Il mancato accordo laniero per il Biellese nelle dichiarazioni dei dirigenti industriali

Il mancato accordo laniero per il Biellese nelle dichiarazioni dei dirigenti industriali Il mancato accordo laniero per il Biellese nelle dichiarazioni dei dirigenti industriali Biella, 18 notte. In merito al mancato accordo sul patto salariale laniero del Biollese, abbiamo dato, a suo tempo, le dichiarazioni del dott. Italo Stagno, commissario alla locale Unione provinciale fascista dei Sindacati dell'Industria. Diamo, ora, le dichiarazioni del gr. uff. Leone Garbacelo, Presidente dell'Unione Industriale Fascista di Biella. Premesso che, dal momento che le trattative sono passate in sede superiore, egli avrebbe desiderato di mantenere, assoluto, il riserbo impostosi, se non fossero state fatte, in proposi^ to varie e numerose pubblicazioni atte a generare equivoci e confusioni, il gr. uff. Garbacelo ha dichiarato essere anzittutto necessario il precisare che non risponde ad esattezza l'affer- ] lmazione, secondo la quale gli indù- "striali avrebbero offerto di maggiorare Il mancato accordo laniero per il Biellese nelle dichiarazioni deiddtrbdsddppctammsdle paghe del Veneto in un primo tem po del 20 per cento, poi del 10 per cento, infine del solo cinque per cento. L'Unione Industriale ha invece sempre offerto il 5 per cento, come risulta del resto anche dal verbale del 15 maggio 1931. Ed ha così proseguito : « Il Segretario dei Sindacati ha detto che gli industriali colla loro proposta vorrebbero pagare il 10 per cento in meno del Veneto, e con il disinvolto conteggio sulle 10 lire vorrebbe dimostrarlo. Lavoro a cottimo e ad economia « In materia di cifre occorre andare piano. Che cosa abbiamo offerto noi? Di applicare il Contratto Vicentino, maggiorandone le paghe basi del 5 per cento. Che cosa vuol dire ciò? Prendendo a prestito le lire 10 dei Sindacati, questo significa: Veneto: paga a giornata lire 10, Biellese: paga a giornata, lire 10,50, e per i cottimisti (guadagni teorici per operai laboriosi e di normale capacità lavorativa) : Veneto, lire 11,50; Biellese: lire 12,07. «I Sindacati, questa nostra offerta l'hanno accettata? ma le hanno dato una tale interpretazione che essa non è più riconoscibile. I Sindacati vorrebbero, cioè, che le nostre paghe a giornata fossero uguali alle paghe basi del Veneto con in più un 15 per cento e un ulteriore 5 per cento; ma non basta: queste paghe, così aumentate del 20 per cento, sarebbero il punto di. partenza per fissare la maggiorazione del cottimo, la quale non può certamente essere limitata ad una percentuale del 2 o 3 per cento. « E' questo un primo errore nel quale il Segretario dei Sindacati è caduto, probabilmente perchè egli vede il problema da un punto di vista esclusivamente unilaterale. Egli pensa, cioè, soltanto a quello che l'operaio può teoricamente percepire nel Veneto, per tradurlo in una possibilità reale di guadagno nel Biellese, senza tenere alcun conto del fattore produzione e rendimento, che sono malto diversi nel caso di lavoro compiuto ad economia od a cottimo. In altre parole, semplifiicando, affermo che in linea generale tra due industrie di cui una lavori a cottimo e l'altra ad economia, il maggior costo di produzione è di quella che compie il suo lavoro ad economia. E' quindi uri assurdo chiedere che le paghe fisse a giornata e per lavoro ad economia siano, nel Biellese, aumentate della percentuale di lavoro a cottimo; in ogni caso questo si traduce nella richiesta di un reale aumento di onere salariale. « Sul lavoro a cottimo osservo an cora: il contratto del Veneto ha in eluso una clausola secondo la quale le Ditte sono impegnate a far lavorare a cottimo il 90 per cento della maestranza; questa clausola è appunto inserita nell'ultimo comma dell'articolo 5, unico punto del contratto veneto che noi non abbiamo accettato. « Io spero che il Segretario dei Sindacati non ignori come la Confederazione dell'Industria abbia accettato di mantenere questa formula in contratto, solo in quanto la Confederazione dei Sindacati ha dichiarato, con patto scritto integrante, che essa rispondeva ad una particolare situazione di fatto, tradizionale nel Vicentino, resa possibile dalle speciali condizioni locali, non esistenti altrove, ed alla condizione esplicita che essa clausola non sarebbe stata dai Sindacati invocata in alcun modo come precedente nelle future stipulazioni. c II Segretario dei Sindacati di Vercelli ha appurato questi elementi presso i suoi Gerarchi? Ed allora saprà come la nostra Confederazione intendesse com« future stinulazio- 2ptgdmsssèbthmdOfrttirdruuintnnnmeGpnTclcEprendere in quelle ni » in prima linea il Contratto Bielle- \ se jg. perciò inutile che egli caschi dalle Inuvole dinanzi alla nostra esclusione, che i suoi Gerarchi sapevano già di ave- i a à i , e e e o è a o o o a a re accettato sin dal momento della ratifica confederale del Contratto Vicentino. Una garanzia per le maestranze fcE, del resto, anche nel Biellese la maggioranza degli operai lavora a cot timo. Per questa maggioranza le condi zioni volute dai Sindacati sarebbero automaticamente osservate. D'altra parte cade qui acconcio ripetere che, essendo interesse precipuo dell'industriale quello di far lavorare a cottimo o a premio il numero maggiore possibile dei suoi operai, in questo stesso assioma è insita la garanzia, pei Sindacati e per le maestranze, che, sempre quando le condizioni tecniche lo consentano, il passaggio dall'uno all'altro sistema è ricercato dallo stesso industriale. « Ma v'è di più nella interpretazione dei Sindacati: quando si giunge alla tessitura si propone un non bene comnrensibile sistema di conguaglio, ma in Gostanza si dice : Voi dovete mantenere le tariffe di cottimo in contratto. Questo è il punto dove più chiaramente i «firciacati lasciano vedere l'intenzione di gravare sul Biellese più che altrove -perchè in nessun altro contratto laniero hanno'incluso tali tariffe. « Diremo anche noi, industriali — sot-uiunge ancora il gr. uff. Garbaccio: — Si può seriamente sostenere da parte dei Sindacati che noi vogliamo pagare il 10 per cento meno de! Veneto o non <-ono piuttosto i Sindacati a volerci far pagare il 15 per cento di più? « Sta il fatto incontrovertibile, che no' abbiamo offerto di maggiorare le bnprcmPsdtavCclppnlstdi— pa^he basi del Veneto del 5 per cento, a e di applicare le stesse maggiorazioni a pel lavoro a cottimo. Conseguenza: le - nostre paghe risulterebbero maggiori Idi quelle del Veneto di un 5 per cento. ' * Concludendo : dal momento che dal- l'altra parte si paria di buon senso in- legate le sorti di 30 mila operai e di "' ------ ei dgenti industriale e di senso di responsabilità di dirigenti, noi siamo certi che altrettanto buon senso esista nella classe operaia ed altrettanto senso di responsabilità informi il pensiero dei Gerarchi dei Sindacati pei- non essere sicuri che si torni presto sul terreno della proficua disamina del problema, colla visione delle pratiche realtà, lasciando le sterili polemiche nel campo della cronaca dei passato. Le superiori Confederazioni, cui spetta ora di esaminare e di discutere il patto, al punto in cui è stato a Biella interrotto, hanno tutti gli elementi per giudicare. c Ci auguriamo anche noi — ha terminato il gr- uff. Garbacelo — che questo esame si faccia presto e si concluda, perchè a questa conclusione sono 250 aziende ». Qual'è la situazione 1 Intanto, tra le dichiarazioni di una parte e quelle dell'altra permane lo stato di incertezza che data dal 15 maggio 1931, epoca della prima rottura delle trattative in parola. La massa operaia biellese ha desiderio di sapere definitivamente quale sarà la sua paga reale. Che questo desiderio sia fortemente sentito dagli operai, è chiaramente indicato dalle assemblee indette dai Sindacati operai, in tutta la plaga biellese. Il dott. Stagne ha parlato, negli scorsi giorni, lungamente ed esaurientemente, ai tessili di Vigliano, à quelli di Tollegno, ad Occhieppo Superiore e Occhieppo Inferiore, a Miagliano, a Chiavazzc. Gli operai hanno indicato ai loro rappresentanti di mantenere invariata, nell'eventuale nuovo contratto, le tariffe di cottimo fissate dal contratto integrativo stipulato nel 1924. Qual'è adunque... la situazione operaia nell'industria biellese? Per rispondere esaurientemente a un tale interrogativo, è necessario richiamar'i a un anno-base. Nel 1924 fu stipulato un contratto integrativo a valere per il Biellese, che era risultato di piena soddisfazione alle due parti: da¬ tori di lavoro e lavoratori "tessili lanieri. Da tale epoca, 1924, ad oggi, il sono avute per gli industriali variazioni notevoli? Teoricamente, sì. Sono diminuite, nel costo, le materie prime e, naturalmente, anche i manufatti. Gli industriali sono stati duramente provati in dissesti formidabili, avvenuti prevalentemente fuori regione. Tolto ciò, l'attuale momento è identico al 1924. Prezzi più bassi, sia delle materie, prime che dei manufatti, che importano guadagni più ridotti. E' stato insomma, per gli industriali a o o a biellesl, il fenomeno della rivalutazio ne della moneta, applicato al cento per cento, n lavoro, fatta ur.a trascurabile eccezione dì poche indutrie createsi con basi non sane, non e diminuito in tutta la plaga biellese. Presso gli uffici sindacali biellesi è un continuo richiedere, da parte di ditte laniere, di operai specializzati, di operai lanieri. E' una richiesta affannosa, che magari si limita a solo venti giorni mensili; ma c'è richiesta. Ce, infine, un'altra sintomatica richiesta, da parte di industriali blellesi; ed è rivolta all'Ispettorato Corporativo del Lavoro di Torino, perchè permetta il lavoro notturno per le o neraie. Se si richiede l'adozione <iel lavoro notturno, obbiettano i rappresentanti operai, è perchè vi è lavoro Dal lato operaio si tanno, r-. c- litro, i seguenti rilievi. Dal ìàZi ad oe"-l, non vi è stato, per i prestatori d opera che una sensibile, continua diminuzione dei loro salari. C'è cri fa ascendere tale diminuzione a un 40% Forse, per qualche ditta, tale diminuzione sarà stata veramente applicata; dati precisi però non si conoscono Miglioramenti, gii operai non ne hann2-iaYut0 ÌD nessun senso. Venne sì. istituito l'Ente Assistenza Ooer -': ma ciò e una forma di assicurazione-malattie, per cui gli assicurati operai versane un contributo integrato dagli industriai] che, dalla istituzione dell'Ente, traggono pure vantaggi -••-.diretti non tosse che quello di aver dato una tranquillità al dipendente, di fronte all'eventualità di una malattia. I confronti col Veneto Altro gli operai non hanno avuto. Il carovita, per Biella e il Biellese, è forse più elevato oggi che non nel 1924. Tolta la lieve diminuzione degli affitti, gli operai non hanno beneficiato di alcun ailtra diminuzione dei generi necessari alla vita. Per contro, hanno dovuto subire le diminuzioni delle paghe, la riduzione delle ore lavorative globali, perchè l'industria biellese ha instaurato il sistema di lavorare solo su commissione, e si è presa la cura più scrupolosa di lasciare vuoti i magazzini. Ora, stando così le cose, è giusto, è umano parlare di diminuzione di salari? Gli industriali bìellesi, dopo ripetute assemblee che si sono protratte fino a tar. da notte, assemblee cui sono intervenuti molti industriali della regione, ma non tutti, e dove però non è stato raggiunto l'unanime accordo per richiedere le diminuzioni salariali, hanno tirato in ballo, a mezzo della loro organizzazione, il contratto laniero che riguarda il Veneto. Le trattative tra le parti si sono svolte su pretese di applicare solo parzialmen te il contratto vicentino. Non venne raggiunto l'accordo e perciò venne sti lato il noto verbale, giungendo così alla rottura delle trattative.

Persone citate: Garbaccio, Italo Stagno, Leone Garbacelo, Vigliano