Le deliberazioni del Gran Consiglionei commenti della stampa francese

Le deliberazioni del Gran Consiglionei commenti della stampa francese Le deliberazioni del Gran Consiglionei commenti della stampa francese nei commenti della stampa francese Parigi, 12 notte. Per quanto l'attenzione dei giornali sia accaparrata dalla cronaca delle riunioni ginevrine e dai commenti ostili alla proposta di Gibson, cui si rimprovera soprattutto di non essersi | confidato con la Francia prima di sa-, lire alla tribuna, dimenticando proba-: burnente che il 5 febbraio scorso Tar-i dieu procedette esattamente allo stes80 modo, presentando all'Assemblea quel suo progetto di armamenti societari dei quali nessuno dei membri della medesima aveva sino allora a- ; vuto il menomo sentore, qualche organo parigino si occupa nondimeno abbastanza diffusamente dell'ordine del giorno del Gran Consiglio fasci-1 sta, rilevandone l'importanza, pur non senza sforzarsi di controbatterne le ^afférmazioni. Riparazioni, debiti e dogana In quanto alla parte di esso relativa alle riparazioni, VInformation, giornale generalmente favorevole alle soluzioni audaci in materia di debiti tedeschi, invoca questa volta l'abusato argomento dell'opposizione americana al colpo di spugna, opposizione di cui, tuttavia, più di una volta, in Italia e fuori, fautori autorevolissimi della cancellazione totale dei debiti hanno fornito interpretazioni esaurienti e attinte a buona fonte, dimostrando come precisamente solo una decisione audace e radicale — da parte dei creditori europei della Germania — sia atta a far crollare il muro delle resistenze dell'opinione degli Stati Uniti. Circa la giustissima deplorazione che 11 Gran Consiglio ha fatto delle esose ■barriere doganali, che stanno soffocando letteralmente l'un dopo l'altro tutti i mercati europei, in omaggio ad un nazionalismo dalla vista corta, lo stesso giornale ha evidentemente — nell'oppugnarla — perduto la memoria delle numerose manifestazioni fatte di recente nella stessa Francia da numerosi gruppi economici e commerciali, rivolgendosi non già ai Governi esteri, ma al Governo francese che, nell'azione protezionista, è andato più in là di molti altri, se non è ptato addirittura il primo a patrocinarne la generalizzazione. A giudizio del Temps, che sullo stesso argomento pubblica una nota del proprio corrispondente romano, l'elemento veramente importante dell'ordine del giorno del 9 aprile non andrebbe cercato nelle dichiarazioni su cui si indugia VInformation, dichiarazioni che, secondo ambedue i giornali, non sono nuove e starebbero soltanto a provare una continuità e perseveranza di azione politica che tornano a tutto onore di Mussolini, bensì nella frase relativa alla necessità di esaminare nella sessione del venturo ottobre il problema della posizione dell'Italia nella Lega delle Nazioni. L'Italia a Ginevra Questo passo del documento romano, al corrispondente dell'organo ufficioso francése'sembra di colore oscuro, oscurità che;-a suo giudizio, avrebbe vieppiù sottolineato il fatto che i giornali italiani, pur rilevando l'importanza della dichiarazione del Gran Consiglio, si sarebbero sin qui astenuti dal fornirne una esegesi esauriente. «Qual'5, scrive il «Temps», il senso di queste parole sibilline? Noi siamo in presenza di una voluta oscuri-' tà, poiché nulla sarebbe stato più fa-1 Cile pel Gran Consiglio che di esser più chiari e di esporre le vere intenZioni del Fascismo. Notiamo, inoltre, che nessun giornale ne dà a tale ri- ; guardo la menoma interpretazione, ed il menomo chiarimento. La stampa ; si accontenta di sottolineare il paragrafo, di proclamarne l'importanza, di ; parafrasarlo senza veramente commontarlo. Nessun uomo politico, infi-i ne, ne fa la menoma chiosa, cosicché Bono permesse le più diverse conget-1 ture. Una supposizione viene naturai- '■ mente per prima al nuovo spirito: l'Italia pensa dunque a ritirarsi dalla Società delle Nazioni ? Ritiene essa j che la sua presenza a Ginevra non sia compatibile con le direttive della sua politica estera? Ritiene essa che il suo interesse è di non far più parte della Società, e che ha vantaggio a voltare le spalle a Ginevra, e a schierarsi in tal senso a fianco della Russia? Se tale questione si pone a Roma, è corto che non 6 ancora risolta. Ecco perchè si parla di esaminare, in ottobre, 11 problema della posizione dell'Italia fascista in seno alla Società delle Nazioni ». « Sembra che il Gran Consiglio abbia voluto, se non esprimere la minaccia di abbandonare la Società, per lo meno dare un avvertimento. Se si legge difatti l'ordine del giorno del Gran Consiglio nel suo insieme, si vede che esso espone quello che l'Italia si aspettava dalla Società delle Nazioni circa le riparazioni, i debiti, la revisione dei Trattati, ecc. Orbene, questa attesa è stata delusa. Il documento del Gran Consiglio fascista merita, dunque, di essere considerato anzitutto come un energico richiamo. Un'alta personalità del Regime avrebbe anzi parlato di « speronata » alla Società delle Nazioni. In ogni modo, sembra che la politica fascista pensi di osservare, nei riguardi della Società delle Nazioni, un nuovo atteggiamento, diverso da quelli che l'hanno preceduto ». Politica consoguenziaria Siamo sicuri che il « Temps » non coltiva affatto l'illusione che il suo colpo di scandaglio sarà sufficiente per indurre la stampa italiana a squarciare prima del tempo il velo del preteso mistero che, a sentirlo, esisterebbe intorno ai prossimi sviluppi della politica estera del Governo di Roma ; politica la quale, manco a farlo apposta, è fra le più chiare e conseguenti che siano mai state praticate nel mondo. Ma la curiosità che trapela attraverso il commento dell'organo ufficioso parigino ci prova due cose che non è inutile notare: da un lato la costante sensazione francese che la politica del Quei d'Orsay a Ginevra, come altrove, non possa mai ritenersi sicura di nulla e che, pertanto, ogni possibile fatto nuovo della realtà diplomatica debba, di necessità, venire interpretato come in opposizione con le costruzioni sempre più macchinose, e quindi sempre più vulnerabili, di Parigi; dall'altro che l'autorità del Gran Consiglio nella condotta degli Affari dello Stato italiano, e l'importanza delle decisioni da esso discusse e concordate, cominciano ad essere valutate anche all'estero ad una più giusta stregua di quanto fino a non molto tempo addietro non si solesse. C. P. Altri cinquantamila dollari vneyonuradetogsainQ'imabil Fteomripia vqreregripqmdcrinmddnvcopagphsconinbsadimtrrpme stirrfdcocolaqcmpdrmqcbvmcdbgtacrtrpJvcvamQdpgndscAncaastqaLsaamebacgzclnbmatnatrd

Persone citate: Gibson, Mussolini