Il papà degli Artigianelli

Il papà degli Artigianelli Il papà degli Artigianelli Ieri, nella chiesa di Santa Barbara, dove riposa la venerata salma del Servo di Dio teologo Leonardo Murialdo, il .canonico Vaudagnotti ha rievocata la flgura del fondatore degli Artigianelli e dei Giuseppini, e ricordate le sante opere, per le quali il l.o marzo del corrente anno la Santa Congregazione dei Riti ha approvato il processo apostolico, ciò che fa prevedere non più lontana la beatificazione di Don Murialdo. Questi sarebbe il primo Beato schiettamente torinese d> questi ultimi tempi, poiché il Beato Cottoicngo era nato a Bra, il Beato Don Bosco a Castelnuovo d'Asti e il Beato Cafasso a Chieri. Don Murialdo nacque cent'anni or sono da nobile famiglia torinese e fin da fanciullo rivelò le preziose doti che dovevano fare di lui un apostolo della gioventù. Trentaquattro anni durò la sua missione, che ebbe inizio alla « Generala j>, 'l'Ospizio correzionale dove erano ricoverati i fanciulli discoli; poi passò all'Oratorio dell'Angelo Custode, eretto da un santo sacerdote: D. G. Cocchi, sulla sponda sinistra del Po, località dove in luridi abituri si annidava una popolazione miserabile e individui pericolosi per la società. Don Murialdo catechizzando i ragazzi cresciuti in quell'atmosfera di vizio, cercava di salvare delle anime. Con questa preparazione egli giunse alla carica di direttore dell'Oratorio di San Luigi, di Don Bosco. Il più grande apostolo della gioventù aveva scordo nell'ancora imberbe giovanetto un prezioso collaboratore, poiché egli dava tutto se stesso alla grande missione: il denaro della sua borsa e i tesori della sua anima. Don Murialdo visse nella Congregazione Salesiana con Don Michele Rua, Don Albera e Don Giovanni Cagherò; i primi due, come si sa, furono poi chiamati a sostituire Don Bosco e l'ultimo diventò Cardinale. Anche Don Murialdo venerava il Maestro come un Santo, apprezzava al sommo l'opera alla quale i Salesiani si erano consacrati, eppure non si fece salesiano. Iddio non lo voleva soldato di una milizia giè costituita, ma capitano di ima nuova schiera. In Francia, nel Seminario di S. Filippo, egli completò la sua'formazione intellettuale e spirituale, ma il ricordo dei fanciulli che per otto anni aveva smCGcgimcqanècGlSbtztdMmbACcptateludvMevndRbche raccoglieva fanciulli orfani e abbandonati. Quando il 7 dicembre del 1866, festa dell'Immacolata, il nuovo Rettóre fu presentato ai centocinquanta giovani, alcuni provenienti da Case di correzione, altri inviati dalla Questura, molti orfani, nessuno avrebbe immaginato che da quel giorno il Col- tei 1. i-i ..+ ..1--. : 1 »nw*vtn Ai una .drisecociGI oI turaccolto sulle rive del Po, lo indusse.^a tornare a Torino. Qui egli sostituì e in qualità di Rettore il teologo Be-|trrizzi, nel Collegio degli Artigianelli, mtudl'e ratovlegio sarebbe stato il germe di una pianta vigorosa che avrebbe esteso i suoi rami da Torino a Venezia e Roma e dall'Italia al Erasile, all'Equatore e ad altre terre lontane. Alla Colonia agricola di Rivoli egli dedicò subito le sue cure e fu salutato un vero precursore dell'insegnamento agricolo in Italia. Egli aveva compreso che la terra deve essere amata e coltivata razionalmente per poter ottenerne tesori e che la campagna deve essere l'oggetto dei più grandi sacrifici, perchè essa sola può dar pane ai poveri. Fu un precursore perchè fin da quei tempi, il sacerdote — che puledra nato e vissuto in città — senti il pericolo dell'urbanesimo che crea degli illusi e degli spostati, e cercò di porvi riparo con una fervida ed efficace propaganda. Sotto la sua saggia amministrazione di nulla mai mancarono i ragazzi della Colonia di Rivoli, i giovani raccolti nell'Istituto di San Giuseppe, fondato alla Volvera, e gli operai e gli studenti riuniti in Torino. Di circa quattrocento fanciulli si componeva allora la « famiglia » del giovane prete e occorreva che egli fosse dotato di una eroica virtù per destreggiarsi in mezzo ad impegni di ogni genere, ai debiti che minacciavano di travolgere tutto l'edificio da lui costruito. Ma le amarezze erano il sale del suo pane quotidiano. Fra tante preoccupazioni Don Murialdo conservava un'imperturbabile serenità. Si sentiva padre per tutti quei suol ragazzi, e si affaticava a formare le loro menti, ad educarli in ogni campo: morale e sociale, stillando loro 'una netta conoscenza del bene e del male e della responsabilità che ognuno deve sentire per le proprie azioni. Egli prendeva insomma della materia informe, a volte ribelle, e la plasmava secondo i precetti della Religione. E possedeva un sistema pedagogico tutto suo proprio: Iddio gli aveva suggeriti i mezzi paterni per poter con efficacia parlare alla mente e al cuote del fanciulli. Fu. insomma, un vero riformatore anche nel campo dell'educazione. Egli aveva preso per massima: « Tacere e operare, lavorare modestamente nel silènzio, acciocché il Padre, che tutto vede, anche nelle ombre più dense, possa inviare adeguatamente ricompense ». Abbiamo già -detto come il pio sacerdote cercasse di avviare i fanciulli all'agricoltura, ma egli non trascurò, per questo di assecondare le singole inclinazioni, e alcuni poterono mercè sua seguire gli studi, ed altri invece darsi a quell'artigianato del quale don Murialdo sentiva tutta la bellezza e la forza. Egli non fu pero solamente « il papà degli Artigianelli » ma a lui si deve anche la fondazione di una nuova congregazione re'. ligiosa « la Pia Società di S. Giuseppe » fondata nel 1873. In tal modo provvedeva a creare « nei Padri Giuseppini i continuatori della sua opera e a loro legava in eredità le sue massime di umiltà e di carità e il suo motto preferito: « operare e tacere ». Nella commemorazione centenaria del teologo Don Murialdo, Autorità civili e religiose hanno portato un tributo di riconoscenza alla memoria del sacerdote che al grande amore portato a Dio univa il culto della Patria. Il 22 novembre del 1921, il Pontefice Benedetto XV firmava il decreto per l'introduzione della causa di beatificazione del buon « papà degli artigianelli » dell'Apostolo della gioventù. Da quel giorno si è iniziato il lavoro che dovrà portare alla Beatificazione del Pio Sacerdote a cui è attribuito più d'un miracolo. Ieri nella chiesa di S. Barbara, pre/ senti i ragazzi della Colonia agricola gli studenti e gli artigiani della Casa di corso Palestre, col Rettore P. F. Piagnetti, tutti insomma i fanciulli tanto cari al gran cuore del pio sacerdote, il canonico Vaudagnotti ha parlato con commosso accento del fondatore scomparso. E alla commemorazione erano pre senti le nipoti dell'estinto, parenti, patronesse, numerosi P.P. Giuseppini e suore, nonshè amici e benefattori del Pio Istituto. Dopo la fervida orazione di don Vaudagnotti è stata celebrata lina solenne funzione. tascngqntàlerBrfup«ddovsmauimgmtrivmdsgurusnbns«vlspmngstclpu«stm