servire la Ubeit.a de.gh antipod? — ovo ho -'>ia ottenuto dei migliori risultati — che di servire la libertà italiana — diventata sinonimo di menzogna — Cile Batistina faccia il suo parere — Lei, lui già avuto soverchi disturbi — e «°» »'° c°™ Potrò esprimergliene la ^/™,.!. " "!fi Mi saluti ambe, ed il caro Gaspara Provo — assicurandola — .ve questa mia lettera sarà più felice delle altre Con affetto — G. Garibaldi L'avventura di Battistina e di Anita finisco col suggello di questa lettera di ringraziamento, mandata da Bologna, pochi giorni^ dopo la risoluzione delle due donno di partirsene: Bologna, 25 sett. bre (63) Carissima Signora Mia figlia e la famiglia che l'accompagna si fenneranno qui alcuni giorni Io avvertirò lei della loro partenza per costà. Le ho già dato tanto disturbo, che abbisogno certamente di molta indulgenza da parte sua per tollerarmi; e vorrei essere tanto fortunato di potere in persona giungere a chiedere perdono — Disponga in ogni modo Del suo per la vita G. Garibaldi Le ultime lettere ritrovate — tre sono del 1864 e una del '65 — si riferiscono solamente alle cure dell'agricoltore, che si rivolge, pur con amabili parole, alla gentile terriera di Majatico per darle notizia delle viti trapiantate a Caprera, e chiederle ancora qualche innesto. C'è, poi, una lettera del figlio Menotti, che funge da segretario, ma che per un grazioso «'lapsus calami» lo scusa in modo maldestro. Ne diremo un'altra volta. ATTILIO FRESCURA.