Panorama di tendenze e di aspirazioni di G. Bevilacqua

Panorama di tendenze e di aspirazioni LA MOSTRA D'ARTE DEL SINDACATO FASCISTA LOMBARDO Panorama di tendenze e di aspirazioni MILANO, febbraio. Grande merito, di questa III Mostra del Sindacato Regionale Fascista di Belle Arti è, anzitutto quello, di non far per nulla rimpiangere la Biennale di Brera della qualt ha preso il posto. Superato il periododi assestamento in cui correnti più emeno rivoluzionarie sì accavallavano,l'attuale mostra presenta tutti i ca-ratteri della normalità, sia pure innuove forme, rispondenti ad un ordinenuovo di cose. Lo stesso suo ordina-mento è altamente sereno e pacificatore. La corrente novecentista che, per necessità di difesa, pareva volesse, ad un dato momento, tagliare i viveri agli eventuali avversari sopravviventi, vi appare in una giusta tendenza all'equilìbrio. Dall'assalto dell'avanguardia, siamo arrivati ad una guerra guerreggiata di posizioni e di movimenti. Il Comitato Ordinatore ha saputoadottare uno squisito criterio di equità, sia raccogliendo un numero ragguar-ricTmÌneTano a i{. lf , cercare d'essere sedevole di opere, sìa coordinandole in modo da non influenzare in precedenza il pubblico, con l'istituzione di fittizie « sale d'onore », ed « ospedali » di deprecata memoria; ha creato, viceversa, una serie continuata di ambienti, non col criterio decorativo, ma con un eclettismo intelligente e indovinato. Se alle opere nettamente caratterizzate e pel nome dell'autore e per l'ideale perseguito dall'artista, ha fatto della Sala IX il centro dei cosidetti ■x ottocentisti », non vi si può trovare ragione di malanimo: sostituisce un pochino l'antico e leggendario <: ospedale » delle sale di palazzo Brera, ma non appare affatto al ai sotto delle altre. Non vi sono, dunque, elogi da lesinare a quella che, un tempo, si chiamava Commissione di collocamento. Tanto onesto equilibrio va ad onore dei dirigenti e, in particolar modo, di Esodo Pratelli che alle necessità della sua arte, alterna le cure dell'organizzazione a favore di un organismo che è divenuto esemplare e mirabile per propulsione ci idealità, per concordia di fede, per numero di proseliti. Il significato La Mostra, interessantissima e significativa anche nel suo complesso, palesa assai chiaramente e sinceramente quale sia il momento artistico attuale: talune azzardate manifestazioni, ottenuto lo scopo momentaneo dsommuovere la crosta formatasi sull'arte, si sono acquetate e si vanno equilibrando. Sotto l'influenza di quell'eterno animatore degli artisti e dell'arte che è il vero, parecchi si spogliano della maschera up to datepresa per accodarsi alla comitiva, eancora — per fortunasono pochini — insistono nel dar vita a fantasmi, vestendoli di abiti alla moda. Ma v'è chi, sbarazzato da inciampi ereditati, più arditamente sì sente di affrontare la propria personalità; e v'è chi, abbastanza galiardoancora, per sopportare il peso della tradizione, non per questo trascura leproprie qualità individuali. Con gli uni e con gli altri si ha, insomma, un panorama di travaglio, di ansia, di aspirazione che, come si scosta dal chiuso del vecchio conformismo, nel contempo non s'abbandona alle acrobazìe dun avvenirismo ad ogni costo volutoQuesto è il signilìcato della Mostra. Nel vasto campo della pittura non è possibile dire quale sia il soggetto che maggiormente attragga, nè la tendenza oggidì prediletta. Ogni pretesto è buono. Forse la « natura morta » è ifavorito e gli esempi abbondano. Certovi sono « nature morte » che bastano a rivelare un pittore: cosi sono pittori che hanno raggiunta una compiutezza lodevole Enrico GaudenziRiccardo Brambilla, Mario FlorianiFrancesco Arata e parecchi altri giovani. Nel paesaggio, la ricerca di un effetto precipuamente emotivo è, in genere, la preoccupazione minore: qualcuno ne fa ancora l'obiettivo principale come, ad esempio, il Lazzaro Pasini con un Crepuscolo, Antonio Piatti con il Raccolto del grano, il Comolli col Paesaggio serotino; e, con maggior realismo, il Saldini con VOliveto sul Lago d'Iseo. Riccardo Galli con Macugnaga, De Bernardi con la Strada, i! Sartorelli, il Castagneto, ed altri. Arturo Tosi — riposando su ali allori di una rapidamente conquistata fama — cerca di ridurre sempre più condensata e semplice la impressione ch'egli riceve: poco si preoccupa della composizione; lascia la tela magari in bianco, per non perfezionare con l'artificio la evidenza della sua visione. Talora riesce monotono, innamorato com'è degli stessi toni verdi, noncurante dell'ora e del carattere del luogo. I suoi seguaci trovano facile l'imitarlo, non raggiungendone però che l'esteriorità. Documenti significativi Il Tosi ribadisce, comunque, una personalità singolare, come la ribadisce Esodo PratoHi tanto nel paesaggio, quanto nella figura. Il Fratelli, anzi, ha acquistata una sicurezza, espressiva e tecnica, che è un superamento: ha intensificati i toni, più gagliardi resi i colori, più audaci le forme, più suggestivi i soggetti. Romantico e delicato si è fatto il Monti, così da dirlo raccolto in uno spiritualismo di essenza nordica; gli è vicino il De Grada sebbene più vivace e decorativo; Fimi non presenta che un quadro nel quale ancora non si stacca dall'antico; Carrà espone il Bot-e giudicato già alla Quadriennale, animale massiccio e monumentale in cui la vigoria pittorica è indiscutibile; poi Alberto Salietti allinea tre quadri di figura, di paese e di natura morta, nei quali il movimento e la luminosità sono eccelenti; Vellani-Marchi progredisce di continuo, disegnatore perfetto, colorista fra i più moderni, ecc. Anche in questa esposizione, comen tutte, del resto, il gran pubblico vaalla ricerca del clou, del quadro o dei-a statua che colpisca di primo acchito, oltre che con le qualità pittoriche o scultoree, con l'idea, la sensazione, l'ineresse della cosa rappresentata; ma non gli basta il conato michelangiolesco del Carpaneto nel!'0//erto, una partoriente nuda che offre il neonato al padre, nudo anch'esso; non gli bastano le anodine Ragazze dopo il bagno del Bellesia, nè la pur armoniosa, ma ncompleta Annunciazione di Pietro Gaudenzi. Forse, si sofferma a cercare l '< quadro -> davanti alla diafana e ar- monica Stagione di campagna di Bal-dassare Longoni, e, per ia scultura,nella Partenza^ cento metri di A,gelo Bertolazzi, stupenda affermazio- ne di scienza plastica. Quanto ai ri- tratti, ve ne sono pochi che non abbiano difetti; tuttavia non vanno trascurati uno di Remo Taccani, un autoritratto di Donato Frisia, un altro del Mascarini, il « bambino » di Mario Ornati, la « donna » del Vaiani, i quali 1 tutti, non soltanto accontentano l'arte, 'ma pure il pubblico, che ha in questo .genere una concezione tuttora tradijzionale. Se non delle opere eccezionali, 'bisogna ammettere che la scultura ha 'in questa mostra documenti sigmficaitivi- Attirano l'attenzione quelli che sono riusciti a trovare un giusto equilibrio fra la subordinazione della forma reale all'astrazione del pensiero e quelli che, pur conservando nelle forme la ricerca del vero oggettivo, riescono ad insufflarvi un'idea ed animarle di una sensazione. Vitaliano Marchini è certo — nonostante una preoccupazione eccessiva per la stilizzazione — fra i più notevoli modellatori della . materia: ad ogni modo tra gli scultori che attraverso la forma esprimono una emozione, si impone più di ogni altro e, come dicemmo, il Bertolazzi. Il « bianco e nero » Il >i Bianco e Nero » di importanza nazionale, occupa la maggior parte delle sale del piano superiore. Per esaminare partitamente gli espositori c! vorrebbe un articolo a sè. Il pubblico domanda chi mostri di sapere ancora disegnare; e molti ve ne sono anche di coloro che quando dipingono non lo farebbero sospettare. Vi è poi largo campo di osservazioni pei; gli appassionati delle varie tecniche specializzate: la xilografia, la punta secco, l'acquaforte, il monotipo. Non sfuggiranno agli appassionati, certamente, le xilografie del Ciceri, del Dal Pozzo, le litografie del Cisari, le acqueforti del Magna vacca; nè i disegni del Pajetta, del Checchi; nè i monotipi personalissimi del Lentini e quelli di una schietta originalità, di Sinopico. Al piano terreno è stato concesso un posto — non molto ampio, per vero dire — all'architettura. Il progetto pel Teatro di Karkow degli architetti Alziati, Cavallini, Cosmacini, Del Corno e Lombardi, si ispira ai criteri del Teatro Wagneriano di Bayreuth, con accorgimento grande e saggia modernità; altri progetti sono già noti per avere vinto concorsi. Un gruppo speciale è formato dagli scenografi, oggidì considerati più costruttori che pittori. Qui però nessuno dimostra una orientazione singolare; del resto, la scenografia è determinata — ben si sa — oltreché dall'opera teatrale cui deve servire, dalla disponibilità del teatro e del suo palcoscenico, tuttora in via di trasformazioni incessanti. Resterebbero da studiare — come in ei tutte le esposizioni — alcuni ed isolati o i e n a a i i o , e ì a e. i o i . è e è l , o casi edificanti ed anche, per contrapposto, taluni interessanti problemi personali. Non ci sembra questo il luogo. Ma è innegabile che occorrerà attendere qualche anno perchè il bollore' nella gran pentola delle arti plastiche si abbassi a quella calma andatura alla quale, soltanto, il capolavoro finisce veramente di cuocere al punto da poter essere scodellato. E intanto la giuria avrà una bella gatta da pelare per scegliere le opere in via assoluta, più commendevoli, per i tre premi Principe Umberto e i numerosi premi minori. In conclusione: ciò che nell'attuale mostra più consola ed inorgoglisce è il fatto che in essa, incomincia a delinearsi un orientamento per l'avvenire, cui il nuovo ordinamento corporativo potrà giovare praticamente. E questo era lo scopo cui il Sindacato Fascista mirava. G. BEVILACQUA.

Luoghi citati: Macugnaga, Milano