Opere imponenti per le sistemazione del fiume

Opere imponenti per le sistemazione del fiume IN CROCIERA SUL PO CON S. E. DI CROLLALANZA Opere imponenti per le sistemazione del fiume Parma, 13 notte, -dAbbiamo trascorso due giornate sul tPo. Dalle prime fredde luci dell'alba ai itramonti pieni di fuoco e di poesia, per. tutte le ore del giorno, tre fragili im- ibarcazioni ci hanno trasportati sulle iacque gialle e dense alla ricerca e al- ll'esame della colossale opera, che la ri mano dell'uomo ha costruito e sta co-Idstruento sulle sponde infide. fE non mai comunione con la naturai nha parlato al nostro cuore con accento'così vero e profondo, La breve parentesi si è aperta ieri mattina alle foci dell'Adda, ove il Ministro dei Lavori Pubblici aveva convocato, per la bella crociera fluviale, una piccola folla'eli tecnici e giornalisti: si è chiusa questa sera alle foci del Min ciò, ove il Po sembra sostare in lago, tanto lontane souo le sponde fra loro, e cosi tenui e irreali, da confondersi con le acque e con il cielo, nell'ultimo acceso folgorare del sole. In due giorni il cuore ha un poco potuto conoscere l'animo del grande fiume. In ogni giro di elica, per ogni metro percorso, sembrava mutare la fisionomia del luogo, così come mutava- no, allo sguardo di ognuno, i pensieri affioranti: la distesa di argento rubava al cielo colori sempre mutevoli; le io}'este dell,e sponde si piegavano, in contorcimenti stram, al sof: fio del vento; le nuvole, in aIto,*si animavano e si perdevano in continue battaglie fra cirri e cumuli; le onde si rincorrevano fra loro, frangendosi contro lo scafo. Tutto era vivo attorno a noi. Ogni cosa aveva una sua voce; ogni fuggitiva apparenza, il suo contorno e il suo volto. La compiuta felicità Navigavamo in un mondo primitivo, fatto di acqua di alberi di cielo: e in questa purezza di orizzonte ci accadde, spesso, di ritrovare un attimo di compiuta felicità. Abbiamo, in due giorni, percorso oltre cento chilometri per cammino d'acqua: ma fra soste, visite e ritorno, ne avremo percorsi quasi il doppio, nulla trascurando sulla via. U Ministro Di Crollalanza, che era accompagnato dai Prefetti e dai Se gretari Federali di Parma e di Piacenza, dall'ing. Giandotti, ispettore supericele del Circolo per il Po, dagli ingegneri Capi del Genio, Civile di Parma, Piacenza e Cremona, volle personalmente rendersi conto del lavoro compiuto dalle migliaia di operai disseminati sulle sponde dall'Adua al Mincio, e fino a qual punto il colossale progetto per la navigazione del Po fosse stato portato a compimento. Queste quarantott'ore di vagabondaggio fluviale furono dure di fatica. Questo, certo, abbiamo sentito noi, fin dalle prime ore del secondo giorno, ma forse non il giovane Ministro, che fu a tutti esempio magnifico di resistenza fisica e di illuminala operosità. Per tutti i centri abitati delle due rive era volato l'ordine, che non ebbe, come diremo più avanti, che una sola, simpatica infrazione: niente canti, niente bandiere, niente « alala ». La rassegna del lavoro doveva essere compiuta in silenzio; i discorsi avrebbero dovuto trattare del come si fissa un argine, del come si imbriglia una piena; finalmente, gli <: immancabili destini » li avremmo lasciati maturare, tacendo; e avremmo ristretto il campo di osservazione a qualcosa di più angusto ma di infinitamente più proficuo. Così trascorremmo per tutte le plaghe di questa riviera fluviale, fra folle operaie intente al lavoro: al passaggio del Ministro, la sosta di un attimo, per un saluto romano; poi, i picconi torna vano a sprizzar scintille sulla pietra, < le draghe, immani mostri giacenti sui pontoni, rituffavan nel fondo i bracci giganteschi. S. E. Di Crollalanza è passato cosi, lavoratore fra lavoratori, in mezzo all'assordante frangersi dei massi percossi e allo scrosciar delle macchine prosciugatrici, fra i sussulti delle pie cole locomotive trascinanti, tra i piop peti delle rive, interminabili teorie di vagoncini. L'ardito progetto In che cosa consiste questo progetto di navigazione del Po, oggi in via di esecuzione, e che assorbe ogni anno, e per cinque unni, cinquanta milioni di lire, occupando stabilmente migliaia di operai ? Il progetto mira, innanzi tutto, a rendere navigabile il Po, da Venezia a Milano. Non tocchiamo le infinite ragioni economiche, commerciali, strategiche, che hanno spinto il Governo a deliberare tali lavori: così, come trascureremo le tante vane voci che si so- .»» levate c°nt>'° « Prosato stesso, giù- ^s''-sS'^^ ^della ,un§:a via di acqua), soffermiamoici un momento sui lavori di sistema- 1 zione dell'alveo e delle sponde. Tale sistemazione sarà ottenuta realizzando, fra le due rive, un canale di jcirea trecento metri di larghezza, api poggiandosi successivamente a destra 'ed a sinistra, e formando cosi una cin quantum di curve. Il suo tracciato vie'ne fissato costruendo delle opere stabijli, in corrispondenza alle parti conca- :ve delle curve, e lasciando invece il fiu ;an0ra, di coiiseruenza, le condizioni di : navigabilità r::;ulteramio perfette, do- nando unti profondità non Inai inferio- .re ai due metri e mezzo, quella, cioè, golato, devono essere compiute in modo svvtfiaacptgipfcnnshsnsoissmgslfnitccnulBcRlcrsgfevtmsbagppcsddlcpqvp| da costituire una guida alle acque in tempo di magra, senza però ostacolare il libero deflusso di quelle di piena, Ecco, in due parole, in che consiste il progetto: Pare cosa da nulla ed è immensa. Ma pili immensa ancora è l'opera che non si vede, che le acque ricoprono del loro velo, il duro lavoro di dragaggio e di stabilizzazione del fondo. Abbiamo visto ieri affondare nel fiume tonnellate di materiale; per chilometri e chilometri, le sponde sono state corazzate di pietra dura, nuove vie sono state tracciate alle acque, scavando il terreno per lungo tratto; centinaia di bracci, veri fiumi nati dal fiume, sono stati sbarrati e ricondotti all'alveo primigenio. Il Po ha un carattere strano. Per anni ed anni è fedele al suo corso, procede placido fra gli stessi filari di pioppi, non devia di un metro dal comune tracciato. Poi, improvvisamente, una gran sete di libertà lo prende; e allora nvade il terreno vicino, espropria di prepotenza il campo altrui, corrode le fondamenta alle case che incontra, finché ritorna alla calma e si stabilisce nel suo nuovo letto, suddividendosi in numerose ramificazioni. Ma intanto ha squassato le spondo, ha travolto difese, ha compiuto un disordine da non dirsi. Non è il caso di enunzia.re che, in simili condizioni, il fiume è, sì c no, navigabile per un sandolino, ma per un sandolino che abbia molto coraggio; ad ogni colpo di remo, vi è da rimanere ncagliati per un tempo indeterminato. Sorge chiara, da tutto ciò, la necessità di rendere sicure le sponde, restringendole per quanto è possibile, prima di pensare ad una navigazione per grossi natanti. E le sponde si rendono sicure, solfando spendendo fior di miioni, a parte l'ingegno e la fede profusi da tutti questi ingegneri. I mllio-j ni, allora, si convertono in cemento e in pietrame, che fasceranno di una cinta di acciaio la friabile terra; nuove curve attireranno le acque, per rilanciarle alle curve susseguenti. Il canale navigabile si forma, cosi, naturale, da sponda a sponda, ed avrà una costante profondità e un costante volume di acqua. Tutto questo mi spiegava, stamane, l'ing. Giandotti, alla cui pronta e viva genialità si devono nuovi importanti sistemi dì lavorazione, che l'estero ci invidia e cerca di imitare. Alba sul fiume Navighiamo fra Casalmaggiore e Boretto, nel tratto padano che segna il confine alle provincie di Mantova e di Reggio Emilia. Era di primo mattino, e sul Po si era evata una brezza gelata che agghiacciava le os3a. A pochi metri da noi, ritta, a prua del bianco motoscafo, si stagliava, contro il cielo chiaro, la magra, energica figura del Ministro. La forte corrente secondava il,giro delle eliche, e la nostra marcia proseguiva veloce, non controllata dal vento forte, che soffiava. Sulle rive, file interminabili di operai muovevano, curve, sotto il peso dei carrelli colmi di sabbia; le sponde ridotte, in quel tratto, ad una doppia muraglia di pietrame grigio, formavano una ciclopica insuperabile barriera. In questo tratto l'opera è quasi compiuta; rimane un braccio da chiudere, è allora, anche la grossa isola, tutta fremente per lo stormire di un boschetto, sarà invasa e assorbita dalle acque. Lo spettacolo del compiuto lavoro dell'uomo non cambia per più di cento chilometri, dal punto da cui ieri partimmo al punto in cui giungiamo questa sera. Soltanto la natura muta vestito, ad ogni mutar di ora. Lo stesso principio ha guidato la mano di questi tecnici, per tutto il riassetto delle sponde: istradare su curve nuove, le bizzarre fantasie del corso. Ma quanta poesia in questo uniforme grigio di calcari, sempre eguali, ma sempre così superbamente possenti. L'intero progetto sarà, fra quattro anni, realtà. Un nastro di argento unirà Milano al mare. In. piazza del Duomo potremo fissare là cabina che ci ospiterà per un viaggio senza scalo fino ai porti d'Oriente. Giungeranno alla capitale lombarda i capaci piroscafi, dalle stive colme di spezie e di banane. Sentiremo, fra queste sponde, aleggiare un profumo di terre lontane e sulle vie delle acque, a noi più distinto giungerà il palpito delle genti, che vivono sotto altri cieli e in altre tempeste. Sognamo? No. Sarà così, sarà così! Bisogna convincersi che realmente sarà così. Ieri, sull'imbrunire, il Ministro diede ordine di attraccare alla riva di Torricella, presso la curva 31. Scendemmo dopo di lui a visitare i lavori di regolamentazione in alveo, e il possente ri vestimento in pietra. Volgeva, come ho detto, il tramonto, un tramonto di fiamma, che influocava cielo e terra, in una allucinante, rossa vampata. Il fiume bruciava di mille iridescenze. Una pace enorme spaziava sulla fatica degli uomini. Circondiamo il Ministro, attento alla esposizione di un capo tecnico su uno speciale metodo di "lavorazione, quando, a mezzo il fiume, scorgiamo una piccola barca, che disperatamente arranca verso di noi. Ai remi stanno due Giovani Fascisti, camicia nera e maniche rimboccate; a prora, rigido suir«attenti», un altri Giovane Fascista, U capo. Un gagliardetto nero sventola, alto, sui tre ragazzi, bello come i nostri drappi vigiliari. Giunti-a pochi metri dal Ministro, i due rematori sorgono in piedi, si affiancano al camerata, si irrigidiscono per alcuni istanti nel saluto romano. Senza un grido, senza un «alala». Poi ripartono: li abbiamo veduti virare e prendere il largo. Dopo poco, l'ombra sopraggiunta li riassorbiva. I tre venivano da Sacca: avevano navigato per chilometri e chilometri contro corrente; avevano, per fatica spossante. CoMinistro fascista, loro mèta bella! A. APPIOTTI.

Persone citate: Di Crollalanza, Giandotti, Pare