I giochi

I giochi I giochi _ Le sette del mattino. Qualcosa di insolito che accade nella stanza turba il sonno di Olga; ella si volta, si rivolta, geme dolorosamente, e poi finisce col mettersi a sedere sul lettino, stropicciandosi gli occhi. Bu bu bu hi... E' certo la nonna che parla. Il suo mormorio monotono e sommesso, che fa pensare a un'acqua che scorre all'infinito, è talvolta esasperante. Ma stamattina la nonna non è sola a parlare. C'è anche la mamma, ritta nel mezzo della camera, e, ai suoi piedi, in ginocchio, una donna che stenta a rispondere per via degli spilli che tiene stretti tra le labbra. Olga la riconosce : è la sarta, la mite signora Bettina che quando viene in giornata a raccomodare i vestiti rimane fino a sera. Ora aiuta la mamma a indossare il suo abito da sposa. Perchè, ecco che Olga se ne rammenta, oggi la mamma prende un nuovo marito. E l'abito non è più bianco con lo strascico e il velo lungo, come l'altra volta (Olga ha visto la mamma così vestita nell'album dei ritratti che è in salotto), ma è turchino scuro, guarnito di crespo rosa. « Bello bello » dice la nonna con la sua vocetta nasale. « Splendido » sussurra la sarta a labbra strette. La mamma volta il capo in qua e in là come un uccellino e : « Buon giorno Olga, gorgheggia vedendo la bimba che la guarda con tanto d'occhi, buon giorno, tesòro. Sa, signora Bettina, che Olga non voleva lasciarmi sposare Paolo?. Quando il poveretto veniva lo guardava di brutto e poi scappava a nascondersi. Quante lacrime, quanti capricci !... Ma quando ha saputo che Paolo ha una bimba anche lui colla quale potrà giocare come con una sorellina, mi ha dato il permesso di sposarlo. Vero, tesoro, che mi hai dato il permesso?...». La nonna scuote il capo. « Oh, quella lì, quando si tratta di giocare... Non vive per altro ». Olga, piena d'impeto e d'entusiasmo, si slancia fuor del letto e corre in cucina a lavarsi. Di solito, quando la servetta l'aiuta a insaponarsi, son strilli e baruffe. Ma stamani tutto procede con rapidità e allegrezza; solo la sei-vetta borbotta, di quando in quando : « Eh, che furia!... Non sei mica te che ti devi sposare... ». Poi la signora Bettina le mette un vestitino celeste e le dice : « Un giorno sarai una bella sposina anche tu. Vedi come stai bene, guardati nello specchio ». Olga non ha tempo di guardarsi nello specchio. Quelle son sciocchezze da persone grandi. Lei ha da precipitarsi alla porta ad ogni suono di campanello : quando arriverà dunque questa sorellina? Arriva una ragazza con una cesta di fiori, poi la modista col suo scatolone, accolta da un grido di sollievo. Poi le cugine Anfossi, trafelate, per la paura di essere in ritardo. Ed ecco Paolo che sembra un altro stamani, è più magro, più vecchio e non si accorge neppure che la sigaretta che tiene in bocca si è spenta. Egli lascia la porta aperta, fa a Olga una carezza distratta (la sua mano esala un acuto odor di lavanda) e grida : « Ci son già le due automobili, sotto». Olga sta per mettersi a piangere quand'ecco che la sorellina emerge silenziosamente dalle scalte con un gran mazzo di fiori in mano portato come un cero in processione. « Ecco Anna, dice Paolo nervosamente, oh, che bei fiori !... Avanti avanti... ». La piccola Anna entra accompagnata da una modesta signora dai capelli grigi e dall'aria imbarazzata e triste : è la nonna materna che ha allevata la bimba rimasta orfana di mamma quand'era piccola piccola. Ella si scusa del ritardo con un filo di voce, sta in un sobborgo lontano, c'è voluta mezz'ora di tram... Olga aspetta febbrilmente che Anna sia liberata dei suoi fiori, del paltoncino e del berretto, poi la prende per mano, la trascina in quel bugigattolo che ha la finestra sulla scala e che così com'è, ingombro di casse e di roba vecchia, è il suo angolo di sogno. « Vedi, ella spiega con passione, questo è il posto per giocare. Non badare oggi se c'è tanta confusione per casa, sai, è un giorno speciale. Vedrai come staremo tranquille qui. Mettiti a sedere» Anna si mette a sedere, appoggia le braccia su di una piccola vecchia tavola tarlata e macchiata d'inchiostro e si guarda attorno. E' una bimba magra e seria, col mento appuntito, gli occhi brillanti, vigili, timorosi. « Che giochi sai tu?... Vendere ti piace?... Qui ci sono le bilance, i pesi... ». Ce ne vuole a far uscire Anna dalla sua riservatezza, ma quelle meraviglie disposte sulla tavola, finiscono per scuoterla. Allunga le mani, schiude le labbra sottili. « Faccio io da negoziante » dice con una voce velata e fredda. « Fai tu fai tu » consente Olga con fervore. Dio, com'è bella la vita!... Rossa e spettinata, con gli occhi lucenti come se avesse la febbre, ella è in preda ad un'eccitazione che la fa tremare di felicità. Quel che accade nelle altre stanze non l'interessa per nulla : porte che sbattono, gente che va e viene, qualcuno che domanda : « Le bambine?... Dove sono le bambine?... » Qualcun altro risponde : « Giocano ; è meglio lasciarle stare. » Gran chiasso per le scale... In cucina, oggi, c'è una cuoca straordinaria, la servetta è ridotta agli uffici più umili, mentre la nonna e la signora Bettina apparecchiano la tavola e vanno e vengono affaccendatissime.il tempo passa come in sogno. Poi le scale risuonano di nuovo di passi frettolosi, di voci, di risa, le porte Romano a sbattere e qualcuno chiede ancora: «Le bambine? Dove sono?... » Vengono finalmente a cercarle per condurle a tavola. Anna, ravviata e composta, riscuote gli elogi di tutti, ma Olga fa spavento, .tutta arruffata, accesa, vibrante e col bel vestitino macchiato. « Come si esalta, come si esalta quando gioca » brontola la nonna, ma Olga non sente i rimproveri, bada a ripetere solo terribilmente ansiosa : « Mi metti vi¬ scgcm1rtdalsmgb cino ad Anna, nonna, a tavola?... Mi metti vicino a Anna?...» Le bimbe sono ad un tavolino a parte, con la signora Bettina che le sorveglia e le serve. Anna guarda i grandi con una curiosità silenziosa e continua, Olga guarda lei, in estasi. Quando sente che Paolo dice, abbracciando la mamma : « Ho trovato un tesoro 10 ! » ella vorrebbe mettersi a gridare di gioia. Anche lei ha trovato un tesoro !. « Sta ferma con le gambe, dice la signora Bettina, se no butti all'aria il tavolino ». Poi, come se volesse spegnere in parte quell'entusiasmo che le pare eccessivo, ella domanda alla bimba : « Non ti dispiace che la mamma stia fuori per qualche giorno?... » Olga sorride con tutto il suo visetto ebbro di felicità. Si, certo le dispiace, ma il tempo passerà presto a fare i giochi con la sorellina. E quando la mamma parte e si china per baciarla, ella offre anche la guancia al bacio di Paolo, cosa che non aveva ancora fatta mai. Ma sì, vadano pure un poco a divertirsi quei grandi, lei li aspetterà giocando nel suo sgabuzzino dove adesso tutte le meraviglie più nascoste son venute a far mostra di sè .sulla tavola e sulle casse : le bambole, anche le più vecchie, i' servizi delle bambole, il piccolo pianoforte rotto... « Ti piace suonare, Anna? » Anna non risponde. Il pomeriggio finisce adesso in un gran silenzio. Anche rintcrminabile rigovernatura è terminata ed il caffè macinato da un pezzo, quando risuona una scampanellata. « E' la nonna che viene a riprendermi, dice Anna con sicurezza, adesso me ne torno a casa ». Olga rimane così paralizzata dallo stupore che segue Anna senza fiatare; in salotto, infatti, c'è la nonna della sorellina che discorre sottovoce; le hanno offerto 11 caffè, i dolci, ma non ha voluto prender nulla, vuole andarsene con la scusa che è tardi e che sta lontano, e intanto mette rapidamente il paletot e il berretto ad Anna. Questa guarda curiosamente e come da lontano l'inesprimibile disperazione che si dipinge sul viso di Olga. Ma come? Ma non doveva star con lei per sempre la sorellina? Non era questo che le aveva promesso la mamma? E' per questo che lei le ha dato il permesso di sposare Paolo! Ma è un inganno, un tradimento che le hanno fatto! Sente qualcosa che la strazia, che le strappa le viscere e comincia a urlare. La nonna e la signora Bettina cercano di calmarla. « Ma tornerà a giocare, Anna !... Tornerà di tanto in tanto... E' yero, Anna, che tornerai?... Anna è già sull'uscio e volge appena il suo visetto distante, serio. Fa un cenno lieve, ma come ha fretta di andarsene!... « Andiamo, nonna, andiamo a casa :>. E l'uscio si richiude inesorabile, mentre i singhiozzi e gli urli di Olga riempiono fin la scala. Due ore di smanie, di gemiti desolati, di lamenti incoerenti. La signora Bettina, esaurita di forze, finisce col dire : « A me pare che le sia venuta fin la febbre a questa bambina... Scotta; ha avuto troppe emozioni ; sarà meglio metterla a letto ». A letto Olga continua a pianger*, ma stancamente, rivolta verso il muro. Non vuol mangiare, nè bere, nè che le diano dei dolci, nè che le promettano dei balocchi nuovi. Odia tutti i grandi, detesta anche la mamma che l'ha ingannala e la nonna che non la smette di chiacchierare. Lì accanto alletto, ella racconta una volta di più alla signora Bettina le sue disgrazie. « Vedova troppo presto anch'io e poi quel fior di figliuolo, il mio Gigi, morto alla presa di Gorizia, nel novecentosedici... Una palla in fronte e addio !... Era così allegro, così buono!... E al mio primo genero volevo un ben dell'anima, benché non mi piacesse la sua posizione. Ufficiale di marina!... Prese le febbri, in Oriente... La bimba non l'ha neppur conosciuto... ». Olga comincia a sonnecchiare. Le par di vedere un soldatino allegro, col berretto sull'orecchio ; è lo zio GigiLa guarda, le dice : « Giochiamo?... ». C'è anche un marinaretto piccolo come lei : è il suo povero papà, che non ha mai conosciuto... «Giochiamo?». Poi scompaiono, c'è solo il mare lì davanti, e le onde, adagio adagio, le vengono incontro, l'avviluppano e la cullano dolcemente... Bu bu bubu seguita a fare la nonna, e la signora Bettina, sbadigliando di nascosto, tiene d'occhio l'orologio : alle otto la sua giornata è finita. CAROLA PROSPERI.

Persone citate: Anfossi

Luoghi citati: Gorizia