La Turchia

La Turchia PANORAMI ECONOMICI La Turchia COSTANTINOPOLI, aprile. Non è possibile, dopo una rapida I zvisita, riassumere la situazione economica turca se non generalizzando. Ma generalizzare vuol dire concludere con poche parole: anche in Turchia la situazione peggiora rapidamente ; anche in questo paese, la cui economia elementare poteva lasciar credere nel mantenimento di un relativo equilibrio, si cercano affannosamente i mezzi per fronteggiare la situazione. I mezzi non sono diversi da paese a paese. E' lo Stato che deve provvedere, cominciando da se stesso. Poi vengono le tasse, i dazi, le proibizioni doganali, gli interventi nell'economia privata per salvare il salvabile, con una regola che sembra diventata legge, anche se gli ortodossi dell'economia continuano a urlare che ciò è contro qualsiasi legge economica. Al contrario della Grecia che ha domandato una moratoria di cinque anni per il pagamento delle quote di ammortamento del suo debito estero, la Turchia, per equilibrare il bilancio 1931-32, ha domandato una proroga. Non si capisce bene la differenza, ma forse i giornali turchi hanno buon giuoco a smentire la domanda di una moratoria, perchè la Turchia rimborserà parte dei debiti. Si tratta di una decurtazione per un anno, già concordata coi debitori (non si sa chi e per quanto) pagando però gli interessi sulle cifre prorogate, che vengono posticipate alla serie normale delle annualità. Messa a posto la partita del debito estero, lo Stato ha pensato alle economie da realizzare già nell'ultimo trimestre dell'esercizio in corso. Una Commissione ha studiato ed ha fatto delle proposte, rese esecutive :con un decreto per i singoli Ministeri. Per le entrate si è messo la mano sulle dogane, la cui applicazione è diventata furiosa. In questa maniera, che è la solita maniera, il bilancio dello Stato sembra assestato, almeno per il 1931-32, intorno ai 14 miliardi di lire nostre. Per il 1932-33 si era pensato dapprima alla riduzione degli stipendi dei funzionari ed alla riduzione dei quadri. E' facile capire il perchè questa idea non abbia fatto strada pensando che si tratta di funzionari del nuovo regime, che ha mandato a casa quelli del vecchio. Avere tutti gli elementi della vecchia e nuova burocrazia contro, voleva dire affrontare gravi rischi. Invece il Governo prevede di dilazionare o ripartire alcuni pagamenti (da 300 a 360 milioni), di allargare l'« imposta di crisi », una specie di addizionale, anche ai redditi delle professioni liberali, e aumentare le imposte immobiliari. Ma resta l'economia del Paese in trambusto. Gravissima la questione del prezzo del grano per gli agricoltori. Si tratta di discussioni vecchie per noi (compreso il dettaglio del costo di panificazione), ma che hanno assunto qui una violenza polemica sbalorditiva. Tutti i giornali vi dedicano delle colonne, e tutti si accusano di demagogia. Anche questa è una vecchia storia. La Turchia c il paese dove il pane costa meno, circa 05 centesimi nostri al chilo. Però i contadini — si scrive — debbono vendere il grano a metà del loro costo di produzione. Tutto ciò non può continuare. L'agricoltura che è la base dell'economia nazionale, ne uscirebbe rovinata. Ma ciò che tutti temono è che i contadini comincino a non pagare le tasse, le quali costituiscono la base del bilancio dello Stato. Questa è la situazione. Leggendo però tutto quello che si scrive, si ha l'impressione che pochissimi conoscano esattamente la situazione. Tutto è vago, eccetto le parole grosse. Rare le cifre, incerti i riferimenti statistici. Di certo non esiste che il prezzo del pane e il prezzo del grano. Circa il costo di produzione del grano si fanno delle cifre diverse, e di fronte a coloro i quali stabiliscono il dato preciso della differenza tra il prezzo del grano di tre anni or sono e quello di oggi, qualcuno osserva che il valore della lira turca è migliorato del 30 per cento. Ad ogni modo se il prezzo del grano è diminuito, anche il prezzo del pane è stato ridotto. Infatti il pane tre anni fa costa» - più del doppio. E' veramente straordinario il fatto ■che fra gli accusati di questo disordine economico vi sono gli incettatori ed i mugnai, ma non vi sono i fornai. Ma se i fornai vendono il pane a buon mercato, come è possibile accusare incettatori e mugnai, visto che per vendere il pane a buon mercato, bisogna avere la farina a buon mercato, e per vendere la farina a prezzi di convenienza bisogna avere il grano per poco? E' questo poco che non basta, ed allora il problema diventa quello che è: trovare la maniera di aumentare il prezzo del grano. Gli abitanti delle città protestano contro questo pericolo che tocca le classi modeste e povere; ma gli uomini assennati protestano a loro volta contro la pretesa demagogia di rovinare il Paese per non toccare il prezzo del pane. Ma è poi vero — affermano — che dopo aver manda• to in rovina gli agricoltori, il prezzo del pane resterà basso? Questo basso prezzo — scrivono — è di cattivo augurio. Comunque — aggiungono — è veramente strano di gettare nella miseria quei contadini per i quali, nei momenti difficili, si sono adoperate le parole più lusinghiere. Questa riflessione non ha solamente un valore morale, perchè la rivoluzione non è stata fatta, la libertà non è stata conquistata, dai signori cittadini, ma dai contadini dell'Anatolia. , Si dice che il contadino deve migliorare la produzione, deve organizzare le vendite, deve costituire delle Casse di credito; ma il fatto sta che questi buoni consigli non fanno aumentare il prezzo del grano. Nel caso dell'industria — anche da noi si è battuta questa strada — si è sempre cercato di metterla in condizioni di guadagno per ottenere dei miglioramenti; e qualche volta il risultato è stato di avere delle industrie... sedentarie. Il contadino per avere il prezzo di costo del suo grano lo dovrebbe vendere almeno a 80 lire nostre, mentre ne prende circa 27. Voerliamo credere che il costo in questo paese, dove i concimi si adoperano raramente e la mano d'opera costa rda1gezrgshEhì g«eì smgtvpsmtdsfeadasmip0cl1pfimpcdvgvtmbplvdcdcfnnlaqbcggacpqzgsigscaprpascdcnciilldprmsssqsgspnucnnegpiclefsboztdm pochissimo, sia meno di lire 80, ma'qdev'essere certamente più di 27. La tragedia che si minaccia non sarà così sanguinosa, ma è certo grave, ed ecco la ressa dei medici intorno al moribondo: l'agricoltore. . Le proposte sono molte, proporzionate alle ideo, o, peggio, alle pa- e à i e o n e — n e a o e , o o a rote perchè le idee sono piuttosto ru¬ dimentali. Negli ambienti parlamentari si accenna a tre ordini di interventi: 1) Monopolio di Stato del grano; 2) gestione in Consorzio tra agricoltori e banche; 3) creazione di organizzazioni rurali allo scouo di provvedere alla gestione della vendita del grano. L'intervento delle banche è già stato provato anche quest'anno, ma ha dato luogo a desìi inconvenienti. LndcaadszE' avvenuto infatti che le banche utnpfDhanno fatto delle anticipazioni, ma ì contadini non hanno cònssgnato il grano. Qualcuno ha proposto un premio « esportazione per il grano, ma non e facile che lo Stato possa trovare ì fondi per pagarlo. La proposta è stata completata noi senso eli aumentare il dazio di importazione del grano o applicare la tassa di vendita della farina, per ottenere i muoventi necessari, agendo così in doppia maniera. Tutte le altre soluzioni sono considerate troppo complicate, mentre si otterrebbe con quest'ultima anche il vantaggio di esportare del grano ed avere della valuta. E' strano come mentre si chiudono le frontiere, tutti facciano il conto di esportare di più; e come mentre si aumenta il proprio dazio, ognuno creda che il suo vicino non debba fare altrettanto. Sono le ingenuità di questi tempi allegri: Comunque il premio di esportazione ha fallito anche in Romania. Naturalmente è stata anche proposta, con molta serietà, la riduzione 0 la esenzione delle imposte, ma qualcuno ha osservato che in proposito la Repubblica ha già fatto molto per 1 contadini liberandoli dalle decime, e proporzionando meglio i loro oneri fiscali, addossandone parte ai commercianti ed agli industriali. In altre parole ha sollevato le campagne per caricare le città. (Questo viene ricordato proprio dai cittadini i quali si vedrebbero oggi gravati di un maggior prezzo per il pane, proprio a fa vore degli agricoltori che hanno avu to già altri riconosciuti benefici in materia fiscale). Ad ogni modo il problema dovrebbe risolversi nel far aumentare il prezzo del grano senza toccare quello del pane. Inoltre si dovrebbe trovare la maniera che il beneficio entri direttamente nelle tasche degli agricoltori senza che si perda lungo strada tra fornai, mugnai, negozianti, in cettatori. Naturalmente anche i prò fessori di economia hanno fatto conoscere le loro opinioni, che noi conosciamo da un pezzo : 1) creare delle istituzioni di credito agricolo per v^av. -, ..assicurare ai contadini ì capitali dei quali hanno bisogno; 2) procurare a' buon mercato sementi, concimi, macchine agricole che sono necessari ; organizzando dei Sindacati ; 3) incoraggiare la creazione di cooperative agricole, le quali sono in perfetto accordo con lo spirito del regime repubblicano. Nel mentre si discute intorno a questa « grande causa di portata nazionale» i magazzini si riempiono di grano. Nell'ultima settimana a Costantinopoli sarebbe airivato grano in quantità quasi eguale a quella degli ultimi due mesi. La speculazione segue la discussione, e tutti temono che per quest'anno l'agricoltura non avrà soddisfazione, anche se le sue pretese sono giustificate, e le sue raioni sacrosante. Ma la questione della protezione è risorta anche nei confronti della produzione industriale, visto che gli agricoltori, o, meglio, i loro rappresentanti accusano la protezione accordata all'industria "in confronto del niente che si fa per l'agricoltura come la causa della crisi turca. Una Commissione, il cui rapporto è nelle mani del Governo, ha osservato che è ingiusto proteggere tutte le industrie allo stesso modo, come è ingiusto aggravare le tariffe doganali con criterio esclusivamente fiscale, visto che la Turchia ha bisogno di importare prodotti e manufatti per la sua stessa vita. Piuttosto sarà il caso di aiutare con altri sistemi, applicati direttamente, le industrie nuove, distinguendo le indù strie fondamentali, da quelle accessorie, le industrie più necessarie da quelle meno necessarie. Ma se que ste industrie possono produrre oggetti o manufatti considerati di lusso, dato che si è detto di aumentare per questi prodotti le tariffe doganali, non ne viene indirettamente una eccessiva protezione? Ecco circoli viziosi dell'economia attuale, non solamente turca. Intanto, mentre la Compagnia di navigazione del Corno d'Oro, antica e potente, ha domandato di non pagare più al Municipio di Costantinopoli 1*8 per cento dei benefici perchè in perdita, il Governo ha dovuto occuparsi delle Società armatoriali cui lo Stato ha riservato in maniera esclusiva tutto il commercio di cabo faggio. Da sette anni queste Società si erano assicurate tale beneficio, ma lo hanno sfruttato in maniera così balorda facendosi la concorrenza, che oggi versano tutte in cattive condì zioni. Inoltre qualche porto è servito troppo e qualche altro resta abban donato. Si è sperato fino a qualche tempo fa in un accordo, ma essendo mancata la totalità, il Governo pensa ad un Consorzio obbligatorio perchè non può lasciare dei porti senzaservizio. Cose che avvengono in tutti i Paesi. Ma anche per le sue imprese lo Stato pensa ad una migliore organizzazione economica. Infatti è allo studio l'unificazione dei monopolii del tabacco, degli alcool, del sale e della polvere da sparo, in una sola gestione, con quadri ridotti del personale. L'inizio della prova si farà a Costantinopoli, e nella eliminazione del personale si comincerà da quelli a stipendio più alto. (In Italia, in qualche caso di fusione, abbiamo fatto il rovescio). Come si vede la vita del Paese subisce, come dappertutto, una profonda trasformazione sotto la pressione dei fatti economici intorno ai quali oggi lavorano i Governi in maniera quasi esclusiva. Tutto è soggetto a revisione, ed i problemi principali diventano quelli del bilancio dello Stato, quelli del commercio interno ed estero, della moneta, dell'ordinamento economico. La crisi rappresenta il fondamento di ogni preoccupazione, ed i Ministri si trovano più spesso per ragionare di queste cose, che di vecchi argomenti L'ordine pubblico è diventato l'ordine economico. Ecco perchè in questo momento dei dirigenti di una fabbricherò sono sotto processo ausati di speculazione. Una i a proposito degli abusi della dei telefoni minaccia di provocare lo ! stesso risultato. Contro la specula- zione sul caffè ò stnl-i nrp4pnfatai*«n,L-«r -i ^:i^_?rI^IÌaluna denuncia al Ministero degli In terni. Tutti sono inquieti, tutti protesta no, tutti stanno male. Del resto una prova della situazione Sta in questo; fatto: nel tratto dello Stretto dei Dardanelli, uscendo, per la prima , £„v~..«a„, 1/w .» puuujvolta non abbiamo incontrata una,^oia nave. Iuta possono ricordare di ayerne incontrate delle decine. Que- sto Stretto sorveglia, dal punto di vista economico, Turchia, Bulgaria, Rumenia e Russia, in un momento-eefcTr^e ^ naviSazione del Danxzbio Ecco un segno dei tempi. „ ALFREDO (ÌJARRATANA.