La prima ascensione dal versante svizzero e senza guide

La prima ascensione dal versante svizzero e senza guide Attacco invernale al Cervino La prima ascensione dal versante svizzero e senza guide gvLe possibilità di compiere, d'inver-1 Sno, alcune dimoili salite di roccia, no- i te per i pericoli obiettivi che presentano, sono molto discusse. Queste salite, che d'estate si presentano pericolosissime, nella stagione invernale, pur aumentando le difficoltà, si possono compiere con relativa sicurezza. La neve ed il freddo, di solito nemici dell'alpinista, in questo caso, si alleano a lui e mantengono ben saldi nel rpqmvcnmloro alveo i temibili prolettili. Era dquesto il caso che si prospettava per, teun tentativo alla Cresta ai Furggen pdel Cervino. Impossibile? Forse. La arinuncia può essere amara, ma ciò gnon toglie che l'aver cercato di supe- Crare noi stessi, nei limiti del possi- mbile, resti come legittima soddisfano- nne della nostra passione e del nostro centusiasmo. I pVerso H rifugio tlell'Hbnili A Gabriele Boccalatte Galio, già! ^nell'anno della sua prima ascensione ^invernale del Cervino, questa scalata ^sembrò possibile, ed alla condiziona- lltà dell'impresa subentrò ben presto ^una fede muta, fatta di dura volontà. »In febbraio trovati, in Guido Derege °di Donato e nel sottoscritto, due en- S^Urtasti dell'idea (gli amici Pisoni e Lupotto pure della partita dovettero srinunciare per affari privati) si decise la partenza. Sabato 20 febbraio u. s., minuziosamente informati sul vasto e sicurissimo movimento delle varie zone cicloniche ed anticicloniche che passeggiavano per l'alta e media Europa, prendiamo il treno per Valtournanche. Nella stessa sera con un plenilunio che illumina la vallata a giorno saliamo al Bruii e pernottiamo nel nupvo rifugio-albergo, non ancora finito, che il cav. Bici ci ha gentilmente concesso. Domenica mattina, calzati gli sci,'cpartiamo alla volta de. rifugio del- ul'Hornli. Il tempo ci sembra propizio, sA causa dei sacchi molto pesanti (due iacorde, ramponi, piccozza, tendina da sbivacco e provviste per cinque giorni) pimpieghiamo quasi tutto il giorno a;recompiere la traversata. Alle 17 arri- nviamo al rifugio dove ci sistemiamo sItaLLunedì mattina, alle 6,30, ramponi dai piedi, siamo pronti per la partenza' (sopra le scarpe abbiamo infilate dei-| le calze di lana, per proteggerle dal contatto diretto della neve). Il tempo è imbronciato. Il vento è favorevole ed cil nostro entusiasmo è superiore a tut- ste le depressioni nordiche. Poi è già 11tardi, troppo tardi come dovremo pur-:1"troppo constatare dopo e bisogna de- ccidersi. Scendiamo per la morena sul &ghiacciaio, ed andiamo ad attaccare ela parete est, drea aUa blse della cperpendicolare calata dalla cima, innalziamo rapidamente, slegati far più presto, su ripidi pendii ve gelata dove i ramponi « mordono > ottimamente. A metà parete incominciamo a piegare verso sinistra, puntando 'sulla cresta alla'' base del secondo salto di Furggen. Questo primo tratto della montagna" è'-onesto. Alle dieci e trenta siamo sulle prime roccie della Cresta di Furggen, duecento metri sotto la spalla. Ci con qcqalcspacediamo' vnl^rk^lH^onì^e ne approfittiamo per uno spuntino. Le nebbie, che per quasi tutta la mat-ìstina avevano velato il sole, sono scom- mparse. Ora siamo convinti della vtt- ttoria, poiché crediamo di poter rag-fgiungere la spalla in poco più ai un't lra. Invece, le difese che invernale poteva opporre volontà di conquista si rivelano ora. Sopra di noi la pendenza si fa più ripida ed al posto dell'ottima neve gelata trovata finora subentrano larghe placche di ghiaccio. A quattordici gradi sotto zero Le roccie affioranti sono liscie, e con i ramponi bisogna ricorrere a virtuosismi per superarle. Procediamo len-| cpdsLepaatamente e ben presto siamo obbUga-1 eti a riconoscere che non possiamo rag-;sglungere la spalla in tempo utile per ;pterminare l'ascensione per gli stra-jnpiombi di Furggen. Sono le 12,30 e.Hdecidlamo di tagliare a destra, rag- sgiungere la spalla svizzera ed anda-iCre a pernottare alla Solvay. tAlle 15 siamo sulla spalla II sole!pè scomparso dietro la montagna e si sè alzato il vento. Abbiamo 14 gradi msotto zero. Scendiamo la cresta che; porta alla Solvay, fermandocij di rtrano in tratto, a riscaldare le mani ncte. Il tempo oramai si può cónside-Lrare sicuro. Quando si ha questa cer- mtezza si possono affrontare d'inver- tno quasi tutte le grandi ascensioni, jdMartedì mattina indugiamo sotto lei Ccoperte, poiché crediamo di non poteri Aattaccare le roccie prima che il sole n' le riscaldi. Questo sarà il secondo er- ; rore che ci costerà l'effettuazione completa del nostro progetto. Alle 8 ppartiamo. Alle 9,20 raggiungiamo la spalla. Riprendiamo le peste del gior- ; no precedente e dopo cento metri le abbandoniamo, puntando direttamente ! alla spalla di Furggen. Le difficoltà |che avevamo incontrate il giorno pri- \ ma, si fanno ancora più serie. La cen- già di detriti, che unisce le due spalle, è ora di ghiaccio vivo e forma, con la ripida parete sottostante, un unico ; vertiginoso sdrucciolo. Boccalatte è' continuamente obbligato a tagliare gradini. Non c'è nessuna possibilità d'assicurazione e perciò procediamo lentamente. Alle 11 siamo appena ad un terzo della traversata. Facciamo un breve consulto. Continuare significa bivaccare sulla cresta di Furggen o, se tutto va per il meglio, in vetta al Cervino. E noi vogliamo ad ogni costo evitare il bivacco, che in questa stagione potrebbe avere delle conseguenze disastrose. Decidiamo, quindi, di ritornare e di salire in punta per la cresta svìzzera. Alle 11,50 siamo nuovamente sulla spalla dell'Hornli. Dieci minuti di sosta e poi, abbandonati i Bacchi, attacchiamo il tratto finale. iVittoria! Quest'Ultimo è in condizioni meravi-jgliose: la roccia asciuttissima, le cor- de pulite. Sul terreno facile ci sen-ltiamo ridiventati leoni e arrampie;.:a- mo quasi di corsa. Alle 12.50 siamo in vetta. Di fronte al panorama immenso, che si svolge sotto i nostri sguardi, dimentichiamo tutte le disavventure. Il metereologo estratto il suo mastodontico termome- tro, ci annuncia la temperatura: 12° sotto zero. Purtroppo non possiamo fermarci a lungo, e nella breve sosta ci distendiamo sulle roccie per godere il dolce tepore del sole. Alle 13,30 incominciamo la discesa. Procediamo velocemente, ed alle 15,40 siamo alla 1 Solvay. In venti minuti riprendiamo i pochi oggetti lasciati al mattino e riassettiamo la capanna; alle 16 riprendiamo la discesa. Ma a poco a poco le condizioni di questo versante, che sembravano ottime, incominciano a guastarsi. Le varie cenge, che girano intorno alla! cresta, sono ghiacciate e ricoperte di neve fresca. Scendiamo ora cautamente, sempre sperando che lè con dizioni migliorino, ma invece si man, tengono eguali. Alle 18,30 siamo su un pianerottolo di 7 od 8 metri Quadrati a 3800 metri di quota, e la luce del giorno incomincia a mancare. Non Ci resta che fermarci dove siamo. Ci mettiamo al lavoro per liberare il pia nerottolo dalla neve e dal ghiaccio che lo ricoprono e dopo un'ora è I pronto. La notte è ormai calata e in fondo ! ^** accende le sue prime luci. A ^ °f ' .nf .su?'t 'fsuosì albcr. ^™b'^t?B * tu"e le. fazioni m 1 ven deJ'f m°n" ^na' v^™& pran- »«« *?™"a"h p*rtit? a ping-pong °* godranno il calduccio de le vaste S^llZ ^ InV^? ?'m" 10 «ediamo. Qui siamo soU * fronte all'immensa potenza del ° o a e a o e i e a! i la traversata guidato dai due Carrel Lo seguono, in anni diversi. Piacenza per la via italiana, e sei cordate sviz- guide. Nel 1929 G. Bocalatte Gallo con C. Pisoni e L. Bon compie la prima ascensione, senza guide, dal versante italiano. Con la nostra ascensione, prima senza guide dal versante svizzero, si completa quindi la serie delle nostre vittorie sul monte che, per arditezza di forma e storia alpinistica, è vanto di ogni italiano. giusto gervasutti. n i l i o è o A " - g e " o la natura che ci circonda, e per unico riparo abbiamo una tendina di seta addossata ad una roccia, e per unica difesa la nostra forza contro tutte le forze della montagna. L'orgoglio diuna notte invernale sul Cervino puòben valere tutte le borghesi comoditàdi questo mondo. Diamo un ultimosguardo intorno a noi ed entriamo sot-to la tenda zero e seu dozzina di prugne secche in tre) l'interminabile teoria delle ore notturne. Mercoledì mattina appena sorto il sole e dopo esserci riscaldati riprendiamo la discesa. Nel pomeriggio giungiamo al rifugio dell'Homi!. Giovedì, rifatti i sacchi e riordinato l'ospitale rifugio, riprendiamo la via del ritorno. La conquista invernale del Cervino,ritorno a noi ed entriamo sot-ta. Iniziamo con 22- sotto„za_viveri (a conti fatti t»anella sua brevissima storia è quasicompletamente prerogativa d italiani,Ncl 1882 A. Sella ne compì per primozere per la via dell'Hornli, tutti con1090 n R~.»ioft- ^"

Persone citate: Boccalatte, Carrel, Gabriele Boccalatte, Guido Derege, Lupotto, Pisoni

Luoghi citati: Donato, Europa, Piacenza