L'Istituto del "Buon Pastore

L'Istituto del "Buon Pastore L'Istituto del "Buon Pastore Troppo conosciuto ma male conosciuto - Novantanni di opera redentrice - Come è sorto sotto la protezione di Carlo Alberto - Un benefattore... ostinato che seminava marenghi - Un'asta miracolosa - Lo spirito e l'abnegazione delle educatrici, la trasformazione delle ricoverate - Le penitenti in clausura n o i a i e i e Fra 1 numerosi istituti filantropici che conta Torino quello del « Buon Pastore» gode una speciale notorietà. L'alto fabbricato, che si intravede fra 1 rami degli alberi al di là dl un lungo tratto di muro che segna un'interruzione fra le case del corso Principe Oddone, è il più antico edificio che conta l'Istituto. Questo risale al 1843, quando le suore di Nostra Signora della Carità, dette "appunto del Buon Pastore, vennero a Torino a istituirvi una succursale della Casa Madre sorta ad Aligere. La fondatrice fu la venerabile madre Maria dl Sant'Eufrasia (al secolo Rosa Virginia Pelletler) il cui ritratto, donato al Buon Pastore, dalla Casa Savoia si venera nella piccola chiesa annessa. Un donatore generoso e bizzarro L'« Istituto del Buon Pastore > a Torino, fu fondato — come abbiamo detto — nel 1843 nella località dove si trova tutt'ora, in uno stabile allora conosciuto col nome di « Casino di pietrafuoco ». Fu acquistato dalle Suore per 60 mila lire pagabili in tante annualità; rate che il Re Carlo Alberto, generosamente, volle che fossero poste a carico del Bilancio dello Stato. L'Istituto ebbe sempre l'alta protezione della Casa Savoia: uomini illustri quali Cavour e Massimo e Roberto d'Azeglio. Ma nonostante tanti e validi appoggi le condizioni finanziarie dell'Istituto si profilarono ben presto assai critiche. Un'altro benefattore, U comm. Costa, aveva donato alle pie suore un grande caseggiato che permetteva il ricovero di molte sventurate fanciulle. E dl queste non vi era stata penuria: ne avevano inviate le Autorità, e le richieste di privati erano in numero assai superiore alle possibiltà della Casa. Le spese perciò salirono subito al massimo, mentre le entrate rimanevano purtroppo stazionarie. Alcuni fornitori dell'Istituto dopo aver atteso invano il pagamento del loro crediti, ricorsero alle vie giudiziarie e il nuovo stabile del «Buon Pastore » venne cosi messo all'asta. Mentre il banditore compiva l'opera sua, le suore si raccolsero in chiesa a pregare. Quando uscirono l'asta era finita; la casa venduta. Ma il compratore era stato il comm. Costa il quale la donava nuovamente all'Istituto. Il miracolo che le religiose avevano chiesto a Dio, si era compiuto! Il benefattore si era talmente affezionato a quella pia opera che si riprometteva di salvare dal vizio sventurate ragazze, che egli non poteva trattenersi di andare regolarmente due voMe la settimana all'Istituto. Veniva sempre accolto con la massima deferenza e fatto segno a calorose manifestazioni dalle pie suore e dalle educande. Si sapeva che ad ogni sua visita corrispondeva una oblazione. Il vecchio signore aveva le sue piccole manìe; mai egli avrebbe osato, temendo di umiliarle, di consegnare denaro alle religiose, ma al pari della Provvidenza egli lasciava cadere i suol doni. La superiora accompagnava sempre il comm. Costa a visitare i laboratori le aule scolastiche, poi lo seguiva nel giardino. Dietro di loro, a qualche distanza, in gruppo, venivano altre suore e le più grandicelle delle ricoverate, Durante quelle passeggiate il benefattore lasciava cadere nascostamente qualche marengo, nuovo di zecca. Se il luocicchlo della moneta d'oro non tradiva Immediatamente il posto dove era andata a cadere, dopo la partenza del comm. Costa, si svolgevano affannose ricerche perchè si era certi che In qualche cespuglio o dietro qualche spalliera il munifico signore aveva gettato il suo obolo. Il ricordo delle sue beneficenze fatte in modo così originale è tramandato nell'Istituto e non vi è suora del «Buon Pastore», anche giovanissima, che non lo conosca. Studio, ginnastica, ricreazione Accompagnati dal presidente conte gcrauteavrnvcsdmlulzlfngihlaislbsa«sdggVgp1gnefdcgoRpgnccnfirrpGiuseppe Cesare Barbavara di Gravel- Iona, e dalla superiora madre Maria di Santa Clementina, abbiamo visitato l'Istituto, uno dei cui fabbricati è stato lo scorso anno inaugurato alla presenza dei Principi di Piemonte e precisamente quello eseguito su disegni del gr. uff. ing. Chevalley. Per giungervi percorria- o'mo 1 viali del vasto appezzamento dl -! terreno, un tempo giardino, ora coltià vato ad ortaggi e nel quale sono dissea minati alberi fruttiferi. E' un piccolo & ,rad,iso p^r ,e L,ducande che nelle r di ricreazione vi scorrazzano. Le grida gioiose delle fanciulline si confon,dono col cinguettìo del passeri che a c frotte svolazzano da un albero all'altro - come se anch'essi prendessero parte ai - giuochi delle fanciulle. Il regolamento - adottato nella casa è un pò diverso e da quello degli altri istituti. Lo studio - „ „ lavoro non dura mai iu „, . S ° ""c. al maf m° Y'T '""nato con -'eserclzl Sanici ° giuochi ricreativi al l'aria aperta e cioè nei cortili e nell'orto, i i i . , e o i e o e n . a a a o e a e i e a l e o e l e, e il a el e la o to n n te L'unico uomo della comunità è un tgiardiniere; lo aiutano le suore e le ri-[ncoverate per le quali le cure dell'orto prappresentano uno svago dello spirito sunitamente ad un vantaggio perchè quel Iterreno offre legumi di ogni genere che ! larricchisce la loro mensa. Anche i fiori vengono coltivati con non minore cura e nel maggio magnifici rosai segnano vivaci note di colore in quell'oasi di verde. In un boschetto, in vicinanza della chiesa, su dl un minuscolo montlcello, si trova una grande statua: il sìmbolo della Casa: il «Buon Pastore». Il suo manto fiammeggiante si vede da qualunque punto dell'orto, fra il verde delle piante. Il pastore sorveglia una mezza dozzina di pecorelle che brucano fra l'erba che spunta o dovrebbe spuntare fra la roccia. Il tempo che non doveva nutrire soverchia simpatia per quel gregge, gli si è accanito contro e se le intemperie hanno rispettato il pastore, hanno invece definitivamente distrutte le pecorelle. Ma le suore non potevano adattarsi ad un simile sterminio e da ingenue scultrici, hanno eseguito esse stesse e dipinto dl bianco certe bestìuole, a quattro gambe, con dei musetti biricchini, bcstiuole che dovrebbero essere pecore. Si trattava di un dono augusto fatto da Carlo Alberto al «Buca Pastore» e.bisognava rimanesse al completo l'antico simbolo. !! successo di un metodo educativo Entriamo nell'aula dove un'ottantina dl educande lavorano sotto la sorveglianza di una suora. Le fanciulle eseguiscono ricami o altri lavori femminili. Vestono tutte un uguale grembiule grigio, e l'ordine e la disciplina appaiono perfetti. Ve ne sono di tutte le età, dai 12 ai 21 anno, e benché il loro atteggiamento sia compoeto quale si conviene a fanciulle conscie dei loro doveri, esse appaiono allegre, sorridenti, in perfetta salute. Queste giovanette, molte delle quali entrano nell'Istituto senza conoscere l'alfabeto e senza alcuna cognizione di cucito, vengono mutate, per opera delle suore, in abili lavoratrici. Religiose abilitate all'insegnamento impartiscono loro la cultura che si insegna nelle scuole elementari, altre tengono corsi dl buona massaia, per ciò che concerne la cucina il rammendo delle calze e della biancheria, altre ancora le avviano al ricamo, e alla confezione di capi di biancheria o di vestiario, a cucire a mano o a macchina, ecc. Nè minor importanza viene dato agli esercizi fisici : nella palestra o all'aperto, le suore insegnano loro ginnastica per ottenere un razionale sviluppo. La «Casa»'ha uno speciale ambulatorio nel quale prestano servìzio il dott. Lombard, il cui padre per 50 anni fu più che un medi co, un padre, per le fanciulle ricovera te, e il dott. Edoardo Camera, ma altri specialisti, quali i prof. Vitige Tirelli Burzio e il dott. Fontana, vengono pure consultati secondo i bisogni. Non si deve dimenticare che le infelici fanciulle che l'Autorità Invia al « Buon Pastore v portano con loro, non dl rado, tabi ereditarie, che necessitano perciò di cure, al pari del loro spirito sbocciato spesse volte, in ambienti tristissimi. La maggior parte di queste ricovera te ha una pietosissima storia: vi sono bimbe che hanno assistito a scene orribili, altre che sono state vittime del vizio. Ma la superiora, che è una madre per tutte, ci dice che al « Buon Pa stare » non vi sono delle colpevoli : vi sono creature che 11 vizio ha sfiorato ma non penetrato; il loro animo è ri masto puro e le suore non si propongono che uu compito: quello dl far dimenticare a quelle infelici qualche triste episodio del loro passato. Per ottenere "lo scopo esse non ricordano mal alle fanciulle la vita che .hanno condotto prima dl entrare nell'istituto e attendono che l'oblio cancelli la memoria di qualsiasi bruttura. Le guarigioni ottenute con questo semplice metodoIsono più del 90 per cento. Dal «Buon 1 . -, ~., ~, — j, ,~.)~i.adiesllLgl- j pastore» escono delle ragazze dl Indo! di | buona, che conoscono un mestiere, cheDOssomo diventare oneste operaie, ca- to to za nff. a- dl ieo r Le n a ro ai to so io on l meriere o domestiche a seconda delle loro possibilità, e che serbano una riconoscenza imperitura per l'Istituto che le ha salvate. Qualcuna dl esse, forse per inesperienza, ritorna in ambienti non sani ed ha una triste fine. Alcuni vogliono allora generalizzare l'eccezione e trarne funeste conclusioni : affermare cioè che non è possibile ottenere che un virgul to nato da una mala pianta possa mu dimostrare il contrario. Avviene nel l'uomo quel che avviene nel regno vegetale: forsechè non basta un Innesto a far nascere buoni frutti da una pianta selvatica? Le 14 Maddalene Visitiamo le belle e aerate camerate .dove dormono le fanciulle, gli impiano, ti modernissimi di bagni, docce, e ditare natura. Ma stanno le statistiche a toilette che esistono non solamente nel [nuovo fabbricato, m?. anche negli altri precedentemente costruiti e nelle cui sale troviamo altre numerose fanciulle Intente a lavorare o a studiare; le pa ! lestre, le cucine, il forno, e dovunque. i o l o a . o i , e a r . e e e i i a i ri i e e bi o o rel vi o ri oieal n e oni o n . anche al lavori più faticosi, troviamo delle suore. Ci viene indicato uno stabile situato in un canto dell'orto, dietro la chiesa, e le cui finestre sono tutte chiuse nonostante la bella giornata di sole. In quel locale si trovano quattordici « Maddalene » che si sono votate alla clausura. La più anziana conta 80 anni e la più giovane 45. Esse furono un tempo fanciullette affidate al « Buon Pastore » ebbero la educazione materiale e morale delle lo smlartrrbIncvsrtsltgro compagne ma a differenza delle al- 1tre, giunte all'età di 21 anno, sentirono un sacro timore di uscire dall'Istituto, di rientrare nel mondo nel quale non vedevano che insidie e pericoli. Si fecero allora « Maddalene » dedicarono tutta la loro vita al lavoro e alla preghiera e si chiusero in quella casetta la cui soglia non avrebbero più varcata che morte. Da ventiquattro anni nessuna novizia si è aggiunta alle precedenti penitenti. I tempi sono mutati e le giovani comprendono che nella vita si può sperare il bene e lavorare alla salvezza dell'anima propria e dl quella dei peccatori anche senza vivere segregati dal mondo. • Le quattordici Maddalene che ancora esistono al «Buon Pastore» non comunicano con l'Istituto che ' a mezzo di una suora la quale porta loro i viveri e il lavoro. Da quel ritiro esse sentono le voci gioiose delle fanciullette che giuocano e si rincorrono nell'orto, voci che svegleranno in quelle creature votate alla preghiera, il ricordo della loro infanzia e sentono pure a volte le grida delle infelici dementi, ricoverate nella « Casa di Salute s, annessa al « Buon Pastore ». Non altra manifestazione di vita giunge a quelle donne che una rigida ma volontaria clausura separa dall'umanità. Le loro mani adusate a congiungersi nella preghiera eseguiscono pure preziosi ricami e pizzi; strani contrasti: sono le penitenti che non hanno voluto vivere nel mondo a confezionare magnifici corredi prr gio- pnanspbmisACaGmao! he a- le rio ed one vani spose. Infatti molte delle più ri-j nomate ditte di confezioni femminili della nostra città sono clienti assidue ! del « Buon Pastore » e i lavori vengono eseguiti sia dalle « Maddalene > che dalle giovani educande. Le vecchiette della Casa di salute Poiché abbiamo accennato ad una Casa di salute annessa all'Istituto, precisiamo che si tratta dl un edificio, assolutamente isolato, che sorge in un angolo del vasto appezzamento di terreno (10 ettari) e che accoglie solamente dementi tranquille. La maggior parte delle pensionanti sono affette da demenza senile, come ce ne dà esempio una povera vecchietta dl ben 93 anni, la quale suona da mattina alla sera sulla spinetta lo stesso disarmonico motivo. A chiunque le rivolge la parola essa, con un sorriso che ravviva il volto incartapecorito dagli anni, invariabilmente dice: — Ormai la mia educazione è completata, bisogna scrivere a papà che venga a prendermi e a portarmi via dal collegio! Povera vecchietta, essa si crede ritornata fanciulla e parla con un'ingenuità ammirabile del suo prossimo ingresso nella società. Non sembra ma la pazzia non sempre crea degli infelici! Mentre stiamo per lasciare l'Istituto le fanciulle a frotte invadono l'orto: è l'ora della ricreazione e ne approfittano. Esse non solamente godono di una grande libertà nell'interno della Casa, ma compiono assai spesso lunghe passeggiate fuori, sempre accompagnate dalle Suore. Quanti torinesi non immaginano che il «Buon Pastore» sia una specie dl prigione? Bisogna conoscerlo per convincersi come invece in questo Istituto sia bandita ogni forma di coercizione e come invece solamente l'amore e la pietà siano gli unici mezzi usati dalle Suore per far si che fanciullette nate in ambienti inquinati dal vizio, dimentichino il passato, rinascano a nuova Ivita e diventino oneste e probe lavoratrici, utili alla compagine sociale. U. P.

Luoghi citati: Aligere, Piemonte, Savoia, Torino