Spiragli sui segreti dei tesori di Golconda

Spiragli sui segreti dei tesori di Golconda VIAGGIO » IN INDIA Spiragli sui segreti dei tesori di Golconda • (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) hyderabad, febbraio, ^Siamo sotto i quattro minareti di rdar Minar, nel cuore di Hyderabad. Si tratta di un monumento singolarissimo,'conservato alla perfezione malgrado i:suoi cinque secoli di vita, che non ha nessuna funzione speciale alVinfuorl di rappresentare forse il trionfo dell'isla- ?nismo in paese indù, poiché, come già dissi, lo Stato di Hyderabad è un'au- tent' Mogol ica sopravvivenza del dominio dei mi sull'India: Nizam significa go- .uerirafore e l'attuale Nizam sovrano Li Dp' A ,,„ discendente, diretto dei 'dél'iiàm è un discéndente diretto dei juo,/otoleJlti m Mogol che governnva. no l'altopiano*del Beccali in suo nome.:Il dar Minar è grandioso, alto neiIminareti una sessantina di metri, con'una base quadrangolare di trenta metti per lato. Quattro immensi archi fanno della, base un'enorme sala apeì-ta, sotto ìla quale vigila in permanenza una quar-\dia di soldati del Nizam che sorveglia [il movimento cittadino nelle quattro strade che dal dar Minar si dipartono. Movimento d'un pittoresco estremo poiché la folla è composta di tutti ì rappresentanti dell'India, nei costumi più colorati e strani: Hyderabad sembra costituire un'attrazione permanente dell'immensa India, sia per la sua situazione geografica al centro geometrico del Sub Continente, e sia pure perchè ad Hyderabad si congiungono le strade die da Bombay e Goa vanno sulla costa del Golfo del Bengala, a Madras e Calcutta e dalla vallata del Gange si insaccano nella punta della penisola. Inverno con 30 gradi sopra zero Il Deccan è un altopiano e difatti la atmosfera di questo Paese ha qualohe cosa di vivo e frizzante, almeno durante l'inverilo — inverno estivo di 2§-S0 gradi, s'intende — che manca alle altre grandi città indiane, la luce vi è meravigliosa, il paesaggio, gli edifici, le cose tutte prendono un risalto infinitamente attraente, l'India della pianura cessa per una volta di apparirvi come dovunque immei,sa nell'oceano della sua ineffabile monotonìa, e vi rivela che di qui è partita e qui ha sede ancora la seduzione più tangibile dell'India, quella che, sia pure sotto aspetti imprecisi e spesso assurdi, ha affascinato l'occidente. Inconsciamente quindi cercate quei segni nella folla che turbina attorno al Ciar Minar, uscendo od entrando per le soglie della vicina ed immensa moschea \delia Mecca, costruita sul modello di quella monumentaie di Delhi, o dai templi indù che sorgono attorno alla moschea, perchè qui islamismo ed induismo vivono a contatto nella massima tolleranza, almeno apparente, e vedete passarvi sotto gli occhi i gruppi di fachiri ignudi ed allucinati che hanno sulla pelle la polvere di tutte le strade indiane, vicino ai rappresentanti della _ !^^'è^SSmi^^^i^'hl^Arabadese, che vive delle briciole della Corte in immensi caravanserrar/li nonancora raggiunti dal piccone demolitore del Nìzàm modernista, gelosa ed orgogliosa del suo diritto di portare la spada non alla cintura, ma fra le mani, libera e slegata dal corpo. Ma i principali fra quei segni fascinatori non sono fra la folla. C'è qualche punto elevato della città, anzi delle due città, poiché questa metropoli è formata da due grandi centri distinti: Hyderabad e Secunderabad, dove riuscite ad avere sotto gli occhi una veduta quanto mai suggestiva per darvi il senso vero del luogo. Il territorio, a perdita di vista, è costellato di laghi che son quasi tutti artificiali, cioè serbatoi d'acqua e scaricatori di piene, derivanti dal Musi, cioè dal fiume che lambe la cintura settentrionale di Hyderabad e fra i laghi una fitta vegetazione chiazzata dalla distesa serrata della città nizamica e da quelle minori ed innumerevoli degli edifici pubblici o delle ville del Nizam e dei Principi e delle altre dei Nababbi. Secunderabad, città di stile inglese ed assai sparpagliata sotto gli alberi, non spicca nel panorama. Risaltano invece degli enormi conglomerati di roccie sferiche in tutto somiglianti ai e. koplies » dell'Africa del Sud, alte spesso più di trenta o quaranta metri. Tutto il Deccan è coperto di tali roccie e questa sua simiglianza geologica con il paese dell'oro e dei diamanti, vi fa subito pensare che a poca distanza dalle due città si estolle l'isolata, unica alta collina di Golconda, visibile del resto all'orizzonte, nei paraggi della quale qualche sècolo fa sono usciti tant'oro e tanti diamanti da rendere Golconda itcssa famosa in tutto l'orbe come la sede, il deposito classico della maggiore ricchezza accumulata e concepibile. Ricchezze millenarie / campi diamanti/eri ed auriferi di Golconda sono esauriti da secoli, ma per un complesso di cause che sarebbe superfluo enumerare, una parte notevole della ricchezza di Golconda, invece di esulare fuori dei confini del Deccan o d'esser pirateggiata dai successivi conquistatori della contrada, è rimasta ili paese, ad Hyderabad, in possesso dellegittimo successore dei sovrani pussa- ti, mirabili tesorizzatori, tutti, del Ni- r.am. Ed è anche per questa rugione gpmch'egli è immensamente, ansi immisu rabilmente ricco, Basta fermar la mente su questo sfraordinario fenomeno storico, unico 0' mondo, di conservazione secolare dijw una ricchezza antichissima nell'Indiais misera delle decine di milioni di affa--i mati, per trovare Hyderabad di un ìh-|to teresse appassionante. Confesso che la',c ragione prima della mia venuta qui sta',g nell'aver percepito per pura combina- szione l'enormità di tale tesorizzazione ^p e successivamente di avere trovato non : f meno straordinario l'atteggiamento in-1 i meno straordinario l'atteggiamento glese dinanzi a quel tesoro che, traspor '"'» ed utilizzato in Inghilterra, potreb be.risolvere molti dai guài nei quali Al- <tMone si dibatte. Eppure gli inglesi non l hanno mai mostrato nel passato e non .d dimostrano neppur oggi nessuna inten-[oziono di suggerire un bel giorno al Ni-[qzam: & Data la situazione generale delYlmondo, che, sino a prova contraria, ò\mancora essenzialmente inglese (per la •.dparte almeno che maggiormente Ulte- oressa la reizza europea) vediamo un po''.cdi fare il computo effettivo di quello,cche la Vostra Altezza da esaltare pos- icN del Nizam, reduce dall'Europa, dou'e\ ,7« doyrebbe_ M^fW*'» siede e se «oh sia assai più conveniente per la salvezza umana in genere ed inglese in ispecie, che lo mettiate in circolazione ». Gli inglesi, di fronte alla montagna d'oro nizamica, si sono limitati a prendere una misura preventiva elementare, la quale consiste nell'aver dislocato in questo luogo una forza militare enorme, assolutamente sproporzionata ai bisogni niifitari del Paese, tranquillissimo, strategicamente decentrico, fedelissimo, immune o quasi da ogni propaganda nazionalista o sovversiva (Gandhi non Ha mai potuto venire ad Hyderabad, lo si vide una volta sola alla stazione ferroviaria e nei dieci minuti di fermata, del mail per Madras che passa di qui, parlò agli impiegati della stazione, i quali, come tutti gli impiegati ferroviarii indiani, sono meticci, figli o nipoti di bianchi, e quindi poco accessibili alle influenze della disobbedienza civile, dell'Ahimsa, ecc., ecc.), insomma in condizioni tali da poter fare benissimo a meno di presidìi armati composti esclusivamente da inglesi. Una scappata a Parigi Ora imagìnatemi in compagnia piuttosto confidenziale con uno dei figli atti più importanti della sua giovane int.a: il matrimonio che sapete con l'intima congiunta del Califfo. (Su questo punto credo che S. A. abbia un'opinione diversa dalla nostra, ma non conviene insistere date le tendenze salomoniche di questo principe). Sono le due di notte ed il Principe, a quell'ora specialmente, non concepisce le sue ré ! lazioni con gli europei che facendo teA^^ fra *«* e costoro una bottiglia di champagne in ghiaccio che, appena ,vuotata, si rinnova, io ho il difetto e di essere astemio ed il Principe è un poco irritato per questa singolarità così rara fra gli europei ch'egli usa frequentare: gli inglesi. Ma da buon musulmano è astemio anche lui, sicché lo champagne lo bevono gli altri che ci fanno circolo e noi possiamo conversare .senza che gli inglesi quasi se ne accorgano. Il Principe parla un inglese un poco incerto, appreso ad Hyderabad, è anche lievemente balbuziente, ma alia fine dice benissimo Quello clte pensa, i?' un ragazzo intelligente e simpatico che non ha nessuna intenzione di bloccarsi ad Hyderabad, vuole viaggiare il mondo. Parigi gli ha prodotto una grande impressione, l'Inghilterra assai meno, in Scozia non ha fatto che sbadigliare; un giorno, stufo della tutela di un amministratore-accompagnatore che suo padre gli aveva messo alle costole e a quelle del fratello Principe ereditario, scappò a Parigi, dove ebbe il raro piacere di rimanere incognito per parecchi giorni e con pochi soldi in tasca, lui, il figlio del Sovrano più ricco del mondo. Lo scovò l'inevitabile Monsiei'.r Chiappe, il Prefetto di Polizia, che lo rimise nelle mani dell'amministratore-ciistode... tutta ima storia molto allegra. L'amministratore aveva ricevuto dal Nizam l'autorizzazione di spendere ottomila sterline al mese {sterline ante ribasso) per i due figli venuti a sposarsi in Europa, non più; ma pare che le spese siano state assai maggiori. Insomma la conversazione fra me ed il Principe è arrivata al punto che posso domandargli: Altezza, a quanto ammonta la ricchezza di vostro padre il Nizam? Credo che non lo sappia neppur lìti. Sono però certo, perchè è una cosa che tutti ripetono in famiglia, che se .saltasse in mente a mio padre di getr tar sul mercato una metà dei suoi gioielli: perle, diamanti, smeraldi, pietre preziose, si verificherebbe un notevole ribasso nei prezzi « mondiali » di quei prodotti. Casseforti senza numero Ed il bruno giovane, serrato impec cabilmente nel suo smoking, dopo quela la dichiarazione fa un sorrisetto aml biguo, come se volesse significarmi che - ' non vale la pena di impressionarsi per - così poco; poi, accosta le labbra alla e[sua limonaia, accende l'ennesima si¬ trmtspdcccslidrannrgvdqqmrstionzmccnsssrI garetta della sera e, diventando improvvisamente serio, aggiunge: — Sì, una ricchezza che ■■■ non si può misurare ». Quante saranno le « saves » we casseforti) di mio padre? lo non lo so. Ciò non toglie che mio fratello ed io abbiamo viaggiato l'Europa e ci siatoo sposati con le Principessa Osmanli. con il comune passaporto di sudditi inglesi. Neppure quello distinto che possiede un piccolo agente consolare o un portatore di valigia diplomatica. In- fatti a Roma passammo ussolutamente inosservati. Non ho parlato delle ricchezze del azpmpPallfrmc|ptr.o personaggio che dovrebbe saperla lunga, il Ministro delle Finanze di Hyderubad, Nawab Hydari Akbar, mi ha onorato di un invito nella sua villa, e quando, al tè, nel suo fiorito giardino, IiYl'ho pregato di darmi un'idea del feno-\emeno finanziario rappresentato da Hy-\ derabad, ha stretto le labbra e alzati gli occhi nel terso azzurro dell'altopiano come se la mìa domanda fosse di quelle che non possono, non potranno mai ricevere risposta adeguata, poiché risul- Nizam soltanto con suo figlio. Un al- j mnndgtano sproporzionate a tutto ciò che è ragionevole pensare ed immaginare in materia. Noi, Ministri del Nizam — ha finito per concludere Hydari — amministriamo un bilancio dello Stato molto parsimonioso ed oculato. La ricchezza del Sovrano è una questione a parte, che interessa lui e soltanto lui ed i suoi capi militari che sono probabilmente i custodi materiali delle sue sterminate sostanze. Altro io non so, nè potrei dirle, se la cifra di cento miliardi di lire italiane oro dì cui lei mi parla, e che dovrebbe rappresentare il valore della ricchezza nizamica, si anicini o meno alla realtà. E' probabile che la superi. Ed il Ministro svia il discorso sull'attualità dell'esportazione dell'oro indiano in Inghilterra (21 milioni di sterline nei soli mesi di Dicembre e Gennaio) che dimostra le immense tesaurizzazioni auree esistenti in India, malgrado la miseria del popolo e la convenienza di chi le possiede di profittare del ribasso della rupia per realizzarne la quantità massima. Poiché bisogna tener presente che quel ribasso è una questione meramente esteriore. I 350 milioni d'indiani danno e daranno alla rupia, contro tutti i deprezzamenti possibili nell'avvenire della moneta argentea, il loro valore, atavico. La massa indiana ù troppo numerosa perchè le oscillazioni monetarie siano percepite nei 500 mila villaggi dcll'Indostan. Senza contare che la rupia, questa grossa moneta di bassa lega che oggi vale poco più di cinque lire, rappresenta qualche cosa che assai raramente circola nella poverissima campagna, nelle mani del contadino indù, conoscitore espe-rto delle infinite divisioni e suddivisioni della rupia in « amia », in « pais » e in « pies », ma pochissimo dell'unità superiore. Mille rupie al mese sono in India uno stipendio mediocre per un europeo, mentre un operaio indigeno riuscito a raggranellare cento o duecento rupie, può ritirami nel suo villaggio e vivervi comodamente di rendita per un tempo indefinibile e aver donne, servi e bestiame e larvi la figura del ricco. Così è l'India, la terra dove da migliaia d'anni il popolo campestre, vale a dire il 90 per cento del popolo, vive in un'indigenza impossibile a concepirsi, mentre il Nizam e qualche altro Sovrano indigeno che gli assomiglia, ma mollo da lontano, non sono stati sorpassati in ricchezza immobile ed infruttifera, neppure dai magnati Idinamici della finanza americana uso Rockefeller e Morgan. La guardia alle rovine Certamente Hyderabad traduce anche da qualche suo aspetto esteriore il pregio di essere la sede di tanta dovizia. Non però a qvel punto che si potrebbe immaginare. Le istituzioni di pubblica utilità vi sono abbastanza sviluppate: scuole, oz;>cdali, viabilità, ma gli atti di munificenza del Nizam non sono frequenti. I Sizam furono sempre avari e lo rimangono. Sembra che abbiano la religione della conservazione indefinita dei tesori, senza l'esistenza della quale quel titolo perderebbe ogni prestigio. Il popolo cittadino parla di sotterranei che partono dalla villa reale e vanno verso Golconda, lunghi parecchi chilometri e risolventisi in labirinti-nascondigli di tesori, il cui segreto è noto al Nizam solo ed ai suoi fidi tra i fidi, e gli alti funzionari inglesi non lo escludono. Quando domandate di andare a visitare le rovine di questo o quel castello antico nei paraggi di Hyderabad ( ve n'è una folla, ma il più insigne fra tutti è il castello di Golconda) vi trovate dinanzi a difficoltà spesso insormontabili poiché il Nizam è gelosissimo di coteste rovine e le tiene tutte presidiate dai suoi giannizzeri come se fossero ancora forti in potenza strappati ieri ai Re di Golconda e pieni di tesori di quella brava gente. Naturalmente, quando siete nei forti, non vedete che smozzicati muri saldati alla roccia e piazze d'armi fulminate dal sole, sulle quali roteano densi stormi di yracchìan'i corvi (India, paese, dei corvi a nuvole!). ARNALDO CIPOLLA. sodvcebstgcgatnIndRsavsfssPGtldcPdczm

Persone citate: Beccali, Gandhi, Mogol, Nawab Hydari Akbar, Rockefeller