Italia Francia e Germania invitate a Londra per una Conferenza da tenersi ai primi di aprile

Italia Francia e Germania invitate a Londra per una Conferenza da tenersi ai primi di aprile I disagi economici dei piccoli e dei grandi Stati Italia Francia e Germania invitate a Londra per una Conferenza da tenersi ai primi di aprile Roma, 26 notte. (A. S.) — Il problema danubiano, come è stato sollevato dall'iniziativa di Tardieu, si dibatte ancora nelle difficoltà di ordine procedurale. Questo è un punto che bisogna tener fermo, per evitare Terrore di cadere in miracolismi fuori posto. La discussione che è seguita nelle ultime tre settimane, con le polemiche di stampa e con le dichiarazioni ufficiali, ha servito però a delineare, o meglio ad adombrare, gli interessi particolari e generali, i quali dovrebbero essere oggetto di decisioni concrete. Sullo sfondo vi è la tremenda crisi di Paesi che sono in preda a fallimenti finanziari e ad una instabilità produttiva economica. La mossa del Presidente del Consiglio francese ha portato sul tappeto diplomatico una questione viva, attuale, perchè i suoi riflessi sono evidenti; ma vi è la pronta risposta del Governo italiano, con le sue osservazioni pratiche, con i suoi suggerimenti ispirati al buon senso e alla realtà della situazione politica ed economica, che ha dato l'orientamento a correnti di interessi e di sentimenti che, salvo il fine ultimo e concorde di una ripresa produttiva nel bacino danubiano, erano agitate in maniera confusa e spesso contraddittoria. Non è ancora il caso di tirare le somme, perchè il processo chiarificatore non è nemméno terminato per quello che riguarda una impostazione tecnica di negoziati e di conferenze ; qualche idea incontestabile è tuttavia ormai acquisita, come quella che una collaborazione economica interdanubiana è assurda e dannosa ove non sia prevista e sviluppata a stretti contatti con le due più grandi Potenze confinanti direttamente con quegli Stati, cioè l'Italia e la Germania. Ammettiamo pure che nel discorso di Benes vi erano degli obiettivi a tiro indiretto, per allargare la sua scacchiera di giuoco e per scaricare eventualmente su altri le proprie responsabilità, ma il riconoscimento aperto dei fattori italiano e tedesco è il fatto nuovo che indica un certo mutamento di atmosfera. Molti atteggiamenti sono tropiio sfuggevoli per portare a delle definizioni complete delle diverse ambizioni; gli stessi problemi economici, anche a volerli sfrondare dei loro contorni politici, sono troppo complicati perchè possano esistere delle direttive che non contengano gli elementi negativi; è naturale perciò che, nelle inevitabili probabilità di incertezze, vi fosse una polarizzazione intorno all'unico suggerimento del « memorandum » francese che si prestasse ad essere considerato come un avviamento pratico del lavoro da compiere: i cinque cosiddetti Stati danubiani dovranno discutere e trattare da soli, oppure insieme con i rappresentanti delle quattro grandi Potenze? E' noto come l'Italia abbia decisamente affermato il suo diritto di partecipare ai negoziati come Stato successore dell'ex-Impero absburgico; ma da qualsiasi lato si esaminino le probabilità di una riunione, il compito delle grandi Potenze eu ropee è preminente. Il Governo bri-tannico, pur con la sua abituale nru- denza pur con la preoccupazione co- stinte' di non urtare di fronte la I rti^o Ai Pnrio-i qmpulpndn hiH»'politica al .rTf_;.: ,, tuu° le indiscrezioni interessate sulla sua linea di condotta, mira anch'esso a far prevalere una simile concezione, che è quella più logica e più pratica; in un certo senso vuol porre termine a divergenze infeconde sulla questione lanciando l'invito per una Conferenza a Londra in aprile. Vedremo come le conversazioni matureranno nelle prossime settimane e un loro collegamento col problema delle riparazioni è tutt'altro che da scartarsi; nurtroppo. matu I™ n?! f>'attfmp° .Un? siluazione eco-inornica e finanziaria che peggiora ^ giorno in giorno. L'invito di MacDonald Londra, 26 notte. I corrispondenti parigini dei giornali londinesi hanno raccolta la voce, corsa fin dall'altro ieri negli ambienti politici di Parigi, circa un prossimo incontro tra Tardieu e MacDonald. L'iniziativa del colloquio sembra in ogni caso essere partita dalla capitale francese, tanto è vero che questi corrispondenti dichiaravano ancora indecisi il luogo e la data dell'incontro, ma non escludevano la possibilità che esso avvenisse a Londra. Ieri notte, poi, ufficialmente il Foreign Office annunziava che l'incontro era stato deciso, e si sarebbe svolto durante il mese di aprile. Da questi dati era lecito concludere che MacDonald aveva accolto favorevolmente la proposta di un colloquio a quattr'occhi col Governo francese, ma, a causa della situazione interna e specialmente delle difficoltà irlandesi, preferiva che 11 colloquio avvenisse su questa sponda della Manica piuttosto che sull'altra. Scambi di vedute della massima importanza — attorno ai quali nulla si rivela —. debbono essere avvenuti da ieri in qua, poiché stasera un comunicato ufficiale annunzia un radicale mutamento di posizione e una decisione la cui importanza, tenuto conto di tutte le polemiche della scorsa settimana, non può essere menomata. II Governo britannico — dice il co municato — lui invitato i Governi d'Italia, di Francia, e di Germania a'partecipare a una Conferenza da tenersi a Londra agli inizi del mese di aprile per la disamina del problema del riassetto economico danubiano. La contromossa inglese assume tutto il suo valore quando si tenga presente il fatto che il Governo di Londra non invita Italia e Germania a prendere parte al Convegno anglofrancese, ma trasmette contemporaneamente alle tre Grandi Potenze continentali degli inviti che tengono si conto del desiderio di Tardieu, nel senso che riconoscono l'urgente necessità di un colloquio, ma al tempo stesso sotto l'aspetto fondamentale lo igno rano in quanto trasformano non solo un Convegno a due in un Convegno a quattro, ma costituiscono — pur non dicendolo — un tentativo abile di messa in atto della tesi britannica nei riguardi del problema danubiano, Come è noto, Londra non ha ultima mente preso una netta posizione dì!fronte al problema, o meglio non hajvoluto forse scoprire le carte del suo igioco pretestando l'impossibilità dilassumere impegni e rinunciare a po-lsizioni vantaggiose, ottenute median- te accordi commerciali senza previa-1 mente consultarsi coi Dominions. Quel-ìla di procrastinare la decisione colipretesto dei consulti col Dominions è!una vecchia tattica inglese che quasi-sempre ha portato ottimi risultati, se non altro quello di incuneare nelle passioni dell'ora, che avrebbero falsato la soluzione dei problemi, l'elemento della detente causata dall'imperiosa necessità di attendere e di indugiare. I precedenti della decisione Spesso cosi è accaduto che quando i Dominions consultati da Londra si sono decisi a comunicare il loro parere o a definire la loro posizione, il problema aveva perso la sua urgenza, o assunto una nuova impostazione. I Gl'indugi britannici, quindi, non si può dire che siano sempre tornati a svan- !taggio dell'Europa. Nel caso presente '.la politica finanziaria ed economica dell'Inghilterra è mantenuta delibera-!tamente in uno stato di fluidità, poi- chè Londra vuol recarsi alla Conferen-I za di Ottawa con mano libera, e rao-Ichiudente per giunta qualche cosa di'1 concreto da offrire in cambio di mol-j te cose che desidera ottenere, che le vennero rifiutate in forma piuttosto! brusca nell'ultima Conferenza impe-1 ^' di Londra- Le decisioni della Conferenza di Ottawa guideranno la politica britannica nel campo dell'eco- nomia e delle relazioni estere per mol- [ ti anni avvenire, e ciò naturalmente nel caso in cui la politica conservatri- ce di rinsaldamento dei legami impe-1 rial!, ottenuto mediante un rallenta-' mento del legami col continente euro- I Donald forse non sistere I vatore, grazie alla sua maggioranza ! assoluta in Parlamento, ha modo di,esercitare pressioni alle quali Mac- ^ara in -rado di re- 'La tesi quindi del Governo inglese a e w^ttSSSfltro-meridionale era sin qui enunciata in forma negativa. La necessità del riassetto era riconosciuta, l'urgente necessità di soccorsi finanziari ammessa senza discussioni, ma sulle azioni da intraprendersi Londra dichiarava non essere in grado di pronunciarsi se non a Conferenza di Ottawa terminata. Poi avvennero gli scambi di vedute tra Londra e Parigi, poi un incontestabile, e d'altronde previsto, ravvicinamento tra l'Inghilterra e la Francia, un completo mutamento di linguaggio ufficiale francese verso l'Inghilterra, dimostrante possibilità di quelle intese tra la Francia repubblicana e l'Inghilterra conservatrice che non poterono realizzarsi tra la prima e l'Inghilterra semllaburista; e infine si produsse una nuova chiarificazione dell'atteggiamento inglese. Simon si dichiarava incantato dei suoi colloquii con Tardieu, più convinto che mai dell'urgenza di un'azione comune in soccorso delle Potenze denubiane; ma nuova tesi della soluzione in due stadi.. Le quattro Grandi Potenze, compresa quindi la Germania, dovevano, secondo Londra, met tersi innanzi tutto d'accordo tra di loro attorno a un progetto di soluzione, per poi consegnarlo alle Potenze interessate perchè o lo approvassero, o proponessero emendamenti. Il piane di azione dell'Inghilterra quindi coinvolgeva : 1) il pieno riconoscimento dei diritti dell'Italia e della Germania a discutere sulla questione del riassetto economico danubiano; 2) 11 non riconoscimento dell'egemonia degli interessi francesi sul Danubio; 3) l'obbligo delle quattro Potenze di intervenire, su piede di eguaglianza, in soccorso delle Potenze danubiane, e di adempiere la difficile parte di Grandi Potenze assumendo la responsabilità di un progetto di soluzione. Era eoa postulata l'eguaglianza di interessi e ls eguaglianza di doveri. Il binomio franco-britannico superato Tardieu ha evidentemente cercato di sormontare lo scoglio del postulato inglese cercando di limitarlo al binomio franco-britannico. Ha preparato il ter- !reno con indiscutibile abilità, seppure jcon Poco tatto, rivolgendo in pubblico idiscorsi lusinghieri, appelli alla coopelazione britannica, e poi esprimendo h lvrv'° desiderio di un abboccamento con MacDonald. Quando si pensi ai patemi 1 d'animo degli statisti francesi ogni qual ìvoltà il Primo Ministro inglese espresse i11 desiderio di abboccarsi nella solitudi!ne di Chequers coi colleghi francesi, si -deve riconoscere che un solido cambia- I economico danubiano, rimarrà dal Con veglio affermato chiaramente il princi !pi° che la soluzione del problema stesso '.deve essere ottenuta non mediante trat tative tra le sole Potenze danubiane, !senza interventi aperti di terzi, oppure con interventi nascosti di essi, ma meI diante una netta presa di posizione delIle Potenze responsabili del riassetto da- mento è intervenuto a Parigi. Ma a .giudicare dalle informazioni trasmesse stamane dai corrispondenti parigini dei giornali inglesi non sembra che in Francia si prevedesse una estensione dei colloqui auspicati da Tardieu. Essa è ora avvenuta con gli inviti trasmessi ai Governi di Roma, di Parigi e di Berlino, e siccome alcuni presagiscono che non si prenderanno a Londra decisioni definitive, ma si espio reranno — grosso modo — alcune vie conducenti alla£0}*™on^A^problema'nubiano, se non altro a causa dei do jverl imposti loro dal fatto di essere le quattro massime Potenze europee. ! Londra, comunque, si rallegra della1 cordialità ufficiale francese, ne prende atto con vivo compiacimento, ma con l'invito al Convegno rivolto alle tre Grandi Potenze continentali sembra di- [ mostrare che le sue proprie cordialità sono, o dovrebbero essere, equamente ripartite fra Parici, Roma e Berlino. 1 t ,. . t j uv. , . ' I colloqui di Londra dovrebbero mi **** * P™^1.? P^Jcn,u,nare_Prt.— * i»a - r— - :-annunciate, e di servirsi della validi ! coopcrazione di Chamberlain e di Si,m0"'£ome u 1Ce\a^ 16r- Vi i??Ita ^P™^*1;1.^ li?1 • " " '■'' Wm" mcn.iUi quanto si parlerà di ripa-'razioni e di debiti di guerra. R. P. fl« La Germania non pagherà » Berlino, 26 notte. Le nuove dichiarazioni di Tardieu ono riprodotte senza commenti veri e propri da quasi tutti i giornali. Solamente qualche foglio nazionalista se ne occupa diffusamente per osservare, in sostanza, che veramente è ora e tempo di prendere atto della vera situazione e di ricordare che ogni illusione è vana. Tra i piani francesi e i vitali bisogni della Germania corre un abisso, e qualsiasi tentativo di superarlo è destinato a fallire. Il fatto che di là dal Reno ci si dichiari disposti a uniformare i Trattati volontariamente firmati alle condizioni odierne non giustifica alcuna speranza. E' evidente che Tardieu è pronto a rinunciare generosamente a quella parte di tributi che risulta assolutamente irrealizzabile, in cambio di altre concessioni politiche da parte del Reich. Anche in alcuni ambienti molto vicini alla Wilhelmstrasse si nota un diffuso e mal celato pessimismo, che tuttavia non è accompagnato dalla consueta depressione. Si ha anzi l'impressione che, mentre ci si rassegna in certo qua! modo al pensiero di rinunciare a gettare un ennesimo ponte sopra quell'abisso, convinti che a un accordo equo non si giungerà mai, si spera egualmente in una via di uscita. Del resto lo stesso Briining fu abbastanza esplicito; la Germania non è più in grado di pagare e quindi non pagherà, nè oggi nè domani. Che il punto di vista tedesco non solo non sia mutato ma, al contrario, si sia irrigidito, lo ha dichiarato una eminente personalità del inondo finanziario americano, e precisamente in un rapporto» letto ieri alla seduta conclusiva della Camera di Commercio internazionale. Il relatore, Silas Strawn, presidente della Camera di Commer ciò americana ha affermato e dimostrato questo: che la Germania, spirata la moratoria Hoover, non potrà più pagare nulla, nè gli impegni condizionati, nè quelli incondizionati. I giornali berlinesi riproducono le dichiarafzioni del finanziere americano e le fan no seguire da un'osservazione avuta « da fonte competente » : la situazione non è affatto cambiata. Tutto il discorso tenuto al Reichstag dal Capo de! Governo il 25 febbraio è, per cosi dire, di attualità permanente. Insomma, alia fine della moratoria Hoover la Germania, in nessuna forma e in nessuna misura, sarà capace di far di bel nuovo funzionare la pompa dei tributi. L'invito diramato oggi dal Governo britannico ai Governi di Roma, Parigi e Berlino per una Conferenza interna- Rionale sul problema danubiano, Con " """'' ' " ferenza che dovrà svolgersi a Londra, è accolto con soddisfazione e non ci si nasconde che il convegno potrà essere utile anche per il problema delle riparazioni. Fino a questo momento 1'invSto segnalato da Londra non è ancora giunto alla Wilhelmstrasse. Risulta che esso sarà senz'altro accettato, e che lo stesso Cancelliere inter verrà personalmente alla progettata Conferenza internazionale Dichiarazioni di Karolyi Budapest, 26 notte. Il Presidente del Consiglio, conte Karolyi, in una intervista concessa al- rAgenzia ufficiosa ungherese, ha di |chiarate che le condizioni dell'Ungheria potranno migliorare solo quando sarà migliorata la situazione eujppea Nessun Paese può oggi vincere le difficoltà esistenti con le. sole proprie forze. Circa la possibilità di realizzazione rapida del piano Tardieu, è difficile fare profezie; bisogna però ricordare che l'intera Europa si trova attualmente in una fase di evoluzione. Come è noto, probavbilmente si riu ^rà a Belgrado "una Conferenza uffì- Uosa dei rappresentanti dell'Unghe-'ria, della Jugoslavia e della Romania, per formare un fronte, diremo cosi, per il miglior sfruttamento dei cereali. Karolyi ha dichiarato che l'Ungheria interverrà al Convegno con molto pia- I cere. Per quanto riguarda però lo smercio all'estero dei prodotti agrari ungheresi, il Presidente del Consiglio è del parere che per i cereali le diffi ! ,, ... , . ;ver£^~Uz^ , ., „ cienti di valute straniere, il Presidente I - ncrc Sn Patria- Karolyi ha escluso ^Jdel Consiglio ha dette che gli unghe-^resi quest anno faranno bene a rima-l,SOmtamente l'intenzione di proclama- i re all'interno ' ratoria. dell'Ungheria una mo-i'