Un complicato romanzo coniugale cominciato a Parigi e svoltosi tra la Val d'Aosta e il Colorado

Un complicato romanzo coniugale cominciato a Parigi e svoltosi tra la Val d'Aosta e il Colorado Un complicato romanzo coniugale cominciato a Parigi e svoltosi tra la Val d'Aosta e il Colorado n . ,, ...... . • n Fughe e rincorse attraverso I oceano -- I due matrimoni - Il cuore e gli altari -Un divorzio, un prò- ... ,. . n ., . j. • . . . • j r -i cesso per bigamia e una causa di separazione •- Quarantanni di intricate vicende -- ...e non sono mute , Una strana e complessa vicenda giù-1diziaria, le cui origini risalgono ad una]gtrentina di anni addietro, è stata recen temente riesaminata dalla Prima Sezione Civile della nostra Corte d'Appello. Episodi d'amore, avventure d'oltre-oceano, dissidi famigliari, contrasti finanziari, fughe e riapparizioni, gioie e tristezze, s'intrecciano e si susseguono quasi ininterrottamente, nella più turbinosa e romanzesca trama che soltanto la mano del destino sa tessere, per innestarvi poi, travagliata o felice, tutta l'esistenza di due creature. La mattina del 10 novembre 1894, a Parigi. Incombe sulla città, avvolta da un fitto velo di nebbia, un cielo di piombo. Per le vie tranquille e solitarie del XII Arrondissement soffiano folate di vento umido e freddo che penetrano nelle ossa dei radi passanti. Ma la coppia di giovani sposi, usciti or ora dal Palazzo della Prefettura del Dipartimento della Senna, non avvertono certamente i rigori della temperatura invernale: i loro cuori sono gonfi di primavera, il sangue brucia nelle vene mentre all'orecchio risuonano ancora le tradizionali parole del funzionario che, secondo il rito della legge francese, li ha, qualche minuto prima, uniti in matrimonio. E se ne vanno un po' confusi, ma felici, stretti sotto il braccio, sbirciandosi ogni tanto, di sfuggita, negli specchi delle vetrine, fieri dei loro abiti nuovi, inaugurati per la cerimonia nuziale, lei bionda, delicata, vaporosa, autentico tipo della « jolie femme de chambre », lui bruno, alto, vigoroso, occhi azzurri e spalle quadre che rivelano la salda origine montanara. Così, in un modesto ma civettuolo alloggetto situato in rue Popimcourt 9, a Parigi, incomincia la vita coniugale di Costanza Bolliet fu Giuseppe, ventiduenne, nata a Longefoy (Savoia), e di Giuseppe Glassier fu Pietro Alessio, di anni 25, oriundo di Valpelline (Aosta). 1 mesi trascorrono sereni, i due giovani sposi si amano teneramente. Costanza Bolliet ha lasciato il servizio di cameriera d'albergo per accudire alle faccende di casa, mentre il marito continua il proprio lavoro presso una grande ditta di legnami, ove trovasi impiegato. La nascita di un bimbo verrebbe a completare la felicità dei coniugi Glassier, ma purtroppo questa gioia è loro negata. Dopo circa un anno di permanenza a Parigi, improvvisi eventi famigliari richiamano il Glassier al paese natale ed egli, con la moglie, si trasferisce, definitivamente, a Valpelline, dove acquista un negozio che gestisce insieme alla Bolliet. Ma gli affari sono poco redditizi e Glassier non è uomo che si lasci annegare in un cucchiaio d'acqua. Un viaggio e un tradimento Un giorno ha la ventura d'imbattersi in un amico valdostano, emigrato da , 'parecchio tempo in America. Costui si a a e e n , è notevolmente arricchito e consiglia al Glassier di tentare la fortuna. A Valpelline, un paesetto senza risorse, non c'è nulla da fare per un giovane intraprendente come te — gli dice l'amico. — Il Colorado offre delle grandi possibilità. Ascolta il mio suggerimento, parti al più presto, non indugiare. Sei senza figli, tua moglie è una donna attiva ed intelligente, ti sarà di aiuto. i, - tra Parte 11 preoccupa il pensiero di - dover Piantare iP,?ssf0 J$ a^.ende agri-icole e commerciali, frutto di_ tanto la- Suggestionati dalle parole dell'emigrato, Giuseppe Glassier e Costanza Bolliet decidono di varcare l'oceano in cerca di miglior fortuna. E un pomeriggio di settembre del 1901, salpano, da Genova, alla volta delle misteriose e affascinanti terre del Colorado. L'amico valdostano ha fornito loro preziose indicazioni ed il caso vuole che laggiù, i coniugi Glassier, incontrino dei compaesani, prodighi di aiuti e di consigli. Rapidamente vengono profilandosi all'orizzonte possibilità di forti realizzi: il Glassier, tenace e robusto alpigiano, coltiva il suolo, mentre attende pure ad alcuni traffici commerciali di ottima riuscita. La moglie, pronta e infaticabile al suo fianco collabora ad accrescere le attività patrimoniali, esercendo un vasto emporio di generi diversi; la ricchezza incomincia a dare i primi barbagli d'oro. Il Glassier accumula quattrini, acquista cascine ed appezzamenti di terreno, raggiunge anche lui 11 grado e la consistenza del «•fazendero », circondando la propria vita e quella della Bolliet di una discreta agiatezza. Il consiglio dell'amico valdostano è stato veramente sincero e disinteressato. Tuttavia la nostalgia del paese natio è struggente, invincibile. Il Glassier e la Bolliet, benché felici della risoluzione presa, si sentono soli, quasi sperduti, al Colorado, dove risiedono ormai da più di dieci anni. Il desiderio di rivedere uomini e cose, a.loro particolarmente cari, li punge atrocemente. D'ai l - voro. Ma il richiamo della Patria su pera tutte le lusinghe e nel marzo del 1911, i Glassier, rotti gli indugi, partono dal Colorado e ricompaiono, festosamente accolti dai parenti, a Valpelline. Breve però è la permanenza del Giuseppe Glassier a Valpelline: egli vuolei ti - ! ora tornare al Colorado per realizzaree in valuta sonante le proprietà immo-- biliari colà acquistate. Vendere tutto e- venire a stabilirsi per sempre, in Pie--jmonte, fra i suoi monti. La moglie gli rilascia quindi procura generale per 1effettuare le progettate alienazioni de-|Z]gli stabili e la liquidazione delle varie , o e e i i i a e e i è i l i n i a i a a n i e è à di ria- a n , e i e i d i l a o o o e ai ru el relule imprese impiantate in America da en trambi. Così, sul principio del 1912 Giuseppe Glassier riparte una seconda volta da Valpelline diretto al Colorado. La Bolliet va ad accompagnarlo fino al pontile d'imbarco e gli occhi le si riempiono di lacrime, quando vede il bastimento allontanarsi, sparire lentamente, all'estremo limite dell'orizzonte. Tuttavia il marito le ha promesso che ritornerà presto, rimarra lontano appena un anno e questa speranza la rianima, la conforta nella lunga e penosa attesa. Ma invece l'assenza del Glassier si prolunga contrariamente alle previsioni. Egli scrive alla moglie dicendo che la sua presenza al Colorado è indispensabile, che le pratiche per la liquidazione dei loro affari si presentano di difficile ed ardua soluzione. Frattanto, per Costanza Bolliet, si sta preparando la rivelazione di una dura ed amara verità. Il marito la tradisce: laggiù, al Colorado, egli convive con un'altra donna, certa Maria Perry, pur essa valdostana. Pare che la tresca duri già da qualche anno e l'illecita unione del Glassier con la Perry, ha dato il suo primo frutto, il 17 aprile 1914, con la nascita di una bambina cui viene imposto il nome di Emma ed alla quale seguiranno poi Pietro, il 25 agosto 1916 e Dora il 4 febbraio 1918. Quando la povera Costanza Bolliet ebbe notizia dell'ingan no compiuto dal marito si diede alla disperazione, indi, riavutasi dal gran de stato di prostrazione in cui era ca duta, decise di recarsi al Colorado, nella speranza di riconquistare il cuore dello sposo o almeno tutelare le proprie sostanze da un'eventuale rovina, LI divorzio pronunciato in America Sola, armata soltanto di un'immensa fiducia nelle sue forze, Costanza Bolliet, ai primi di gennaio del 1915. partiva da Valpelline alla volta dell Colorado. Quale tormentoso viaggio abbia compiuto è facile immaginare, Ed ecco pararsi dinanzi a lei il quadro della più dolorosa situazione. Giuseppe Glassier si è veramente costruito un'altra famiglia poiché convive maritalmente con la Maria Perry, già madre di una creatura, avuta da lui, la piccola Emma. Il cuore della infelice Bolliet è vicino a spezzarsi, il suo focolare distrutto, un'altra donna ha preso il suo posto, essa è ormai l'intrusa, la nemica. Il Glassier le fa chiaramente comprendere come la sua decisione sia irrevocabile: egli ama ora Maria Perry che non abbandonerà mai più. Al punto in cui stanno le cose, un'unica soluzione è possibile: il divorzio. E Costanza Bolliet, affranta, angosciata, vinta, piega di fronte alla reaità dura degli avvenimenti. In data 24 maggio 1915, i coniugi Glassicr-Bolliet stipulano una prima convenzione la quale dovrà servire di preparazione all'atto di divorzio. In tale scrittura privata, autenticata però dal pubblico notaio James W. Bell e regolante i rapporti anche finanziari fra i coniugi Glassier era detto espressamente che « nel caso in cui uno dei coniugi iniziasse in qualsiasi momento un'azione di divorzio contro l'altro, questo non potrà nretendere alcun diritto, sia in "proprietà, sia in denaro o sussidio qualsiasi, transitorio o per manente ». Indi lo stesso notaio James W. Bell, per ulteriore mandato di en trambi, ma in veste ai procuratore del marito avrebbe promosso la procedura di divorzio che veniva poi pronunciato dal Tribunale della Contea di Eagle (Colorado) l'8 dicembre 1916. La Bolliet inoltre, per salvaguardare i proprii diritti patrimoniali, accende ipoteca sugli stabili del marito e siccome la vita laggiù è per lei insostenibile, ri torna a Valpelline. Verso la metà del 1920, eiuseppe Glassier rientra in patria accompagnato dalla Maria Perry e dai tre figli di secondo letto Emma, Pietro e Dora, riprendendo anch'egli, la propria resi* denza a Valpelline. La situazione dei coniugi Glassier si va facendo ora sempre più complicata e per certi lati anche grottesca. Poco dopo il ritorno del marito a Valpelline, Costanza e Giuseppe Glassier, mediante un atto stipulato davanti al notaio Marcoz di Aosta, effettuavano un ulteriore regolamento dei rapporti economici; la Bolliet riceveva la somma di L. 10.000, acconsentendo alla cancellazióne della ipoteca accesa sulle proprietà immobiliari del marito, a Glenwood Spring, nel Colorado. Se però le divergenze di ordine economico sembravano non dover più dar luogo a discussioni, rimaneva sempre aperta la questione sentimentale. La Bolliet mal tollerava la presenza della Perry a Valpelline ed incontrandola per il paese, in compagnia dei figliuoletti, soffriva acerbamente sapendola circondata dall'affetto di colui che un giorno aveva giurato a lei eterno amore. ddgdcficiltBgle^dq?£d^4zBraNsdevgbsdtlatvnsCScgdssbacnzPsSinIIceèzemlvz«vF«ib^aiprlcldradfmpvcnpL'imputazione di bigamo Trascorsi cinque anni dal ritorno del Glassier a Valpelline, la Bolliet, nel 1925, presentava ricorso per separazione personale al Tribunale di Aosta, chiedendo che il provvedimento fosse re t, o- n'esposto all'autorità giudiziaria' essa e;raccontava la sua dolorosa odissea, so- e-1 stenendo di essere stata abbandonata li:dal Glassier. Aggiungeva inoltre di er [trovarsi in (Ufficili condizioni finan- ,0 pronunciato per cólpa del marito Nel-i jZiarle e chiedeva la corresponsione) degli alimenti da parte del marito. ;Non essendosi accordati i coniugi !davanti al Presidente, si iniziava re-ici «1 Tmkxnnlo igolare giudizio davanti al Tribunale di Aosta. Durante lo svolgimento della causa, veniva in luce un particolare, fino a quel momento ignorato e che, come fra poco vedremo, coinvolgeva il Giuseppe Glassier in un procedimento penale per bigamia. Nel 1922, la Bolliet aveva fatto trascrivere sul registro dello Stato Civile di Valpelline, l'atto di matrimonio celebrato in Fran-i eia, nel 1894, col Glassier e questi, a^3J™la,„an?v« pU?"e n°h.iest°.la tra- do0™,, d,e"^ dL matnmon,10 cele-j qnrWCOn.lafMaria,-Peoy'«a,Plen^0,od!?.?rin?g,n iff l1 ^el?v (Colc~!£f,o?, „ 14 dicembre 1916. Di conse-. mn£>! "suItava 11 Glassier manco dimdri™™?glVa f°^-a dldUe dlJ",a"l^P«no^^nttl nel reglstn delIo!„ ° r.omune- - I 11 Tnounale di Aosta, con sentenza 4 gennaio 1930, pronunciò la separa-,dzione personale dei coniugi Glassier-1 iBoliiet per colpa del marito, dichiarandolo tenuto a corrispondere gli alimenti alln Bolliet, a norma di legge. Nel tempo stesso ordinava la trasmissione al Procuratore del Re di Aosta di una copia delia sentenza, per gli eventuali provvedimenti del caso. Giuseppe Glassier si vedeva cosi elevare l'imputazione di bigamia. Il 4 giugno 1930 egli era giudicato dal Tribunale di Aosta che lo mandava assolto, pure ammettendo la materialità del fatto, in quanto che i magistrati ritennero la mancanza del dolo e quindi la perfetta buona fede del Glassier, allorquando egli aveva richiesto la trascrizione sui registri dello Stato Civile di Valpelline. dell'atto di matrimo nio con la Maria Perry. Contro questa sentenza appellava il P. M., ma la Corte d'Appello Penale di Torino sssSez. V, con sua decisione "del 30"dì- i cembre 1930, confermava il precedente :giudicato reso dal Tribunale di Aosta. Son validi i matrimoni o il divorzio? Nè qui termina la schermaglia giù-1 diziaria che, anzi, si verrà facendo' sempre più accanita e serrata. Il Glas-1 sier non accetta la-sentenza del Tri-1bunale civile di Aosta ed interpone appello davanti alla Corte di Torino!col patrocinio dell'avv. Camillo Calila-1 no. Resiste all'impugnativa la Costan-1 za Bolliet, assistita dall'aw. Abele Page. La discussione, davanti ai magi- j strati di Appello, è ampia e vivace. Si sostiene, da parte della Bolliet chel il divorzio pronunziato in America! non ha alcun valore 9-iuridirn in Ttn- Ila -nntnbita tfnT,S™i %tZl^St T,Ila, poiché trattandosi di semplice «de-!creto amministrativo » e non di vera e propria sentenza, tale decisione non è suscettibile di giudizio di deliba- zione e rimane quindi privo di ogni: effetto legale. Al contrario il matri-monio del Glassier e della Bolliet ce- lebrato in Francia, è perfettamente valido in forza dell'art. 5 della Conven-i zione dell'Aja 12-6-1902, per il quale i «il matrimonio di un cittadino italia-1venzione»: ora fra questi vi è la Francia ma non eli «Unti TTnìti Co* «e^r^M il marito avrebbe effettivamente ab-lbandonato il tetto coniugale per rag- j^n,?„ereTVTal- Colorado la donna che;amava, Maria Perry. Cosi essa spiega il motivo per cui egli volle, prima di partire, concederle l'autorizzazione ma-<ritale, allo scopo appunto di trattener- la in Europa, a curare i suoi beni. An-jche alla procedura di divorzio la Boi-liet sarebbe rimasta, in certo qual mo-ido estranea, mentre chi fece e prepa-!rò ogni cosa fu il Glassier. A riprova ai ™a Df„.„v,i,. 4i _C " i..™.:™di ciò starebbe il fatto che il divorziofu pronunciato in contumaria dellamoShe. Dal canto suo, il Glassier sostiene laperfetta validità della sentenza di di-vorzio americana. Tale P»eM»r»to combinata d'accordo con la Bolliet.nello studio del notaio James W. Bellpoiché — secondo la tesi del Glassier— la moglie voleva sistemare le que-stioni d'interesse, ma riacquistare an- che la propria libertà valendosi .del- l'istituto locale del divorzio. Quindi nessun raggiro, nessuna costrizionemessa* in opera dal marito ai danni della moglie. E non è quindi il casodi parlare di volontario abbandono deltetto coniugale perchè l'andata del Glassier al Colorado.sarebbe stataiilfrutto di una preventiva intesa con la Bolliet. Ed 11 Glassier invoca a sostegno di tale asserzione, le varie convenzioni stipulate in Italia e in Ame- rica, con la Costanza Bolliet. Circa laquestione patrimoniale il Glassier ag-2h„t,o-o *\ Ur peduto alla moerlie Era-e giunge di aver ceduto alla moglie gratuitamente il Caffè Americano, da lui imDiantato nel 1922, a Valpelline. Quanto poi al reato di bigamia, esso sarebbe originato dalla comprensi-bile ignoranza di tutta auesta gente,convinta che, in terra d'America, il divorzio sia una pratica della massimasemplicità, raggiungibile coi mezzi più elementari, come succede sugli schermi cinematografici. La sentenza della Corte d'Appello di Torino ha ammesso alcuni capitoliabunale di Aosta per lo svolgimento- della nuova fase d'istruttoria, che ri-a serba senza dubbio i più inaspettatii sviluppi di questa singolare e strana- vicenda. di prova per testi, dedotti dal Glassiere tendenti a provare particolari circo-0 stanze nei confronti della Bolliet. La-i causa ritornerà quindi davanti al Tri-