Grandi è giunto a Londra

Grandi è giunto a Londra LA CONFERENZA A QUATTRO Grandi è giunto a Londra Londra, 5 notte. L'on. Grandi, accompagnato dai membri della Delegazione italiana, è arrivato stanotte alla stazione di Victoria ove, a dargli il benvenuto, erano sir John Simon, Ministro degl'i Esteri e gli alti funzionari del Foreign Office. La Delegazione tedesca, presieduta dal Sottosegretario agli Esteri, von Btilow, è attesa a Lonc*a per domani mattina. II Times non trova oggi assolutamente nulla da dire sulle contrattazioni anglo-francesi di ieri, e gli altri giornali, pur sforzandosi di dire qualche cosa, finiscono implicitamente col convenire che non vi è materia abbastanza per inquietarsi o per rallegrarsi. Rare volte un convegno fra due Primi Ministri di due grandi Nazioni ha lasciato dietro di sè una scia di informazioni o di indiscrezioni così incerta e così magra come quella che tenta oggi di increspare la indifferenza superficiale di questo Paese. A ventiquattr'ore di distanza dal Convegno, siamo ancora in piena oscurità, non solo sulle conclusioni raggiunte, ma finanche sulle questioni trattate. Così Londra ufficialmente ignora che a Downing Street si sia parlato di armamenti e, in special modo, di tonnellaggio delle Flotte francese e italiana, mentre sembra che si sappiano molte cose negli ambienti francesi. I confini dell'Europa danubiana Anche ieri, a quel che si dice, MacDonald ha messo innanzi la impossibilità dell'Inghilterra di prendere una posizione definita, senza essersi consultata con i Dominions, e si sarebbe limitato a dire che il Governo è pronto ad aderire a qualsiasi piano di azione immediata, purché gli interessi britannici siano salvaguardati e, in egual misura, lo siano quelli di ogni terza Potenza. Sulla stessa questione della Bulgaria, sollevata, a quel che sembra, da MacDonald, non si sarebbe delineata affatto una simiglianza di vedute, poiché Tardieu avrebbe insistito sulla sua propria delimitazione dell'Europa danubiana, in base alla quale possono essere danubiane le Potenze bagnate dagli 'affluenti della grande arteria fluviale, e possono non esserlo quelle bagnate soltanto da quest'ultima. Questo criterio geografico non avrebbe interamente convinto MacDonald, quantunque abbia convinto, secondo le voci corso ultimamente, Simon, durante il suo breve soggiorno a Parigi. Senonchè qualche tecnico presente al convegno avrebbe escogitato una via di uscita da questa divergenza geografica, estendendo i confini dell'Europa danubiana per includervi, oltre la Bulgaria, anche la Grecia, e ciò allo scopo di praticare, in questa più grande superficie, un taglio che dia esistenza a due blocchi economici, nei quali industria e agricoltura siano equamente ripartite. Questo giuoco con la geografia minaccia però di infiammare passioni nazionali e compromettere seriamente il successo di un'azione in comune in soccorso delle Potenze maggiormente colpite dalla crisi economica mondiale. Secondo alcuni informatori diplomatici di questi giornali si sarebbe deciso così ieri di non escludere dal benefizio delle decisioni della Conferenza delle quattro grandi Potenze nessuno degli Stati dell'Europa centrale per motivi politici. E su questo punto sono d'accordo tanto il collaboratore diplomatico del «; Manchester Guardian », quanto quello della «Morning Post». Quest'ultimo asserisce che in base alle discussioni di ieri, -r. se una Potenza danubiana, per esempio la Bulgaria, sarà esclusa, ciò non sarà dovuto a considerazioni politiche, ma a fattori imposti puramente dalle circostanze economiche ». Ottimismo negli ambienti ufficiali E « Manchester Guardian », riassumendo però oggi il poco dù-concreto che risulta dalle dichiarazioni fatte dai protagonisti del colloquio di ieri, sostiene che « MacDonald si è attenuto rigoro samente alle dichiarazioni fatte prima dell'inizio del Convegno, e ha sostenuto il principio di un accordo liberamente raggiunto dalle quattro Grandi Poten ze e non anticipato, in un qualsiasi mo dò, da un'intesa preliminare anglo-francese. Ogni proposta che la Germania o l'Italia avanzeranno mercoledì, avrà quindi lo stesso peso delle vedute inglesi e francesi ». Lo stesso informatore sostiene poi che, negli ambienti governativi inglesi, è diffusa la sensazione che un accordo delle quattro Grandi Potenze sul problema danubiano sarà raggiunto senza difficoltà, e che quindi la Conferenza potrà terminare i suoi lavori giovedì sera. Il giornale però non dice, forse perchè non sa, su che cosa sia fondato questo ottimismo. Se qui, a Londra, si decidessero misure di soccorso coinvolgenti nuovi e seri! sacrifizi finanziari da parte dell'Inghilterra, molto probabilmente si delineerebbero resistenze nella City e in Parlamento, che il Governo non potrebbe ignorare. R. P. mdssndmlqttsbcsgatqitcTmPccdegpsdcfitrdtpBfildlabtusrinpscadlranngpcntlnmvgipttpnavdnlldmflil passaggio di Grandi da Parigi Parigi, 5 notte. Il Ministro Grandi è arrivato oggi da Roma alle 14,30, atteso alla Gare de Lion dall'Ambasciatore conte Manzoni, dal conte Vinci primo Consigliere dell'Ambasciata, dal gen. Piccio Addetto aeronautico, dal comm. Lantini capo dell'Ufficio stampa e da varie altre notabilità 'italiane. Tardieu, tornato da Londra stamattina alle 10, aveva delegato il signor Charmas a ossequiare in suo nome il . Ministro degli Esteri italiano. Quest'ultimo si intrattenne circa mezz'ora nel proprio vagone a colloquio col conte Manzoni, quindi discese per pochi istanti sul marciapiede per permettere ai fotografi di operare. La vettura saìon venne quindi avviata per la strada ferrata di cinta alla Gare du Nord per essere attaccata al treno di Bqulogne, in partenza alle ore 16. Sconcordanxa di apprezzamenti La notizia del passaggio di Grandi prende poeto nei giornali di fianco ai ii lunghi resoconti delle conversazioni franco-britanniche di ieri Circa i risultati raggiunti da Tardieu, i commenti degli osservatori non sono però nemmeno pggi perfettamen- te concordi. Per essere esatti, dovrem- mo anzi dire che mai, in occasioni analoghe, avemmo a notare tanta sconcordanza di pareri. Secondo VEolw de Pai-te, Tardieu sarebbe riuscito a conquistare MacDonald e a fargli dividere tutte le proprie vedute. Il ghiaccio sarebbe stato rotto durante la serata in casa del marchese di Londonderry, e la cordialità si sarebbe confermata c accresciuta ieri. Il piano francese, consistente nel limitare l'Unione Danubiana ai cinque Stati ormai noti, vale a dire escludendone la Bulgaria, la Germania e l'Italia, e nel far precedere l'intesa fra gli Stati in questione a qualsiasi intervento delle Grandi Potenze le quali dovrebbero riunirsi soltanto dopo per operare gli indispensabili raccordi di interessi, e dovrebbero essere non più quattro ma sei con l'aggiunta della Polonia e della Svizzera, il piano francese sarebbe stato sostanzialmente accolto dall'Inghilterra. Non solo, ma MacDonald avrebbe accolto anche l'idea di limitare il compito della Conferenza dei quattro alla redazione della lettera di invito ai cinque Stati danubiani, lettera che dovrebbe essere più o meno conforme allo schema stabilito da Tardieu, d'accordo con Simon, il 12 marzo scorso. A dar retta all'Edio de Paris la sola difficoltà superstite concernerebbe le tariffe preferenziali inconciliabili con l'esistenza di Trattati rnpzdcvrdi commercio fra gli Stati danubiani i Se altre Potenze; ma la Francia e l'Inghilterra sarebbero ormai d'accordo per consigliare alle Potenze « di mostrarsi generose». In quanto al modo di effettuare la riforma dei bilanci dei cinque Stati e ai metodi di assistenza finanziaria da impiegare a loro vantaggio, i franco-britannici avrebbero rimandato il problema a un comitato di periti finanziari delle quattro Potenze, ma per non perdere tempo i periti inglesi e francesi Leitli-Ross, Bizot e Rueff si sono messi al lavoro fin da questa mattina senza aspettare l'arrivo dei loro colleghi italiani e tedeschi. Questi squilli di vittoria lanciati dalla trombetta di Pertinax vengono tolti a spunto stasera dal Journal des Débats — sino a ieri tutt'altro-che entusiasta del viaggio di Tardieu — per un articolo di rallegramenti per i risultati raggiunti da Tardieu. In contrasto assoluto con la lettera r con lo spirito del comunicato francoinglese di ieri sera, queste affermazioni di una parte autorevole della stampa parigina, provocano qui sorpresa e scetticismo. Il gioco della politica interna L'« Oeuvre », perplessa, biasima ancora una volta i procedimenti ambigui atti a giustificare i sospetti da parte dell'Italia e della Germania, e osserva con buon senso — che è ora di finirla con i duumvirati: « Inghilterra e Francia hanno un bel rimanere in posizione di creditori verso alcuni e di ricchi verso gli altri; esse nanne: conosciuto la recente miseria, e ne conoscono ancora. E' un'epoca di grande umiltà per tutti. Sarebbe un peccato che, immobilizzandosi su ricordi e su pregiudizi, i Capi di Governo non colgano questa occasione di introdurre nei loro negoziati la lucidità, l'ardire e la modestia democratica dinnanzi alle quali le disillusioni economiche del momento spazzano favorevolmente l'avvenire ». Memore dei disinganni e delle esagerazioni dei panegiristi ufficiali dopo il viaggio di Lavai a Washington il pubblico non può, comunque, non sentirsi propenso a vedere nei commenti tendenziosi della stampa moderata soprattutto un gioco della politica interna desiderosa di tessere un serto di alloro intorno al capo di Tardieu in vista del grande banchetto che riunirà domani duemila commensali intorno ai negoziatori reduci da Londra. Il « Populaire », che, date le sue relazioni con i laburisti e con la stampa laburista, è in grado di avere sull'esito del' Convegno franco-britannico informazioni di prima mano e di valore affatto diverso da quelle dell'<; Echo de Paris » e del <; Journal des Débats », scrive invece: « Tardieu ha dovuto cedere. Egli tentò di prendersi la rivincita facendo precedere la riunione della Conferenza a quattro dal suo viaggio a Londra, cioè negoziando con l'Inghilterra una intesa particolare a due che porrebbe la Conferenza a quattro in presenza di una specie di fatto compiuto. Ma MacDonald taglia corto con l'affermazione recisa che la Conferenza a quattro non si troverà in presenza di « nessun accordo o progetto di accordo fissato lanticipatamente ». E' lecito chiedersi, in tali condizioni, quello che Tardieu è andato a cercare a Londra. Lavai viaggiava per dire no. Tardieu viaggia per farsi dire no». Prudenza ufficiosa Deliberato a prendere una via sdttUclczpldrmsnsvvcisDlacleslzdi mezzo tra i due estremi, il « Temps », sviluppando il tema già sfiorato ieri, si accontenta di scrivere che il Convegno di Londra fornisce finalmente al mondo la prova che la Francia non ha mai a coltivato mire egoistiche nel propugnare la sistemazione danubiana, e che il suo solo desiderio è di facilitare la politica di larga solidarietà internazionale da cui.nessuna Nazione possa dirsi esclusa. L'attenzione della Francia si concentra, comunque, ormai sulla Conferenza a quattro, e nei circoli finanziari non si manca di mostrarsi preoccupati della possibilità che la Francia, senza avere ricevuto alcun vantaggio politico dall'Unione danubiana, sia condotta a farne le spese, e di rilevare che il ridurre il problema della sistemazione danubiana a una semplice questione di prestiti non ha senso, una contraddizione flagrante esistendo fra il fatto che i debiti di questi Stati sono troppo pesanti e la proposta del Comitato finanziario della Lega delle Nazioni di aggravare ancora più tali debiti. Il Presidente del Consiglio, Tardieu, presiederà domani sera, nella sala Bullier, un banchetto di duemila copertiAlla presenza dei rappresentanti delle Associazioni politiche, intellettuali, industriali e commerciali di Parigi e della Senna, di numerosi parlamentari e dei rappresentanti degli ex-combattenti, il Capo del Governo pronunzierà un discorso che costituirà la prefazione della imminente campagna elettoraleC, P.