Disperata difesa dell'imputato

Disperata difesa dell'imputato IL DELITTO DI POZZOLO F0RA1IGAR0 Disperata difesa dell'imputato Alessandria, 18 notte. Questa mattina, alle ore 0, alla no-'etra Corte di Assise, presieduta dal oOmm. Giovanni Vogliotti, si è Inizia- to, il processo a carico di certo Giovan- ni Lanzini, di 29 anni, nato a Tassa- rolo, residente nel vicino sobborgo di Spinetta Marengo. Costui è stato arre- stato circa dieci anni dopo il delitto,e precisamente il 9 settembre 1931 in' vicinanza di Genova, ' In contumacia il Lanzini era stato condannato dalla Corte di Assise di Alessandria, il 23 gennaio 1925, a 16 anni e 8 mesi di reclusione. Egli è Imputato del furto di alcuni copertotoni In danno dell'Amministrazione del¬ le Ferrovie dello Stato, in correità col defunto Vittorio Scaiola, di 21 anno, furto effettuato nel giugno del 1921 aBo scalo ferroviario di Spinetta. Inoltre è imputato di aver ucciso la notte del 27 agosto 1921 sullo stradale Pozzolo-Alessandria a colpi di rivoltella 11 suo complice Vittorio Scaiola, durante una lite per la divisione del bottino. Le deposirfoni Il Lanzini. nel suo interrogatorio ha negato recisamente di aver preso parte al delitto, affermando di non aver conosciuto affatto il suo supposto complice. TJ padre dell'ucciso, tal Girolamo Scaiola, all'epoca del delitto avevapersonalmente raccolto, allo scopo di Illuminare la giustizia, alcune deposizioni di testi in base allo quali aveva formulato sospètti sulla persona di certo Carlo Alberto Rolando, alle cui dipendenze lavorava lo Scaiola, e coi quale l'ucciso aveva avuto parecchio liti che portarono anche al suo' licenziamento. Giova pure notare che In un primo tempo si era dubitato che l'autore del delitto avesse agito in seguito ad istigazione del Rolando, il quale temeva che il suo garzone — lo Scaiola — se 3 a intendesse con la moglie, Adele Taverna. Ma tali sospetti caddero quando il Rolando potò dimostrare che al tempo del delitto trovavasi lontano da Pozzolo Formigaro. Stamane il padre dell'ucciso non ha saputo dir nulla: già vecchio ed alla distanza di molti anni dal delitto, ha dichiarato di non ricordare certi particolari che potrebbero interessare il processo. Non ricorda nemmeno la statura del figlio morto e se questi era più piccolo o più alto dell'imputato. La teste Anna Gualco, contadina, abitante in una cascina posta lungo lo stradale Pozzolo-Alessandria, a cinquecanto metri dal luogo dove si svolse il delitto, racconta che verso le 21, mentre attendeva alle faccende di casa, arrivò nel suo cortile, guidando due carri con cavallo, la Adele Taverna, moglie del Rolando. Costei narrava come pochi momenti prima, mentre percorreva lo stradale, unitamente allo Scaiola, guidando ciascuno due carri contenenti merci diverse, diretti ad Alessandria, uno sconosciuto, uscito da una siepe, afferrava le briglie del cavallo guidato dallo Scaiola e lo invitava a discendere a terra per urgenti comunicazioni. Lo Scaiola scendeva pregando la Taverna di proseguire con i due carri che l'avrebbe subito raggiunta. La donna ubbidiva, ma percorso un breve tratto di strada, udiva alle sue spalle un colpo di rivoltella. Spaventata accelerava il cammino dirigendosi verso la casa della teste, che cercò di calmarla. Il teste Luigi Gualco, fratello dell'Alma, racconta come, tornando a casa in bicicletta dal lavoro, vedesse steso a lato della strada un uomo; ma siccome qualche tempo prima, nel portar soccorso ad una persona trovata appunto distesa lungo lo stradale, aveva corso U pericolo di essere bastonàto, cosi in quella medesima circostanza aveva creduto opportuno di proseguire la sua strada. Giunto a casa e trovata la Taverna e la sorella in orgasmo per quanto era accaduto, in compagnia del fratello Francesco si recò al punto ove giaceva lo Scaiola, nella speranza di portare, se ancora fosse possibile, qualche aiuto. Visto vano ogni soccorso, polche il disgraziato giovane giaceva cadavere per la ferita di arma da fuoco riportata alla tempia destra, corse ad avvisare il brigadiere dei carabinieri col quale ritornò sul luogo per le indagini. lo sconosciuto dal cappello calate Dopo là deposizione di Francesco Gualco, che conferma ciò che ha dichiarato il fratello Luigi, senza aggiungere nulla di nuovo e di interessante, viene introdotta Adele Taverna, moglie del Carlo Alberto Rolando, la quale ebbe ad assistere alla prima parte del fatto, senza però aver potuto riconoscere l'uccisore. Essa racconta come si è svolta la scena; dopo aver percorso due chilometri di strada unitamente al suo garzone per procedere al trasporto della merce, essi erano stati raggiunti da uno sconosciuto, col cappello calato sugli occhi e, quindi, data anche l'oscurità, irriconoscibile. Lo Scaiola fu invitato a scéndere; l'Adele Taverna proseguì la strada nelle circostanze sopradette. L'odierna deposizione, però, contiene gravi contraddizioni con quanto la teste ebbe a dichiarare in istruttoria, tanto che il Presidente interviene energicamente contestando le versioni opposte. II Presidente non ammette che alla distanza di dieci anni si possano affermare circostanze quasi opposte alle precedenti, trattandosi di un fatto gravissimo c nel quale la teste fu in gran parte testimone oculare. La Taverna insiste però nel dichiarare di non ricordare più nulla. .Nell'udienza pomeridiana, un pubbli-siiLnnvbco enorme ha affollato l'ampia auladella Corte d'Assise attratto dal vivointeressamento che desta questa cau-sa in tutto l'alessandrino. La Taverna è stata richiamata, appena aperta l'udienza perchè completasse il racconto interrotto. E' stato chiamato subito dopo il commissioniere Carlo Alberto Rolando, alle cui di pendenze era lo Scaiola, il quale, unitamente all'Adele Taverna, procedeva sui suoi carri al trasporto della merce destinata ad Alessandria. Il testo ha asserito di essere venuto a conoscenza del delitto dalla moglie, ma di non essere in grado di fare alcuna deposizione sull'accaduto poiché al momento del delitto egli era assente da PozzoloL'ex-maresciallo dei CC. RR. di Pozzolo, ora a riposo, Viarengo Chiabrera, ha esposto in seguito, quanto ap- prese circa l'uccisione dello Scaiola; egli ha ricordato che venne il Gualco ad avvertirlo del delitto, ed ha enume rato tutte le ricerche eseguite per sco prire l'assassino. Il risultato di tali in dagini fu negativo, cui egli dovette li mitarsi a denunciare il delitto senza poter segnalare gli autori. Indugiandosi nella sua deposizione, ricorda an cora la circostanza che l'ucciso abbia chiamato per nome lo Scaiola prima di invitarlo a scendere dal carro, per quanto non possa con sicurezza ora affermarlo. <: I due carri — continua il Chiabrera — partivano da Novi regolarmente tre volte alla settimana, condotti dal Carlo Rolando e da sua „, moglie Adele Taverna; qualche volta n\%Rolando non c'era perchè 11 precedeva'soin bicicletta, lasciando il suo posto al I degarzone Scaiola ». Il Presidente ha ri- \ sechiamato l'ex-maresclallo per le scar-! Pese ricerche eseguite, e per i pochi dati che ha saputo portare in istruttoria. Voglia uccidere... Dopo il carrettiere Pietro Pro è chia- pacoVnatigaLsoqua e i o e e l e e i e , a a e e o . e n a - mato a deporre Angelo Rolando, fratello del Carlo alle cui dipendenze era stato assunto il muratore Teresio Boschetti, che rappresenta l'elemento più importante delle testimonianze, per avere egli aiutato il Lanzini e lo Scaiola a caricare il bottino su di un carro, la notte del furto dei copertoni alla Stazione ferroviaria di Spinette L'Angelo Rolando ha dichiarato di avere udito il Boschetti pronunciare alcune frasi che avrebbero potuto illuminare la Giustizia sulle ricerche dell'autore del delitto; aveva consigliato, pertanto, il Boschetti a denunciare alla Autorità giudiziaria tutto quanto sapeva in merito. Presidente: — Perchè il Boschetti aveva fatto queste confidenze non subito, ma molto tempo dopo l'accaduto ? Teste: — Perchè diceva che se avesse parlato prima, il Lanzini lo avrebbe ucciso: infatti, al momento della confessione, il Lanzini era ancora latitante. Il teste ha aggiunto altresì, che il Boschetti si diceva certo che l'autore del delitto fosse il Lanzini, per avere questi, qualche tempo prima dell'omicidio, proferito queste parole: « Domani voglio uccidere lo Scaiola perchè si è mangiato i soldi dei copertoni rubati insieme ». Presidente: — Quando vi ha parlato il Boschetti? Teste: — Eravamo sul lavoro. Presidente: — Voi avete scritto una lettera al Giudice? Teste: — Io non ho scritto nessuna lettera. Il Presidente ha porto, allora, al teste la pratica degli atti perchè veda la ietterà da lui firmata. Il teste ha però dichiarato che mentre la-i-firma è sua, la tetterà era stata scritta dall'avvocato a cui si era rivolto per consiglio, tocoAcoopmRdaSocoziladifutopamMagzideglfuil necoseeftopacimscallitocacoa comocstdnGlaDrammatico confronto Viene finalmente chiamato il Teresio Boschetti di 34 anni, il principale accu satore del Lanzini. Il teste che, come lo Scaiola ed il Lanzini, è già stato condannato varie volte per furto, parla sottovoce, con circospezione. Il Presi dente lo ammonisce ripetutamente di parlare ad alta voce, e di dire tutta la verità, poiché dalle sue deposizioni può dipendere la sorte di un uomo, Presidente: — Conoscete l'imputato ? Teste: — Sì. « Non mi ha mai visto! » — interrompe improvvisamente il Lanzini, scattando in piedi. Presidente: — Dove l'avete cono seduto ? Teste: — M'hanno fermato quella sera del furto, lui e lo Scaiola, per farsi aiutare. Presidente: — E voi... Teste: — Io li ho aiutati e poi me ne sano andato. Presidente: — Avete partecipato al furto? Teste :.— No. Presidente: — Nelle deposizioni, in istruttoria, avete affermato l'opposto. Teste: — No. Io li ho solo aiutati a caricare i sacchi sulle spalle. Presidente: — In istruttoria avete detto di averli caricati su un carretto, portando anche qualche particolare su quel furto. Il teste si confonde e non sa rispondere con precisione. Presidente: — Avete parlato con lo Scaiola? Teste: — Sarà, ma non ricordo. Presidente: — Quante condanne avete avuto? Teste : — Due. Una volta mi ha fatto arrestare mio padre; l'altra venni preso per furto di carbone. Presidente: — Ed i sacchi dove sono andati a finire? Teste: — In una casa di un certo Giovanni Camagna. Presidente: — Perchè avete taciuto tanto, prima di denunciare ciò che sapevate ? Teste: — Perchè avevo paura e mi decisi solo a parlare quando seppi il Lanzini, latitante, fuori d'Italia. Il Presidente fa uscire allora dalla gabbia l'imputato e lo mette di fronte al teste e lo invita a rivolgergli la pa-l rola per cercare di cogliere qualche j elemento positivo da questo drammatico confronto. Teste: — Vi ho conosciuto vicino alla ferrovia. « Tu sei pazzo, sei un infama » Imputato: — Tu sei.pazzo, sei un infame! Teste: — I sacchi li avete nascosti dietro un muro. Imputato: — Sei più asino di mia madre, che mi ha abbandonato appe- Tebdrecsednl'tfcsdazsvdrcfrlotuccmnprnNtchi è l'autore del delitto: accusi me per difendere un altro. Presidente: — Mi pare che facciate la commediali confronto è finito senza che la posizione sia charita. L'imputato viene a!na nato. (L'imputato è infatti figlio di o!ignoti). Se tu mi accusi è perchè sai -' o eia e a n o . - LlGmipgCld1 donlsccetfdtnpsmcpitmtdrinchiuso in gabbia, pallido e disfatto, mentre il Boschetti persìste nel suo at- tegelamento, accusando recisamente il Lanàni di avere ucciso lo Scaiola. La difesa fa rimarcare il fatto che la de- nunzia del Boschetti era lunghissima e particolareggiata; come mai ora ri- corda ben poco Presidente: — Voi avete dichiarato di avere assistito ad una lite tra il Lanzini e lo Scaiola? Itw,.- Si uno era armato di ri !Teste. — S», uno era aimmo ai ri-. .vdltella, l'altro teneva In mano un ferro. Presidente: — Sparò qualcuno di loro? Teste: — Sii pare di no. Presidente: — Allora avete detto: posero mano alle rivoltelle, esplodendo parecchi colpi. Il teste si confonde e si contraddice nuovamente. A tarda sera, il Presidente, comm. Vogliotti, toglie la laboriosa ed emozionante udienza, che sarà ripresa domattina, cou la continuazione dell'Interrogatorio del Boschetti.

Luoghi citati: Alessandria, Genova, Italia, Pozzolo Formigaro