I cinesi, con manovra aggirante, costringono i giapponesi a ritirarsi sulle posizioni di partenza

I cinesi, con manovra aggirante, costringono i giapponesi a ritirarsi sulle posizioni di partenza Un' altra giornata di aspri combattimenti a Sciangai I cinesi, con manovra aggirante, costringono i giapponesi a ritirarsi sulle posizioni di partenza II fallimento dell'offensiva nipponica - L'eroico contegno dei due eserciti avversari - Un proiettile sull'incrociatore « Libia » - Nessuna vittima e nessun danno L'energica protesta del Conte Ciano e le pronte scuse del Comando cinese - Il Governo di Tokio invia nuovi rinforzi -1 cinesi passeranno oggi all'offensiva DAL NOSTRO I IN V I A, T O S R E C I A 1^ E Sciangai, 23 notte, rL'osso della resistenza cinese ha\tspezzato i denti ai giapponesi: la,pmetafora non è mia (né per il solo\gfatto di riferirla mi si può far colpa di irriverenza verso... quelli dai denti rotti) ma è gridala per le strade dagli strilloni del giornale cinese che si stampa a Sciangai su carta che, naturalmente, proviene dal Giappone: osanna altissimi alle truppe nazionali; insiliti fioriti ai giapponesi. A parte il linguaggio ed il tono, questo giornale oggi stampa tutta la verità. Le forze giapponesi, che quattro giorni or sono hanno iniziato quella battaglia che, secondo le parole del suo comandante, doveva costituire una « solenne lezione per i cinesi», sono state costrette oggi, dopo un estremo tentativo di sopraffare la resistenza avversaria, a ritirarsi e a sospendere le operazioni. Battuti Non e impossibile che i cinesi prendano ora l'offensiva: il Comando giapponese, mentre fa annunziare ufficialmente che « allo scopo di evitare inutili perdite è stato deciso di sospendere temporaneamente l'azione iniziata sabato scorso », ufficiosamente fa circolare la notizia che alla mezzanotte i cinesi inizieranno un'offensiva di grande stile contro Ciapei. Il ìnesliere del profeta, sempre difficile, diventa difficilissimo quando le previsioni si fanno su una materia delicata come quella militare, e su uomini come i cinesi: tuttavia l'esperienza suggerisce che non è probabile, anche se tale eventualità non è da escludere, che il Comando cinese attacchi questa notte. Le sue truppe, infatti, hanno certamente bisogno se non di riorganizzarsi, almeno di riposo. Di più esso ha dimostrato nei giorni scorsi sufficiente perizia e controllo di se stesso per lasciarsi ora indurre ad attaccare di notte le posizioni dei giapponesi e rischiare così di compromettere i risultati conseguiti sinora. Non vi è dubbio, infatti, che, a tirare le somme questa sera, le quattro giornate della battaglia siano state a favore dei cinesi che hanno vinto: può importare meno se il numero dei loro uomini messi fuori combattimento sia superiore a quello delle perdite nemiche, se i loro materiali siano stati logorati dall'intensità del tiro, senza possibilità di sostituzione: sta il fatto che, dopo tre giorni e mezzo di lotta, i giapponesi sono stati battuti tanto sul terreno tattico quanto nel piano strategico. E' questo il punto che ha maggio re importanza oggi, non tanto per rifare la storia della battaglia di Sciangai, ma per valutare con preci sione quelli che possono essere i possibili sviluppi militari della situazio ne. Non bisogna infatti dimenticare l'importanza che il fattore spirituale ha in tutti gli eserciti e segnatamente in quelli « gialli », e non vi è dubbio che lo spirito che anima oggi le truppe cantonesi e quelle di Ciang Kai Scek, finalmente unite contro un nemico comune, è altissimo. Non è esagerato dire che le truppe cinesi sono uscite dalla battaglia, piutto sto che depresse, rinforzate, e da questo fatto il loro Comando saprà certamente trarre vantaggio ai momento opportuno. Il valore cinese Bisogna inoltre rilevare come la battaglia abbia sfatato la leggenda di quella indisciplina, o peggio, che era solitamente attribuita al soldato cinese, mentre invece la resistenza opposta a Kiangwan, a Wusung e a Mauciang, costituisce una delle più brillanti prove di valore e di attaccamento alla causa che soldati ab biano saputo dare in ogni tempo. E il fatto che l'armamento dei difensori stesse a quello dei giapponesi come un archibugio ad un fucile, dà maggior luce al valore dei cinesi, Questo per quanto si riferisce alle truppe e corrispondentemente agli ambcptcdanplsnitpsedldlacavzncsdvndcnf,„ sviluppì tattici della zona. Ha im-lportanza ancora maggiore la esatta^valutazione della capacità dimostra- ta dal Comando delle truppe cinesi o, in altre parole, le possibilità stra- tegiche dell'Esercito. Che la mente direttiva della difesa cinese sìa quel- la di Sting-Kai, il « generale poeta », comandante la 19.a Armata cantonese, o quella di Ciang Kai Scek, già comandante supremo delle forze cinesi e sempre uomo dei momenti difficili, poco importa. Ancora meno importa sapere se è vero o no che un generale dell'ex-esercito prussiano, s-? la cui presenza al quartier gene- ràle cinese è certa, ma la cui attività costituisce un mistero — abbia preparato il terreno della difesa, organizzato e distribuito le riserve, e al momento migliore, suggerito le mosse più abili. Resta il fatto che la battaglia è stata condotta da parte cinese con una perizia strategica di primo ordine. Un rovescio strategico Il primo giorno i giapponesi stabiliscono la linea dì fuoco lungo le tredici miglia circa che corrono fra Ciapei e Wusung: il loro piano è chiaro: prendere la prima di queste due località aggirando l'ala sinistra avversaria. Nel secondo giorno, e nella prima parte del terzo, questo piano si sviluppa lentamente, data la inaspettata resistenza e le insospettate attrezzature difensive (mine e mortai che hanno reso quasi inutile l'azione dei carri urinati) del terreno che il nemico cede a poco a poco, e sempre combattendo. Questa sera, finalmente, da Wusung, dove con grande accortezza erano state concentrate due brigate di fanteria, parte l'attacco contro l'ala destra giapponese che, operando la manovra avvolgente su Maughang e Tazang, aveva scoperto le spalle. Il generale Uyeda, che era andato per accerchiare, è stai, accerchiato e dopo poche ore di lotta, a mezzogiorno di oppi egli ha dovuto rinunziare a proseguire l'attuazione del suo piano. Il successo cinese, delineatosi sin da ieri, è oggi chiarissimo. I giapponesi hanno subito, dopo una serie di scacchi tattici, un completo rovescio strategico: e da oggi bisogna tener conto che. in Estremo Oriente non è soltanto il Giappone ad aver§ buoni soldati e buoni generali. Questo è un insegnamento, non sappiamo quanto giovevole, per i giapponesi, ma, comunque, utile per tutti. La cronaca della giornata di oggi si riallaccia direttamente a quella della notte scorsa: avuto il sopravvento sul loro fianco sinistro, i cinesi hanno aperto un fuoco violento dal quartiere di Ciapei,, puntando, come sempre, sul Consolato giapponese e su quelle scuole ed altri edifici del quartiere di Hong Kew, trasformati in caserme e magazzini per le truppe imperiali. Già ieri sera, nel tentativo di colpire il Consolato nipponico alcuni colpi cinesi erano andati a finire presso le navi da guerra italiane, britanniche e nordamericane che erano sulla stessa linea di tiro: come vi ho informato altre volte, o per il fatto che gli artiglieri cinesi non sono eccellenti puntatori o perchè i loro cannoni sono logorati o infine per paura di colpire il Consolato americano, che da quello giapponese dista meno di cento passi, è avvenuto anche ieri notte che molti dei loro colpi sono stati « lunghi » ; essi andavano cioè, a cadere nello specchio d'acqua fra il Consolato nipponico e le navi da guerra. Un proiettile sul « Libia » Poco prima delle due di stamane un proiettile ha colpito la tolda dell'incrociatore italiano Libia che era ancorato fra la torpediniera Caboto e l'incrociatore britannico Suffolk: la granata, che non è scoppiata, è caduta rotolando nella saletta dei sottufficiali. Nessun danno e nessuna vittima; ma immediatamente il R. Incaricato di affari conte Ciano ha presentato al Comando cinese una nota di ferma protesta contro l'accaduto. L'azione del nostro rappresentante diplomatico ha avuto come immediato effetto la sospensione del bombardamento, oltre, naturalmente, la presentazione delle scuse più ampie. A bordo dell'incrociatore, al momento del fatto, si trovavano duecento marinai che erano rientrati nella sera stessa sul Libia dopo aver avuto da altrettanti commilitoni il cambio su quel settore della linea di difesa della Concessione che è ad essi affidato. I nostri marinai, che avevano vigilato per tre giorni agli sbarramenti più vilcini a Ciapei, quando la nave è stata ^colpita si trovavano nelle loro cuc eette; soltanto pochi uomini erano di guardia o di servizio in coperta, e, poiché due altre granate erano poco prima cadute in acqua vicino alla nave, il comandante aveva dato P\\ordine ai soldati che si trovavano in coperta di portare l'elmetto d'acciaio e particolari protezioni. L'ultimo tentativo giapponese Cessato, in seguito all'intervento del conte Ciano, il bombardamento cinese, la notte e passata quasi tranquilla: sì sentivano soltanto i picco¬ li calibri di Wusung latrare lontano e qualche mitragliatrice che gracchiava intorno a Kiangwan e al parco di Hong Kew. Ma, all'alba, nuovo attacco -giapponese contro il centro della difesa nemica: come sempre, un'intensa preparazione delle artiglierie di medio e di piccolo calibro lia preceduto l'assalto delle fanterie. Per oggi il Comando giapponese aveva preparato l'estremo sforzo dal quale si attendeva sicuri risultati. Tanto è vero che ièri sera il Capo di S. M. del generale Uyeda aveva detto ai giornalisti: — Domani verrete a prendere il the con noi a Tazang... — Non è meglio che ci offriate il Breakfast nel campo sportivo di Kiangwan? Il generale Tasciro ha consegnato ad una collega francese, ad un americano ed d me m tastAapassare per giungere fino ni Comando nipponico che si trovava fino a stamane appunto nel campo di golf situato a destra del villaggio di Kiangwan. Sui luoghi della lotta Alle 7,30 di stamane, puntualissimi, siamo giunti sul posto: di sportivo questo campo non ha più nulla; dalla battaglia ha quadagnato soltanto il terreno per il golf, nel \quale le granate si sono curate di scavare ottime trappole. Abbiamo notato vero un cartello is\sùl quale, in inglese ed in cinese, ij frequentatori sono avvertiti che neZZa località è proibito sparare: ilìcartello è li ancora mentre da qua-\rantottore si combatte. Davpertut to carri armati ed auto-mitragliatrici mezzi affondati nel fango' ed abbandonati dai loro equipaggi che hanno formato una compagnia di fanteria. Ho avuto occasione qui di sperimentare quanto dura sia l'esistenza e quanto scomoda l'attività de' franchi tiratori cinesi. Nascosti fra gli alberi e sul tetto di una fattoria, essi erano almeno una ventina. Non ci hanno dato fastidio, ma ad un certo momento, mentre attraversa- 1 vamo U campo per raggiungere la fpalazzina foderata di sacchi a terra,\dove il generale Uyeda aveva posto<o o ¬ li suo comando, una mitraqliatrirc giapponese • postata a fianco di esso, ha cominciato a sparare contro i franchi tiratori; le raffiche passavano sopra le nostre teste promettendo però di sventagliare anche più verso terra. La collega francese è scomparsa, l'americano ed io ci siamo butta!' dietro un piccolo rialzo del terreno. Siamo rimasti sdraiati dietro a quel rifugio, sufficiente per la mia magrezza ma che non copriva tutta la circonferenza addominale del mio compagno di spedizione: ho cercato di tenerlo allegro chiedendogli: — In fin dei conti qui ci siamo venuti o ci hanno mandati? Mi risponde: — Shit... E' come a Chicago durante una festa dei gangsters... Sempre per rincuorarlo ho soggiunto : Forxunatovoiche avete pronto un termine di paragone per rappresentare ai vostri lettori questa avventura... se torneremo vivi a Sciangai. Ha perduto completamente il senso di humour e per tutta risposta mi ha brontolato un altro: Shit (parola che i francesi usano spesso, ma dicono in altro modo). Siamo restati dietro l'improvvisata profezia ne per una ventina di minuti, durante i quali abbiamo discusso se la cólpa di quel che succedeva fosse\ dei giapponesi o dei franchi tiratori, ed abbiamo concluso, che la col¬ \ pa era nostra che ci eravamo ficcati in mezzo ai contendenti. Finalmente la mitragliatrice ha taciuto e ne abbiamo approfittato per raggiungere la nostra automobile e attendere la collega francese, che si era nascosta dietro una autoblindata, per rientrare a Sciangai senza breakfast. 11 colpo di ariete Poco dopo il Comando giapponese stava sgombrando dalla palazzina. L'artiglieria nemica ne aveva individuata la posizione con esattezza e batteva precisa o quasi: uno dei colpi ha fatto schiantare la stufa nella stanza dove il generale Vjeda si trovava al lavoro. Alle 8 il bombardamento su tutto il fronte centrale ha raggiunto l'intensità massima: gli aeroplani rovesciavano bombe su Kiangwan, fra le rovine del qwle i cinesi tenevano sèmpre duro. Alle 11 si è avuto l'attacco delle fanterie. Dense nubi di fumo hanno coperto le ondate nipponiche che muovevano all'assalto, mentre l'artiglieria batteva ancora i punti nei quali si supponeva fossero concentrati i rincalzi nemici. I cinesi allora hanno aperto il fuoco con tutte le loro mitragliatrici, puntando contro le figure che si disegnavano come ombre sulla nube grigia dei gas fu- ondata giapponese soltanto pochi j «omini sono riusciti a giungere sul bordo della trincea nemica. Qui era- , moqenì. Nonostante che il tiro deicinesi fosse quasi cieco, della primaìno attesi a pie fermo dai difensori,\che lavoravano di baionetta. Ondate 1 sopra ondateTi qìappone'sl"vanno ai Vassalto una prima volta, una se- j , conda. una terza con uomini tratti dalla seconda linea. A% cinesi nonmancano gli uomini che vengono a prendere il posto dei caduti con M«ospirito eroico che fa di essi dei ma gnifici combattenti. Le posizioni re- VususKjin re-stano «nelle che erano. Le perdite da una parte e dall'altra sono gravissime. Verso mezzodì il Comando nipponico decide di dare il colpo di ariete sull'ala destra. Dopo alcuni assalti fooaniti, i cinesi ripiegano di guai\che centinaio di metri sulla sinistra <dl Manghan, e forse di un chilome- e\ ¬ tro lungo il torrente Wusung. I giap ponesi si mantengono in contatto col nemico e continuano a premere su di esso. La decisiva manovra cinese E' in questo momento che si produce la mossa che ha dato scacco matto alle truppe imperiali. Due reggimenti cinesi, che erano tenuti \in riserva a Wusung, sono passati sulla riva destra del torrente omonimo e ora piombano alle spalle della estrema ala giapponese che si spingeva quanto più avanti le era possibile per campiere l'accerchiamento. I due reggimenti, il 14° cantonese e il « Drago Azzurro » della guardia di Cian-Kai-Cek, freschi, hanno assaltato alla baionetta le truppe nipponiche che erano da tre giorni in campo e da quattro ore impegnate. La lotta si è risolta rapidamente: le colonne giapponesi hanno dovuto in tutta fretta ripiegare verso Manghan, quindi abbandonare anche questa località e ritirarsi ad est della ferrovia Sciangai-Wusung che avevano superato quattro giorni addietro. Alle 15 il Comando giapponese dava conto dei risultati ottenuti dalla propria aviazione col bombardamento dell'aerodromo nemico di Hunjao, che sorge a 16 Km. ad occidente della Concessione. A quanto dicono i giapponesi, tutti gli apparecchi nemici contenuti sotto le tet¬ toie di quel campo sono stati distrutti. Ad ogni modo, apprendo da fonte autorevole che gli apparecchi in dotazione dì quel campo erano di -'modello antiquato e da tempo messi fuori uso. Quanto alla battaglia aerea, impegnata ieri nel cielo dì Soochow — località che oggi c stata ancora una volta bombardata dall'aviazione nipponica — nella quale un apparecchio cinese è stato abbattuto. Secondo una notizia non confermata, il pilota di tale apparecchio era un cittadino americano. Oggi, in seguito alle ferite riportate, è morto il pilota giapponese che era stato ferito ieri durante lo stesso combattimento aereo. Le perdite Ancora oggi non si può dar conto con esattezza delle perdite subite dalle due parti. A sentire i giapponesi, quelle inflitte al nemico sono sempre ingentissime, mentre le proprie sono relativamente lievi. Da fonte cinese si comunica invece che, in totale, i due avversari hanno avuto durante i quattro giorni di battaglia settemila morti e un numero imprecisato di feriti. Si può sospettare che queste cifre siano amplificate per impressionare Ginevra, ma non vi è dubbio che il numero delle perdite è comunque ingentissimo. Da fonte assolutamente certa apprendo questa sera che il Governo di Tokio ha deciso di inviare a Sciangai due nuove divisioni. Con l'arrivo di tali unità il numero delle forze delle quali dispone il Comando risulterà praticamente raddoppiato. Nell'ordine del giorno del Quartier Generale giapponese U generale Uyeda pone questa sera in rilievo l'atto di straordinario valore compiuta da tre soldati i quali, legatisi degli alti esplosivi intorno al corpo, si sono lanciati contro i reticolati nemici. Le esplosioni da essi così provocate, e naturalmente il loro sacrificio, hanno consentito ai giapponesi di passare. FRANCO SPINELLI. Perchè i Cinesi vincono Nell'estate del 1930 trovandomi al Quartier Generale del Maresciallo jFeng Yu Sciang, sul Fiume Giallo, ìed assistendo al disfacimento del suo esercito dinanzi all' avanzata delle truppe di Nanchino, fui forse il primo giornalista europeo a scrivere che era tempo di finir di considera' 're le forze militari della Repubblica 'come incapaci di affrontare con sue |césso contingenti occidentali o nip lponAcl- Mn™ese ^h^ì^0^ t la Manciuria e raccogliendo a Kar- ^/f^den i particolari ancor \vìvì nella memoria dei russi e degli \ europei in genere che vivono in quel,le città, della timida « invasione » in Manciuria avvenuta un anno innanzi di due scarne divisioni sovietiche i'" ul uuc , ì , r>,„,.„„ /i„ | ^^S^&o^ ^ i russi abbiano saputo effettuare in Estremo Oriente dopo la rivoluzione! avvertivo pure che bisognava rivedere a fondo le opinioni correnti sui motivi che avevano indotto Bluker ad evitare il contatto con le truppe di Cian Zo Lian. Da quelle informazioni risultava che non era affatto vero che i soviètici avessero preferito anziché guerreggiare con i mancesi corrompere i loro generali per il timore di compromettere con una campagna la propaganda bolscevica nella vallata dell'Yang Tse. ma che avevano stimato che meglio valeva contentarsi del modesto risultato del condominio sui 1700 chilometri della grande ferrovia Manciulì-HarbinCian Ciung fin pratica significava \ lasciare ai mancesi di abusarne a lo- ro talento com'è avvenuto sino al l'intervento trianponeseì che rischiare di galvanizzare il latente sentimento patriottico cinese tirandosi addosso l'avversione dell'intera Cina e fors'anco i suoi eserciti, rivali fra di loro, rea animati tutti dal niù genuino sentimento antistraniero. Qualche tempo dono, essendomi occorso di frenuentare a Tien Tsin un grufino di alti ufficiali dell'aviazione cinese nordista non ancora disciolta e nernlessa se passare a far parte dell'esercito mancese oppure recarsi in stormo comnatto a compiere la propria sottomissione al vincitore dell'ora, il Maresciallo Ciang Kai Scek. rimasi profondamente colpito dall'abilità professionale dei volatori cinesi che, disponendo di un matpriale m^dincripsimo, avevano compiuto imprese altamente encomiabili e spesso audaci e non domandavano che il « credito » ner aonarecchi nuovi "er continuarle. Inoltre un ev-uffìoiqie italiano della nostra aviazione, dimorante in Cina, l'eroico canitano Riva, cavaliere dell'Ordine militare di Savoia, mi assicurava che i cinesi hanno un'attitudine assai suneriore a ouplla dei ninnonici per diventare perfetti aviatori. Per poco — affgiunreva i capitano Riva — che i cinesi riesca no. ad organizzare una Scuola d'aviazione, a creare uno spirito avia- di torio nazionale, ad avere un corpo .l-'di ufficiali piloti che funzionino su vquesta immensa e strapopolata ter-1 sra come centro di patriottismo, ve-j Glevli a ì a e n . e o o e o a , o , o o e e o i o, i ì o al o o, o e e ' a ^ - r i n ne „ ^ n oi ue a oé mdi a o nna a o- l aisi a a emi n air e ml o aooia e » ro n emi tei a i a aa- dremo i nemici della Cina in serio imbarazzo. Sono vent'anni all'incirca che la Cina si dilania in guerre civili interminabili, ma bisogna dire che l'Occidente non ha mai considerato con la dovuta importanza le conseguenze che sarebbero derivate dalla profonda trasformazione della Cina pacifica ed imbelle dei tempi dell'impero in una Cina corrusca d'armi, che in questi ultimi dieci anni non ha mai avuto sotto le armi, vestiti di assise militari moderne ed armate per lo meno di fucili a ripetizione, meno di un milione d'uomini. E' vero che una metà almeno di quei soldati erano raccogliticci, pronti a sbandarsi o a passare all'avversario, ma non bisogna credere che tutti i « tucium » cinesi fossero degli inetti. Un numero notevole di essi si preoccuparono di rendere le proprie truppe efficienti. Lo provano gli Iron sides » di Feng Yu Sciang. cioè le sue « divisioni di ferro », trupne eccellenti sotto tutti i rapporti che si disciolsero dopo un anno che non erano state pagate e ciuando sennero che il loro cano rinunciando a continuare la lotta con i sudisti per assoluta mancanza di mezzi pecuniari, li aveva abbandonati ner andarsi a rinchiudere in un convento buddista a comporre versi. In quanto alle tranne di Nanchino^ canton°si, venuta meno la coalizione nordica si può dire che il miglior elemento militare dell'intera Cina si «ia trasferito sulle rive dell'Yang Tse ner rafforzare specialmente le nrime. cioè le divisioni dell'esercito di Ciang Kai Scek. Di modo che ouest'ultimo. uomo di eccezionale energia, educato militarmente dai eisprionesi stessi che l'ebbero allievo della Scuola di guerra d; Tokio, ha notuto in onesto ultimo anno compiere una vera selezio"ne nei suoi reggimenti, che sono gli stessi che oggi offrono una così brillante prova del'e loro ecceN lenti nnali+à combattive sui fronti da Wasun?? a Ciapei. Ma c'è dell'altro; vale a dire che all'osservatore che conosce la Cina attuale non «erano sfuggiti una folla di episodi che dimostravano come l'allenamento persistente dei diversi eserciti cinesi (provvisti di una uniforme unica e con una numerazione a divisioni progressiva come se dipendessero da un solo capo) avesse finito per creare effettivamente l'esercito cinese nazionale. Ad eccezione dell'esercito mancese una sola bandiera sventolava sulle schiere del Nord, del Sud e cantonesi. In molti reggimenti si trovavano soldati con sette, otto e sino dodici anni di servizio, divenuti cioè dei veri professionisti militari espertissimi in ogni contingenza del mestiere ed anche conoscitori consumati d'ogni genere di armi. Ricordo la meraviglia di alcuni diplomatici europei di Pechino e mia nell'assistere al carico ed al lo scarico dei treni militari sudisti; che provenendo dal fronte del Fiume Giallo si spostavano verso Tien Tsin e la Grande Muraglia. Nessuna truppa occidentale si sarebbe dimostrata così rapida nella operazione e nrecisa come quegli indiavolati soldatini cinesi che vivevano con un pugno di riso al giorno, che conoscevano il valore delle munizioni nerchè ne avevano pochissime, addestrati ad ogni fatica, ignari del più piccolo agio e sino della tenda e della coperta con una sola divisa per l'estate e per il crudissimo inverno cinese nordico ed infine con delle paghe irrisorie che venivano loro corrisposte soltanto nelle grandi solennità e non mai più di quattro o cinque volte in un anno. A questo aggiungasi che sono ormai molti anni che il Quartier generale delle truppe nanchinesi è avvezzo a vedersi offrire i servigi di una folla di ufficiali disoccupati degli eserciti migliori del mondo. A parte i tedeschi ed i rupsi bianchi che si son fatti una specialità dell'addestramento militare dei cinesi non molti mesi fa, un nerbo di ecce'Ienti ufficiali australiani che avevano fatto la gran guerra in Europa ed Asia, spinti fuori dal loro paese dalle terribili crisi di disoccunazione che lo affligge, s'erano presentati a Ciang Kai Scek implorandone la benevolenza per essere assunti come ufficiali cinesi. Vennero rifiutati perchè in nuel momento i quadri dell'esercito di Nanchino erano al completo e ner altri motivi. D'altra parte l'esercito cinese che contrattacca vittoriosamente i giapponesi e che si prepara nella miliore delle ipotesi per gli invasori ad affrontare le truppe del Mikado anche in Manciuria sicuro di metterle in iscacco (ripeto che i cinesi sono avvezzi ai grandi spostamenti militari nonché a far funzionare linee di comunicazioni e ferrovie che farebbero cader le braccia a tutti gli esporti in materia, non cinesi} non fa che mostrare una volta di niù la stupefacente vitalità del popolo cinese nonché l'omogeneità formi (labile della Nazione. E' bastato il fattore esterno dell'intervento straniero per dimostrarlo. Dai tempi della conouista di Gengiskan ad oggi la Cina è semnre stata niù o me-l i.: - j j,_ j, ■ t -, 1 zchnumrvdpgpdvsrcpdcinggmdsclsdlncgfisstnècpzgmrSzgssiFd1lpmglpriggmsMGEnstpfslscsstslmucgavèlsAtlcgno anarchica e divisa da furibonde lotte intestine, salvo mostrarsi in- variabilmente unita dinanzi allo straniero. Non facciamo torto ai Giapponesi conoscitori profondi della Cina d'ignorare cotesta verità elementare. Difatti i nipponici non vogliono fare una grossa guerra alla Cina. Sono stati trascinati all'a- zione armata dalle loro criticissime condizioni sociali ed economiche ed hanno sperato di sorprendere la Cina, staccando definitivamente da una parte la Manciuria dal conglomerato repubblicano, la Manciuria, ripeto, che da dieci anni almeno vive una esistenza a parte dal resto dei cinesi ed è cinese soltanto in parte e piantandosi in forze a Sciangai, per far cessare il boicottaggio, per controllare l'Yag Tse, via madre della Cina, e per esercitare sul vicino Governo nanchinese la pressione o la minaccia necessarie a garantire l'esistenza delle sue enormi colonie (nella sola Sciangai i nipponici sono niù di centomila). Ora il dado è tratto e non c'è che da attendere gli eventi. SIRIO. Le decisioni del Governo di Tokio Londra, 23, notte. Un- telegramma ;la Tokio informa che il Governo giapponese ha deciso di inviare urgentemente rinforzi a Sciangai. La decisione è stata presa in seguito al rapporto col quale il vice-Ammiraglio Nomura, Comandante in capo delle forze imperiali a Sciangai, prospetta la situazione creatasi nella città cinese. Il corrispondente del Daily Telegraph spiega questa sera, in un dispaccio da Tokio, che il generale Uyeda, capo delle forze militari, seguendo la tradizione dell'Esercito giapponese, non avrebbe mai potuto, con tale richiesta, ammettere implicitamente che gli uomini al suo comando erano insufficienti ad assolvere il compito che era stato loro affidato. Ned circoli militaristi di Tokio — continua il corrispondente — si mette pure in rilievo che razione delle truppe giapponesi a Sciangai è resa difficile da_due considerazioni, che il ConìànSo giapponese deve tener presenti: evitare, date le limitate forze al suo comando, un eccessivo spargimento di sangue, e avere cura di' non mettere in situazione pericolosa il territorio della Concessione internazionale. Si apprende che, In seguito alla situazione creatasi in Sciangai, i 25 mila giapponesi colà residenti saranno fatti sgomberare nei prossimi giorni; essi saranno, con ogni probabilità, inviati in uno del porti coreani o nell'sola di Formosa « La Russia vuole la pace » dichiara il Commissario per la guerra Berlino, 23. notte. Si ha da Mosca che, in occasione del 14.o anniversario della fondazione dell'Esercito rosso, il Commissario del Popolo per la guerra. Vorosciloff, ha firmato una ordinanza del Consiglio di guerra rivoluzionario in cui è detto, fra l'altro : « Perdura ora, non meno di prima, la preparazione della guerra degli imperialismi contro l'Unione Sovietica. Le guardie bianche, con l'aiuto dei singoli gruppi imperialistici, lavorano apertamente al piano di conquista contro l'Estremo Oriente e l'Unione Sovietica. Malsrrado ciò, la politica di pace del Governo dei Sovieti resta irremovibile. Essa sarà continuata con costanza e tenacia. Malgrado la Conferenza del disarmo — conclude Vorosciloff — la situazione internazionale è più che mai piena di contrasti insoluti e di conflitti ». Tutti gli articoli dei giornali e i discorsi degli oratori hanno messo in rilievo il pericolo di guerra che Incombe sull'U.R.S.S., e la necessità per l'Esercito e il Paese di tenersi pronti a respingere qualunque attacco. La Pravda scrive che per la Russia zarista la situazione nell'Estremo Oriente sarebbe stata certamente un ottimo pretesto per lanciarsi in una guerra: la Russia comunista invece ha offerte al Giappone un Patto di non aggressione. « Non è colpa del regime sovietico — rileva il giornale — se il Patto non è diventato ancora realtà ».