Il Ministro Grandi propugna vigorosamente l'abolizione delle armi offensive

Il Ministro Grandi propugna vigorosamente l'abolizione delle armi offensive LE CONCRETE PROPOSTE DELL'ITALIA ALLA CONFERENZA DEL DISARMO Il Ministro Grandi propugna vigorosamente l'abolizione delle armi offensive «E' l'ora di affrettarsi ad un lavoro conclusivo, lasciando da parte gli schemi generali e le discussioni di principio » Tm /7otnn,i9«fl«peV<^^/>7»0t^77«iff?^^t^^J?!!,^^l^Conferenza ael disarmo ha ripresolstamane la discussione dei principi j3generali sollevati dall'art. 1 del prò getto di convenzione. S. E. Grandi il quale, tra la viva attenzione dell'Assemblea prende per primo la parola, si richiama anzitutto al recente Memoriale italiano del 3 aprile, distribuito stamane ai delegati, dichiarando di volere esporre qualche considerazione sui criteri cui la proposta è ispirata e sui sistemi mediante i quali la Delegazione crede che essa possa venire tradotta in pratica. « E' venuta l'ora — prosegue Voti. Grandi — di affrettarsi ad un lavoro conclusivo, lasciando da parte gli schemi generali e le discussioni di principio. Il mio compito è grandemente facilitato dall'interessante discussione che ha avuto luogo in questi due giorni, e particolarmente dall'esposizione fatta dal delegato degli Stati Uniti sig. Gibson il quale ha sviluppato, in favore della limitazione qualitativa, i due argomenti che io potrei sottoscrivere. Nel mio discorso del febbraio e nei documenti che la Delegazione italiana ha successivamente comunicato alla Conferenza noi abbiamo messo particolarmente in rilievo che le nostre proposte di limitazione qualitativa rappresentavano un piano organico; erano cioè concepite non come l'abolizione pura e semplice di alcune armi troppo potenti o troppo costose ma come la abolizione necessariamente simultanea e completa di tutte quelle armi che determinarono in maniera particolare la capacità aggressiva di uno Stato. Su questo concetto io desidero di richiamare ancora una volta la vostra attenzione poiché esso è quello che, a mio avviso, più direttamente e più intimamente risponde alle ragioni ideali e pratiche per le quali noi siamo riuniti qui. La limitazione qualitativa può concepirsi o come mezzo per rendere la guerra meno costosa e meno inumana, o come mezzo per rendere la guerra più difficile e più rischiosa. L'abolizione di alcune delle armi più costose produrrebbe evidentemente una riduzione sensibile delle spese militari che gravano attualmente sui nostri bilanci e, per essere queste anche le armi più micidiali, equivarrebbe a quella che, con frase di gusto un po' dubbio, è stata chiamata la « Umanizzazione della Guerra ». Queste considerazioni non hanno che un valore relativo poiché le condizioni finanziarie degli Stati possono variare e poiché il conflitto mondiale ha dimostrato che in pratica, nel fervore e nei pericoli della lotta, i popoli ricorrono disperatamente ad ogni mezzo di combattimento. Privare gli eserciti, le flotte e le armate aeree delle loro armi più potenti significa rendere per questo fatto stesso una aggressione internazionale più difficile, più rischiosa e più incerta. L'esperienza della guerra mondiale Sono queste le idee che ispirano le proposte italiane. Io tralascio qui osni questione teorica sui rapporti tra gli armamenti in atto ed il potenziale di guerra. Io mi limito a poche considerazioni empiriche: Uno Stato che si prepari ad una aggressione ha bisogno di concentrare in un tempo molto breve mezzi potenti e a grande raggio di azione su un determinato tratto della fronte avversaria, allo scopo precipuo di superare le difese create dal difensore e di spianare la via alle truppe assalitrici. Come la guerra mondiale ha dimostrato, è assai difficile svolgere un'offensiva contro un difensore fortemente trincerato protetto da ostacoli di ogni genere senza l'uso di mezzi di guerra che possano produrre gravi sconvolgimenti nelle sistemazioni difensive e una profonda demoralizzazione dell'esercito nemico e delle stesse popolazioni civili. E' stato in fatto in base a questa, convinzione che nei Trattati di pace sono state abolite tutte indistintamente le armi aventi carattere aggressivo; ed è su questa abolizione che la parte quinta dei Trattati di pace riposa. Togliere dal teatro delle ostilità queste categorie di armamenti significa togliere ad ogni offensiva le maggiori probabilità di successo, mentre significa aumentare in favore di chi si difende l'efficacia della difesa. Privare uno Stato della sua armatura militare offensiva — anche se si tratti di uno Stato che possiede sui suoi vicini una superiorità più o meno marcata nel potenziale di guerra — significa privare questo Stato del punto di appoggio iniziale per fare scattare il suo apparecchio bellico in un'azione improvvisa ed aggressiva. Quale sarebbe infatti lo Stato che si getterebbe ciecamente in operazioni aggressive calcolando sulle armi che esso non ha ancora fabbricato? Il grande vantaggio, in fatti, che ai fini del mantenimento della pace si trae dall'abolizione del le armi più potenti non è solo quello di ridurre radicalmente la capacità aggressiva degli Stati, ma è anche quello di mettere in valore le organizzazioni di difesa. Abolire le armi aggressive Ora, qualunque sia la formula di intervento della Società delle Nazioni in una azione diretta a reprimere un conflitto, noi sempre dovremo contare sulla capacità difensiva dello Stato aggredito, perchè vi rnmZq.crpcanmstutlcmvsrqjiebcmpndDlasmmmlTsmslqadctsdbmtrf if^ro*fempI? ^ .Peri°do nel quale, Itil^^_* W que-sto Stato do-!sla per suo conto resistere. E que j3*0 esso non potrà fare se si trove e o i i a a a l e a o o e e e n i e a i i a si ui ero r go e o a n o l lanrdi aionvi rà di fronte ad armamenti che siano, a parte la quantità, qualitativamente superiori. E' dunque non solo dZ^IJSl^nkte.de&li armamenti ma la|ccrtbgdzsluzItvzpdtnlticpcgdpavqnfldsscdd«dcantappmdqualità, anzi, oso dire, prima la qua .ita e poi la quantità che bisogna colpire. Questo principio ha inspirato la Delegazione italiana nella proposta che essa ha presentato di considerare l'abolizione delle armi aggressive dal punto di vista organico dell'interdipendenza degli armamenti. Essa è partita dalla considerazione che, presa singolarmente, ogni categoria di armamento, ha un certo valore agli effetti di un attacco improvviso e violento. Ma è l'impiego combinato e il moltiplicarsi di tali armi che portano a limite altissimo la capacità aggressiva di un Paese. Le armi aggressive formano un sistema, e questo sistema deve essere disfatto per intero. Intaccarlo qua e là non avrebbe che scarso vajore e nessun significato. Sarebbe inutile abolire le artiglierie pesanti e permettere la aviazione da bombardamento poiché questa potrebbe compiere le operazioni di quella, mentre è evidente che l'abolizione, per esempio delle navi porta-aerei, è necessariamente connessa a quella dell'aviazione da bombardamento. Sulla base di questi concetti la Delegazione italiana ha presentato le sue proposte di abolizione delle artiglierie pesanti, dei carri di assalto, dell'aviazione da bombardamento, delle navi di linea, di sottomarini, delle navi porta-aerei, dei mezzi di guerra chimica e batteriologica. Le proposte francesi Nel suo discorso di ieri il signor Tardieu ci ha detto quanto difficile sia tirare una linea precisa di demarcazione tra gli armamenti offensivi e difensivi. Sono d'accordo con lui che, da un punto di vista teorico, questa distinzione può presentarsi assai difficile, e che una discussione dottrinaria su questo punto non ci condurrebbe ad alcun risultato pratico. Nessuno di noi, credo, ha il desiderio di entrare in discussione di questo genere. Si tratta di risolvere un problema pratico con dei criteri di esperienza e di buon senso. H buon senso ci suggerisce che le armi le quali sono insieme le più potenti, le più micidiali, e posseggono la maggior mobilità e il più vasto raggio di azione sono quelle particolarmente adatte per un'azione offensiva. E quanto all'esperienza quella della guerra mondiale è troppo recente perchè possa essere da noi dimenticata. Dovremmo almeno ricordarci che è stata appunto questa esperienza che ha servito a dare le indicazioni precise e concrete in base alle quali è stata costruita la parte quinta dei Trattati di pace. Come ho già avuto occasione di dire all'inizio della Conferenza sono precisamente queste stipulazioni dei Trattati di pace che noi abbiamo tenuto presenti nel formulare le nostre proposte di limitazione qualitàtiva. Abbiamo tenuto conto del fatto che fra questi Paesi esisteva già in pratica un accordo per considerare cèrte armi come particolarmente aggressive. Noi, naturalmente, abbiamo trascurato il fatto che nel Memorandum francese del 5 febbraio sono elencati i mezzi di guerra che dovrebbero essere staccati dall'organizzazione difensiva autonoma de gli Stati per essere messi al servizio della S. d. N. Con la sola eccezione dei carri di assalto, i mezzi di guer ra indicati nel Memorandum francese come offensivi sono precisamente quelli dei quali la Delegazione italiana ha proposto l'abolizione. Quella distinzione dunque, che nel campo teorico appare così difficile, nel campo pratico è possibile, ed è stata già fatta e realizzata. Il signor Tardieu ha anche osservato che un impegno internazionale circa la limitazione qualitativa potrebbe, disgraziatamente, prestarsi ad essere violato con una relativa facilità data la possibilità di preparare segretamente alcune almeno delle armi proibite. Ma, anche se ciò fosse vero, dovremmo noi fermarci davanti alla possibilità di contrarre degli impegni solo perchè questi pos sono essere violati con la frode? Se noi cominciamo col dubitare della buona fede saremo costretti a rinunciare a priori a qualunque risultato. Si è detto che uno Stato, il quale è pronto a violare la clausola del Patto di Parigi, or potrebbe violare — a maggior ragione — gli impegni relativamente alla limitazione qualitativa. Ma allora, se ammettiamo una simile possibilità, dovremo ancora ammettere che quello Stato sarà pronto a violare qualunque impegno, compreso quello di mettere le sue armi a disposizione della Società delle Nazioni. Che anzi sarà sempre più facile venire meno alle promesse di concorrere con queste armi all'azione comune che, una volta abolite queste armi, prepararne in segreto. Se noi partiamo dall'ipotesi della malafede tutto l'edificio della sicurezza e della pace crolla, e con esso quella mutua fiducia che è alla base non solo della cooperazione, ma della stessa convivenza internazionale. Aviazione civile La Delegazione italiana ha esposto in tutti i suoi particolari nel suo Memorandum come essa concepisce tecnicamente la limitazione qualità- dsdsibclqsemeadssq^dabla—mltagpocupsucrl tiva. Noi abbiamo tracciato in que-isrsto Memorandum un quadro com-1G desidero richiamare la vostra particolare attenzione ed aggiungere qualche schiarimento, e sono le misure relative all'aviazione civile, e i metodi di distruzione, del materiale per blocchi successivi. Circa il primo argomento io credo che siamo d'accordo che non è possibile abolire l'aviazione da bombardamento senza disciplinare, in maniera efficace, lo sviluppo dell'Aeronautica civile, e senza tener conto delle sue possibilità. Il progresso di codesta, le sue caratteristiche, e le sue possibilità si avvicinano talmente a quelle dell'Aviazione da bombardamento che ogni provvedimento restrittivo nei riguardi di quest'ultima rimarrebbe senza tangibili effetti pratici, ove non venissero prese adeguate cautele per l'Aviazione civile allo scopo di evitarne l'utilizzazione per fini militari. Tali cautele noi abbiamo ricercato in un sistema che, pur non intralciando totalmente il naturale sviluppo di un mezzo di comunicazione pacifico, ne consenta un controllo vigile ed efficace. Questo sistema tende, naturalmente, ad attuare ed applicare le disposizioni previste dagli articoli 28 e 37 del progetto di Convenzione. In stretto rapporto con quanto sopra sono state determinate nel nostro Memorandum le norme riflettenti l'abolizione dell'Aviazione da bombardamento, norme che si basano sul principio che l'abolizione stessa deve partire dal presupposto che in linea assoluta occorre impedire a qualsiasi tipo di apparecchio di nuocere al di la di un raggio di « X » chilometri, calcolato in modo da escludere ogni possibilità di arrecare danni anche ai centri prossimi alle frontiere. La Delegazione italiana ha già compiuto i relativi studi tecnici preliminari, e li comunicherà alla Commissione aerea. pleto di impegni per la istruzione e\dper la non rinnovazione degli arma-1 menti non aboliti. Vi sono due punti di questo Memorandum sui quali io e i a o ò i e e a . e l e e i e i o a a ea oo e à- La distruzione dei materiali Quanto ai metodi di distruzione dei materiali questi non possono es sere che due: la distruzione immediata,' o la distruzione per blocchi successivi. Per quanto la distruzione immediata sarebbe la più desiderabile, tuttavia essa può presentare inconvenienti che Jà Delegazione ita liana non si nasconde, e ad evitare i quali essa è pronta ad accettare il sistema della distruzione per blocchi e tempi successivi; e con procedimenti appropriati alle particolari esigenze delle diverse categorie di armamenti ». L'on. Grandi espone quindi le mo dalità tecniche per l'applicazione del sistema di distruzione per blocchi successivi dei materiali proibiti per quanto riguarda le artiglierie, i carri ^d'assalto, le navi di linea e portaaerei, i sottomarini, l'Aviazione da bombardamento e gli strumenti della guerra chimica e batteriologica, avvertendo che — per questi ultimi — la distruzione dovrà essere immediata. L'on. Grandi così conclude : « Queste sono le proposte che ho l'onore di presentare. Noi siamo stati indotti a studiare un sistema di abolizione progressiva delle armi aggressive, in luogo della pura e semplice distruzione immediata, da due ordini di considerazioni: la prima è che i mezzi di guerra fanno parte di un complesso organico il quale non può essere da un giorno all'altro sconvolto, e che ha bisogno invece di un lento riadattamento. La seconda considerazione è che molti dei materiali dei quali abbiamo proposto la abolizione sono a breve vita, e che l'impegno a distruggerli equivale — in molti casi — praticamente all'impegno di non sostituirli. Questa ci è sembrata una considerazione che può conciliare alla tesi italiana gli Stati che trovino delle difficoltà a mettere subitamente fuori uso dei materiali di così grande valore. La limitazione qualitativa non rappresenta naturalmente che uno dei sistemi i quali possono essere seguiti per giungere alla riduzione degli armamenti. E' evidente che questo sistema deve essere completato con altre misure. Lo scopo della Conferenza del disarmo è la riduzione, e non solo la limitazione degli armamenti, e quando dico riduzione intendo naturalmente che noi dobbiamo tagliare nel vivo dei nostri armamenti attuali in modo da ridurli ai livelli più bassi. I risultati pratici Se io insisto oggi sull'abolizione delle armi offensive è perchè sono convinto che attraverso questa abolizione si può arrivare immediatamente a dei risultati molto importanti e cioè: 1) essa rafforzerà la capacità difensiva degli Stati e la loro sicurezza; 2) essa renderà l'aggressione più difficile e più rischiosa; 3) essa creerà condizioni di fatto più favorevoli al funzionamento del Patto della Società delle Nazioni e del Patto di Parigi ; 4) essa creerà le condizioni migliori per giungere a una riduzione sdnlerMmillaTpgcccddlsgvcsssNgdmsplctdCSpttdMdplduistscdideffettiva degli più bassi. armamenti ai livelli Ecco in poche parole come il mioPaese ritiene possibile raggiungere una prima tappa nel difficile cammiI no che ci sta dinanzi. Non è che una tappa, ma superarla significa portarci decisamente avanti verso il risultato finale che il mondo attende ». Le dichiarazioni dell'on. Grandi, che sono state seguite con la mag¬ sriore attenzione dalia Commissione Generale, sono state alla {ine applau- dìte caior osamente. Al lungo applaue è i n o i a a e — è ò i e i e i e ' a l n e o ù o el e e so si è anche associato il pubblico delle tribune. Con l'on. Grandi si sono vivamente congratulati i Capi delle varie Delegazioni. Le proposte jugoslave Dopo l'on. Grandi prendono la parola: il rappresentante del Brasile, Macedo Soares, che considera l'eliminazione delle armi offensive come il mezzo più facile per avvicinarsi alla soluzione; quello della Turchia, Tevfìk Rusoid Bey, che approva le proposte di Grandi; quello dell'Uruguay, Cosio, favorevole al principio che sta a base della proposta francese; quello détta Persia, Khan Ala, che vorrebbe l'internazionalizzazione détte fabbriche d'armi; quello infine détta Jugoslavia, Marinkovic. Il delegato jugoslavo, in concreto, fa le seguenti proposte: Abolizione di tutte le navi da guerra di qualunque categoria, salvo quelle necessarie alla difesa delle coste; abolizione dell'artiglieria pesante e dei carri di assalto. Questi strumenti di guerra sarebbero posti sotto il controllo della Società delle Nazioni e in caso di guerra il Consiglio della S. d. N. potrebbe procedere alla requisizione di questi strumenti di guerra e metterli a disposizione degli Stati attaccati. La preparazione dei bombardamenti aerei, l'impiego di gas tossici e di sostanze chimiche, nonché di microbi, sono interdetti anche in caso di legittima difesa. In caso di trasgressione il Consiglio metterebbe fuori legge lo Stato che avesse violato questi impegni. Tutti gli altri Stati sarebbero tenuti a venire in soccorso dello Stato attaccato in tal modo. Il Presidente chiude quindi la seduta annunciando che la proposta Marinkovic verrà rinviata all'Ufficio di Presidenza unitamente a quelle presentate dagli altri Stati. La discussione è stata ripresa al le 15,30. Il delegato spagnuolo Madariaga ha espresso il pieno consenso della Spagna alle proposte americana e italiana; il Capo détta delegazione polacca Zalewski ha dichiarato che il progetto italiano è un eccellente saggio di sintesi per il disarmo qualitativo e che è necessario un metodo ben definito che tenga conto delle preoccupazioni legittime dei singoli Paesi rappresentati a Ginevra; il delegato giapponese Sato approva, con qualche riserva, le proposte dell'America; il delegato danese Munck infine dichiara che le proposte presentate dal suo Paese sono perfettamente concordanti con quelle americane e italiane. In fine di seduta su proposta del Presidente si rinvia a lunedì la riunione della Commissione generale. Una riunione del Consiglio della Società détte Nazioni avrà poi luo- fadetrl'oalCladididemgsìptigliè stdagecdcondptrdprutailtiGtuCsazqilsnsffdstaiaatqtrdqfalgo venerdì mattina, e il Comitato 't1 iTpdei diciannove nominato dall'Assemblea della Società delle Nazioni, è convocato per sabato per esaminare la vertenza tra Cina e Giappone. Enorme impressione Ginevra, 13 notte. Il discorso di S. E. Grandi, che è 1 stato interrotto nei suoi punti più sàlisnti da manifestazioni di vivo consenso, è stato salutato alla fine da un prolungato applauso, a cui si sono associati non solo i membri delle varie Délegax'.oni, ma l'intero pubblico che gremiva stamane la vastissima aula del nuovo Palais du desarmement. Dai primi commenti ci è stato possibile rilevare la grande impressione fatta su tutti dalla perfetta concordanza di vedute del delegato italiano con quanto è stato detto da Gibson e da Simon. Il programma di disarmo — o per essere più precisi, della prima lappa di disarmo — che è comune a questi tre delegati contrasta con la tesi esposta ieri dal\signor Tardieu. Da parte del delegato francese è . , r . . ., . , Istato immediatamente manifesto lo jsforzo di trovare un punto di con-1tatto fra i discorsi di questi ultimi con la tesi affacciata dall'on. Grandi, naturalmente allo scopo di diminuire l'effetto della sopra accennata concordanza fra l'Italia, gli Stati Uniti e l'Inghilterra, dopo la clamorosa presa di posizione col delegato americano. li Tale punto di contatto dovrebbe frmmr-ìi ipmndo i franrpti nell'in- trovarsi, seconao i pan^esx, neain-\terdipendenea degli armamenti, la cui necessità è stata infatti equal-Impntf nffprmnta ria fìrnvr'i p rf„ mente affeimata aa Urai.ai e aa,Tardieu. A parte l enunciazione di Questo principio, a cui del resto, co-i1. . „„ - „,„.„ . . , ,rne si sa, e sempre stata ispirata la o\uneare -politica italiana sul disar e ia rli, g¬ mo, il discorso dell'on. Grandi ha „„n„ „„„7ja costituito — nella realta — una confutazione, punto per punto, diper quella fatta ieri dal signor Tardieu Si è constatato qui oggi che il tentativo francese di mettere il suo piano al centro della Conferenza sta a e l a fallendo in pieno. Negli ambienti della Conferenza si è rilevato inoltre come il realistico discorso dell'on. Grandi si ispiri perfettamente alle recenti deliberazioni del Gran Consiglio Fascista a proposito della politica estera in generale e del disarmo in particolare. Basta con le discussioni, andiamo ai fatti.', ha detto l'on. Grandi, facendo suo il mònito del massimo organo del Regime; da questo punto di vista, così come dall'affermata necessità di procedere al disarmo per gradi, tutti riconoscono nel discorso del delegato italiano un felice senso di equilibrio e di praticità che, purtroppo, è tuttora cosa rara anche in questa seconda fase della Conferenza, Basta aver sentito quest'oggi i discorsi della maggior parte degli altri delegati, a cominciare dal signor Marinkovic, da Madariaga, ecc., i quali sembrano tutti animati dal sólo desiderio di ripetere in piccolo la discussione generale svoltasi nel febbraio scorso, per comprendere come con tale metodo non sia possibile procedere innanzi. Il contributo positivo dato dall'Italia col discorso dell'on. Grandi e con la presentazione del recente Memoriale sul disarmo, il rinsaldarsi di un concorde atteggiamento tra l'Italia, gli Stati Uniti e l'Inghilterra, il prossimo arrivo di Stimson, particolarmente collegato col fatto che Gibson ha voluto fare come un'apertura détta pesante atmosfera della Conferenza per prepararne l'arrivo, sono oggi i soli indizi che possano ancora legittimare qualche speranza per ciò che concerne l'esito di queste discussioni. A quanto apprendiamo stasera, il signor Stirnson sarà a Ginevra sabato mattina. Fin d'ora è preannunciato nétta stessa giornata un suo incontro col Ministro degli Affari Esteri d'Italia. L'on. Grandi ha frattanto ricevuto stasera la visita del Capo della Delegazione tedesca, signor Nadolny. a t. liemGsuseuninzimqurivdaBalecadcpddctrddpPuvi smbItsvtsncsgtRdcvdumtd! Commenti francesi Parigi, 13 notte. Il discorso del Ministro Grandi, che tutti i giornali della sera riportano ampiamente giudicandolo una nuova importantissima manifestazione della attività internazionale italiana, non è ancora oggetto qui di molti commenti, ma viene generalmente accolto in questi Circoli con favore. Secondo il Petit Parisien Grandi si troverebbe d'accordo con Tardieu nel restare fedele alla regola proclamata dalla Società delle Nazioni, secondo la quale vi è interdipendenza assoluta | fra gli armamenti terrestri, navali ed | aerei, e nel legare la soppressione dell'Aviazione da bombardamento alla regolamentazione dell'Aviazione civile, o 'tesi cne 31 trova alla base del piano di 1 internazionalizzazione presentato da .Tardieu. | ^'Information, esaminando i passi'principali del discorso del delegato italiano, osserva: « Grandi ha pronunziato stamattina, per rispondere a Tardieu, tm discorso di cui non conviene dissimularsi i meriti, ed il successo che ha incontrato. Non è la prima volta che il Ministro degli Esteri d'Italia mo i, è 1 stra nei dibattiti internazionali la sua ù o e i è o a — intelligenza e la sua abilità. Egli pos. siede a fondo l'arma di presentare l'argomento, di profittare delle circostanze, e di utilizzare gli eventi, ciò che è uno dei segreti della politica. « Si dirà senza dubbio che l'Italia si è pronunziata contro la tesi francese; si sosterrà ancora che il successo del suo rappresentante toglie molta importanza a quello di Tardieu, poiché è naturale che ognuno carchi trarre profitto dalle opposizioni che crede scoprire, e che talvolta si immaginano per i bisogni di polemica internazionale. Diciamo subito che nulla di questo vi è a nostro avviso. <-. Noi pensiamo anzi, che il discorso di Grandi, lungi dall'essere una confutazione sistematica delle idee francesi, apporta loro per molti punti importanti una preziosa adesione. Vediamo quel che contiene. Dapprima l'Ita- e simultanea di tutte le armi che deter- i al\lia r4ciama. l'abolizione completa multanea di tutte le armi che < è minano in modo particolare la capa I cita aggressiva di uno St;'.to. Ma que- o j sta rapidità di aggressione rimane ap -1 punto da definirsi^ e, mi na i o come lo notava ieri il capo della delegazione francese, non si è trovato meglio, sino ad ora, per convincersene, della ricerca delle intenzioni, che può condurre molto lontani, e dei sistemi che permettono molte interpretazioni. In seguito. Grandi proclama che occorre « privare gli eserciti di terra, le flotte, e l'esercito aereo delle loro armi più poderose ». A cosa conduce questo, se non a prender per base fondamentale dell'opera e della Conferenza di Ginevra la nozione n- dell'Interdipendenza delle armi come n-\una necessità essenziale? Su questo a non vi è dubbio possibile. l-I « Se si cerca una conclusione a que„ sto dibattito, a queste opposizioni reali a,Q apparentii conclude l'organo parigi- di no, non se ne trova altro che questo: o-iche l'opera del disarmo è dominata da -un problema che è politico assai più a che'tecnico. La rivalità franco-italiana r ai cui alcuni si fanno forti, scomparirà a n giorno, in cui la spiegazione da tanto tempo attesa fra le due Nazioni, che a deVono intendersi e che sono in fondo di',— come noi abbiamo mostrato — d'ac- u il uo ta cordo su molti punti, potrà essere in trapresa nello spirito voluto, e in tal modo potuto portare i frutti », avrà suoi C. P.