Strane reticenze dell'accusatore

Strane reticenze dell'accusatore IL DELITTO DI POZZOLO FORMIO ARO Strane reticenze dell'accusatore Alessandria, 19 notte. La solita folla ha invaso per tempo 'aula della Corte di Assise per assitere alle ultime emozionanti battute del processo a carico del ventinovenne Giovanni Lansini, imputato di avere, in orreità col Vittorio Scaiola, rubato ai danni dell'Amministrazione delle Fer¬ ovie dello Stato, alcuni copertoni e di aver quindi ucciso a colpi di rivoltella 1 complice Scaiola nelle note circostanze. ...io dico di no Apertasi l'udienza, si è ripreso l'esateslimonialc; è stato nuova- mente ^ chiamato il^ muratore ^Te]ire per ogni copertone, poi duecento resiu lioscneiu, la cui muga deposi zione di ieri e il drammatico cururunio con l'imputato non hanno di molto chiarito la situazione. 11 teste viene ancora interrogato su alcuni particolari di non grande rilievo, e le sue risposte sono alquanto titubanti. E' subito dopo chiamato il teste Giovanni Leidi, compagno di lavoro del Boschetti,' il quale ripete ciò che questo ultimo gli aveva riferito sul delitto senza aggiungere nulla di importante che possa illuminare maggiormente il procedimento. Segue la deposizione di Raimondo Rivera, che racconta come il Boschetti gli abbia confidato di avere, in compagnia dello Scaiola e di un'altra persona di Novi, eseguito il furto dei copertoni che lo Scaiola aveva rivenduto per duecento lire l'uno. Su richiesta del P. M. viene nuovamente chiamato alla pedana il Boschetti. Presidente: — Di chi intendevate oarlare quando dicevate « uno ai Novi ? ». Boschetti (indicando l'imputato: — Sapevo che era lui, ma non lo conoscevo di nome. Presidente: — Volevate proprio riferirvi al Lanzini? Boschetti: — Eh... credo di si... Presidente: — Non sapevate come si chiamava? Eoschetti: — Sapevo solo il nome: Giovanni. Presidente; E pure vi sono due testimoni che dicono che voi avete partecipato al nuovo furto. Boschetti: — Io dico di no. Viene quindi introdotto il teste Giovanni Camagna. di Spinetta, il supposto ricettatore dei copertoni rubati alle Ferrovie, il quale racconta come una sera lo Scaiola portò in casa sua due copertoni eia vendere « Io non ero in casa — prosegue il teste — c'era però mia sorella, la quale invitò lo Scaiola a ripassare un'al tra volta, allorquando io fossi rincasato, n mattino seguente, verso le 7, infatti, mi si presentò lo Scaiola con un certo Ferdinando Chiaria, ora in America. 1 due mi chiesero prima trecento ctiPgle infine scesero a cinquanta lire. Io non li volli a nessun costo ed essi se ìi riportarono via sopra un carretto, Presidente: — Come mai hanno scelto proprio la vostra casa? Il teste stima opportuno non rispondere con chiarezza... Viene richiamato ancora il Boschetti, allo scopo di precisare alcuni particolari del fatto. Quindi vengono letti gli atti del confronto che già il Boschetti dovette subire nel precedente processo con il Camagna. Da gli atti risulta che anche allora il Boschetti era alquanto cauto e titubante nel suo atteggiamento. Titubanze e silenzi Presidente: — Conoscete il Ferdi nando Chiaria? Boschetti: — No. Presidente: — Come no?... Boschetti: — Si... di vista! Presidente: — Non deve addebitarsi al Chiaria ciò che avete attribuito al Lanzini ? Il Presidente allude, con questa domanda alla nota denunzia fatta dal Boschetti contro il Lanzini. che, se conrìo il teste, sarebbe l'uccisore dello Scaiola Il Boschetti non risponde turL^teS »,m e,^"^aPfr'alet- LmzìS?^ebrat^l^S.WIuanzini, celebrato in contumacia il 23gennaio 1925, avanti alla nostra Corte d'Assise. Dai documenti processuali risulterebbe che il Chiaria è partito per l'America nel 1922, mentre la sua de posizione sarebbe stata fatta dopo, Viene in seguito chiamato il teste piusePPe Dottazzi, il quale si trovava in ^rlSi^ o«l Cnmaena quando lo Scaiola Pr?P,ose 1 acquisto dei copertoni, E la volta, quindi, della teste Filemena morose, ai 72 anni, la quale ri- eorda come la sera del delitto venne a narrarle l'accaduto una ragazza del vicino sobborgo di Mandrognè, la quale si trovava sull'autocarro che passò lungo lo stradale Pozzolo-Alessandria pochi istanti prima che venisse compiuto il delitto. Essa era vicina al condii- center che Derònon sa 'chi sia! Lungo il cammino — proseguo lateste, riferendosi al racconto fattole dalla ragazza — l'autocarro incontrò due carri, davanti ai quali stava una donna e dietro due uomini. Oltrepassatili, dono aver percorso un breve trat to di strada, si udì un colno di rivol- tella. ma per non essere chiamati a te- stimoniare. non si fermarono. Presidente: —Questa ragazza è frai testimoni? Teste: —Non so. 1 Presidente:—Sedetevi là e se la ri- ciinrotedadeo a o conoscete fra i testi che verranno, ditemelo. Sorgono alcune contestazioni circa la identità di questa ragazza, per cui il Presidente ordina di rivolgersi all'Ufficio anagrafe per dirimere ogni cìubbio. Si presenta, infine, il teste Luigi Pagella, che dichiara di non conoscere tel'imputato. 11 teste aveva avuto occa-jHSione di assistere a parecchie liti frateIo Scaiola ed il di lui padrone Carlo vaRolando, e più di una volta dovette nintervenire per far da paciere tra loro gmentre si azzuffavano. chII Presidente chiede quali relazioni devi erano tra lo Scaiola e la moglie del suRolando, Adele Taverna. Egli non sa e nulla di preciso, ma afferma che in Ppaese si andava ripetendo che assi aves- sto e e e i l l o sero intrecciati rapporti amorosi. Il Pubblico Ministero legge allora un rapporto del Comando della stazione dei carabinieri di Spinetta, eia cui risulta l'ottima condotta della Adele Rolando. Le relazioni fra la donna ed il suo dipendente, lo Scaiola, erano assolutamente rispettose nò potevano presentare dubbi sulla loro correttezza. « Mai visto » La seduta pomeridiana si inizia con la lettura degli atti riferentisi al processo contro U Lanzini, svoltosi nel gennaio 192'5, nonché delle deposizioni circa il suo arresto a Serravano Scrivia, avvenuto precedentemente al delitto Scaiola e determinato ' da un furto colà compiuto. Si dà pure lettura degli atti del processo a carico del carrettiere Ferdinando Chiaria, di cui risultano precedenti affatto raccomandabili. Si nota, tra i testi, la mancanza deìl'ex-maresciallo Chiabrcra, che fece ieri le note deposizioni sulle indagini svolte all'epoca dei fatti. Il Pubblico Ministero procede in seguito alla lettura di alcuni rapporti dei Carabinieri, dai quali risultano le numerose ma infruttuose ricerche, fatte per scoprire l'autore di questo delitto. Proseguendo la escussione, è interrogato il ciclista Eugenio Caccia, il quale conosceva lo Scaiola come cliente, perchè più di una volta questi si era rivolto a lui per riparazioni alla macchina. Racconta come la sera del delitto si fosse recato in un caffè di Spinetta Marengo, ove trovò i fratelli Rolando ed altri conoscenti, che stavano bevendo e cantando. Giova ricordare, a questo proposito, tefapinrrrssCrzamddcd=iRinddslsche in un primo stempo, i fratelli Rolando ave;..-no di- dchiarato di trovarsi, quella sera, alla! propria abitazione. Si procede quindi al confronto dei fratelli Rolando coliCaccia per chiarire questa circostanza, c— Come mai le vostre dichiarazio-, ni precedenti — chiede il Presidente, rivolto ai fratelli Rolando - non ri, «spondevano a verità? II Rolando dichiarano che. allor-iquando furono interrogati dal mare- isciallo dei Carabinieri, restarono al-j quanto sorpresi da quella richiesta, che li turbò; per ciò le loro risposte appar-vero imprecise. Poi, ripensandoci con. calma, si ricordarono d'essere stati ef- : fettivamente al caffè. L'avv. Bricca. iCdotto poi Venanzio Rolando, padre dei predetti fratelli. Il Presidente gli chiede se conosce l'imputato. Il teste si volge verso la gabbia, e fissato attentamente lo sguardo sul Lanzini esclama: — Mai visto! Ora si passa all'interrogatorio del contadino " Giuseppe Bagnasco. di 72 anni, il quale dichiara di avere accolto dall'Ospizio il Giovanni Lanzini, ancora giovinetto. Lo tenne con sè amorevolmente per parecchi anni, finché d'improvviso, un giorno, il giovane si eclissò, ne più si fece vedere. Dopo qualche tempo apprese l'arresto del giovane, a motivo di un furto; ma in seguito non ne seppe più nulla. Mendicante vagabondo Altro teste interrogato è l'esercente Francesco Bianchi, pure di Spinetta, il ' quale dice di aver assunto alle sue di- : pendenze il Lanzini un anno dopo il delitto Scaiola. La teste Adalgisa Castaldi, con-1- giunta del Biancni. dice di riconoscere1I» suo dipendente ai una volta nell'ai-.3|tuale imputato. «Era venuto a chle- dere, dichiara la teste, alloggio c la- e r e a a - e l e - a e ò a voro in casa nostra, ed ha effettiva- mente lavorato con noi, dimostrando,buona volontà, tanto che non abbiamo jmai dovuto lagnarci ai lui. II maresciallo dei carabinieri Sil-jverio Piacentini, attuale comandante la stazione di Spinetta, dice di aver raccolto le voci della pubblica opi-nione circa supposti amori tra 1 AdeleTaverna in'Molando e il dipendenteScaiola. Fra pure indagini sul conto^tto^uèsìJ sCi "rma^a^ineul!una decina, ai giorni, e sei o sette mesi dopo il delitto sarebbe ritornato in paese, per altri quindici giorni. Negli incartamenti, attualmente giacenti °al Comando, non lia trovato alcun eie-mento specifico nei confronti dell'im-putato, nemmeno in relazione al furtodel copertoni. Prcs.: — E del Boschetti, cosa sa [dire? Teste:—Il Boschetti e un noto pre-- j giudicato; in questi ultimi tempi, sa--1 pendo prossimo il procosso, si e messo ja lavorare da macellalo e ha temiloa ' buona condotta. Ma il suo passato e (scabroso. i Più tardi l'udienza ò tolta e rinviatai-1a domani.

Luoghi citati: Alessandria, America