Fine dell'Oltremare barricadiero

Fine dell'Oltremare barricadiero POPOLO E REGIME Fine dell'Oltremare barricadiero PARMA, febbraio. In Oltretorrente ci stetti a bivac tare, con i mici compagni del Secondo Granatieri, nel 1922, zaino affardellato e munizionamento da guerra, tra gli insulti e le invettive della folla in rivolta; e non giurerei d'aver dimenticato, a distanza di dieci anni, certe facce truculente e cert'altrc da apostoli avveniristici, c, più, certi tuguri spaventevoli dai quali emanavano pestilenziali odori di sporcizia accumulata dagli anni e dalla miseria; e ben'ricordo certi epiteti pittorescamente plebei lanciati contro di noi, poveri figli fradici di pioggia, più commossi da tanto spettacolo di squallido tragico abbandono che dalle male parole e dalle minacce. Era in quel tempo, e prima, questo quartiere spaventosamente sensibile ai sussulti che scuotevano il Paese, anzi quei sussulti sensibilizzava a modo suo che pareva dovesse avvenire da un giorno all'altro il finimondo; era malato di rivolta, sembrava l'annunciatore dell'apocalisse — di tanto in tanto bagliori di sangue arrossavano il suo orizzonte. Quartiere classico della rivolta e della barricata, ebbe i suoi Clodii arditi e turbolenti, come ebbe i suoi eroi purissimi; era insomma il vivaio degli agitatori, aveva il primato del disordine. Generosa oltre ogni dire, ri• belle a tutte le ingiustizie, esasperata dalla miseria e dall'abbandono in cui era tenuta, questa folla popolana era sempre sulla linea di combattimento per fisico e spirituale bisogno d'azione: l'inganno spesso atroce e ì lutti che su d'essa s'abbattevano frequentemente mai la distrassero dall'azione. Occupava, più che non abitasse, le case, immonde stalle indegne di animali, bivaccava volentieri sulle strade. Plebe romana Plebe veramente romana, di grafia vita ma d'entusiasmo acceso, 'di gracile aspetto ma impetuosa di passione, le agitazioni dal '90 fino al regicidio di Monza, gli scioperi del principio del secolo, i tumulti del dopoguerra la trovarono sulla barricata. Forse nessuno sapeva perchè e per chi si battesse ma la mente era soverchiata dall'impeto del cuore. Era gente insomma che soprattutto e sempre doveva fare onore alla sua fama. All'annuncio della tempesta, le strade, mutando aspetto, diventavano ardui trinceroni, contro i quali snesso s'arrestava l'ondata della cavalleria, e, se li superava, era infrenata dalla massa umana distesa per terra. Come nel 1903, quando le bustaie d'01tretor: rente fccevo barriera di lor corpi formosi alla carica dei cavalleggeri. Quell'ardimento suscitava ammirazione perfino tra i soldati, figli anch'essi di popolo, entusiasti e appassionati, seppur stretti nella disciplina ferrea del dovere e nel sentimento della Patria. Regno della violenza, dunque, ma d'una violenza che aveva certi inconfondibili se' gin di nobiltà. Prima la rivolta e ora la miseria sono state cacciate dall'Oltretorrente, dal patto' di fede instauratosi tra popolo e regime e dall'avanzata irresistibile e risanatrice del piccone. Le strade malfamate scompa iono trascinando nella rovina le fetide casupole dove s'annidavano le malattie e dove la morte coglieva vittime numerose. Qualche anno ancora, e il volto di questa contrada sarà irriconoscibile. Del resto, irriconoscibile è già, almeno a me che invano ho cercato di orientarmi per ritrovare certe straduzze dove montai di sentinella in sere di bui'; rasca, anzi di tempesta. Cadono gli edifici compresi tra Borgo Salici e Borgo delle Carra; qualche casa scoperchiata e senza imposte am micca dalle occhiaie vuote, tragiche occhiaie di corpi in sfacelo: si drizzano intanto alte mura snelle di cemento e rosse di mattoni. disademisstinstgnerMd'e s'aforifodeliaabsumchcoliad'ticmritofaecgrsabllome smvechlacileprralastnefesee chgiordadesiriminfafadedeporoIl regno della barricata Questo Borgo delle Carra sopra detto riempì di sè, più che ogni altro, le cronache dei tempi andati. Barrocciai e carrettieri — da cui il nome di Borgo delle Carra — nati e cresciuti nella miseria più nera, arroventati da una propaganda di violenza, ma più dal rancore contro i governi assenti e abulici, tenevano in subbuglio la piazza. Avevano proprio torto? Buon governo fa buoni cittadini — e questo non può dirsi delle amministrazioni di quel tempo. Che se questa gente, vent'anni o trent'anni fa avesse avuto segni di interessamento da chi poteva e doveva darne, non avrebbe fatto spettacolo di sè nel tumulto e nella rissa politica. Pieni di rancore dunque per tanta miseria e tanto abbandono, barrocciai e carrettieri tenevano in pugno la piazza Tutto era oggetto della loro violenza e della loro derisione: il prov redimento emanato in quel momen to come il colletto pulito del « bor "h'ese ». A proposito di colletti, si racconta ancora l'avventura di due Giornalisti socialdemocratici, qui venuti per ragioni del loro mestiere Appena essi apparvero in Borgo delle Carra, il grido di « dagli al colletto» si alzò dalla folla; e grave fu lo spavento di quei due che si videro stretti da una turba vociante. Alcuni caporioni frenarono la. massa: « rispettateli, perchè se anche nemici, devono essere rispettati ». I popolani si placarono: non potevano combattere in cento contro due. Ma di questi gesti cavallereschi se ne contano molti. Durante la sommossa del 1908, un tenente di cavalleria s'era alquanto allontanato dal suo squadrone per tentare di respingere da solo, impaurendola, la folla minacciosa, e mentre egli si spingeva innanzi, la sua mano fu colpita da una sassata e lasciò cadere la sciabola. Un popolano che la faceva da generale se ne impadroni e. salito sulla barricata — il Forte di Makallè. com'era chiamata all'ufficiale che gl'intimava di restituirgliela — la venga a prendere rispose. Credendo a una sfida l'ufficiale ordinò alla truppa di ]p ridarsi alla carica, ma la folla sri<jò- — solo, venga solo a prenderla —. Allora, 3enza esitare, l'ufficiale s'avanzò e riebbe la sua scia• boia, tra preghiere di non usarla contro la povera gente. Ammirato vel'ODCMrasulapnbprcrstMLste leembdnrtoqtodgrSdtd_|cgmsincrmmzzsinnpdcldmIr1mclldrslmpmidP i tal gesto cavalleresco, l'ufficiale aluto militarmente il condottiero ella plebe, c quel saluto arrivò olto lontano. Immediatamente fu sato a un fanale il cartello: « Quea sera riposo ». Per quella sera fatti la calma fu completa. Il geo dell'ufficiale era bastato a spenere la rivolta, segno che grande a il cuore della folla in tumulto. a era anche ironica questa gente Oltretorrente. Quando, dopo anni anni d'ignoranza, un Prefetto vi affacciò timidamente, un grammono logoro e stonato gracchiò l'aa famosa: « Or ti rivedo... ». Pro nda ironia, che dà la misura ell'intelligenza di questa folla itaana, scettica e amara, sol perchè bbandonata, e da. tanti anni, alla ua miseria. Da Corridoni al Fascismo Folla che era stata abbagliata dal iraggio d'un suprema palingenesi, he ha sofferto inenarrabilmente le nseguenze d'una spaventosa abua di governi e spesso le angherie una ottusa e soverchiatrice polica di classe, il suo volontarismo ai ha smentito: ecco Filippo Cordoni, a buon diritto figlio d'Oltreorrente che ne venera la memoria, ar dono di sua vita alla Patria; co i quattrocento volontari della rande guerra, che segnano di lor angue e di lor gesta il nuovo suime cammino dell'Italia. Il vontarismo fascista doveva fatalente inserirsi nella realtà politica morale dell'Oltretorrente, l'eroimo della milizia mussoliniana doeva qui trovare tutti proseliti, poihé questa folla avrebbe rinnegato sua storia se non avesse aderito, oè partecipato alla rivoluzione del Camicie Nere. E quando i falsi rofeti furono spazzati via dalla affica liberatrice, ecco questa fol abbracciare la nuova fede, con la essa lealtà e con la stessa passioe per cui andava famosa. La sua de ora rinsalda per i mille e mille gni dell'assidua cura del Regime per il fraterno amore del Capo, he ne segue la vicenda giorno per orno. Vi dicono qui, con gioia e rgoglio, che Mussolini sorveglia a lontano le fasi del risanamento ell'Oltretorrente ; e pur mostrando orgogliosi di questo amore, non escono a nascondere la loro comozione. A un cenno scatterebbero piedi, tutti, uomini e donne, per ar offerta del loro sangue, come ora anno dono del loro cuore. Il palpito el gran cuore del Duce e il senso ella sua umanità prodigiosa non otevano non essere intesi da questi omantici plebei. // risanamento pteapmsaqslavdrleInsprgcgvstcpdfipi sPrima del Fascismo, l'unico goerno che si fosse occupato delOltretorrente fu quello dell'ultima uchessa di Parma, la vedova di arlo HI. Alla fine del 1856, Luisa Maria firmò il decreto per l'apertua d'una nuova strada nella parte ud-occidentale dell'Oltretorrente, e a costruzione, dai " lati, d'una du lice linea di nuove case. Dopo l'uità, oltre alla parziale bonifica boronica, mai più nulla fu fatto; e il roblema, passando gli anni, incanrenì. Dopo oltre sessant'anni, queto problema così tratteggiato dal Ministro di Luisa Maria, Antonio ombardini : « L'angustia, la vetutà, l'immondezza'e* il difetto d'aria di servizi in molte picciole case e hanno rese così insalubri da dover ssere del tutto demolite e in massima parte ricostrutte », questo prolema doveva essere ripreso e risolto a Benito Mussolini. L'opera di risa amento è stata imperniata — come isulta dalla relazione del dott. Manovani, podestà di Parma — sulla uestione igienica. Perciò il proget o fu concepito ed elaborato cercano di evitare grandiosità irraggiunibili, mantenendosi invece sul tereno della realtà cruda e urgente. embra paradossale, ma dal punto i vista amministrativo, nonostan e la forte spesa, il risanamento ell'Oltretorrente è quello che si die un buon affare: è infatti conseguenziale il formidabile alleggerimento delle spese di spedalità e asistenza, senza contare il beneficio ndiretto all'economia generale della ittà. Non c'è bisogno di molte paole per dimostrare che il precipuo motivo delle tristi condizioni economiche di certa carte della popolaione risiede nelle sue tristi condiioni di salute, com'è il caso di queta in parola. Ora non c'è dubbio che l risanamento, portando con sè l'inevitabile rigoglio della popolazione, influirà decisamente sul complesso economico generale, influendo sulla singola economia. Cifre tragiche Ritornando al problema, ecco alcune cifra tragiche: in Borgo Carra, a mortalità per tubercolosi è stata di 150,1 per mille abitanti, e la mortalità per polmonite di 121,1. In questo Borgo, che ora scompare, famiglie composte da 7 a 11 a 15 membri vivevano in una sola camera, che serviva anche da cucina, con inevitabili mescolanze, immorai e antigieniche, di sani e di maati, di maschi e di femmine. Nulla da fare, se non abbattere e restaurare dalle fondamenta. Così come si va facendo. Ma è da augurarsi a ricostruzione avvenga rapida. Come sapete, nella sua relazione al progetto di risanamento, il Podestà mise in rilievo come non fosse negli intendimenti dell'Amministrazione di costruire nuove case, dovendo la Podesteria provvedere ai servizi pubblici, lasciando nerciò la cura delle ricostruzioni alla privata iniziativa e a quella di apnositi enti, incoraggiandoli però e facilitandoli in tutti i modi — concessione gratuita del terreno di costruzione, esenzione delle imnoste di consumo sui materiali edilizi, esenzione della tassa sul valore locativo per determinato numero di anni ai proprietari e inquilini, eccetera — nello svolgimento del loro compito. Di sgraziatamente, la crisi che travaglia tutta l'economia mondiale, nonnoteva risparmisi re l'industria edl'-lizia:, perciò l'iniziativa privata c rimasta ollremodo dannejrciala. Così, le ricostruzioni eseguite a tutt'osgi in Oltretorrente sono quelle dell'ente autonomo per le case popolari e di impresari cui il ComunespppttprgtocptocctocsrlGepfvlspnbdgtsfodbssrGpilrnqfece om^mk^m^ei vori, di allestire alcuni fabbricati dentro certo periodo di tempo, mentre al Comune stesso si debbono altri edifici destinati ad alloggiare provvisoriamente la popolazione indigente proveniente dalle case sgombrate per essere abbattute. Ma l'impresa sarà certamente compiuta nel termine prescritto. L' Oltretorrente avrà strade, servizi e costruzionper nulla dissimili da quelli di Parma nuova, e, finalmente redento, nesegno del Littorio comincerà la sua ascesa, feconda di lavoro. Gli italiani di Mussolini Lavoro ed educazione, infattiquesta è la scuola del Fascismo. Bisogna distogliere i lavoratori, dopo la fatica del giorno, dall'ozio e davizio dell'osteria; bisogna divertirldalle preoccupazioni, ristorarli moralmente e intellettualmente, con la lettura, la musica, il teatro, lo sport Il Dopolavoro risponde a queste finalità, ci dice il commendatore Giuseppe Compiani, fiduciario del Gruppo fascista intitolato a Filippo Cor ridoni. Ma naturalmente — aggiunge — bisogna combattere la disoccupazione, così come noi si fa, seguendo le direttive mussoliniane. E vinceremo. Ben altre durezze e mi serie questa gente ha sopportatoFra pochi anni dunque dell'Oltretorrente non rimarrà se non il ricordo: la letteratura barricadiera è per sempre morta; nasce la poesia del lavoro. Case ridenti e giardinfioriti accoglieranno bimbi rosei e paffuti, lavoratori sani e robustii nuovi cittadini dell'Italia di Mussolini. ALFIO RUSSO.

Persone citate: Benito Mussolini, Duce, Filippo Cor, Filippo Cordoni, Luisa Maria, Mussolini

Luoghi citati: Borgo Delle Carra, Borgo Salici, Italia, Monza, Parma