Garibaldi e le "Memorie"

Garibaldi e le "Memorie" Garibaldi e le "Memorie" BOLOGNA, marzo. Con l'editore Licinio Cappelli un'ora fugge . via, che nemmeno te n'avvedi, cosi vivace e attraente la sua conversazione, svariata di notizie e ricca di osservazioni e di giudizi, fiorita di episodi e aneddoti, chiara di ottimismo e vibrante di entusiasmi. Perchè quest'uomo, che si avvia a compiere il cto ribascrinesof GwitarmLibsimbiblquantaduesimo anno di lavoro — gli I Italanni di età, lasciamoli stare, che tanto dueper lui non contano; e lui non pare Luzproprio altro che il fratello maggiore de' suoi quattro figli, suoi alacri e disciplinati collaboratori nell'ingigantita azienda avita; — quest'uomo nutre e manifesta entusiasmi, cosi spontanei, ridondanti e felici, quali troppi giovanissimi, oggi, del tutto ignorano, all'atto stesso che principiano, nella carriera che si sono scelta, e quali noi, della generazione intermedia, sinceramente, nostalgicamente gl'invidiamo. A sentire il Cappelli parlare di una sua intrapresa libraria, cui si accinga, non solo si perde memoria di quella crisi del libro, innestata sulla crisi generale, che molti de' suoi colleghi editori accusano lagrimosamente, e da cui argomentano pregiudizialmente il fallimento inevitabile di ogni iniziativa; ma si sarebbe indotti a credere che l'editoria offra oggi una bazza, come non mai, per cui basti fare, fare un po' benino, che tutto riesce al meglio, al successo vagheggiato, e il pubblico corrisponde alle più lusinghiere aspettative, intelligentemente e volenterosamente. i e a a o . o . e i i a . i i e a e a e à r e ù a e o a, di ti di di è se, : rni lto o, in e L'edizione nazionale Stavolta non sono venuto a Bologna per fare perdere al Cappelli una mattinata intera o un pomeriggio, in citandolo a quelle sue divagazioni estrose. che' più mi godo: sono venuto a sollecitare qualche informazione, su un preciso argomento. Un comunicato della Stefani, di questi giorni, annunziava il prossimo inizio dell'edizione nazionale degli scritti di Giuseppe Garibaldi, a cura della Reale Commissio ne, nominata espressamente da Sua Eccellenza il Capo del Governo, il quale ha voluto l'opportuna coinciden za col cinquantenario della morte dell'Eroe. La Commissione, presieduta da! Sottosegretario di Stato per l'Educazione Nazionale, Sua Eccellenza Salvatore Di Marzo, e composta di Eugenio Casanova, Arturo Codigola, Alfonso Colombo, Giuseppe Fonteros si, Ezio Garibaldi, Alessandro Luzio, Antonio Monti, Luigi Rava, ha stabilito, criterio fondamentale dell'edizione, la massima popolarità, nel senso che l'opera, pure presentata in veste tipografica convenientemente degna, risulti di prezzo più basso possibile, e accessibile perciò anche alle borse più modeste; e ha deliberato di affidare la pubblicazine alla Casa editrice del Cappelli. Questi, saputa la ragione della mia visita, d'informarmi appunto della nuova pubblicazione, a carattere nazionale, cui la sua Casa attende; ha tenuto a riaffermare anzitutto che il primo volume della raccolta uscirà immancabilmente il 15 prossimo Maggio, alla vigilia delle solenni celebrazioni cinquantenarie. — Quanti volumi comporranno la raccolta completa? - Si calcolano sette od otto volumi. E il primo comprenderà le Memorie, nelle redazioni anteriori a quella definitiva del 1872, che costituirà invece il secondo volume. Credo utile, a questo punto, aprire una parentesi. Il Cappelli ha accennato, cosi, implicitamente, alla questione delle varie successive redazioni delle Memorie; e mette conto chiarirla in antecedenza, anche per comprendere e valutare meglio perchè la Reale Commissione abbia disposto — e ottimamente — di ripubblicare i vari testi, in integrità, e nell'ordine cronologico di stesura. ' Le prime « Memorie » Garibaldi cominciò a scrivere le sue memorie durante il secondo esilio: quando, dopo la caduta della Repubblica Romana, e la drammatica fuga, sul finire del 1849, era riparato in Marocco, ospite, a Tangeri, del console sardo Carpanetti. Indi rivalicava l'Oceano, recandosi negli Stati Uniti; e a Stateti Island, presso Nuova York, costretto dal bisogno, s'impiegava in una fabbrica di candele, gestita da un altro grande Italiano, esule, Antonio Meucci: il primo, l'autentico inventore del telefono. Là. nel '50, egli redigeva il racconto delle memorie, fino al '48. ossia al ritorno dal primo esilio, quando si era imbarcato a Montevideo, per venire a Nizza e in Piemonte, a offrire il suo braccio e il suo cuore a Carlo Alberto. Al racconto propriamente autobiografico, andavano intercalate brevi biografie di alcuni compagni d'arme; e prima, la biografia di Anita. Egli rimetteva il manoscritto a un suo amico e ammiratore, l'americano Teodoro Dwight; ed ecco la lettera con cui accompagnava, precisamente, la biografia di Anita, — lettera datata da Staten Island, ai 30 di Ottobre del '50: sciabilenenposil qra Garicosla cscosi ttinepastuloblictral'aunemPuscve train tcontavTorinsande surintédiFrvolSchkezeìHafonMesoeralo brsi gatennunoricpanopatrimrarieri daprio soLatesoqutoosantritbe mfochinlasoseansuraDqutefoilpesuMio caro signor Dwight, ' Vi mando il primo degli schizzi biografici che ri promisi, e non siate sorpreso di trovare che è quello di mia moglie. Essa fu la mia fedele compagna nella buona e nell'avversa fortuna, dividendo con me, come vedete, grandissimi pericoli e superando con il suo coraggio ogni difficoltà... Il Dwight si era assunto di curare la traduzione in inglese delle Memorie e la pubblicazione. Ma qualche mese dopo, Garibaldi lo invitava a sospendere la pubblicazione. Perchè, non sappiamo. Secondo congetturava Alessandro Luzio, fino dal '907, mi pare, e come sempre, acutamente e assennatamente, la ragione della differita pubblicazione si potrebbe indurre da questa notizia, che ci è fornita da Francesco Carrano, nel suo — I Cacciatori delle Alpi comandati dal Generale Garibaldi iella guerra del 1859 in Italia: — r ...Gli amici di Genova intendevano mandare il manoscritto al Mazzini in Londra, perchè lo pubblicasse in italiano ed in inglese a molte migliaia di esemplari, dirittamente pensando che la lettura di fatti di valore e di amor di patria del nostro fortissimo italiano dovesse tornare a bene dell'Italia, e dentro e fuori... ». Onde argomenta il Luzio: «...Garibaldi, che col Mazzini non aveva buon sangue e si era schermito dalle sollecitazioni degli amici di parlare di lui, in bene... o in male nelle Afemorie, non avrà d'altra parte voluto che la versione inglese del Dwight paresse uno sfregio all'ex-Triumviro di Roma e rinfocolasse i dissidi; e per troncare ogni questione, avrà ritirato il permesso di qualsiasi pubblicazione... ». Manoscritti scomparsi Il fatto si è che quelle Memorie, nella traduzione inglese del Dwight, non compaiono che ben nove anni dopo che Ga¬ mmppbnqnantrtr—mp«mftpg'7ltcqstltnsppnSmpcscqmprnlfzs ribaldi aveva affidato all'amico il manoscritto; e costituiscono l'edizione londinese del Sampson, del 1859: The Zi/a of General Garibaldi written by himself with the sketches of his companions in arma — Tronslation by Theod. Dwight. Libro di una rarità, oggi, eccezionalissima: di que' libretti che, a trovarlo, un bibliofilo si venderebbe la camicia. In Italia, se ne conterebbero uno, o forse due esemplari: uno, di cui riferiva il Luzio, ultimamente, «... serbato... a Bre- a . , e e i a — i e : l o , i o l a i e o e; o caascia, nella collezione, per ora inaccessibile, della compianta contessa Marti» nengo... »; e l'altro sarebbe quello che possiede il professore Emilio Curàtulo, il quale l'ebbe in dono, com'egli dichiara nel suo recentissimo libro su Anita Garibaldi, da quella stessa gentildonna, cosi studiosa del nostro Risorgimento, la contessa Evelina Martinengo Cesaresco. Ed io ora non saprei, appunto, se si tratti di due esemplari, che la Martinengo già conservasse, o di un unico, passato cosi dalla Martinengo al Curàtulo. Dell'opera non è mai stata pubblicata traduzione italiana, cioè la ritraduzione. E non si sa come sia finito l'autografo originale di Garibaldi, di cui nemmeno non si conosce copia sicura. Poco dopo la pubblicazione inglese, uscivano analoghe pubblicazioni, a breve distanza di tempo le une dalle altre, tra 11 '60 e il '61, In italiano, in francese, in tedesco: sono le memorie garibaldine contenute nel libro del Carrano, che citavo sopra, sui Cacciatori delle Alpi — Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese, 1860; — e i tre volumi di Alessandro Dumas, il padre, — Mémoires de Garibaldi — précedées d'un discours sur Garibaldi par Victor Hugo et d'une introduction par George Sand — Seule édition complète interdicte pour la France — Bruxelles, 1860; — e i due volumi di Elpis Melena, ossia Speranza Schwartz, — Garibaldi's Denkwiirdigkeiten — nach handschriftlichen Anszeìchnungen desselben, eccetera — Hamburg, 1861. Tutte queste opere si fondano su quella prima redazione delle Memorie, del '49-'50, che Garibaldi stesso, in prosieguo di tempo, a più riprese, era venuto ritrascrivendo. E il Curàtulo giustamente osserva, nello stesso libro succitato: «... Il fatto che nel testo si trova qualche lieve variante, si spiega ove si pensi che Garibaldi, non potendo permettersi il lusso di un amanuense, ricopiando diverse volte il manoscritto per darlo a coloro che glielo richiedevano, lo modificava in qualche parte... » Ma quelle Memorie giungevano, come ho detto, non oltre il '48, alla partenza da Montevideo e ritorno in patria: sicché per gli anni e gli avvenimenti successivi, a complemento del racconto, fino quasi alla data delle varie pubblicazioni, ciascuno dei traduttori e ricompilatori aveva aggiunto e adattato quanto e come credeva, di propria redazione, con attingere a questa o quella fonte informativa, molto spesso direttamente dallo stesso Garibaldi. La biografia garibaldina, del resto, poteva considerarsi tanto più nota, e per sommi capi universalmente nota, da quel periodo successivo al '48, per quanto meno lo era già, se non addirittura oscura, specie in Europa, per gli antecedenti periodi: difatto, proprio tra il '48 e il '49, con gli avvenimenti italiani di quegli anni, l'azione di Garibaldi acquista tale rilievo e importanza, e soprattutto con l'epica difesa di Roma, la sua figura tanto grandeggia, e folgora l'opinione pubblica mondiale, che indi la sua vita non potrebbe più involgersi d'ombra, anche se non brillasse di nuove glorie, e nessun episodio sostanziale non potrebbe passare inosservato; mentre invece i susseguiti fatti ancora più e più ingigantivano quella sua figura di Eroe dei Due Mondi, l'irraggiano di luce solare. Le opere del Dumas e della Melena, a differenza di quella del Dwight, furono replicatamente tradotte in italiano. Ma dell'autografo, o degli autografi di Garibaldi, su cui il Dumas e la Melena lavorarono, si è perduta ogni traccia, come già di quello su cui lavorò il Dwight. ora ae, n a e oe aro me naoco le di — no n adi he or no e il ni rdi le uht di er to ai lla mGa¬ la redazione definitiva Oltre vent'anni dopo che aveva dato mano alla prima raccolta delle proprie memorie, Garibaldi, reduce dalla campagna di Francia, tra il '71 e il '72, procede a una nuova completa rielaborazione della materia. Fin dal ritorno dal secondo esilio, nel '54, nel tranquillo recesso di Caprera, egli era ve* nuto annotando modifiche e aggiunte al testo primitivo; e altre note veniva mettendo insieme, nelle soste, tra l'una e l'altra impresa. « ...Contrasse... allora » — ci ricorda il Luzio — « l'abitudine di tracciar prima la minuta a lapis, ricalcando più tardi a penna lo scritto... ». Di queste note, «... Ce ne sono al Museo di Roma molti esempi: tra cui una narrazione, forse sincrona della battaglia del Volturno, di ardua lettura, poiché il tempo ha sbiadito quasi totalmente l'autografo a matita... ». Ora, dicevo, tra il '71 e il '72, egli attese di bel nuovo al lavoro di raccolta. Il garibaldino dottor Enrico Albanese gli prometteva che il manoscritto sarebbe stato acquistato dalla città di Palermo, per la somma di duecentomila lire. Già l'artrite lo faceva atrocemente soffrire; e lo scrivere gli riusciva particolarmente difficile e doloroso: la gloriosa mano, che aveva impugnato invitta la spada, gli si rattrappiva in stringer la penna. Ma egli voleva a ogni costo portare a termine l'opera. Nel Gennajo del '72, scriveva a Speranza Schwartz, la sua traduttrice tedesca: Speranza mia! L'orribile male che da lungo tempo mi tormenta prende spietatamente possesso del mio corpo. Il peggio è che mi attacca alle mani e mi rende spesso impossibile lo scrivere... Ora copio le mie Memorie, e mi dedico a questa- fatica per paura che il male m'impedisca poi di compierla. Nel copiare il manoscritto, io soglio naturalmente correggere, aggiungendo nuovi episodi, nuove riflessioni, che l'esperienza mi suggerisce. Questo lavoro è certamente arduo, per me; ma farò tutto il mio possibile per condurlo a termine. Non c'è nulla dì romanzesco nelle mie Memorie; sento il bisogno di avvertirlo dopo che anch'io ho scritto romanzi... Gli ultimi fogli del manoscritto, — Appendice alle mie Memorie, — porteranno la data — Civitavecc/iia 15 Luglio 1875. L'Eroe morirà sette anni dopo, il 2 di Giugno del 1882. Mi accorgo che, con la scusa della parentesi, ho parlato io troppo, stavolta, senza lasciar dire a Licinio Cappelli — come sarebbe stato meglio desiderabile. Domani, toccherà parlare a lui, illustrare, per i lettori della Stampa, il programma e le modalità dell'edizione nazionale degit scritti di Garibaldi. MARIO BASSI