La Grecia

La Grecia PANORAMI ECONOMICI La Grecia ATENE, marzo. | t „ ,.,,,,„,•„„ omnnmik dell'o-i r,W» 'SS ¥°Sn i del "fnva»a«i if f^to X la G?ecta fu s,tÌneftaPenel%^^ guerra, ^*«^t^d^^S^|2^r'a, quando si trattava di spartire, E" dimostrato ormai che le disgrafie della Grecia cominciarono quando volle esagerare, ma è un fatto che le facili conquiste furono già amaramente scontate. Dopo l'avventura di Smirne, della quale, forse, non ebbe tutta la colpa, la Grecia, di fronte alla dura realtà, si impose una politica di raccoglimento, anche perchè, dopo aver perduta la riva asiatica dell'Egeo, altre rive restavano da difendere, frutti delle campagne precedenti, altrettanto fortunate, anche se erano costate di più. La situazione economica è in funzione di tutto questo passato, degli errori e delle imprevidenze, degli sforzi utili e delle imprese disgraziate. Si tratta per la Grecia di provvedere, o di affrontare il fallimento, si tratta di mantenere la dura strada dei sacrifici o improvvisare delle risoluzioni le cui conseguenze potrebbero essere peggiori del male. Ma soprattutto si tratta di sapere che co3a faranno i creditori di fuori, in quanto ai creditori di dentro Venizelos ha già parlato chiaro, potendolo fare come capo del Governo. E' stata questa la ragione del recente viaggio del Presidente del Consiglio greco a Roma, Parigi e Londra. Intorno al motivo preciso di questo viaggio se n'è parlato poco, forse perchè si conoscevano gli scopi, ma non si potevano prevedere i risultati. Tali risultati non sono stati chiariti neppure in un lungo discorso tenuto da Venizelos alla Camera la settimana scorsa, avendo le Nazioni interessate preso tempo a rispondere, dopo i rapporti dei loro esperti. Si conosce invece ora la situazione precisa della Grecia, e, meglio, il programma col auale il Governo intende affrontare la situazione. Venizelos ha infatti, in un discorso vasto di proporzioni, ma scevro di qualsiasi accenno polemico o contrasto politico, data l'ora difficile che attraversa la Grecia, posto i termini della situazione. Rifacciamoci alle sue parole. L'economia greca, per un complesso di circostanze facili a capire, perchè si tratta di relazioni note negli elementi e nella portata, è legata alla sterlina. L'abbandono del la base oro in Inghilterra ha avuto in Grecia gravi conseguenze dal punto di vista pratico e dal punto di vista morale. Si sa l'imoortanza enorme del fattore morale in queste faccende. Per qualche tempo la Grecia è vis suta nell'ansia, per gli uni, e nel tormento, per gli altri, di dover abbandonare la base oro della dramma. In verità non si capisce come si sia mantenuta fino ad oggi, anche tenendo conto dei provvedimenti di eccezione decretati dal Governo, si' mili del resto a quelli presi dovun que. Certo si è che la dramma ha oggi due quotazioni: ufficiale e commerciale. E' questo il principio del crollo. Si tratta di affrontare la situazione, operando in modo di mantenere il pareggio del bilancio, e compensare la eccedenza passiva del bilancio commerciale (la Grecia per necessità assoluta, importa il doppio di ciò che esporta) falcidiando i pagamenti all' estero. La prima partita che si offre è quella del pagamento dei debiti, o almeno il loro ammortamento, poi il saldo del debito commerciale, cioè privato. Questi sono i lati deboli della stabilizzazione. Vediamo qualche dato. Il solo deficit del bilancio — ha detto Venizelos — può rovesciare la situazione per la sua conseguenza principale: la mancanza di fiducia. Mentre per i pagamenti all'estero si può provvedere con un giro di capitali, all'interno bisogna ridurre le spese. Ridurre le spese vuol dire troncare il programma dei lavori produttivi, che si sono iniziati proprio per alleggerire il passivo della bilancia commerciale. Giro vizioso, sembra, ma necessario. Si tratta infatti di aumentare la produzione agricola, cioè la base dell'alimentazione della Grecia, oggi dipendente per oltre la metà dall'estero. Coi lavori in corso, un ispettore del Ministero dell'Agricoltura ha calcolato che si potrà provvedere almeno ad un terzo di importazioni in meno, su un deficit calcolato per gli ultimi quattro anni a circa cinque milioni di sterline. Ma per arrivare alla fine dei lavori, i quali hanno inoltre il fine sociale di sistemare i 200.000 circa profughi dell'Asia minore che non hanno trovato altra occupazione, occorrono ancora 26 milioni di dollari. Fatte le onere di bonifica, occorreranno poi 24 milioni per la sistemazione agraria. Non è certo che il greco possa diventare un buon contadino, ma è certo che il greco non lo è mai state perchè non aveva terra. Por giudicare del rendimento d;lle opere, e del loro sviluppo, Venizelos si è rivolto direttamente a Mussolini, il (inalo ha inviato — ed abbiamo fatto il viario assieme o pdG2hmpdstncuotuchtatiinnmzfabtanlmtumdsvplidmpcrcbItsqmssGdfseippènpmpttptacvectsvrdcldvsrqrGil senatore Pnunp'òlinì come esperto di fiducia non solo nostro, ma dei finanziatori. Dopo aver provveduto a queste oper». la maggior parte nella zonagiese — che è sempre stato il ria-Turale finanziatore della Grecia ^praticamente chiuse, Venizelos si èrivolto alla Banca Internazionale dei Pagamenti attraverso i Governi di Roma, Parigi e Londra, per ottenere un prestito di due milioni e mezzo di sterline oro. Ma non è solo questo che ha domandato il capo del Governo greco. a Grecìa- "on è in caso, per mante"ere la sua bilancia dei pagamenti, s,terlln.e all'anno di ammortamenti 2^^^^ - SJfèjgfc e n o a o a d o cartai che si dovrebbero, pagando pero gli interessi del debito, ritardare per cinque anni. Bisogna infatti pensare che la Grecia ha importato nel 1931 per 24 milioni di lire sterline-oro, che ha dovuto pagare, in confronto a meno della metà delle sue entrate per l'esportazione. Bisogna — ha detto il Presidente — ridurre questa cifra a 17 milioni. Si prepara naturalmente una lista di merci di cui sarà vietata l'importazione, oono questi provvedimenti ai quali tutte le Nazioni sono preparate, ma che evidentemente servono a buttar fuori del binario anche gli ultimi carri non deviati dell'economia internazionale. La Grecia inoltre non concederà più a nessuno Ca meno di speciali trattative e condizioni) la clausola della nazione più favorita. Venizelos ha aggiunto subito che — naturalmente — i risultati di queste direttive non potranno essere tanto facilmente controllabili come il semplice provvedimento di chiudere le frontiere a tutta una serie di prodotti. *** Col prestito di due milioni e mezzo, col ritardato ammortamento di 1,250 milioni, con la riduzione di sette milioni delle importazioni, dovrebbe rimanere una eccedenza nei pagamenti di circa 5 milioni di sterline in confronto al deficit attuale di 5,5 milioni. Venizelos, prudentemente, non crede a questo risultato perchè se le importazioni si riducono per legge, le esportazioni si riducono di necessità. Ma si riducono anche le importazioni invisibili: noli e rimesse degli emigranti. Il che vuol dire essere ogni risultato problematico. Un aspetto dei pagamenti all'estero è ancora più interessante ed è quello dei debiti commerciali. Oramai dopo l'Austria e l'Ungheria noi siamo abituati a provvedimenti restrittivi, e non fa meraviglia che la Grecia pensi a far riassumere questi debiti della Banca d'emissione per farli pagare a tranch.es, e dopo essere venuta in possesso di valuta estera. In questo senso si è espresso il Presidente del Consiglio. Per quanto la strada che si è prefìssa Venizelos non sia nuova, per quanto le idee sieno chiare, non è detto però che una politica del genere non possa presentare delle sorprese, per una Nazione sostanaiaimente povera come la Grecia. Basta pensare che solamente il 22 per cento del territorio è malamente coltivato, e che metà flotta è inattiva per la riduzione del commercio internazionale che la Grecia si propone a sua volta di ridurre. Ecco perchè il Capo del Governo greco invoca la concordia di tutti i partiti, e nella sua accorata esposizione ha chiaramente dichiarato che se i par titi non si unissero, a lui non re sterebbe che andarsene. E' certo che per questa nazione valgono, oltre le condizioni mate riaii, assolutamente gravi, delle con dizioni morali, che Venizelos — anche in questo abile — ha fatto valere nella sua esposizione, avvertendo che le sue intenzioni non andavano al di là di un confronto puro e semplice: il confronto con la Bulgaria. Si tratta di uno Stato balcanico quasi in analoghe condizioni di territorio, di popolazione, e di ricchezza. Alla vigilia della guerra balcanica la Bulgaria pagava annualmente per il suo debito pubblico 1.480.000 lire sterline. Nello stesso tempo la Grecia pagava 1.380.000 lire sterline. Vennero le guerre balcaniche e la Grecia uscì vincitrice. Anche la grande guerra — all'infuori della campagna anatolica — diede alla Grecia la vittoria, oer quanto abbia subito invasioni e distruzione di territorio, mentre questo non accadde alla Bulgaria. I danni del territorio greco furono valutati a 460 milioni di sterline. Oggi la Bulgaria — vinta — paga 1.780.000 sterline all'anno per il debito pubblico, cioè 300 mila sterline in più di prima della guerra, mentre la Grecia vincitrice paga ti.160.000, ridotte a sterline-oro 5.140.000. E' inutile continuare il paragone per avere il dettaglio dei debiti di prima della guerra e di dopo-guerra. Basta concludere che la Bulgaria paga circa un terzo di ciò che paga la Grecia per .il suo debito di guerra e di dopo-guerra. E' da aggiungere — altro fatto morale — che parte del debito di guer ra fu rimesso alla Bulgaria. pLmltscBGszrBStVBFFrglSMAsbCosì si presenta la situazione economica in Grecia ner ciò che ha riguardo ai rapporti internazionaliSituazione semplice nelle cifre, grave nei riflessi che le cifre assumono quando diventano l'espressione della vita di un popolo. Nel momento nel quale si pensa alle Nazioni danubiane, ecco farsavanti la Grecia a denunciare le sue condizioni. Le difficoltà si allargano, il disastro minaccia. Si rompe la solidarietà economica per un verso (alterazione di tutti i rapporti commerciali internazionali), e bisogna rial o tacciare una solidarietà più vastai e ner un altro, di fronte all'abisso che invoca l'abisso Vien fatto di domandarsi come sa,u.scìrà tla nuesta si riandarsi come situazione se non- Grecia batte alle porte ^dell'Europ^J^t^^M^aa^ ^è>1 C0ine &d \V.V„"J.? •',ri3d- e' Ai.FRRimi 01A»r ALFREDO GIARRÀTANA.

Persone citate: Mussolini