Primo incontro coi Cayappas nell'Isola delle Ostriche sceq

Primo incontro coi Cayappas nell'Isola delle Ostriche sceq SOSTE SUL PACIFICO Primo incontro coi Cayappas nell'Isola delle Ostriche sceq ypp(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) PUERTO L1MONES (Equador) febbraio. Eravamo rimasti davanti a Puerto Limones, attaccati con l'ancora alla bocca d'un vulcano sommerso. La notte aveva precipitosamente circondato l'« Olmedo y>, e l'agitazione del mare era sfumata, a riparo della costa in una ninna-nanna quasi amorosa. Pioveva ancora, ma in modo placido: come in certe consolanti serate dei nostri autunni mediterranei. Così, il sonno era venuto sulla mia cuccia proprio come sopra una culla. Da quanto tempo non avevo chiuso gli occhi con tanta soddisfatta dolcezza'! Non lo so,Forse lo potrebbe dire soltanto mia madre. M'ha svegliato il motore, alle sette}Pioggia. Ma sì, sempre pioggia. E' imi- tile ripeterlo ogni cinque minuti. Seduto sull'orlo della mia cuccia,vedo benissimo la. riva che ci vieneincontro; e la gente di Puerto Limones schierata ad aspettarci sul piccolo molo di palafitte, che la perenne spinta della risacca ha fatto piegare tutteda una parte. Vestiti bianchi, rossi, gialli; via /accie assolutamente nere. Gli europei che abitano a Puerto Limones non sono più di quattro o cinque, e anche i creoli rappresentano una sparuta minoranza. L'utilità di un binoccolo Fin dove l'occhio arriva, nessun altro segno di presenza umana è visibile: salvo, verso nord, un curioso mucchietto di capanne galleggianti, a tre o quattro chilometri dalla costa Galleggianti, pare, ma immobili. A bordo dell'« Olmedo » c'è anchechi l'avrebbe mai detto?, un binoccoloHa, è vero, la graduazione inchiodata: però a qualche cosa serve sempre. Mmetto a guardare queste singolarabitazioni, all'ancora come tante bar che, e vedo che, invece, sotto di esseche hanno lunghe gambe di bambùun po' di terra c'è. Ma è una terra stranissima. Le palafitte poggiano su di una specie di lucido piedistallo squamoso che si direbbe formato da frammenti di vetro, di specchio, dmadreperla. Perchè mai alcuni uominsono andati a vivere la sopra? E non acciecano, nei giorni di sole? Interrogo Parodi. E Parodi, natu miniente, sa per filo e per segno anche tutti questi nuovi perchè. Quella è l'Isola delle Ostriche. Iluccichio che si vede sotto le capanne è prodotto dai milioni e milioni dconchiglie vuote che vengono buttate via dopo che è stato tolto il mollusco— E gli abitanti chi sono? Indios?— Qualche indios, e molti neri. — Vivono d'ostriche solamente? — No. Vivono un po' di tutto, co me gli altri. Ma le ostriche sono l'unica fonte dei loro guadagni. Le mettono in barile, le salano, le spediscono— Ostriche in salamoia? Roba ripugnante, immagino... ■ Lei immagina sempre cose sba gliate. Le ostriche sotto sale sono eccellenti. Vogliamo andare ad assaggiarne qualcuna? — Assaggiarle, magari, no. Ma vedere come fanno mi piacerebbe... Benissimo. Non c'è che da passare dalt'c Olmedo » a una scialuppa. Questa visita, poi, può essermi molto utile anche per un altro motivo. Nell'Isola delle Ostriche c'è una specie di « piede a terra » per i selvaggi Cayappasquando vengono dall'interno alla costa, lungo il rio, per effettuare qualche scambio di merce, o anche pesemplice curiosità. ■ Allora, Parodi, andiamo. Cosa saspetta? ■ Un momento. Mi lasci almeno legare l's. Olmedo » alla banchina. Carnevale improvvisato E' vero. Per quanto lentamente, ssta sempre navigando. L'< Olmedo »per la solita paura dei bassifondi, ha dovuto pigliarla un po' larga; e la riva è ancora lontana qualche centinaio di metri. Parodi va sul ponte; e io mi metta caricare la « kodak », sperando chil ciclo, o prima o poi, mi faccia la grazia d'un filo di luce Vida. Ma cosa succede? Quanto più il nostro legno si avvicina alla costa, iritmo del motore solleva un'eco cosscolpita da far credere che si stiavanzando, anziché verso una selvstraripante fra cielo e acqua senzconfini visibili, incontro alla famosGrotta del Mammouth, nei cui paraggi, come si sa, nessuno ìia mai potutrespirare, o muovere un passo, senzsvegliare l'infelicissima amante dNarcisso. Non c'è dubbio. Qualcuno, a terrafa il verso all'*. Olmedo ». Esco, guardo, interrogo. Tutto si chiarisce. E' la popolaziondi Puerto Limones che si diverte. Soquesto cìiuiuanta o sessanta personnere, uomini e donne, gente adulta ragazzi, die identificano il ritmo denostro motore con la più bella parol del vocabolario spaglinolo; «pc-sè-ta... pe-sè-ta... ». Ascolto meglio. Hanno ragione loro. Il motore dice veramente così. Si divertono moltissimo, tutti. Anche i grandi, ancìie i vecchi. Qui nessuno ha paura che un altro lo stia ad osservare per ridergli dietro. Tra fanciulli e uomini (l'osservai anche in Africa) c'è una chiara intesa di non fare stupide questioni d'età quando si tratta, di divertirsi. Cos'i, ecco, per esempio, uomini di cinquant'anni, che se la spassano suonando una trombettino per conto loro: come vecchi si gnori della civiltà, mascherati da negri in una notte di carnevale, ora, I'« Olmedo », per questa brava gente tutta sincerità, 0 mire rosa ollegrissimu. Fra i piroscafi è ciò che si chiama «un bel tipo;. Tutti gli vogliono bene, e tutti lo prendono in giro. Lo guardano con simpatia, ma non possono fare a meno di ridergli sulla faccia. Il perchè della simpatia c'è. Pas sano, a volte, sette o otto mesi, senza che una vela si degni d'accostarsi a Puerto Limones. Parodi, invece, in ogni viaggio che compie da Guayaquil a Buenaventura, una visitina a Puerto Limones la fa sempre. E' vero che non porta mai le « peseta* :> che promette. Ma la buona volontà cè l'avrebbe. Appena il motoveliero lui preso contatto con la terra, la coperta è stata invasa da una folla eccitata di contentezza. Parodi qui. Parodi là, e abbiateci e stretto di mano. Una delle grandi felicità di questa gente è rappresentata dal poter stare seduta qualche ora, e magari tutta una notte, a bordo d'una nave qualunque. Intanto, tutto preso, e commosso anche lui, dal cerimoniale di questo ritorno a Puerto Limones, mi pare che Parodi si sia dimenticato della progettata visita all'Isola delle Ostriche Gliela ricordo. Una delle minuscole scialuppe che V< Olmedo » porta ciondoloni sulle fiancate viene messa in mare; c mezz'ora dopo I'« Olmedo r> è una barchetta, e lo scoglio di madreperla, su cui le capanne, scosse dal vento, pare facciano continui giochi di equilibrio per tenersi in piedi, è tutto sotto i miei occhi, nitido in ogni particolare e quasi imponente. Mi sbaglio, o questa è la più autentica delle molte meraviglie incoiti rute dal Mar dei Curarti a qui? Case di madreperla Una volta, non so quanti anni fa ma non moltissimi, dove ora c'è l'Isola delle Ostriche, non c'era assolutamente nulla. Acqua. Acqua poco prò fonda, ma acqua. Era un altro dei rari punti di questo golfo vergine dove velieri potevano mettersi alla fonda con poca catena. A tre o quattro metri sotto il livello marino c'era un banco spugnoso, tutto a ricci, a denti, a piccole caverne, che pareva fatto apposta perchè le àncore potessero mordere. Qualche coita l'ancora ci stava così bene, e aveva così profondamente addentato il blocco subacqueo, che, nel riportarla su. a forza, venivano via con essa blocchi di tufo, tutto guarnito d'alga e di borraccina. Fu giusto < raccontano gli storici di Puerto Limones) per uno di questi incidenti che ci si accorse della esistenza in quel tuono d'una miniera viva. Ostriche enormi, mostruose. Piccoli meduse. Ostriche senza più alcuna fisionomia esteriore di conchiglia. Cinque, dicci, venti, inseparabili l'ima dall'altra. Tutte insieme, eppure ciascuna in un proprio guscio: come le api in un favo. La notizia corse; e arrivò la speculazione. Dal Nordtimericu, naturalmente. Le più grandi ostriche del mondo non potevano diventare che ostriche nordamericane. Ma tuttavia l'isola non c'era. Le ostriche si andavano a prendere sott'acqua, e si manipolavano sulle canòee sugli zatteroni appositamente costruiti, che venivano a radunarsi intornoal banco. Si strappava il mollusco duguscio; e il guscio ritornava in mareL'isola, quella su cui ora sorge que-... . - . sto villaggio, venne, su cosi: un po per volta, a forza di gusci, conchiglia per conchìglia: che alga e borraccina rilegavano insieme. Quando l'acqua fu più bassa di questo mucchio di guscvuoti, qualche, pescatore incominciò apensare che, volendo, vi si sarebbe potuti stare, anche di casa. Provò a costruìrci una capanna, e constatò chenon vi si viveva nè meglio nò pc<]<iioche sulle rive del Santiago o lungo lusponda dell'Oceano. Alla prima capanna seguirono assai presto la secondataS7^71^rteXla te>„a, la quaiia. jli pescatori, te jamìglio dei pescatori. Ora, le capannsono ventiquattro; e l'Isola delle Ostriche conta già un piccolo stato civiltutto suo. Si nasce e si muore, su questo mucchio di gusci di madreperlacome in qualunque altra parte demondo. Difficile 0 accostare all'Isole, dell Ostriche anche con la leggera prua di na scialuppa. E' come se andassimo cercare il secco su di un mucchio di hiaia. I margini cedono, s'infrangono, la barca non arriva mai ad essere eramente in terra. Saltiamo sull'isootto presso le palafitte d'una capana. Le palafitte ci aiutano a sostenerci a trovare il sodo. Ma anche questo, dove l'acqua non arriva più a far brecia fra le conchiglie, è un sodo tutto rocchiante che non potrebbe inspirare a minima fiducia a un naufrago arrivato qui a bordo d'un caratello vuoto. La casa dell'uomo ci dà, invece, queta fiducia piena. E mi suggerisce, anancora una volta, la riflessione che, in verità, quando l'uomo si mette a fare a confidenza con la Natura, è capace di cose grandi. E' capace, cioè, di scuoprire condizioni di vita possibili anche addove parrebbe non potesse esservi posto per nessuna creatura con un po' di fantasia. Perchè la paura viene tuta di qui. Se non sai immaginare nula, il male che può farti la Natura (e spesso anche l'altro uomo) è bui poca cosa. Ma non basta una mareggiata, un colpo di vento, un risucchio che scomponga sott'acqua questa piramide di gusci, percJiè, una bella mattina, l'Isoa delle Ostriche non esista più? Evidentemente non basta. Oppure, questa gente non ci pensa, ed è come se il pericolo non esistesse. La donna con la pipa Ecco gli isolani che ci vengono incontro. Per don Enrico le solite esplosioni di grata cordialità; per me il più grande disinteresse. Sono tutti neri. La loro capanna, anche internamente, è la solita capanna negra dove non c'è nulla e c'è tutto. L'amaca e la « marimba » rappresentano il conforto delle membra e dello spirito, e ce l'hanno tutti. La « marimba » è il pianoforte indigeno: anche quello, interamente regalato dalla foresta. Il maltempo ha costretto gli sgusciatori di ostriche a lavorare in casa. Dappertutto, conchiglie aperte e conchiglie chiuse. E piastricci di mollusco su cui ogni tanto bisogna fare uno scivolone. Roba da non mangiare più ostriche per vent'anni! Parodi, invece, eccolo qui che ne mangia e ne rimangia con voluttà. Senza limone, senza pepe. Dice che queste ostriche giganti non hanno bisogno di nulla per essere ghiotte. Parodi è un amico e un gentiluomo. Ho il dovere di credergli sulla parolei. Un vecchio pescatore vuol farmi assistere al virtuosismo palombaresco della sua donna, vecchia come lui. Vecchia, ma con due lunghe code di capelli giù per le spalle. In fondo a ogni coda un nastrino rosso. Un amore. Usciamo, la vecchia si spoglia a metà, corre all'acqua, vi si inoltra, scompare. Dopo una trentina di secondriappare recando fra spalla e collo una grossa pietra. Un'ostrica. Dieci ostriche. In qualunque punto si frantumil masso calcareo, ecco un lucido astuccio con qualcosa di viscido che sritira. Una cosa meravigliosa e disgustante. Il vecchio mi guarda, con orgoglio e mi domanda chiaramente con glocchi un pensiero gentile per la sua sposa, v per tutti gli altri ostricurche ci sono venuti intorno. — Parodi, gli dica qualche cosa dgrosso a nome mio. Parodi eseguisce. Il vecchio m'afferra e mi stringe al seno. I Cayappas ci sono. Quattro. Tutta una famigliola. Veramente, iersera quando furono visti arrivare, erano in tre. Uno è nato stanotte. Le capanne dei. Cayappas non hanno pareti. Misteri o gelosie domestiche per loro non esistono. Chi vuovedere, guardi. Così, anche senza arrampicarmi sulla grossa canna di bambù in funzione di scala, ho agevolmente -modo di constatare che, sta notte, tutto è andato nel miglioro demod'- Dl d°""° Vc no tlna sola' e 1(Vipera non può essere che lei. E' ' P\ed>' a"'1.n (UlUa cmt?U Wrt*.i-rr /-liìflvrt. niirtxt Inni 11 vecchio pescatore ci spiega d oosa si tratta. Quel fagotto e formato da f°01l° di banana e racchiude il neo"<!.to- L(l camminalo manda in su 0 in /"" Pfl ''°>l f(trl° Piangere. Cosa c'è d'it1u0'. mamminin su, colod'ocra chiaro, quasi bianca. Fuma a pipa. Fuma e dóndola qualche cosa che è appeso a una corda scendente dal soffitto. no così, più o meno, tutte le del mondo? Parodi informa il pescatore die i1wrei "ndare a far co"~*« con\„,,J,ati .„„>,,„„„; „ „n„ „„ .. \ questi tre selvaggi, o glie ne spiega motivo. Il vecchio scuote la testa. — Non conviene? — No. — /•; perchè? — Perchè i Cayappas non parlanoRONZO MARTINELLI.

Luoghi citati: Africa, Equador, Isola, Olmedo