La commedia "Il giro del mondo,, dinanzi al Tribunale

La commedia "Il giro del mondo,, dinanzi al Tribunale La commedia "Il giro del mondo,, dinanzi al Tribunale Roma, 18 notte. cUn pubblico assolutamente d'ecce- zione, composto in prevalenza di eie- gantissinie signore del mondo iritel- lettuale e di letterati e giornalisti, af- sfoliava stamane l'aula delia prima Se- zione civile del nostro Tribunale per gla delicatezza e gravità dell e afferma rarsi dietro l'intimità di quello che è avvenuto fra lui e la signora Finì: le date stanno a provare che il lavoro fu ideato, teatralmente concepito e svolto dalla Fini sotto il titolo « L'altro dovere » assai prima che il Viola scrivesse « Il giro del mondo ». Questo non è che la contraffazione della trama ideata dalla Fini e dalla signora comunicata sei anni prima al Viola: identici i personaggi, la trama, la sceneggiatura, identici perfino i particolari tecnici. Stranissima combinazione, afferma il difensore, i due lavori sono svolti financo in un numero identico di pagine: 113. Ben 238 sono le battute uguali nei due copioni ; il Tribunale le potrà leggere in Camera di Consiglio. Se qualche cosa di diverso si può riscontrare come in effetto si riscontra, si tratta di \ ivate e dì effetti scenici che, strano a dirsi, costituiscono proprio delle manchevolezze che sono state rimproverate dalla critica al Viola. E' la stèssa critica amica che ha documentato la contraffazione quando ha detto che il Viola aveva in quella commedia abbandonato il suo stile al punto d'apparire quasi irriconoscibile. Venendo alla questione dì diritto, l'oratore sostiene che la Legge ha inteso tutelare tutte le opere dell'ingegno che costituiscono prodotti concreti e determinati, atti ad essere pubblicati e riprodotti. Per il fatto che il copione de « L'altro dovere » fu tempestivamente depositato presso l'Ufficio della proprietà intellettuale, il lavoro della signora Fini deve intendersi come pubblicato e pertanto si ha da parte del Viola una vera e propria contraffazione. Le possibili varianti o riduzioni non tolgono che l'opera nuova abbia contraffatto l'antica. In via subordinata, qualora il Tribunale non voglia ritenere come avvenuta la pubblicazione del lavoro della signora Fini, non v'ha dubbio per il difensore che ricorrano gli estremi della usur- , J due_» da^una bellissima novella d l a . a : h i a o il a è o, e oò a, oen a : are li ofu li l nnCsdDopo una chiara esposizione dei ter-! nmini della singolare vertenza fatta dto giudice> «latore Zappia ha a pa-,l£°la. ^'l,°te^?.„d^ìaHfog nifpv^all^^elicatezza^flaviti"d4ua cwsa ?ricordCa& ferma che il Viola crede di trince; | £la discussione della causa intentate dalla signora Fini Vignali contro Cesare Giulio Viola per la rivendica della paternità artistica del soggetto della fortunata commedia « Il giro del mondo » rappresentata con successo dalla Compagnia di Emma Gramatica. I due lavori aLzpaadrdfnFaSCmlpazione del diritto di inedito tutelato dalla legge. « Voi condannate ' —' • • ww-w™...«-w iesclama il difensore — il ladro che I ruba per miseria il portafoglio, e non condannerete chi, ricco di beni di for- tuna, ruba l'opera dell'ingegno altrui ? Si è detto che il plagio banale sarebbe stato indegno di uno scrittore quale il Viola. Ebbene io vi dico che Viola ha olagiato anche il « Cuore in Carmen Sylva tolta dal volume racconti del Pelesch ». Una riversione dall'Oceano «Ed avrei finito, conclude il difensore, ma mi incombe l'obbligo di informare il Tribunale di una lettera che io ho ricevuto stamane da parte del giovane figlio della signora Fini Vignali, che in questo momento sta varcando 1' Oceano verso terre lontane ». E l'avv. Sestito legge la lettera in cui il giovane, a nome Piero, dichiara che il mozzo di Marina, protagonista del dramma « Il giro del mondo » altri non è che lui e l'intero soggetto non è ohe il suo triste ed angoscioso caso di vitn vissuta; e soggiunge: « Viola ha rubato questo segreto confidatogli da mia madre in un momento di sconforto e non ha esitato a gettarlo su un palcoscenico. Dovevo a mia. madre il sacrificio di nuesta. confessione per tutti i sp.crifici che essa ha fatto per me *. La lettera produce viva imoressione e il difensore conclude: « Se il figlio della signora Fini Vignali fino ad oggi non si è rigenerato egli lo ha fatto ora con questo suo gesto. Il Tribunale renderà alla madre la giustizia che attende ». Ha quindi la parola per il convenuto il prof. Giuseppe Gregoraci. « E' bene, egli incomincia, che in pubblica assise la verità emerga per intero. Noi domandiamo che sia messa la parola fine a questa gazzarra inscenata da due mesi ai danni di Cesare Giulio Viola. Non è più la causa di plagia, ma è una causa altamente morale quella che oggi si discute, che investe l'onorabilità di uno scrittore da tutti conosciuto e apprezzato. L'oratore giudica aspramente il gesto dell'ultima ora che però non potrà fui- deviare il Tribunale dai veri limiti della causa, ed afferma che fra i due lavori in discussione vi è una sostanziale differenza che la stessa difesa avversaria ha dovuto ammettere. E comunque la favola che ha dato motivo all'opera d'arte non è diritto esclusivo di nes¬ jsuno. Se anche fosse vero, e non lo èc , lQ ch(j Ja 3ÌErnora VJg., ,u a83Umel ^ dimostrerebb ^ infondatezza del-ni mes . n prodotto concreto e determinato; ciòla sua tesi, perchè è la forma che in dividua l'opera. Questa intanto è tutelabile dalla legge in quanto è un che non può dirsi nel caso in esame. Per esservi usurpazione e contraffa zione, occorre che l'opera sia compiu ta dall'autore e conosciuta dal prc sunto contraffattore. Nè l'una nè l'al tro caso si è verificato per quanto ri guarda «L'altro dovere» della signo- a a n e rn Fini Vignali. Basterebbe questa circostanza per troncare il litigio. Anche ammesso che vi fu tra i due una comunione d'idee, ciascuno prese poi la sua via e da un'idea embrionale è nata poi l'opera d'arto che appartiene unicamente ed esclusivamente a Cesare Giulio Viola. Di cause di questo genere sono pieni gli annali giudiziali: non vi è grande scrittore che ! non aDbia subito un processo simile: da Sardou a D'Annunzio. Il Tribuna,le riaffermerà ancora una volta con lla sua sentenza che ogni artista porta ?eUa sua °Pera & &™nti «tutta | £g e app™to 1 aff rma^ne^l^ua La discussione della interessante causa che è durata circa tre ore ha cosi termine. L'attesa sentenza si avrà tra un mese. La frode in danno delle Pontine L'interrogatorio delPing. Anselmi Roma, 18 notte. E' continuato quest'oggi alla 13" Sezione del nostro Tribunale il processo per truffa di ingente valore commessa ai danni della Società dei Fondi Rustici. Appena aperta l'udienza, si procede all'interrogatorio dell'ing. Anselmi, che deve rispondere di correità con il Clerici per la truffa di 7 milioni in danno della Società Bonifiche Pontine e di falso nei libri controlli. A domanda del Presidente, l'Anselmi dice di avere conosciuto il Clerici nel 1925, quando, cioè, l'Istituto dèi Fondi Rustici, del quale era direttore, acquistò la totalità delle azioni della Società Bonifiche Pontine di cui il Clerici era stato fondatore ed era amministratore delegato. Presidente: — Dopo il passaggio delle Bonifiche Pontine ai Fondi Rustici, il Clerici si dimise? •— Sì — dice l'imputato — ma, data la aua competenza e la cognizione di tutti gli affari delle Bonifiche, fu pregato di restare consigliere d'amministrazione e chiamato a far parte del Comitato direttivo. Per questo ero in continui, relazione con lui per avere chiarimenti, e ciò era facilitato dal fatto che egli aveva il suo ufficio privato in due stanze dello stesso appartamen sqztsmcedadvbsablitcleilprinpcsscfbutinQsdsrtcnGhpvsdnpuzrdi Roma - Conto anticipazioni » che rimontava al tempo in cui le Bonifiche o Pontine avevano come unico azionista, Pnagrdto dove erano situati gli uffici dei Fondi | Rustici e delle Bonifiche. Fu allora che ; - venni nominato consigliere delegato dello Bonifiche Pontine con ampi poteri. Trovai acceso un conto corrente a favore del Clerici intestato « Banco quasi, il Banco 'A Roma. Il conto cor- illudi, 1» e I rente era attivo in favore del Clerici e n ciò giustificava i pagamenti che egli - continuava a fare. Poiché i pagamenti ? n a e i a n a a o o : a a a d a E' o. aa o a, e e ti ua il a, iea a ra s¬ si succedevano rapidamente, io pregai il Clerici di chiudere il conto corrente. L'Anselmi aggiunge che il Clerici seppe tanto fare da indurlo ad accondiscendere a nuovi prelevamenti anche quando il- conto corrente era passivo. A tanto lo indusse, perchè prometteva di saldare tutto con lo smobilizzo delle sue attività. Io non osservai mai i libri contabili e quindi neppure la partita del Clerici: ritenevo che, per rilevante che fosse la somma, questa cifra risultasse in bilancio. Presidente: — Ma ella estminava naturalmente i bilanci o quindi avrebbe dovuto accorgersi delle somme date al Clerici! — Esaminavo il bilancio — risponde l'Anselmi — in riassunto e non nelle varie partite, e quindi ho sempre ignorato come dal bilancio del 1926 sia scomparso il conto del Clerici, come non ho mai saputo che si facesse figurare chiuso il conto Clerici con un assegno a saldo tratto sulla Banca Nazionale di Credito. Malgrado i miei tentativi di sottrarmi alle pressioni del Clerici, questi proseguì i suoi prelievi che nel 1929 raggiunsero i sette milioni. Presidente: — Ella ha mai parlato al Consiglio d'Amministrazione dei forti prelievi del Clerici? Imputato: — Non ne parlai, avendo sempre la speranza che il Clerici avrebbe da un momento all'altro liquidato tutto il suo debito. A domanda, del Presidente, l'imputalo parla della fusione avvenuta tra le Bonifiche Pontine ed i Fondi Rustici ed afferma che soltanto assistendo ad un colloquio tra il presidente della Società conte Mazzotti ed il comm. Clerici si senti agghiacciare il sangue pensando che si sospettasse da qualcuno che anch'egli avesse potuto aiutare il Clerici per un suo interesse personale. è, e| l- Tre anni di reclusione per un furto di quaranta lire Alessandria, 18 notte. E' comparso in Tribunale il pregiudicato Pietro Eisio, di 31 anno, da Serravalle Scrivia. imputato di avere rubato 40 lire in denaro e alcune cibarie nell'abitazione di tal Giovanni Gastaldi, nella (male si era introdotto ìa notte del 29 dicembre scorso, me- iò n uun dìantei" rottura" di""un vetro della fi-nestra. I giudici l'hanno condannato a3 anni, 5 mesi e 15 giorni di rechi-sione, a due mesi di arresti e 2200 11- io di multa: inoltre lo hanno dichiarato delinquente abituale c lo hanno assegnato per due anni ad una colonia agricola appena scontata la pena.

Luoghi citati: Alessandria, Roma, Serravalle Scrivia