"Gavroche,, azzannato da un orso bianco

"Gavroche,, azzannato da un orso bianco "Gavroche,, azzannato da un orso bianco La pericolosa avventura di un monello penetrato di soppiatto in un serraglio di Piazza Vittorio della Senna — preferisce dormire ne fIifatrii foi Jtort°^ o, quando il cielo Gavroche, il giovanissimo eroe dei Miserabili » di Victor Hugo, il monello non cattivo, il classico birichino dei bassifondi parigini, qualche volta ladro per necessità, ma sempre pronto a riconoscere ciò che è giusto da quello che non lo è, il piccolo filosofo vagabondo che, pur avendo una famiglia — misera famiglia che vive in una squallida stamberga in un vecchio e diroccato casamento sulle rive è trapunto di stelle durante le brevi notti estive, nei campi coperti di erba fresca, rivive in un ragazzetto non ancora decenne che ieri l'altro ha avuto una pericolosa avventura in Piazza Vittorio. Questo nostro « Gavroche » è un monello che, privo, per una serie di fatali circostanze, dell'assistenza dei genitori, convive con una zia, certa Curlanda Ferdinanda, in una misera soffitta di via Principe Amedeo 39. Luigi Basso, questo è il suo nome, al pari del piccolo parigino, preferisce la strada alla casa e sovente, attratto dal fascino che su di lui esercita l'avventura, si allontana dalla misera soffitta per intere giornate e, talvolta, per intere notti. Le cure che la zia Curlanda ha per il ragazzo sono grandi e amorose. Nonostante che la donna viva nella più assoluta miseria, essa si preoccupa, più di ogni altra cosa, che al nipote non manchi nulla. Infatti il piccolo Luigi, quando esce di casa, è lindo e ben agghindato, pur nei suoi miseri abiti. Ma quando vi ritorna sembra che le furie sì siano impossessate di lui: gli abiti sono sempre a brandelli e sul volto, sovente, appare qualche livido che lascia chiaramente intravvedere come il monello abbia già le sue battaglie. Battaglie della strada, naturalmente, perchè quelle della scuola non lo affascinano nè lo riguardano. Un'emozione in giosira c la testa rotta Negli ultimi giorni di Carnevale la baraonda e il chiasso dì via Po e di piazza Vittorio Veneto attrassero l'Attenzione, del ragazzo, il quale sentì in modo particolare 11 fascino che la strada e la folla multiforme esercitano sul monelli. Piazza Vittorio, poi, scintillante dì luci, risonante di musiche, dai baracconi pieni dì... misteri, fu un richiamo irresistibile. Il nostro « Gavroche », con gli occhi estatici e il cuore denso di desideri, sostò lunghe ore davanti alle giostre sulle quali suol coetanei più fortunati cavalcavano focosi destrieri, o davanti ai baracconi, ipnotizzato dagli Imbonitoli o dalla cravoche, terribile arma con cui i domatori affrontano i vecchi e mansueti leoni. E la sua fantasia si accendeva di immagini avventurose. Un pomeriggio, che proprio non ne poteva più, eludendo per un attimo la so.veglianza di uno degli inservienti di una giostra, saltò In groppa ad un cavallo, e quando la giostra riprese a girare, stringendo le gambe contro 1 fianchi della sua cavalcatura, provo tutte le emozioni di un « gaucho ». Senonché il piacere ebbe breve durata, L'inserviente della giostra scorse il monello e fece per avvicinargllsi. Il ragazzo, accortosi che le cose stavano per prendere una brutta piega, balzò di sella, ma fece un fantastico ruzzo Ione. Bilancio: una ferita al capo che venne curata da un medico del San Giovanni con due punti dì sutura. Questo fatto che avrebbe dovuto servire da lezione, ebbe per il nostro « Gavroche » un effetto eccitante. Non era ancora completamente rimarginata la ferita, che il ragazzo riprendeva le sue scorribande in piazza Vittorio Veneto. Pur non avendo in tasca il becco di un quattrino, il piccolo Luigi sapeva sempre procurarsi qualche dolciume dai bancherottoll sparsi nella piazza. Come facesse, neppure 1 più scaltri monelli lo potrebbero dire. Tra le belve Il penultimo giorno di Carnevale fu il giorno della sua più grande avventura. Uscito a mezzogiorno di casa, s'avviò tutto solo verso la piazza fatata. Vagò da una baracca all'altra, sostando -lungamente dietro la grande tenda dì un serraglio, donde uscivano ruggiti e urli di belve. Là dietro non c'era nessuno. Cercò qualche buco per curiosare: invano. Alle 16 Incominciò nel baraccone la prima rappresentazione. Il personale del serraglio era tutto occupato e il piccolo non potè resistere. Lesto come imo scoiattolo, alzato un lembo della tenda, strisciòlenlprftlvtgdsmsglpabl1 nell'Interno della baracca. Quando si |alzo e si guardò attorno, il ragazzo j . . iu , dl\^^y^.J^2^.^^i^^L {tre metri, in mezzo a due gabbie. Nel- e i i n e i la gabbia di destra sonnecchiava un enorme orso grigio, e in quella di sinistra giocavano tranquillamente fra loro tre orsi bianchi. Questi ultimi, più piccoli di statura del grigio e solitario confratello che avevano di fronte, più mansueti nell'aspetto, ispirarono fiducia al ragazzo il quale, lentamente, si avvicinò alla gabbia. Ad un tratto, due terribili ruggiti, quelli dì un leone, agghiacciarono il sangue nelle venj al piccolo Luigi che, istintivamente, stette un istante in forse di fuggire. Ma l'orgoglio lo trattenne e, ridendo fra se per la paura provata, scrollò )e spalle e si avvicinò decisamente agli orsi bianchi. Le tre belve smisero di giocare e fissarono il ragazzo, il quale avvicinatosi ancora alle sbarre della gabbia, trasse di tasca un pezzo di pane e allungò la mano per porgerlo agli orsi. ,. ' < Il braccio nella bocca dell'orso Una delle belve annusò col muso appuntito il boccone, poi allargò la bocca e la rinchiuse. Senonchè, nell'afferrare il pezzo di pane, la belva afferrò anche il braccio del ragazzo. Un grido acuto di dolore si propago sotto la tenda. A quel grido cui altri più strazianti - ero seguito, accorsero gli inservienti del serraglio che, armati di tridenti e di bastoni, punzecchiarono e percossero l'orso inducendolo a lasciare il braccio del ragazzo.Il piccolo Luigi venne quindi medicato alla meglio; ma al proprietari del serraglio non voli, dire nè chi fosse nè dove abitasse. E di lì a poco se ne andò col Draccio dolorante. Intanto la zia lo cercava disperatamente. Da parecchie ore il monello mancava da casa. Verso mezzanotte, la povera donna intese dire da alcuni vicini che in piazza Vittorio un ragazzo era caduto da una giostra ed un altro era rimasto privo di un braccioche glielo aveva... mangiato un orso. Si può immaginare la disperazione della donna. Essa si copri le spalle con uno scialle e scese nella via per recarsi ad attingere notizie sulle due disgrazie, nella tema che una di esse fosse accaduta al suo ragazzo. Ma la sua esplorazione finì in fondo alle scale: sulla porta trovò il piccolo Luigi era la una dopo mezzanotte ormai — che piangeva. Il monello le mostrò ii braccio tutto fasciato e le raccontò quanto gli era accaduto. La 'onnaspaventata, accompagnò il monello avicine Ospedale San Giovanni, dove imedico di guardia medicò le ferite e le gitiicò guaribili in una decina di giorni. Il ragazzo ha promesso dì non scappar più di casa. Ma forse sarà bene chiuderlo in una casa, perchè mantenga la promessa.

Persone citate: Curlanda Ferdinanda, Luigi Basso, Victor Hugo