Grandi, presi gli ordini dal Duce, è partito per Londra

Grandi, presi gli ordini dal Duce, è partito per Londra Grandi, presi gli ordini dal Duce, è partito per Londra Un comunicato sui colloqui Tardieu-MacDonald : « la questione europea è insolubile senza la cooperàzione e l'accordo delle quattro Potenze » - li leale contributo italiano - Il Ministro degli Esteri degli Stati Uniti parte per Ginevra .. Roma, 4 notte. _ Stamane S.~ E. il Capo del Governo ha ricevuto il Ministro Grandi, con il quale ha conferito sulla imminente Conferenza a quattro che avrà luogo mercoledì prossimo a Londra e dove l'Italia sarà rappresentata dal nostro Ministro degli Esteri L treno 'on. Grandi è partito oqqi con il\« j„7;„ -i a „ „ t Iio delle 14 e sarà a Londra do- gio. Mercoledì mattina il Ministro Grandi sarà ricevuto dal Primo Ministro MacDonald e dal Segretario di Stato Sir John Simon. Insieme col Ministro degli Esteri, sono partili per Londra il senatore De Michelis, quale delegato italiano alla Commissione di studio per l'unione europea; l'on. Alberto Beneduce, quale delegato italiano alla Banca per i regolamenti internazionali; il Ministro Ciancarelli, Direttore degli affari economici al Ministero degli Èsteri; *U ■ comm. Anzilotti, Direttore del commercio estero al Ministero delle Corporazioni; il Ministro Buti e il Ministro Rocco, del Ministero degli Esteri; il comm. Ghigì, Capo di Gabinetto del Ministro degli Esteri, e alcuni funzionari del Ministero degli Esteri. La nostra azione Roma, 4 notte. La partenza del Ministro Grandi per Londra dopo aver conferito col Capo del Governo è un altro segno della sincera volontà di collaborazione che anima l'Italia nel tentativo di rimediare alla grave situazione dell'Europa danubiana. Non ripicchi, non astiosità, non vuoti orgogli, sono i contrassegni della politica estera fascista che con chiarezza di visione e di metodo mira alla sostanza dei problemi ei alla loro soluzione pratica; mai Roma ha fatto perdere del tempo, mai Roma ha creato delle difficoltà alle proposte dirette a migliorare la sorte dei popoli; Roma ha sempre preceduto, e spesso per bocca del Duce ha indicato con anticipo di mesi e di anni, quelle realtà che purtroppo, quando sono divenute evidenti, hanno talvolta perduto il dono prezioso della tempestività. Inviando un suo così autorevole rappresentante alla Conferenza a quattro, l'Italia ha voluto significare che essa considera chiuso il periodo di inutili polemiche e schermaglie che con risultati puramente negativi hanno turbato l'atmosfera dei giorni scorsi suscitando fantasmi che non possono risorgere per la toro contraddizione storica (tipo Veniente cordiale del 1904) o complicando delle questioni già di per sè tanto complesse. La nostra posizione fu definita limpidamente nel pronto « memorandum » di risposta all'iniziativa Tardieu; esso fa ancora oggi testo non solo per noi ma anche per gli altri se non vogliono andare incontro a delusioni e a un lavoro completamente a vuoto. La preminenza degli interessi italiani di ogni genere in quella zona con cui siamo a jimmediato contatto, anzi in un certo'senso ne siamo parte integrante, èlbalzata inconfondibile dal riconosci-!mento di amici e di estranei che spesso guardano alla politica italiana come a una politica avversaria. Nelle dichiarazioni ufficiali e nelle discussioni più o meno ufficiose che si sono seguite nelle ultime settimane la constatazione più notevole è quella venuta dai paesi della Piccola Intesa; essi sono, a ragione, preoccupati delle ripercussioni che i futuri negoziati e le problematiche soluzioni potranno avere sui loro scambi con l'Italia e con la Germania, principali mercati dei loro prodotti. Giustizia è stata fatta così, sul terreno economico, di ogni manovra rivolta alla costituzione di un'unità danubiana che fatalmente finirebbe per avere un solo aspetto, quello politico. A parer nostro, ilcampo è libero da duello che potevaessere l'equivoco nifi dannoso per unesame concreto della sistemazione di quel bacino. L'impostazione procedurale de!leconversazioni delle Conferenze ha il suo ordine logico: non una riunionepreliminare dei cinque Stati i quali si sarebbero lasciati prendere dalle loro rivalità politiche ed economiche, ma dei contatti, che ci auguriamo leali, fra i delegati delle quattro grandi Potenze europee. Queste soltanto possono assolvere una funzione moderatrice e a. un tempo capace di portare dei contributi sostanziali : l'Italia, Stato successore dell'Impero absburgico, con correnti commercia- \x} fortissime verso l'Oriente europeo; I la Germania, principale sbocco a set- , • „:„„„ j; ^;=r,r>. i tese del continente europeo suole in tervenire con una politica equilibra ,trice e che attualmente si risveglia nella sua insostituita virtù di regolatrice dei crediti mondiali. Riaffermata in una maniera tale da non ammettere dubbi la buona volontà dell'Italia di non tralasciare alcuno sforzo e di non negare alcuna solidarietà al raggiungimento di fini che si identificano con un miglioramento della crisi che attraversiamo, non dobbiamo però farci velo agli ostacoli, forse insormontabili, che stanno di fronte a queste direttive. .Innanzi tutto il.tempo. Il rapporto del Comitato finanziario della Società delle Nazioni, presieduto dall'on. Suvich, è un documento che mostra, senza sottintesi, la necessità di provvedimenti rapidissimi se si vogliono evitare le estreme conseguenze. L'Austria e l'Ungheria sono nell'impossibilità di soddisfare i loro impegni internazionali, anche quelli con diritto di precedenza, come i prestiti concessi sotto l'egida di Ginevra: le loro scorte di monete estere sono ridotte ai minimi termini. Anche in un periodo come l'attuale, in cui assistiamo ai più tremendi sconquassi finanziari, non si può pensare a cuor leggero alla dichiarazione di fallimento totale di quei due Stati; la moratoria forzata dei loro obblighi condurrebbe senza dubbio al caos delle loro monete, alla fine dei loro commerci internazionali °rià tanto ridotti; e una domanda si jpone incresciosa: il crollo, il marasma economico e finanziario si restringerebbe alle loro frontiere? Non dimentichiamo che il terremoto borsistico e monetario del luglio scorso, se pure le sue cause sono molto più profonde, ebbe origine occasionale dalle vicende del Kredit Anstalt di Vienna. Anche stavolta il fallimento della finanza austriaca e ungherese non potrebbe costituire la spinta finale sull'abisso di una posizione finanziaria ultra instabile quale è quella del Reich ? E con la Germania entrerebbero in ballo la finanza e la moneta di tutti i Paesi: da Berlino a Zurigo, ad Amsterdam, a Parigi, alla City, a Wall Street è tutta una catena di impegni i cui anelli non possono essere spezzati. E* questa una spada di Damocle che minaccia di cadere sull'Europa e sul mondo prima della fatale scadenza del 30 giugno, fine della moratoria Hoover. La Conferenza di Losanna si apri rebbe in un ambiente di eccitazione e i suoi compiti ne sarebbero allargati e aggravati a danno dei Paesi meglio forniti nelle loro borse. L'aspetto finanziario del problema danubiano, che si era voluto relegare all'ultimo paragrafo e condizionare alle premesse doganali ed economiche, riprende il sopravvento. E' ve- 'r°. e n01 siamo ì primi a riconoscer lio, che ì suggerimenti del Comitato ! societario sono di natura transitoria, che si tratta di somministrare del l'ossigeno a organismi moribondi: ma pretendere che le soluzioni di carattere più duraturo debbano essere approvate prima di sancire i prowe dimenti consigliati dagli esperti equivale a lasciar morire l'ammalato o gli ammalati, a far precipitare senza rimedio la situazione dell'Austria e dell'Ungheria. Occorre dunque subito concedere quegli aiuti che impediscano l'irreparabile. Se ci si ingolfa sul terreno delle preferenze, si entra in un ginepraio da' cui non si uscirà che con enorme sforzo o con la certezza di non aver nulla concluso. Per tale obiettivo immediato: l'apertura di I crediti, la procedura adottata dalla Società delle Nazioni, può agevolare i il cammino; la convocazione di una ;sessione straordinaria del Consiglio iche esamini il rapporto del Comitato è opportuna nel senso di restringere m compito a quelle che sono le deci-jsioni più urgenti. j Da tempo scriviamo che i mesi !contano, nel periodo presente, per degli anni; ma ora il ritmo si acce 'lera cou vivacità impressionante Non i mesi ma le settimane ed i giorni incalzano, maturando nuove situazioni, nuovi periceli. L'inversione degli aspetti del problema danubiano, che a prima vista può sembrare illogica, è resa necessaria dagli eventi che precipitano. L'anno che la moratoria Hoover | aveva lasciato aperto a tutte le pos- ;sibilila di accordo è passato nella | sua gran parte senza aver portato ad alcuna decisione; perciò ora sta per cominciare una delle fasi più in- tense e drammatiche della politica |internazionale. Tutti i nodi vengono al pettine; ma ve n'è uno che è al centro e che è stato rimandato affrontando altre questioni, quando bisognava tagliar quello prima di tutti: le riparazioni e i debiti. Si è iniziata la "Cnnferfwa HpI disarmo imiziata la Conferenza del disarmo | ma essa è stagnante nelle Commissioni ; si è gettata sul tappeto la questione danubiana ma le polemiche e le illusioni intrecciano la danza che se non macabra è per lo meno malinconica. Perchè questa iniziativa si incammini la condizione necessaria se non sufficiente è di chiudere la tragica contabilità della^uerra. _ Ormai non ci sono a disposizione che due o tre mesi. Bisogna riguadagnare il tempo perduto e la scadenza non potrà essere rinviata. Due Potenze hanno in mano le chiavi della soluzione totalitaria che si imporrebbe comunque nel disaccordo e nel caos generale: Stati Uniti e Francia. H Segretario di Stato americano Stimson ha compreso che da Washington non si può capire la situazione e si accinge a partire peril'Europa. Per Tardieu, sempre disposto a prendere il treno o il ferry-boat, non esiste l'handicap della distanza. A. S. _ il Mini- 'stro delle Finanze Flandin e gli esperti •del Dicastero degli Esteri e delle Fi- ',nanze. Questi ultimi, a vero dire, era-ino venuti a Londra per iniziarvi subito :la meticolosa preparazione della posi-ne della Francia in vista della Con- ^ferenza generale delle quattro Potenze :di msrcoledl prossimo. Sennonché le di-scussioni di « Downing Street » sono state spinte sul terreno tecnico, e gli Iesperti convocati alla residenza del Pri- ìmo Ministro hanno reso preziosi ser- vi a Tardieu e a Flandin. n sipario è dunque calato su questo brevissimo prologo del Convegno Inter- nazionale di mercoledì senza che agli«np+toJ-nrt sia. offerta, la nnssihilitó. sta-!I colloqui londinesi Londra, 4 notte. II colloquio anglo-francese è terminato oggi verso le 6 del pomeriggio e stanotte Tardieu è ripartito alla volta di Parigi lasciando a Londra spettatori sia offerta la possibilità, stasera, di intrawedere in queste battute di esordio la strada sulla quale verranno avviate le discussioni imminenti. Soddisfazione di prammatica Un breve comunicato annunzia stasera la felice conclusione di questo scambio di vedute tra MacDonald e Tardieu. I protagonisti se ne dichiarano pienamente soddisfatti; si parla alla residenza dei Ministri francesi di una soddisfacente chiarificazione di idee e di. posizioni; si accenna a coincidenze di vedute su alcune questioni, ma al di là delle frasi di prammatica, e del compiaciment'- obbligatorio, non si azzarda alcun presagio sull'esito delle discussioni vere e proprie. Negli ambienti francesi si intona, naturalmente, l'inno all'intesa cordiale, ma non vi si pone stasera quell'entusiasmo che caratterizzava le dichiarazioni fatte ieri notte da Tardieu ai giornalisti. Si è ritenuto necessario battere più che si può sul chiodo dell'in-tesa e del suo rafforzamento indisnen- sabile per il bene generale dell'Europa e del mondo; ma questa cordialissima intesa è appena riconoscibile nella sua veste tagliata di fresco, che le è stata prò o contro il Maresciallo Hinden iburg, tanto meglio per tutti! Tale è il valore che sembra dover messa addosso per richiamare su di sè l'attenzione del corpo elettorale francese. Non ha arie dimesse, ma non ne ha neanche baldanzose, e la veste sgargiante tagliatale dai sarti del Quai d'Orsay serve soltanto a dimostrare al mondo la parte che essa deve recitare in una campagna elettorale che promette di essere accanita. Al tempo stesso se la violenza del colore sarà tale da attrarre l'attenzione di un altro elettorato, quello che fra giorni, al di là del Reno, sarà chiamato a pronunziarsi in via definitiva si attribuire a questi rinnovati appelli alla cordiale intesa; in base al pochissimo che è dato conoscere delle conversazioni di oggi tra i Ministri d'In- ghilterra e di Francia. L'affermare, per giunta, che l'intesa di anteguerra è stata qui sottoposta, nel « Beauty parlor * di « Downing Street » ad un'operazione di ringiovanimento ben riuscita non sarebbe compatibile con le dichiarazioni fatte pur ieri da MacDonald, il quale, | nella forma netta che gli e consueta, ;na negato l'esistenza di un istituto di | bellezza e la presenza di chirurghi spe ciaI'zz,'^i- „ , ... Per Tardieu si doveva qui nngiova nife l'intesa mediante un accordo sul |™ShOT mezzojli salvar le Potenze danubiane da uno sfacelo economico e finanziario. Per MacDonald si doveva qui ristabilire una cooperazione sincera ed efficace fra tutte quante le Grandi Potenze per il salvataggio — non di una particolare plaga, arbitrariamente iscelta per es3er s0"0?03^ ad un trat" | tament0 di favore _ ma dell'intero ma continente europeo. Questo è il senso delle dichiaraziqni di MacDonald, che assumono un'importanza tutta speciale appunto perchè contrastano in modo così evidente con quelle fatte da Tardieu. L'intesa a due è insufficiente Per- il Presidente del Consiglio francese, Inghilterra e Francia sembrano possedere speciali e misteriosi talismani grazie ai quali possono rimettere in ordine le faccende europee. Per MacDonald, invece, talismani non ne esistono, e con tutta la miglior volontà immaginabile, Inghilterra e Francia da sole possono fare un bel nulla. « L'intenzione del Governo inglese di ottenere il massimo possibile di buona volontà e di cooperazione internazionale, per indirizzarle verso la soluzione dei problemi attuali — ha detto Mac Donald — è sincera e disinteressata. Un Paese solo non può risolverli; due Paesi non lo possono neanche ». La politica inglese, quindi, è una politica di cooperazione con chiunque aspiri alla pace e sia disposto a sostenere sino all'estremo limite delle sue possibilità gli sforzi in favore della pace. Niente accordi preliminari dietro le quinte, niente intese orali o scritte, e cosi pure nessuna presa definitiva di ' posizioni sui grandi problemi dell'ora, • basata sul principio di un accordo fra ', due sole Potenze, raggiunto all'msaiPuta 0 a danno delle altre, : « Le Potenze che saranno rappresentate alla Conferenza, di questa settima ^^XrX^^A^ : re alla sistemazione finale, qualunque 'essa abbia ad essere. Desideriamo un I accordo che sia consistente con gli in I teressi ed il benessere di ogni Nazione ì e questo, e nient'altro che questo, è il |fine che u Governo si propone, promuo ve"d° questa Conferenza ». - : La Profonda diversità nelle posponi ! assunte 10n da MacDonald e da Tardieu j?on f'uJ?e "fB1 ^ commentatori edi!tonali dei colloqui anglo-francesi, e il « Times » interpreta esattamente 1 opi- izione |da due Potenze. Il comunicato diramato 'stasera dice che nel colloquio di oggi | i Ministri d Inghilterra e di Francia si |sono principalmente occupati ideile I difficoltà economiche e finanziane che nione unanime di questo pubblico, ral legrandosi delle parole pronunziate dal Primo Ministro. a E' posto qui in chiaro — dice il giornale — il fatto che non aveva l'idea di elaborare uno schema anglofrancese da sottoporsi alla Conferenza perchè le altre due Potenze lo accettino o lo respingano. Si riconosce che tanto la Germania quanto l'Italia posseggono immensi interessi che devono essere considerevolmente compromessi dal sistema preferenziale suggerito, e si riconosce quindi che nessuno schema può riuscire senza il loro cordiale appoggio, e che la sola procedura praticabile consiste nell'assicurarsi — fin dall'inizio — la loro cooperazione ». La necessità della collaborazione Il tono conferito da MacDonald alle dichiarazioni ufficiali e ufficiose è adottato oggi per intero dai Ministri di Francia, e all'Hotel Hyde Park Tardieu ha, stasera, ripetuto che nessuna solupuò essere realizzata da una o confrontano gli Stati dell'Europa danubiana ». «I Ministri dei due Paesi — prosegue il comunicato — sono concordi nel riconoscere che i problemi da essi esaminati non possono esser risolti che sulla base di accordi generali a carattere internazionale, e per i quali è essenziale una larga e cordiale collaborazione delle quattro Potenze i cui rappresentanti dovranno radunarsi mercoledì. « A causa dell'imminenza di questa riunione, essi non hanno cercato di giungere ad alcuna conclusione, ma hanno tuttavia il convincimento che il confronto dei loro punti di vista e il loro scambio di spiegazioni sono di natura tale da agevolare i lavori conferenziali. I Governi d'Inghilterra e di Francia condividono la speranza che pojtranno essere rapidamente concertate ideile misure le quali, rispettando i le- -gittimi interessi dei terzi, renderanno possibile il riavvicinamento economico degli Stati danubiani e permetteranno di creare-condizioni atte al restauro dell'equilibrio e della stabilità di questa parte dell'Europa ». A Downing Street e ad Hyde Park Hotel, MacDonald e Tardieu hanno ricevuto i giornalisti e commentato il testo del comunicato, insistendo quasi esclusivamente sulla preoccupazione che ha costantemente guidato i protagonisti di questo convegno franco-inglese di non giungere a conclusioni definite, di riservarsi una completa libertà di azione, e persino di revisione dei punti di vista, per meglio adattarli a quelli delle altre Grandi Potenze. Tale preoccupazione è stata spinta, anzi, ad un punto tale che nessun accordo preliminare è stato raggiunto financo nella semplice questione del numero delle Potenze danubiane designate ad essere invitate a partecipare alle future trattative diplomatiche di Ginevra, o di altrove. E' stata sollevata, per esempio, la questione dell'inclusione della Bulgaria nel novero delle Potenze danubiane. Ma su questo, come su tutti gli altri punti, i Primi Ministri d'Inghilterra e di Francia hanno deciso di lasciar completa libertà di decisione -alla Conferenza di doman l'altro. Risulta in ogni caso dalle dichiarazioni fatte in serata da Mac Donald e da Tardieu che nel colloquio di stamane, e in quello del pomeriggio, non è stato soltanto discusso il problema danubiano, ma tutti quanti i problemi dell'ora, ed hanno fatto oggetto di scambi di vedute le questioni interessanti 1 due Paesi. Ne sarebbe rlsultalta una migliore comprensione dei punti di vista rispettivi, anche se una vera e propria armonizzazione di idee non si sia prodotta su tutte quante le questioni esaminate. Si sarebbe tuttavia riscontrata una identità di vedute sulla questione del metodo da adottarsi o da proporsi, onde condurre a rapida e soddisfacente conclusione i lavori della Conferenza di domani l'altro. Alcune questioni, rimaste in sospeso a causa della ristrettezza di tempo, sono state ancora una volta sfiorate fra MacDonald e Tardieu in serata, e alle 10 il Presidente del Consiglio francese si congedava dai suoi colleghi inglesi e prendeva alla stazione di Victoria il treno per Parigi. Si apprende poi che in serata Simon ha ricevuto al Foreign Office l'Ambasciatore di Polonia il quale, a nome del suo Governo, avrebbe chiesto che nel caso in cui un trattamento prefe- vtimdsmMvrivsdR. P. renziale fosse accordato alla Germania ! e all'Italia nel piano di riassetto danu-! Diano, identico trattamento venisse ; concesso agli scambi commerciali fra | ia Polonia e le Potenze bagnate dal NDanubio, li Stimson a Ginevra New York, 4 notte. La notizia dell'imminente partenza di Stimson per l'Europa è confermata da tra comunicato del Dipartimento di Stato. Precisando lo scopo del viaggio, il comunicato dice che « questo viaggio in Europa dell'uomo di Stato riguarderà solamente il lavoro della Delegazione e che Stimson andrà direttamente a Ginevra per una brevissima permanenza ». Il Segretario sarà accompagnato dalla signora, da Alien T. Klotz, il suo speciale coadiutore, dal cap. Reignier, il suo aiutante militare, e da Alien Dulles,, di Nuova York, consigliere legale della Delegazione. Norman Davis, membro della Delegazione america-1na, che recentemente è tornato negli'Stati Uniti, e i cui frequenti colloqui!col Presidente Hoover e con Stimson jsi dice abbiano contribuito alla de-icisione del Segretario di recarsi a Ginevra, viaggerà sullo stesso vapore. Il Dipartimento di Stato conferma inoltre che Stimson non intende ,di assumere la presidenza effettiva Ldella Delegazione, ma lascerà questo !compito a Ugo Gibson, ambasciatore La Bruxelles, che non intende pronun- Lciare discorsi alla sessione plenaria |della Conferenza; non intende discu-1 la .Conferenza, tere il problema dei debiti europei verso gli Stati Uniti, e non intende avere colloqui su questo argomento in Europa. Da ultimo, è stato dichiarato che il viaggio del Segretario non ha niente a che fare con la crisi dell'Estremo Oriente. Stimson rimarrà a Ginevra due o tre settimane, tanto quanto basta per discutere le questioni finanziarie e politiche che preoccupano gli uomini di Stato che parteciperanno ai-