Il problema danubiano nel quadro della situazione europea

Il problema danubiano nel quadro della situazione europea L A CONFERENZA DI LONDRA Il problema danubiano nel quadro della situazione europea I primi colloqui! tra Tardieu e MacDonald - La questione che bisogna affrontare: debiti e riparazioni La tesi italiana del colpo d i spugna appare come l'unica via di salvezza economica e politica dell'Europa Londra, 4 mattino. 1 Con l'arrivo di Tardieu avvenuto I ieri sera alle 17, si aprono praticamen-, te quelle discussioni sul tema delle ri-I .parazioni e del risanamento economico1 Idell'Europa che da gennaio dovettero|i r . . essere rinviate a giugno non per vo-| lontà inglese o italiana. Si farà qui 1 tino sforzo sincero di risolvere quello:che, chissà per quali misteriose ragio- ' n! diplomatiche, si è convenuto di bat- j tezzare il problema danubiano. Ma il ] i o i e ù a ¬ , i i a a u . i * tentativo, anche se condotto con la massima buona volontà, è destinato fatalmente ad un insuccesso o, nella migliore delle ipotesi, ad una di quelle pseudo-soluzioni i cui aspetti negativi gli esperti riescono sempre a mascherare sotto vesti di tecnicismo o dichiarazioni di buoni propositi. Di questo incominciano ad essere convinti quasi tutti gli specialisti inglesi di questioni diplomatiche. Un problema accessorio Un successo, o un semi-successo realizzato mediante l'eterno rimedio del rabberciamento dell' undicesima ora, apparirà, fino dalle prime battute conferenziali, inattuabile e sarà un gran bene per tutti, tanto per le grandi quanto per le piccole Potenze. Il fatto stesso di aver creato questo particolare problema danubiano mediante un artificioso taglio nella stoffa dei problemi nuovi dell'Europa di oggi, è la causa prima di quella complicata situazione che i rappresentanti delle quattro massime Potenze europee dovranno affrontare a Londra nelle loro discussioni di mercoledì venturo. Esiste infatti un problema danubiano a se stante, e risolvibile indipendentemente dai problemi più vasti e, al tempo stesso, di contorni più precisi? Sì, secondo Parigi, che a risolvere questo particolare problema mette una volontà della quale mal dette prova quando si trattò, da circa 13 anni in qua, di risolvere il ben più inquietante problema tedesco. Parigi vuole correre in soccorso delle Potenze danubiane all'orlo di uno sfacelo economico e finanziarlo che dà un po' le vertigini ai chiaroveggenti e ai lungimiranti, e ciò con un piano d'azione e di soccorso che tutti sanno non essere in grado di recare la menoma soluzione nell'angoscioso problema posto dalla crisi economica, perchè arbitrariamente limitato ad una particolare plaga europea che della crisi, a conti fatti, non è stata nè più nè meno gravemente colpita di quanto lo siano tutte quante le Nazioni. Il cosidetto problema danubiano, visto da Londra, ossia da un centro di quasi indifferenza e di serenità dovute non tanto a particolari meriti di statisti o a speciali tendenze di un popolo, quanto al semplice fatto umano ed economico che veri e propri Interessi britannici non si trovano vitalmente coinvolti nell'Europa centrale, appare un'appendice del più importante problema del risanamento generale dell'Europa; ossia del rifacimento, su nuove basi, dell'edifìcio economico continentale. H volere risolvere, come suggerisce o esige Parigi, il problema dell'avvenire delle Potenze danubiane demolendo le barriere doganali che le separano tra di loro per mantenere in tutta la loro solidità le altre barriere che isolano tra di loro le grandi Potenze, e tutte insieme le isola dalla unione doganale preferenziale delle Potenze bagnate dal Danubio, è impresa assurda. La ventata della crisi Esistono necessità di soccorsi urgenti, forse urgentissimi, impegni morali da risolvere con la massima sollecitudine, ed appelli disperati di aluti partiti da Vienna, da Budapest e da Sofia; ma non esìste uno speciale problema danubiano capace di essere risolto come se nel mondo vi fosse un centro di epidemia circondato da plaghe di risplendente prosperità. Sullo scacchiere europeo, per giunta, si giuocano dal 1919 in qua formidabili partite politiche il cui « à tout » è apparentemente il mantenimento della pace e in realtà la conquista di posizioni egemoniche sul continente. L'intero dopoguerra è stato cosi riempito dalla tensione franco-tedesca che ha impedito il disarmo, che ha minato — e pericolosamente — le fondamenta della pace che si stavano posando ed ha reso insostenibile l'intero edificio politico economico dell'Europa. La violenta ventata della crisi economica mondiale ha soffiato via le tende che servivano a nascondere imprese egemoniche ed al pubblico è stato of- ferto lo spettacolo di distruzioni più vaste ancora di quelle causate dalla grande guerra. Appelli di Roma, di Londra e di Washington al buon senso, alla generosità ed alla cooperazione, in .... . ,. . _ vista di un'opera comune di salvatag- gio hanno avuto immensa eco tra i popoli, ma sono rimasti sempre senza ri sposta. Crollava l'edificio finanziario te desco mentre le truppe bianche e nere di Francia bivaccano sul Reno e al di là del Reno. Crollavano più tardi edifici finanziari nell'Europa centrale; poi in Inghilterra, poi in America. Ma sulla cooperazione indispensabile Parigi poneva il suo veto. Si sarebbe detto che per la diplomazia francese il risanamento europeo sarebbe stato operato soltanto dalla totale rovina della Germania e da una tremenda guerra civile al di là del Reno. Nell'agosto scorso la situazione apparve allarmante. Ma l'Europa potè essere puntellata c rt la moratoria Hoover, accolta a d,.nti stretti dalla Francia. La situazione si ripresentava ancora più allarmante in gennaio, ma Parigi boicottava il convegno convocato da MacDonald. Nulla di cambiato da allora. Anzi, al novero delle Potenze sconvolte dal ciclone economico si è aggiunta l'America. Mentre Roma presentava piani concreti per la ricostruzione europea e, se non altro, per la comune protezione dell'Europa, e chiedeva di cancellare i tributi di guerra (e tali debbono essere considerati poiché le somme dovute per riparazioni vere e proprie sono state in massima parte versate), e la cancellazione della tragica contabilità della guerra tra le grandi Nazioni, Parigi si compiaceva nell'invitare il mordo a contemplare lo straordinario spettacolo di un Paese come la Francia con i forzieri stracarichi di oro. All'improvviso l'uragano si è abbattuto sulla terra privilegiata; e la diplomazia francese, decisa ad ignorare il problema tedesco che è la chiave di volta dei rapporti fra le Potenze industriali e agricole di Europa, conferiva dignità di problema fondamentale alle modalità dei soccorsi da fornirsi alle sole Potenze bagnate dal Danubio, esclusa la Bulgaria. Se vi era davvero un problema danubiano, esso oggi è riassorbito per intero nel problema europeo del quale uno degli aspetti essenziali è quello tedesco e l'altro è quello degli armamenti. Questa premessa è indispensabile per comprendere per quali motivi Londra continua ad insistere perchè nelle imminenti discussioni internazionali, e innanzitutto nei colloqui MacDonaldTardieu di domani, si esamini pure la questione danubiana ma la si inserisca nel problema generale europeo. Lo stosso Garvin faceva ieri nell'« Observer » una distinzione fra « Piano minimo » e <; Piano massimo », l'uno essendo quello suggerito da Tardieu e l'altro dalla Inghilterra e dall'Italia, ma principalmente da quest'ultima. Per Garvin l'unione doganale, comunque realizzata fra le Potenze del Danubio, è inattuabile. « Fortunatamente — dice egli — il plano minimo non sarà mai attuato. Se lo fosse, causerebbe una discordia cronica e finirebbe in una violenta esplosione ». Le due vie aperte Osserva inoltre con molta ragione Garvin, che è irrealizzabile un riavvicinamento entro un sistema economico unico fra Nazioni ultra-armate come la Cecoslovacchia, la Jugoslavia, la Romania, e Nazioni inermi come l'Austria e l'Ungheria: le prime, orgogliose di far parte del gruppo delle Potenze vincitrici; e le seconde, mortificate per essere poste in quello delle Potenze sconfitte. « Non si può avere — osserva Garvin — l'armonia economica con un'umiliazione politica. Cosicché nel sistema propugnato dalla Francia la discordia politica fra membri armati e membri disarmati, fra membri di rango superiore e membri di rango inferiore, sarà più accesa di quanto non sia mai stata e questa verità deve saltare agli occhi di tutti ». Se a Londra quindi si vorrà realmente ristabilire una normalità politica ed economica nell'Europa del centro, sarà giuocoforza abbandonare ogni progetto basato su questa associazione più o meno tenue o larvata di sconfitti e pseudo vincitori. Rimarranno aperte cosi due vie all'esplorazione di mercoledì venturo: l'ima di agevole attuazione mirando a recare l'indispensabile e urgente soccorso alle Nazioni danubia-ne maggiormente colpite dalla crisi, os- sia l'Austria e l'Ungheria, e rinviando I oil problema del riassetto di tutta l'Eu-1 cropa centro-meridionale alla Conferenza di giugno nella quale il vero problema fondamentale dovrà essere affrontato e risolto, ossia quello del riassetto economico e finanziario di tutta l'Europa, compresavi quindi anche quella danubiana; oppure si dovrà affrontare direttamente fin d'ora quest'ultimo problema per raggiungere la soluzione del suddetto problema danubiano attraverso la soluzione del problema europeo. Per una così vasta discussione e per tutta l'esplorazione che essa impone, il tempo forse manca; ma a MacDonald si attribuisce il proposito di avviare le discussioni su questo più vasto terreno niente altro che per ararlo e spianarlo, onde possa essere pronto quando le discussioni saranno riprese in giugno a Losanna. Nel frattempo, sarà possibile porre ripari anche solidi fra le Potenze danubiane mediante quello che Garvin definisce il piano massimo. « La sola speranza per la pace ge ncrale è la prosperità dell'Europa in connessione con la questione danubiana, egli dice, enunciata nel « plano massimo»; e con questa espressione intendiamo riferirci ad un sistema includente la Germania, la quale, alla stregua della Bulgaria, è una Potenza danubiana, e abbracciante la più grande Italia, ossia quella Potenza che ha la testa nell'Europa centrale e i piedi nel Mediterraneo ». Italia e Germania, elementi essenziali Prova ne è, secondo Garvin, il fatto che la prosperità di tutta quanta l'Europa del centro non ha mai fatto tanti progressi come quelli realizzati nel venti e più anni che precedettero la guerra mediante l'abbondante serie di Trattati commerciali negoziati dalla Germania e dall'Italia tra di loro e con le Potenze del Danubio. Da ciò Garvin conclude che soltanto 11 piano massimo che includa Germania e Italia nel sistema preferenziale, come lo erano d'altronde prima della guerra, può contribuire al salvataggio dell'Europa. Questa opinione, occorre dire, è largamente diffusa in Inghilterra, ma non si sa fino a quale punto sia quella di MacDonald e di Simon, il Primo Ministro, come dicevamo in principio, sembra piuttosto propendere verso un piano generale di sistemazione generale totale dei problemi europei comprendenti fra 1 molti capitoli anche quello dedicato al Danubio. In qualunque modo si taglino delle zone nella tela europea, in qualunque modo si isolino gli uni dagli altri artificiosamente problemi e sottoproblemi, la soluzione finale, che si ripresenta al termine di questi vani sforzi, è quella del colpo generale di spugna, propugnato dal Governo italiano. La importanza, quindi, dei colloqui fra MacDonald e Tardieu, apertisi oggi, non può essere minimizzata, poiché sarà posta sul tappeto, fin da ora, non la soluzione del problema danubiano, ma l'impostazione del problema europeo. Se Tardieu rifiuterà di affrontarlo nel suo insieme, la Conferenza delle Quattro grandi Potenze non potrà fare altro che prendere atto dell'Insuccesso e concludere alla svelta i suoi lavori, lasciando le cose allo stato in cui si trovano e lasciando libere, a tempo stesso, l'Inghilterra, l'Italia e la Germania di offrire i loro appoggi all'Austria e alla Ungheria e di prendere anche misure precauzionali, in vista degli incerti futuri sul Danubio. L'insuccesso della Conferenza a quattro sarà realizzato, con o senza previe intese fra Londra e Parigi, poiché le chiavi del Danubio sono anche e soprattutto a Roma e a Berlino. Parigi può avere in tasca le chiavi degli armamenti cecoslovacchi e jugoslavi; ma Roma e Berlino hanno le chiavi degli scambi commerciali e, quindi, del viveri. E' chiaro che se esistono possibilità di intese anglofrancesi, sulla base delle idee attribuite da questi giornali a Simon e a Tardieu, esse rimarranno ineffettive. Il generale Stead ha esposto ieri, con una crudezza quasi insolente, il punto di vista Simon-Tardieu in un articolo, nel quale l'identità di vedute fra i due Ministri non è contestata. Egli scrive: « Sotto una direzione anglo-francese, la Germania e l'Italia potrebbero prestare qualche aiuto. Da sole possono far poco o nulla, eccettuato creare intralci. Se Inghilterra e Francia non si mettono d'accordo, nessuno sarà in grado di aiutare chicchessia». Si deve essere grati a Stead di ave 're così chiaramente definita una delle | posizioni, perchè ciò permette, fin daj dpcsbdnsgistbrdcbvqppinscpdctdiapccnvvdsdvmsnPtszcctpsspnresddds—sDan ora, grazie alla ineluttabilità che essa coinvolge dell'insuccesso delle prossime j discussioni di fissare le responsabilità per gli eventi avvenire. I primi colloqui A questa tendenza si oppone, in ogni caso e recisamente, MacDonald. Ciò risulta, d'altronde, in modo inoppugnabile, dalla stessa piega assunta dalle discussioni iniziatesi oggi fra MacDonald e Tardieu. Si sono avute oggi escluslvamente delle prese di contatto generiche con i problemi dell'ora. Ma il colloquio di Downing Street, iniziatosi verso le 18, per quanto breve sia stato, ha dato al Primo Ministro la possibilità di avviare la, discussione sul terreno delle riparazioni, della situazione del Danubio, con puntate indirette anche al problema degli armamenti. Sembra d'altronde che Tardieu accolga favorevolmente una estensione dei colloqui per motivi di politica interna, ossia per rafforzare la posizione del proprio partito durante la battaglia elettorale imminente in Francia, mediante l'annunzio di un rafforzamento da lui conseguito nell'intesa cordiale anglo-francese. Per questi motivi non si debbono prevedere dissensi circa l'allargamento del programma di discussioni. Ma pochissimi sono qui coloro i quali si attendono una intesa completa fra Londra e Parigi. Tardieu in una dichiarazione fatta ieri sera, ha rivolto «un cordiale saluto al popolo britannico » e ha detto essere per lui « una grande gioia il riprendere col suo eminente amico MacDonald la collaborazione iniziata due anni or sono, in occasione della Conferenza navale ». Egli quindi prosegue: « I problemi sui quali dobbiamo conversare sono problemi europei. Esiste d'altronde una sola questione che non sia oggi europea o mondiale? Il dovere dei Governi è di adottare il punto di vista della solidarietà. La Francia, come l'Inghilterra, lo faranno senza sforzo. Perchè le due Potenze facciano ciò con successo, è bene che possano esaminare insieme i fini e i mezzi Per questo, ho accettato tanto volentieri t'invito che mi fu rivolto il mese scorso. Seuza parlare della loro preziosa amicizia, l'Inghilterra e la Francia sono legate da una responsabilità comune, responsabilità morale e politica, nata dai mezzi dei quali esse dis pongono e dalle aspirazioni identiche dei loro cittadini per un regime di pace, di lealtà e ai lavoro. Tale è lo spirito nel quale è stato deciso il nostro incontro. Sarà, ne sono certo, anche quello della riunione a quattro di mercoledì, come era ieri e come sarà domani lo spirito della nostra collaborazione a Ginevra e, più tardi, a Losanna. Volendo inglesi e francesi la stessa cosa, cioè condizioni normali di vita per tutti 1 popoli, dobbiamo riuscire in ciò che vogliamo. Abbiamo nel passato fatto gli uni e gii altri cose più difficili di questa ». Una dichiarazione di MacDonald Anche MacDonald ha fatto ai giornalisti delle dichiarazioni, meno gene-: riche però di quelle di Tardieu perchè entrano in merito agli argomenti che saranno trattati sia nel colloquio a ssdue come nella Conferenza a quattro. Egli ha dichiarato che la politica j del Governo britannico è una politica di cooperazione dappertutto ed il suo scopo è quello di aiutare l'Europa. « Non vi è alcun accordo precedente — egli ha affermato — nessuna proposta è stata redatta in precedenza. Le Potenze che saranno rappresentate alla Conferenza di questa settimana sono in egual maniera libere di contribuire ad un accordo finale. « Noi vogliamo, ha continuato MacDonald, un accordo che sia conforme all'interesse ed al benessere di ciascuna Nazione. Questo e questo soltanto è lo scopo di coloro tra di noi che condussero alla Conferenza. La Conferenza a quattro non sarà limitata alla situazione danubiana. I colloqui di lunedi tra Tardieu e me costituiranno lo studio della situazione europea relativamente a Losanna ed a Ginevra ed allia questione danubiana ». Le discussioni di ieri a Downing Street tra MacDonald e Tardieu sono durate circa un'ora e sono state riprese a sera tardi, subito dopo il banchetto offerto ai Ministri di Inghilterra e di Francia dall'Ambasciatore francese. Per la cronaca, va riferito che alla stazione di Victoria, Tardieu e Flandin sono stati ricevuti da MacDonald e da Simon. I Ministri di Francia hanno preso residenza a Hyde Park Hotel. Con i Ministri francesi sono giunti l'esperto Massigll e Coulondre, capo del Dipartimento delle Finanze al Quai d'Orsay. R. P.