Il P.G. sostiene la colpevolezza dei due imputati

Il P.G. sostiene la colpevolezza dei due imputati IL FURTO NELLA PALAZZINA DI GUALENO Il P.G. sostiene la colpevolezza dei due imputati Le richieste: 2 anni e 4 mesi per l'ing. Sesti; 1 anno eli mesi per il custode - La tesi della Parte Civile - La sentenza ad oggi L'esordio di questa terza giornata hai carattere peritale: gli accertamentiI medico-legali richiesti dalla difesa del-,dl'ing. Sesti sono stati compiuti ed il prof. Canuto, che ha eseguito gli esami, ne espone i risultati alla Corte. Le sue conclusioni sono accettate dal consulente tecnico designato dalla difesa, sprof. Berruti, ma nella valutazione che | Aadse ne deve dare non sono concordi lo sparti: rilievi e constatazioni, da diversi! punti di vista, sono formulati dai Ppatroni e dal P. G. L'intermezzo è chiù- : mso infine dell'apparire del primo teste! della giornata: il colonnello Attilio Con-; tte che assolse Drima dell'ine Sesti al- Lle mansioni di amministratore del pa- ctrimonio personale dell'avv Gualino. Il lmteste ^niee-a che la palazzina di via Gal-isMari fu per un certo tempo come un-Pcantiere: squadre di operai (muratori,!,,falegnami, elettricisti, tappezzieri ) la £2l'cadsiinvadevano a turno, per eseguire.i lavori loro commessi. Discende da ciò chej un'infinità di persone poterono conoscere la disposizione dei diversi locali ed... ammirare i tesori che vi erano raccolti. ; Infine nella palazzina ebbe anche sede una scuola ài danza istituita per favo- pSrl dei profughi russi I toLe annesta dell'ine. Sesti Avv. Cavaglià: — L'ing. Sesti si dimostrò uomo ambizioso, desideroso di sfruttare la. propria posizione? — Ho avuto modo di conoscerlo profondamente e dal suo comportamento ho riportato sempre la migliore impressione. Retto, coscienznso era ligio al suo dovere. Il tenore della sua vita era modestissimo. Più volta mi accennò all'intenzione di ritirarsi in un piccolo paese del Piemonte, per trascorrervi gli ultimi anni della sua vita. Il coionn. ing. Giovanni Valvassori è ravcsinmrinptopggstf^ono«cevaPiirvUoiS^SrS^dSSì»^SZMS&ptì&V\^L&É? rÌSP0Dde ^fmattamente e spiega.. (fuza dubbio il valore intrinseco degl' °S-|ergetti darte che vi erano contenut . ; caL'avv. Gualino.stesso lo aveva infoi-,ch1:1 m Prt)P?Elt0- , . .. niCheil Sesti andasse frequentemente ]esoggetto ad amnesie e cosa nota al- fu1 mg. Valvassori, come al teste che.se-|sugue: ling. Mano Scoleo, che per più d» mun anno ebbe il Sesti come compagno Iadi tavola al ristorante della Zecca dove \prentrambi prendevano i pasti. L ing. : anBruno Sclafeni, capo ufhcio approvigio-|(;Unamenti presso gli stabilimenti « Saia», alla Venaria„ accenna ad episodi nei I orquali l'ing. Sesti dimostrò un'estrema iprdelicalezza ed aggiunge che essendo dintato suo commensale al Ristorante del-hula Zecca, potè approfondirne la oooò- gsc«?2«: _ , „, „ n irTeste: — Il suo tenore di vita era ocosi modesto da sembrare inadeguato j alle sue condizioni finanziarie. Àlolto i fusposso rivelava delle amnesie. Un giorno, con me e con un altro conoscente, combinò di andare al Teatro Alfieri. Ci saremmo dovuti trovare la sera innanzi ed .egli avrebbe dovuto acquistare i biglietti. Ma io ed il mio amico lo aspettammo invano. Il giorno dopo apprendemmo che egli ci aveva attesi invece dinanzi al Teatro Maffei. Ma l'amnesia non era la scia sua caratteristica. Di abitudini semplici, quieto, abitava in ima camera ammobiliata modesta e scomoda, posta al terzo piano di una, casa di via San Secondo. Io l'esortai a cambiare appartamento, ma egli mi dichiarò che l'idea di un trasloco lo spaventava. Dovette traslocare egualmente, perchè la sua padrona scese dal terzo al secondo plano, ma egli per evitarsi la noia di ricollocare a posto una raccolta di armi e di trofei di caccia clic possedeva, la donò ad un Musco. Non diversamente, il tenore di vita e la figura del Sesti è tratteggiata dall'ina;. Gaetano Tinnico, mentre l'ing. Gustavo Rnncaldier, che fu suo compagno all'Università di Padova, dichiara che a Milano, quando gli amici appresero dell'accusa mossa al Sesti, rimafero increduli e si offersero di venire a deporre in suo favore. Una circostanza controversa Tra i testi a difesa è anche il giardiniere Fvancesoo Piazzi, addetto alla custodia della villa che l'avv. Gualino possiede a S. Vito. Egli è dedotto su una circostanza saliente: quella che è apparsa più controversa in causa e che ha dato luogo ai più vivaci contrasti. Il pomeriggio del 9 aprile, nelle ore in cui il Bessone afferma di avere avuto dal Sesti il noto invito ad allontanarsi dalla palazzina, l'ingegnere si trovava invece in ufficio? Il Piazzi lo afferma esplicitamente. — Nel pomeriggio del 9 aprile, tra le 3 e le 4. mi recai negli uffici di corso Vittorio dove trovai l'ing. Sesti che mi pagò lo stipendio. Pres.: ■—■ Come fate a ricordare che erano le tre del pomeriggio? Quando siete giunto a Torino per parlare con l'ing. Sesti che ora era? — Non so precisare l'ora, perchè ho molto da fare, sono molto occupato... Pres.: ■—■ Questo non vi impedisce tuttavia di ricordare certe circostanze importanti. Il teste, di una verbosità dilagante, accenna a particolari che riguardano la sua vita quotidiana, per ricordare infine che alcuni giorni dopo il furto venne interrogato dagli agenti i quali volevano sapere se una parte della refurtiva fosse stata nascosta nella villa di S. Vito. Alla uomanda degli agenti rispose negativamente. In effetto non .'.'veva visto portare alcunché in casa Gualino. Ora è la volta dei testi a difesa del custode Bessone. Il cav. Vittorio Cocchi e Alberto Martinelli riferiscono che il Bessone è stato sempre un ottimo ragazzo. Dapprima fu occupato presso un orefice; poscia fu assunto come autista presso la famiglia Gualino. Avv. Obert: ■— Abbiamo un documento da cui appare che il Bessone fu autista particolare dei comandante la piazza marittima di Pola. Ne chiediamo l'unione agli atti. La maglie del custode L'istanza è accolta e nell'aula è introdotta Emilia Piatti in Bessone, la moglie dell'accusato. Essa è stata citata coi poteri discrezionali, ad onta che abbia assistito a gran parte del dibattimento, Racconta che il 13 aprile, tornando a casa per la colazione, il marito le rivelò di aver trovato rimossi ì sigilli ad una porta della palazzina. Essa gli suggerì di informarne subito i superiori. — Verso le 14, mio marito usci per andare ad informare l'ing. Sesti, lo mi recai, in vece sua, in via Galliari per non lasciare la villa senza sorveglianza. Poco dopo sopraggiunse l'ing. S loliseusutomlauEstdctessh55liferPdadtvtthl'nqrGincsmtlaBrsrccccifqlDfiqsIrpmausupgcvTpcdgdnccdcnzsI 'sti al quale dissi che mio marito si — j„ i„ì » ir" »^j,f„ ...i iera recato da lui. «E' andato ad av-Ivertirlo che ha trovato rotto il sigillò di una porta». «Oh!», esclamò il Se- sti e dopo essersi informato della dire-;zione che aveva presa mio marito, si allontanò. iPres.: (al Sesti) — Sentite cosa dice'la teste? IImputato: — Si, ma devo ripeterci quello che ho sempre sostenuto. La ' Isignora non mi ha accennato alla rottura dei sigilli. Teste: — Glie ne ho parlato invece; pe sono ben sicura, Imputato: — Lo escludo ancora, Pres.: (al Sesti) —■ Non potrebbe darai che non ve ne ricordiate più' spesso soggetto stito per avere altri ragguagli, Queste negative dell'ingegnere Andate tanto amnesie! Imputato: — E' improbabile, perchè data la gravità della cosa, avrei insi-!1norilscuotono la tonte, la quale aggiunge: ( — Levo ricordare anzi ,r;he alle mie Parole- l'ing, Sesti esclamò- «Ma co- me, si e ripetuta una cosa simile? ». Il contrasto permane e nell'emici- tlo ricompare il dott. Gurgo-Salice. L'avv. Cavaglià chiede se non sia vero che in seguito, al fermo dell'avv. Gua- lmo si determino improvvisa la neces-1sitfl di sgombrare la palazzina e di ap-!PC-rvi i sigilli , Teste: — Fermato, il li? gennaio, £fvv. Gualino fu avviato a Lipari il 2fì dello stesso mese. 11 30 gennaio l'avv. Vitelli, nominato liquidatore, mi comunicò che si rendeva necessaria la aj-iosizione dei sigilli alla palazzina di via Galliari. Aderii senz'altro. La signora Gualino e la signorina, unita- pente all'istitutrice, sgombrarono, por tondo via esclusivamente oggetti di ca rattere personale. Esse lasciarono la viila alle 17,30. Subito dopo, l'avvocato Vitelli, il notaio Calza ed io, visitammo la palazzina ed alle 19 vennero apposti i sigilli. Tuttavia da quel momento, la villa, praticamente, non rimase disabitata. Sei o sette persone della servitù rimasero negli appartamenti del terzo piano, perchè dato l'incalzare del tempo, non si era potuto provvedere ad alloggiarle. I sigilli a quei locali vennero apposti il giorno dopo. Quale il valore della refurtiva? Il teste rievoca ancora le circostan- » clle scompagnarono la scoperta del ^t^ ^vennero svolte f-EmnoL^S* che la re furtiva venisse trovata rapidamente era la convinzione "dei funzionari incaricnti deUe indagini. Io non sapevo chs cosa rispondere. Per quindici gior- ni si susseguirono gli interrogatori e e umiliazioni che mi furono inflitte urono infinite. In Questura io proposi uoito tìi ofMre un premio di diecimila lire a chi fornisse indicazioni per a SCOperta della refurtiva. Ma la mia proposta non fu accettata. Insistetti anclle con y liquidatore, ma senza forUr)ai una nuova parentesi è determinata ora ^^lla lettura della perizia stesa dal prof. Pacchioni, al quale l'Autorità giudiziaria aveva affidato l'incarico di vautare In refurtiva II perito fa ascen-l g?i Sffi&i1 W^Xrli oggetti d'arte trafugati e l'avvocato obert osserva: '—Anche in'occasione del precedente furto consumato in casa Gualino il va- iore della refurtiva ascese a 700 mila ire. P. G.: — In proposito sarebbe utile sentire l'avv. Gualino. Gualino: — Allora mi fu trafugata una collezione di oreficerie, che per il suo pregio artistico era valutata appunto a 700 o 800 mila lire. Ma intrinsecamente l'oro che si sarebbe ottenuto dala fusione degli oggetti non presentava un valore superiore alle 25 mila lire. E cosi è anche per i quadri che mi sono stati ora rubati. A realizzare un Tiziano di cui si contesti l'autenticità, non si ricava che una somma infima. Ove l'autenticità sia attestata autorevolmente e senza contrasti dagli esperti, il valore sale prodigiosamente. Nel cr.so concreto, il prof. Pacchioni ha attribuito al Tiziano un valore di 50 mila lire; all'opera dello Spadini 50 mila lire; a quelle del Dossi 70 mila ire, ecc. L'avv. Quaglia per la P. 0. Ed ecco, iniziarsi ih un'atmosfera, di fervida attesa, la discussione. Ha la parola l'avv. Orazio Quaglia, patrono di P. C. per l'avv. Gualino. « Ho accettato di sostenere le ragioni della P. C. — egli esordisco — dopo avere chiesto i più illimitati poteri. Or- ; dinariamente il patrono segue la via tracciata dalle esigenze del cliente, ma vi sono dei casi in cui la dignità della toga esigo la più illimitata libertà di at- teggiarnenti e di decisioni. Tale libertà'ho ottenuta ed intendo valermene:;. E l'oratore prosegue affermando di rico-Incscerc che luce non è stata fatta in Iquesta vicenda, soprattutto per l'apriorismo che ha caratterizzato le indagini. Gli occhi sono stati chiuri laddove le indagini si imponevano. Per questo dichiara subito che non prenderà conclusioni nei confronti dell'ing. Sesti, la cui moralità è stata conclamata senza contrasti. Contro il Sesti sta unicamente la chiamata di correo formulata dal Bessone. Ma l'accusa lanciata da costui resiste ad una indagine obbiettiva e soggettiva degli elementi che dovrebbe- ro suffragarla? Il patrono lo nega, siache il furto sia stato consumato in uni- co contesto di tempo, sia che sia stato compiuto in più tempi. I! primo collaudo che si fa dell'accusa si concreta in un invito assurdo rispetto alle modalità del fatto. Non è credibile perciò il Bessone quando afferma d'aver avuto dal Sesti l'invito ad allontanarsi dalla palazzina. Dall'indagine è affiorata per contro una figura del Bessone meno simpatica di quella che si conosceva. Egli era il custode della villa., ma per modo di dire. Invece di esercitare la vigilanza amava rifugiarsi nell'osteria. Orbene, invece di pensare «all'eresia del furto su commissione » si sarebbero dovuti acquisire alla causa elementi che avrebbero dato un altro giro al processo. E l'oratore indicando le lacune che si sono verificate nelle indagini prospetta un'ipotesi. Che il furto cioè sia stato perpetrato dal Bessone in concorso con gli individui coi quali aveva i quotidiani convegni nell'osteria. L'ipotesi balza viva a chi consideri gli elementi di causa. Tuttavia il patrono, manifestando la propria impressione, non formula richieste. Mentre si dichiara persuaso dell'innocenza del Sesti, si rimette alla giustizia delia Corte per quanto riguarda il Bessone. Perla i! ProourEtore Generale E si alza a parlare il Procuratore Generale comm. Taglietti, il quale osserva come il rappresentante della privata, accusa si sia mutato in un terzo difensore del Sesti, pronunciando per contro una requisitoria contro l'altro imputato. Di ciò dichiara di non meravigliarsi, e venendo a considerare il capo d'imputazione rileva che nessun dubbio può esistere sulla sussistenza del reato e delle aggravanti che lo caratterizzano. Effettiva fu la sottrazione degli oggetti e I rilevante il loro valore. Per determinare'la qualifica del valore rilevante, occorreTer riguardo alla entità delle cose tra- fugate in rapporto alla situazione eco-i„™ì„„ ,ioun vini™. rv..v,„„„ „;„., a..u Inomica della vittima. Orbene niun dub bio che, sotto il duplice aspetto, l'ag gravante sussista. Gualino, all'epoca ;del furto, versava in una situazione di dissesto: egli non era più il plutocrate idi un tempo. A 450 milioni ascendeva'il suo passivo e l'attivo era ben lontano Ida colmare tale massa di passività. Ili valore di 700 mila lire attribuito alla refurtiva è quindi da ritenersi rilevante E proseguendo, il P. G. si domandaI« Da chi è stato compiuto il furto? »Con libera coscienza egli dichiara di do-ver affermare che il furto 6 stato per petrato dai due attuali imputati. Nessuna distinzione va fatta di essi ma enrambi vanno collocati allo stesso liello delle prove, per quanto la figura el Ecssone, a suo giudizio, sia più simatica di quella del Sesti. Contro costui i è la chiamata di correo del Bessone, ma la realtà oggettiva dell'accusa non ] uDbeè spiegabile se non coll'assoluta verità del fatto che l'ha determinata. Il P. G. per dimostrare la credibilità del Bessone, rievoca la commozione che egli rivelò in occasione dei confronti. Nulla contrasta con ciò che Bessone ha detto ed ha rivelato, e il suo comportamento esclude la possibilità della versione interessata prospettata dalla P. C. Considerando le modalità con cui il furto è stato compiuto, il P. G. argonlenta Cfle il disordine in cui venne la- sciata la palazzina, la scelta degli og- getti, la <: scenografia » a cui i ladri si abbandonarono, sta ad indicare che il colpo venne compiuto da ladri domestici i quali intesero in tal modo attribuire fa altri 1 esecuzione del colpo. Nel parteclpare al furto, il Sesti sapeva benisa«no che il danneggiato non sarebbe stato Guaime cui era legato da amicizia ina i suoi creditori. Non ha valore perciò la Le.->i della difesa secondo cui >' Sesti non avrebbe mai ideato una impresa simile in danno del SUO ex-principale. Secondo l'oratore, infondate sono anche le tesi difensive secondo cui l'ac cusa mossa dal Bessone sarebbe stata il frutto di coercizioni esercitate su di lui. E venendo alle richieste di pena, il P. G. conclude chiedendo la condanna del Scoti, quale correo, magari per determinazione, a 2 anni e 4 mesi di reclusione; del Bessone, quale complice necessario, col concorso delle attenuanti, a 1 anno, 11 mesi e 10 giorni. Ultimo oratore della giornata, l'avv. Luigi Pecco parla in difesa dell'ing. Sesti, sostenendone l'innocenza. Ad oggi le arringhe degli altri patroni e la sentenza. ffl^Kkli ^ S/^tó S^SSSS^! JSfr-%!^ffS?-S I dirimuti del «Credito Risto» in Appello E' terminato ieri sera il processo a carico dei dirigenti del « Credito Biellese *. Dopo la requisitoria del P. G. comm. Dompè, le cui conclusioni sono state rese note, hanno parlato, per l'avv. Viola, gli avvocati Farinelli, Bertone e Sormano di Biella; per il conte Riccardi, gli avvocati Enrico ed Alessandro Cavaglià; per il rag. Sassello, gli avvocati Villabruna e Barosio; per Barbera, l'avv. R. Manfredi di Biella per il canonico Gromo, gli avvocati E. Cavaglià e Ronco di Biella; per l'ing. Aragnetti, gli avvocati prof. Fio rian e Carpano di Biella; per il canonico Bsrk, l'avv. Allegra; e per il rag. Ciocala l'avv. Ciccolungo di Miano. Nell'interesse della P. C. hanno perorato gli avvocati Quaglia. Caron, Gabasio, Pistono e Giachetti di Biella. La Corte (Pres. comm. Pennacchietti, Relatore conte Balladore, P. G. comm. Dompè) ha pronunciato sentenza con la quale, in parziale riforma dell'appellata decisione del Tribunale di Biella 26 novembre 1931 e respinte le stanze pregiudiziali di maggiore istruttoria, conferma, per quanto ha tratto cdd2nAvtGmvavccmmeMnctmldshssiedrtsresgiudizio, a favore della P. C. costituitasi in rappresentanza di un gruppo di azionisti del «Credito Biollese » nella misura di L. 10.000. in virtù dei decreti d'indulto del 31 luglio 1925 e del 1" gennaio 1930, la sentenza della Corte accorda al Viola, ciocala e Sassello il condono dell'intera pena e della multa, concedendo Commercio in relazione all'art. 413 del Codice Penale), il precedente giudicato nei rapporti dell'avv. Giovanni Viola, presidente del Consiglio d'amministrazione, del rag. Giuseppe Ciocala, capocontabile della Banca, e del rag. Umberto Sassello, direttore del « Credito Biellese », riducendo però la pena ad anni due di reclusione ed a L. 3000 di multa ciascuno. Condanna gli stessi in solido al risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, a favore dele parti lese, in quanto siano in possesso di azioni del « Credito Biellese » sottoscritte in seguito all'aumento del capitale sociale deliberato nell'assemblea del 13 marzo 1924. La sentenza della Corte d'Appello dichiara inoltre, in sostituzione della formula di assolutoria adottata dal Tribunale di Biella nei riguardi di Viola, Ciocala e Sassello, circa l'imputazione di falso in bilancio (art. 280 Codice Penale), «non doversi procedere contro di loro perchè estinto il reato ». Assolve il canonico Eugenio Berk e Ferdinando Barbera, amministratori della Banca, per insufficienza di prove. Dichiara inoltre assolti, perchè il fatto non costituisce reato nei loro confronti, il canonico Alessandro Gromo, il conte Giovanni Riccardi e l'ing. Quintino Aragnetti. Condanna il Viola, il Ciocala ed il Sassello solidalmente al pagamento delle spese, anche di secondo inoltre a tutti c tre il beneficio della non iscrizione sul casellario giudiziale. dl idmpfqmlivasfcdeèmvplegmtslnPdtbigdmnitcaLpbctsstzsplnfnnmmgsvC