Napoli ha vissuto ieri con gli Alpini una memorabile giornata di fervore patriotico

Napoli ha vissuto ieri con gli Alpini una memorabile giornata di fervore patriotico Napoli ha vissuto ieri con gli Alpini una memorabile giornata di fervore patriotico Cinquantamila « Fiamme Verdi » al comando di S. E. Manaresi hanno sfilato tra il traboccante entusiasmo di tutto un popolo - II festevole commosso saluto degli Alpini piemontesi al Principe Umberto: « Ciao pais » - Esercito e Partito altamente rappresentati - La consegna del masso del Grappa al Comune parola del Comondaafe dei X: " I! iiSoiò atteso da secoli; si è compiuto, sello il segno dì Boia, sotto la guida del Date „ Napoli, 18 mattino. A Napoli, la giornata di ieri è stata delle più gaudiose e grandiose che si ricordino. Tutte le previsioni, che si era creduto di poter fare sull'afflusso della gente, sulla maestosità e sull'entusiasmo dell'adunata e delle cerimonie, sull'appassionato affratellamento fra soldati dell'Alpe e popolo napoletano, sulla portata sentimentale, insomma, e sulle manifestazioni esteriori dell'avvenimento, tutte sono state superate, ma con un superamento di moltiplicate proporzioni. Basta accennare, per ciò che riguarda il numero dei convenuti di fuori, e la partecipazione della cittadinanza alle cerimonie, che i programmi, già calcolati con ampia larghezza oraria, sono stati pressoché sconvolti, data appunto la spropositata massa dei convenuti, e quella anche più spropositata, di popolo, che ad essi si aggiunse. Dico, l'adunata e lo schieramento, per cui si era predisposta quasi un'ora e mezza; lo sfilamento del corteo, per cui si erano predisposte due ore; la riunione in piazza Plebiscito davanti alla Reggia, per cui si era ancora predisposta un'ora, questi tre tempi delle cerimonie della mattinata si sono protratti, complessivamente, di quasi due ore, fino a circa le 14, invece che a mezzogiorno. Lo sfilamento solo è durato qualche cosa come un'ora e mezza di più del previsto. Non finivano più di passare, alpini, alpini, alpini... ma quanti siamo! E la ressa di popolo chiudeva, dai due Iati, come tra rive troppo strette, quella interminabile fiumana di cappelli grigio-verdi, che fluiva via, via. ((Chi trovò la voglia di dormire?» Uno spettacolo e ore indimenticabili. E ' indimenticabile la scena in piazza Plebiscito, la messa al campo celebrata davanti a forse centomila persone, forì-'c di più: e l'applauso che accolse il Principe di Piemonte, al suo affacciarsi al balcone della Reggia, e quando discese nella piazza, tra le file degli alpini; e la commozione di quando, nel pomeriggio, in piazza della Vittoria, fu consegnato ai napoletani il masso del Grappa, che ora posa di contro alla rotta colonna romana, dedicata ai Caduti del mare, fra aiuole fiorite, in cospetto del panorama mirifico del golfo. L'altra notte, a Napoli, chi trovò la voglia e il tempo di dormire ? I 50 mila alpini convenuti, no di certo; se non forse qualche vecchione o qualche alpino degenere. La quasi totalità non volle perdere un'ora del soggiorno in questa deliziosa città; c tutta la notte si vagolò per le vie, in comitive chiassose, con musiche e canti. Tutti i caffè, i ristoranti, affollatissimi e clamorosi, fin verso la mattina. E nelle piazze, si improvvisavano balli al suono delle fanfare, delle fisarmoniche, delle chitarre; i napoletani imparavano la monferrina e la furlana; gli alpini volevano imparare la tarantella. E poi, cori e tumulti festosi e scarrozzate alla marina; e dovunque, e continuamente, gran bevute di vino, che prolungavano e rinfocolavano bacchicamente la festa. C'era da dubitare che, alla mattina, non si avesse più a ritrovare nessuno, o ben pochi, all'adunata delle sette e mezza, in via Foria. Ma capitò, come in tutte le adunate alpine; che, a malgrado del disperdersi infrenabile della gente e del suo spensierato darsi al buon tempo, poi, all'ora convenuta, tutti, non si sa come, ricompaiono puntuali con la vecchia, indefettibile disciplina e puntualità militare. L'altra notte aiutò anche la pioggia. Cominciò tardi; ma, infittendosi violenta, ricacciò e costrinse anche i più pervicaci nello spasso a riprendere la via dell'albergo o dell'accantonamento. Non restava più molto tempo per dormire, perchè la sveglia si suonava alle 6 e mezza; ma abbastanza, però, per la toilette del mattino e per non mancare all'adunata. Alle 7 e mezza cominciò l'adunata e 10 schieramento in via Foria. Gli alpini giungevano già a manipoli e gruppi dagli accantonamenti; gli ufficiali arrivavano dagli' alberghi e prendevano i posti loro assegnati alla testa delle rispettive sezioni e gruppi. Una adunata veramente militare, per ordine, per la precisione con cui si veniva compiendo, Ma iquadri e ranghi del Decimo Reggimento crescevano continuamente, si moltiplicavano straordinariamente. Erano nove reggimenti che si affiancavano con ben nutriti effettivi. Continuava, intanto, a piovere. H cielo di Napoli smentiva decisamente la sua fama di serenità e di splendore. 11 sole non riusciva a rompere, tra le nuvole grigie. Ma poi le nuvole si strapparono, a un vento fresco che le investi. Si scoprirono larghi lembi di azzurro. E la pioggia s'interruppe. E finalmente sfolgorò il sole. E nel sole, rifulsero i tricolori delle bandiere, che sventolavano gioiosamente dai balconi e dalle finestre. Le vie del centro cittadino si erano già animate e affollate, e il popolo si riversava in esse, si andava raccogliendo da via Foria a via Pessina, a piazza Dante, a via Roma, al largo della Carità, a piazza San Ferdinando, dove sarebbe sfilato il corteo. Un opportuno servizio di vigili urbani e carabinieri incanalava la folla, la conteneva dal due lati delle strade, sui marciapiedi, manteneva sgombri i punti d'incrocio, e particolarmente il largo della Carità dove avrebbero proso posto le Autorità. Circa le nove, l'adunata e lo schie- sqvpdCtrmbtdTdTTpdtrmmtbctpeSelrrdlnldtdnsgzdruftelMmgcrlzafi£dtprzttubpgdstdara-mento sono compiuti. Li ha diretti_, 11« rihinrtn Airi n '< f^.i -, * .. li. il colonnello Chiodo, cui è affidata la composizione de! corteo. Gli alpini, già del l.o, 3.o, 5.o, 7.o e 9.o reggimento, sono schierati per via Foria, da piazza Carlo III a piazza Cavour; quelli del 2.o, 4.0, 6.o, S.o procedono fino al Mu¬ i e r a n e i a i a . e , e i o i a e o ri al i, o, à à. e- seo e a via Pessina. E alle nove e un, onquarto, il corteo si incolonna e si avvia, scendendo per via Pessina verso piazza Dante e via Roma. L'arrivo di Manaresi A metà circa di via Roma, al largo della Carità, ove sorge la statua di Carlo Poerdo, si sono raccolte le Autorità: S. E. l'Alto Commissario Piero Baratono, il Commissario del Comune barone La Via, S. E. il gen. Albricci comandante designato di Armata, S. E. l'ammiraglio Nicastro, coman- luddporddcredante del Dipartimento marittimo del'laTirreno, il gen. Ferrarlo, comandante del Corpo d'Armata di Napoli, il gen. Treboldi ispettore degli alpini, il gen. Tua, comandante la Divisione di Napoli, i generali Negri, Toselli, Asdnari di Bernezzo, comandanti delle Brigate alpine, i nove colonnelli dei nove reggimenti alpini, il gen. Varnè, co- BsrVtrliPmandante il 4.o raggruppamento Ca-'tmicie Nere, il console generale Argentino, il gen. Furlani dei Reali Carabinieri. E poi giunge l'on. Parolari, che rappresenta il Direttorio del Partito e i Prefetti già ufficiali degli alpini in guerra, Mastromattei e Chiesa; e il segretario federale di Napoli avv. Schiassi, coi componenti del Direttorio e il Podestà di Cuneo on. Imberti, l'on. Di Mirafiore, l'on. Maresca di Serra Capriola; e numerosi ufficiali generali e ufficiali superiori dell'Esercito, della Marina, dell'Aviazione, della Milizia; e i rappresentanti delle sezioni napoletane dell'Associazione Nazionale Combattenti, del Nastro Azzurro, dei Mutilati, delle Famiglie dei Caduti; e rappresentanti delle associazioni d'arma, fucilieri e bersaglieri e granatieri, artiglieri, mitraglieri; rappresentanti dei Sindacati, del Dopolavoro. Poco dopo le nove giunge S. E. Angelo Manaresi, presidente dell'Associazione Nazionale Alpini, ossia comandante del lO.o Alpini e Sottosegretario alla Guerra, accompagnato dal suo ufficiale addetto maggiore Fahozzi. La folla, che si è andata assiepando tutto intorno, trattenuta dai carabinieri e dal vigili, prorompe in evviva. Poi l'attesa si prolunga, qualche tempo. Ma verso le nove e mezza, suoni di musiche e scrosci di applausi, che vengono su da piazza Dante, annunziano che avanza la testa del corteo; sono, ripeto, le nove e mezza: il corteo sfilerà per oltre tre ore, fin dopo il mezzo tocco. S. E. Manaresi va incontro al corteo e si mette alla sua testa, a fianco del labaro dall'Associazione Na- EccbnztgPAglcmezlLgRtPcRBPpid£^«,£ìp,Xr ^,onosaraente scorato ' 'dsdi 48 medaglie d'oro. Poi, quando, tornando, arriva davanti al gruppo delle autorità, si ferma per passare in rivista il suo decimo reggimento. Accanto a lui, l'alfiere alza il labaro verde, azzurreggiato di tanti nastri del valore, scintillante di tanto oro. Apre il corteo un manipolo di vigili urbani motociclisti e ciclisti. Segue la banda civica, che suona l'inno degli alpini. Poi il labaro delle ventidue medaglie d'oro napoletane, il gagliardetto della Federazione Provinciale Fascista e il gonfalone del Comune. E portato su un carro, trainato da 'due paia di maestosi candidi buoi, scortato da alpini, avanza il masso del Grappa, la roccia del monte sacro della Patria, che gli alpini della sezione di Crespano del Grappa hanno voluto offrire a Napoli. Su di esso è scolpita la dedica: « La sezione dell'Associazione Nazionale Alpini di Crespano del Grappa, perchè nell'azzurro di Napoli suoni, eterna, la canzone del Grappa: «Monte Grappa tu sei la mia Patria ». U passaggio del carro, col sasso consacrato da tanto sangue di eroi, suscita il più commosso entusiasmo della folla, che acclama lungamente. Dai balconi e dalle finestre, gremiti di gente, cade sul sasso una pioggia di fiori e di fronde verdi. La sfilata: il 1.o Reggimento Ed ecco gli alpini del primo reggimento. Precedono i gagliardetti di tutte le sezioni. Indi si susseguono gli uomini, a otto a otto, inquadrati per sezioni e per gruppi. Sono gli alpini dello Alpi Apuane e dell'Appennino Ligure e delle Alpi Marittime. Sfilano marziali, in ordine perfetto. Si ha l'impressione precisa di ranghi di truppa, di ranghi ben compatti. In una carrozzella a triciclo sfila un grande invalido di guerra, cui Manaresi stringe calorosamente là mano. La folla applaude, Sezione di Genova, sezione di Savona e Pieve di Teco, e Pantasina, e Imperia, e Taggia, e Ospedaletti Ligure, e Ceva, e Garessio, e Cenglo, e La Spezia, e Mondovì. Mondovì ha accompagnato i suoi alpini col labaro del Comune scortato dai valletti comunali. Ciascuna sezione ha la sua fanfara; le note delle canzoni alpine echeggiano, esultanti o nostalgici^ scandiscono marcatamente il passo della balda schiera. Secondo reggimento: il fiero dot cuneese. Precede una fanfara; e poi i gonfaloni di Alba e di Cuneo, scortati dai valletti comunali, vestiti delle tradizionali loro divise. Poi quattro alpini recano quattro gigantesche stelle alpine, alte forse un paio di metri, bellamente imitate con cartone e stoffa, Avanzano, in carrozza, alcuni grandi mutilati. Poi i gagliardetti delle sezioni e dei gruppi. Poi tre alpini portano tre penne monumentali, anche queste lunghe un paio di metri, imitate, anche queste, con stoffa distesa su fili di ferro. Ecco le sezioni di Cuneo, di Alba, di Borgo San Dalmazzo. di Bra tiéruDDi di Monticelo d'Alba, di Savi- i. I *» '" .. _ .. . . .. ,» j. a à o, a el u¬ gliano, di DogHani, della Morra, di Racconigi. Un'altra carrozza, con un altro grande invalido di guerra. Poi gli alpini di Narsone, quei di Canale, di Priocca, di Vozza, Monforte, Santo Stefano Belbo. Ogni sezione c quasi mumdlpusDascgshs ogni gruppo ha la sua fanfara: sezio- ne di Acqui, sezione di Canelli, di Sa-jluzzo, di Dronero. La folla non rista di applaudire, di gettare fiori, di gridare saluti ed evviva. Si ha una impressione di forza, a questa sfilata di ordine, di perfetto inquadramento. Terzo reggimento: il nostro, di Torino. In testa alla sezione di Torino, dopo la fanfara e la salve dei gagliardetti di tutte le sezioni e gruppi, marciano S. E. il generale Etna e il generale Bertele. Due alpini recano due enormi zaini, completamente affardellati- Sfilano le sezioni ei gruppi del Basso Canavese, quelli della Val di Susa, che hanno alla loro testa il generale Ferretti, quelli di Pinerolo e del Val Ghisone e delle Valli di Lanzo, tutte le valli della provincia di Torino e quelli della collina, e delle colline del Monferrato. Quei della Val Pellice hanno portato una mastodon- 'tica gavetta. Quei di Susa e quelli di Exilles inalberano un cartello, che ri corda la gloria di Monte Nero. E ancora quelli di Susa trasportano la gabbia con l'aquila, offerta loro dal giornale II Mattino. Infine, sfila la sezione di Asti. Ma non siamo che ad un terzo del corteo. Ecco il Quarto reggimento. La fanfara e i gagliardetti. Poi la rappresentanza della sezione di Aosta è preceduta da un gruppo di guide, con i fasci delle corde a tracolla, con la piccozza in pugno. A otto... a otto... — Aosta, la veja — Ch'a còsta lem ch'a còsta, vivo l'Aosta! A otto a otto, passano questi fieri montanari, intrepidi scalatori di rocce e di ghiaccio, ferrei soldati. E le Sezioni di Ivrea, l'alto Canavese. E Biella c le Valli Biellesi. Poi le Sezioni del Lago Maggiore. Quei di Luino hanno portato addirittura' una baita, su un carro tirato da due — "• muli: una baita perfettamente ricostruita in legno e cartone e tela dipìnta, con la sua Madonnina al muro, con le scritte ancora sul muro di « Viva il Re », « Viva il Principe», «Viva il Duce». Gli applausi della folla divengono tempestanti. Casale porta dipinto, su un enorme cartello, il ritratto ÌJel Principe Umberto e della Princijj>es.sa Maria. Cerro porta un cartello i§ cui l'Italia è raffigurata con uno scarpone alpino. La Valsesia ha accompagnato i suoi forti figli, con un gruppo delle sue donne, vestite dei pittoreschi costumi. Quei di Varallo si trascinano dietro la loro mucca di legno, del cui latte giurano che soltanto si nutrono. Quei di Vercelli portano fasci di spighe di grano e di riso. A otto a otto, gli uomini sfilano, interminabilmente, battaglioni, compagnie: rimettete in mano a questi uomini il fucile; e riecco le compagnie, i battaglioni, i reggimenti della guerra, ufficiali, sottufficiali e soldati. E lo spirito non è mutato: forse, certo anzi, con la Rivoluzione fascista, col Governo fascista, si è fatto anche più rigido e volontario e animoso. Via via, a otto a otto, sfilano i vècchi, giovani alpini dei nove reggimenti. Ecco i lombardi del quinto reggimento: la Sezione di Milano, la Sezione di Bergamo, quella di Brescia, le Sezioni della Brianza e del lago di Como, e del lago di Iseo, e tutte le altre lombarde, da Pavia a Varese, da Cremona a Sondrio. Ciascuna ha la sua fanfara; ciascuna un suo emblema, o una sua mascotte. Spesso le mogli o i figli accompagnano il marito o il padre e sfilano accanto a loro, rompendo un po' il passo marziale della schiera. Seguono i reggimenti del Veneto. Sesto reggimento. Quei di Verona si an¬ nunziano con spari strepitosi. Hanno j portato due cannoncini, che lanciano bombe di carta, che si aprono poi in alto, lasciando ricadere una pioggia di - foglietti multicolori, con scritte: « Viva i il Re! Viva il Principe Umberto! Viva iì Duce! Viva Manaresi! ». Ecco le se- zioni dell'Alto Adige, e Vicenza, e j Schio, e Bassano, e Tiene, e la sezione ! di Asiago, degli altipiani. Un alpino sfila con un figliuoletto a cavalcioni sulle spalle. Più nutriti applausi della folla salutano la sezione di Trento. Si grida: « Viva Cesare Battisti! ». Settimo reggimento: Belluno, Val Cordevole, Cadore. I cadorini si sono portati un camoscio, però imbalsamato. Conigliano: questi portano, come emblema, im enorme zaino. Quei di Cornuda sono tutti in camicia nera. Treviso. Ma i maggiori applausi echeggiano quando sfila il gruppo di Vittorio Veneto e quello di Montello di Piave. I padovani portano come emblema una piccozza mostruosa, che non è alta meno di .tre o quattro metri. E Valdobbiadene. Venezia. Ottavo reggimento. Ecco Udine, Pordenone, la sezione della Carnia, e Gemona, e Cividale, e San Daniele del Friuli. Un grande invalido di guerra sfila con la sua carrozzella. Manaresi lo abbraccia, fra gli applausi della folla. Nono reggimento, che chiuderebbe la sfilata. E' il mezzo tocco passato. Ma sfilano ancora le sezioni dell'Associazione Nazionale Alpina di Napoli, di Firenze, di quella bolognese, romagnola, e quella di Imola, e quella di Parma, e Modena, e Reggio, e Roma, e la sezione dell'Aquila, e quella di Sardegna, e quella di Gorizia, e la sezione marchigiana e la triestina; e ancora quelle di Parigi, di Londra e dell'Albania.