La seconda primavera di un marito

La seconda primavera di un marito La seconda primavera di un marito Lo spirito d'avventura e i begli occhi d'una ragazza americana - Pianta la moglie e scompare - La moglie lo ricerca invano per parecchi anni • Il grottesco nel dramma - Ritrovamento e sorpresa d'adulterio Sentendosi ancor giovane, nonostan te i suoi cinquant'anni suonati, il contadino Filippo Lorenzo Caselli meditò e decise di darsi a nuova vita. Fino allora — era l'anno 1925 — egli era vissuto in quel di Castellazzo Bormida (prov. di Alessandria) e, come i suoi defunti genitori, aveva lavorato la terra, riuscendo a crearsi una vita agiata. Il Caselli, da molti anni, aveva sposato una brava e onesta contadina, certa Maria Delfino, che, al momento in cui comincia la storia che stiamo per raccontare, contava 43 anni. La donna aveva portato in dote alcune case con annessi terreni e, fin dai primi mesi di matrimonio, al pari del marito, si era dedicata anima e corpo a curare gli interessi della famiglia. La pace e la serenità parevano regnare in quella casa. I coniugi Caselli ebbero dei figli che allevarono e che si sposarono a loro volta. Atroce sorpresa Ma proprio il giorno in cui i due contadini potevano dirsi soddisfatti della loro opera e potevano guardare serenamente l'avvenire, ecco sorgere all'orizzonte le prime nubi che, addensandosi nel cielo, prepararono la tempesta che doveva scatenarsi violentemente ieri notte. Nel cervello del contadino maturò a poco a poco l'idea di abbandonare la campagna e di recarsi ad abitare in città — in una grande città — per tentare speculazioni commerciali. Egli, e non si sa in virtù di che, se- ne sentiva la vocazione; ma era certo che se ne' avesse parlato alla moglie, questa non solò' lo avrebbe sconsigliato da tale proposito, ma lo avrebbe indotto a desistere dalla impresa, piena di rischiose incognite. In silenzio quindi egli preparò il suo piano. Adducendo motivi di sistemazione d'affari, ottenne il consenso dalla moglie di vendere, a più riprese, case e terreni di proprietà della donna stessa, per un, importo di 105 mila lire circa. Conclusi i contratti ed intascato il denaro, il Casella, prendendo pure con sè tutto quanto gli apparteneva, scomparve dal paese. Si può immaginare il dolore della Delfino quando la realtà le si parò davanti. Essa era rimasta quasi nella miseria, ed inoltre doveva al più presto sloggiare dall'appartamento occupato fino allora, perchè i nuovi acquirenti della casa intendevano far valere i loro diritti. Fu così che, circa tre anni fa, in un giorno d'autunno, la donna dovette lasciare il paese natio per rifugiarsi presso il figlio Giuseppe a Torino. Del marito essa non aveva avuto più notizie. Ma giunta a Torino, essa s'imbattè in persone di vecchia conoscenza che le dissero di aver visto e parlato col Caselli, il quale si era dato a grandi imprese commerciali. La Delfino, animata dalla speranza di poter rientrare in possesso di almeno una parte di quanto le era stato tolto, cominciò a cercare in ogni luogo il marito, ma le sue ricerche non avevano fortuna. Molte volte, quando proprio credeva di essere in procinto di afferrare il fuggiasco, si sentiva dire che il Caselli era partito o ner Genova o per Milano o per Trieste. Per lunghi mesi, pazientemente, la Delfino non fece che salire e scendere scale per bussare alla porta di tutti quelli che per motivi di affari o d'altro erano in rapporti col Caselli. « Voi? ! Ma non siete morta? ! » Un giorno la donna venne a sapere che suo marito, oltre che sfoggiare un'eleganza che non gli era mai stata solita, si abbandonava a facile vita e lo si vedeva spesso in giro a braccetto con belle e giovani donnine. Possibile che tutti lo incontrassero e lo vedessero e che soltanto a lei fosse impossibile saper dove poterlo incontrare? Spinta dal desiderio di rivedere il paese natio e i parenti lasciati colà, circa due mesi fa la contadina fece ritorno per qualche giorno a Castellazzo Bormida. In paese essa era assai conosciuta, ma l'accoglienza che ricevette non fu quella che si attendeva. Ad ogni passo incontrò gente che la guardava in una maniera assai strana, tanto da metterla in serio imbarazzo. Perchè non la salutavano? Non la conoscevamo più? Eppure non erano passati molti anni da che essa si era allontanata da Castellazzo e non le pareva d'esser tanto cambiata da esser irriconoscibile. Nella piazza del paese, incontrò un gruppo dì donne, vecchie amiche. Le avvicinò e, fermatasi a pochi passi da esse, disse: — Non mi conoscete? sono Maria Delfino! Un'esclamazione di stupore partì dalle donne: — Voi? Possibile? Ma non siete morta e seppellita? Vostro marito voleva perfino far dire una messa per voi! — Morta io?... Mio marito?... Ah, canaglia!... L'indignazione della contadina era al colmo. Trattenendo a stento l'ira, la donna si fece, raccontare per, fijq e doP per segno come erano andate le cose. Ed ecco quel che le fu raccontato: Proprio pochi giorni prima il Caselli si era recato a Castellazzo Bormida accompagnato da una bellissima ragazza, alta, bruna, con due occhi che avevano i riflessi dei tizzoni ardenti c che aveva formato la meraviglia e attirata l'attenzione di tutto il paese. La ragazza, la quale aveva modi distinti e parlava italiano, era stata presentata a tutti dal Caselli come la sua nuova e legittima consorte. A chi gli aveva chiesto notizie della Delfino, egli, con aria accorata, aveva detto che era morta e aveva perfino trovato nobili parole per elogiarne le virtù. Nel breve periodo di tempo che durò la permanenza del Caselli a Castellazzo Bormida, i giovani del paese non fecero che parlare della «bella bruna » e qualcuno spinse l'audacia fino al punto di tentar di fare la corte alla « forestiera ». Una sera, anzi, il Caselli entrando nelle sale dell'albergo Cannon d'Oro dove aveva preso stanza, sorprese la giovane «consorte» attorniata da uno stuolo di giovani del luogo. Spinto dalla gelosia, pur non avendone ragione, egli cstrasse di tasca una rivoltella e, puntandola contro gli innocui corteggiatori, gridò: — Via di qua, o vi ammazzo tutti! Fu un fuggi fuggi generale. La vendetta La povera Delfino ne sapeva ormai abbastanza. Intanto, finalmente, a furia dì indagare, essa riuscì a scoprire l'indirizzo a Torino del marito e della « bella bruna » : via Mania Vittoria n. 27. Decisa a tutto, la donna maturò la sua vendetta. Redasse su un foglio di carta bollata da dieci lire un esposto al Questore, e, domenica notte, poco dopo le ore una, si recò in Questura, a presentarlo al funzionario di servizio. Il dottor Costa, esaminata attentamente la faccenda, con alcuni agenti e con la moglie del Caselli si recò in via Maria Vittoria 27 per constatare la convivenza del contadino con la misteriosa ragazza. La comitiva salì al quarto piano e bussò alla porta di un appartamento. Dall'interno una voce assonnata — quella del Caselli — gridò: — Chi è? Il funzionario si qualificò e subito nell'interno dell'alloggio si udì un mormorio sommesso e dei rumori di mobili smossi. Pochi minuti dopo la porta dell'alloggio venne aperta e il funzionario, gli agenti e la Delfino poterono entrare. Nonostante che il Caselli e la compagna avessero preso tutte le precauzioni che avevano ritenuto opportune, il dott. Costa poteva fare le constatazioni di fatto. In seguito a oiò, la ragazza, che è risultata essere la ventiduenne Marchiano Stella di Martino, nata a New York, e il suo maturo compagno venivano invitati in Questura. Qui il Caselli ha cercato di toccare il cuore della moglie chiedendole perdono; promettendo di non commettere mai più simili azioni; giurandole di esserle fedele per tutta la vita... Inutilmente : la Delfino ha dichiarato che non intende, almeno per ora, recedere dalla querela. Il Caselli e la sua bella americana sono stati trattenuti. nglqllvrilotdlrdltcsesvpUssfrifscdicddtjricssppdsbrcrzufssmatcqntvvdS

Persone citate: Cannon, Caselli, Castellazzo, Lorenzo Caselli, Maria Delfino