Laura

Laura Laura Tutti sanno che la Laura Spada è «n'attrice singolare, alcuni la dicono addirittura una grande attrice, ma 10 non divido quest'opinione, forse perchè la conosco da anni e le ho veduto fare nella vita ben altre parti che non quelle tanto ammirate del suo repertorio. Per qualche tempo la vidi quasi tutti i giorni : ella si confidavà'a me come capita alle donne con cui si hanno rapporti di natura insolita, e che ammettono a ogni modo da parte dell'uomo una rinunzia alle sòlite vanità maschili. Tali rapporti fra lei e me cominciarono il gjoriid in cui ella ricévette la visita 'eh Un critico che doveva parlarle di lei e della sua arte: argomento pericoloso da cui mi aspettavo una catastrofe. Ella, e in questo si nota il suo talento drammatico, mi consigliò di nascondermi nella sua camera da letto di dove, attraverso la porta socchiùsa, avrei potuto ascoltare la conversazione. Accadde come io avevo previsto; il critico le rivelò alcuni diletti della sua arte con tanta esattezza che, quando fu uscito, ella'mi si buttò fra le braccia piangendo. Era ima situazione imbarazzante; io non sapevo se dovevo asciugarle le lacrime, nè dove posarla; da allora rimasi il suo confidente, fui messo al corrente della sua vita giorno per S ionio, conóbbi come trattava gli uomini'che aspiravano a lei e come sapeva uniformarsi istintivamente aj loro ideali. Questa partecipazione ai suoi segreti mi apri la fiducia di coloro che abitualmente l'attorniavano, come- fossi l'iniziato d'una setta. Gli amiri come ero io per lei, servono a qualche cosa ; quqsta donna che aveva fatto'girare molte teste ben piantate, confidava talvolta a me le sue piccole pene, i suoi desiderii, i suoi timori: cose dell'eterna infanzia che rimane nel fondo d'ogni donna e che spazientiscono tanto gli amanti che non le immaginano neppure. Appurarle sarebbe stato l'orgoglio dei suoi ammiratori. Alla fine però ne ebbi abbastanza ; avevo finito col pensare a lei con gli stessi pensieri, la vita accanto a lei mi pareva troppo facile e troppo convenzionale. Ella amava abbracciarmi spesso in presenza alle persone per darsi un contegno, e mi chiamava il suo fratellino, il suo unico vero amico. In quei giorni pensavo, tra le cose fastidiose, all'odore dei suoi cerotti, e come ella era insipida quando, uscendo da una rappresentazione, parlava con me di cose reali ; rivedevo il lino che cancellava 11 suo trucco dopo la recita, e il suo viso che in quel passaggio diventava incredibilmente antico, come una maschera buffonesca. La conoscevo sotto troppi atteggiamenti c travestimenti ; a seconda di essi sentivo simpatia o soggezione di lei, e anche odio ; generalmente mi prendeva una tenerezza irragionevole quando la vedevo travestita da fanciulla o da semplice. signora,. e : mi pareva, con iriià sorprèsa, di amarla un poco ; ma mi sbigottivano. i suoi panni di. regina e di gran dama antica, ai quali si adattava subito prima di muovere il passo verso la scena, facendo gesti adatti al suo travestimento come chi, prima d'iniziare un ballo, ripete mentalmente il ritmo della musica. Non conoscevo una donna, ma cento donne ; é nella vita comune ella era un miscuglio di tanti caratteri, da non raccapezzarci si. La vidi più di rado. Una volta, che si trovava lontana dalla città ch'io abito, imi mandò un telegramma perche la raggiungessi al più presto. Andai docilmente, mi rivide come un vecchio amico e per un poco volle restare con la testa sulla mia spalla; questo accadde durante l'intervallo di una commedia in cui ella faceva la parte di. fanciulla romantica. La sua; veste mandava un odore di vecchia seta e di polvere. Poi, vestendosi per uscire, dietro una tenda del camerino, mentre la sua inserviente le porgeva l'abito di tutti i giorni come le avrebbe dato un travestimento, ella mi confidò che era innamorata e. aveva bisogno di dirlo a qualcuno ; perciò mi aveva chiamato. Ella era incapace di soffrire senza che nessuno lo sapesse. Non c'è di peee/io dell'inquietudine d'una gran donna. Ci trovavamo in una città sulle rive di un lago famoso, e il silenzio di quell'elemento attutiva tutti i rumori e dava ai pensieri quasi uno stordimento. La notte il lago respirava sommesso davanti al nostro albergo, o fiottava all'improvviso col pullulare d'un sogno. Laura ed io facevamo lunghe scorribande in automobile lungo la strada del lago, e parlavamo del suo amore. Ella non sapeva a quali accenti rifarsi per dire i suoi sentimenti, faceva una mescolanza di tutti gli stili da palcoscenico', di declamazioni, di battute da scena, di pause quasi suggerite. E tuttavia indovinavo in quell'imbroglio una passione profonda. Le diedi questo consiglio : « Perchè state a torturarvi? Se è innamorato anchelui, cedetegli e buona notte ». Ma questo le pareva troppo spiccio e troppo semplice. Io non potevo capire. Avevo veduto molti uomini illusi di strappare i suoi favori, attratti dal miraggio della gloria e della pubblicità. Conosco gli atteggiamenti di cotesti signori che entrano nei camerini delle attrici col loro abito da società, la sciaipa di seta color crema intorno al collo, che fa contrasto con 10 sparato bianchissimo; sono bianchi e neri come un servizio d'argento su un vassoio di ebano ; hanno il collo del pastrano lievemente sollevato sulla nuca, la cipria che li imbianca 11 fa assomigliare, in un'atmosfera come quella, a candidi Pierrot ; si affacciano per un poco nello specchio terso e prezioso davanti al quale la attrice fa il suo paziente lavoro di trucco, e per un attimo si trovano quasi a sfiorarla con la loro immagine. Là mce dentro è abbagliante. Ora la Spada, in quella città, riceveva pacchi di lettere gonfie come fossero impregnate di lacrime o di «midi, fori appassitile mvfiCfi fi£a ]a psapunpsqmjj qualità della carta. Laura non le apriva neppure, e concedeva ad esse l'unico privilegio di posare sul suo tavolo da toeletta. Lassù era sola come può esser sola una famosa attrice; e cioè circondata dal suo amministratore, dal suo scenografo, e da un tipo di vecchio gentiluomo che ella presentava come suo marito, là di passaggio. Io mi rassegnai a perdere le mie notti, per quanto volentieri, e rientrai in quello stato d'animo per cui tutto appare fluttuante e provvisorio, e la vita una cosa punto seria. Le notti erano belle. Correndo in macchina sulla riva del lago si aveva l'impressione di rasentare un precipizio ; ma anche -questo pareva una finzione. Talvolta era dietro a noi il vecchio marito con la sua superba macchina. Laura provava una sorda irritazione contro di lui ; una sera volle scendere a toccare l'acqua con la sua mano arsa dalle creme e dalla luce artificiale: siccome l'auto del marito la seguiva passo passo, docilmente, ella si volse inviperita al vecchio gentiluomo dicendogli che se ne andasse, che ella sarebbe rientrata a piedi all'albergo, e che sarebbe arrivata puntualmente per la rappresentazione. Rientrammo a piedi, con gli occhi fissi al tenebroso scenario dei monti dietro a cui la luna calante metteva un attonito chiarore. Ella si appoggiava fiduciosa al mio braccio, senza timore mi diceva dei suoi sospiri e del suo amato : bellissimo rapporto era il nostro, fatto di completo disinteresse; io portavo al mio braccio una donna innamorala e fiduciosa, come un padrino porta una sposa. Dopo il teatro ci trovammo in una saletla di cui ella disponeva per se sola nell'albergo, e sedemmo a tavola col suo amministratore, lo scenografo, il vecchio marito, e un giovane attore della sua Compagnia. Capii che era proprio costui l'oggetto del'a sua passione, ed ero disposto a trovarlo grazioso. Anche lui mi parve inquieto', e l'attore e l'attrice insieme erano i soli a parlare un linguaggio che noi non potevamo capire : forse l'eco e la vibrazione delle parole dette sul palcoscenico. Le sedie erano scomode, il tavolo un poco stretto, stavamo tutti pigiati come in quei pranzi che si vedono nelle commedie, che durano pochi minuti, e dove anche le pietanze sono simulate. Ci pareva di doverci levare da un minuto all'altro, ma intanto stavamo tutti assorti e con poco interesse l'uno verso l'altro. Forse era la rappresentazione cui avevamo assistito con la sua finzione delle passioni : eravamo nello stato d'animo di gente che non abbia più nulla da dirsi dopo una catastrofe; le domande e le risposte non erano che indicazioni sommarie su una persona o su un fatto ; l'attrice nostra ospite non ci interessava per nulla, come se veramente si fosse sposata col finale dell'ultimo atto della commedia. Ed era strano che proprio essi soli, l'attrice e l'attore, s'interpellavano con frasi ragionevoli e umane. Parlavano naturalmente di commedie, se ne ridicevano le battute come di fatti veramente accaduti. Era il loro mondo. Ho dimenticato di dire che tra gli invitati c'era una cugina dell'attrice, abbastanza graziosa, e semplice, che non aveva nulla da fare col teatro, che aveva una complicata storia matrimoniale, ed era legata nella nostra mente a quell'avvenimento preciso della sua vita come a una realtà sicura. Verso di lei noi ospiti avevamo ancora qualche attenzione, le solite d'uso verso le signore, e con lei pareva che valesse la pena di giocare al solito giuoco delle galanterie e delle convenienze sociali, quasi che con lei fosse più facile l'illusione che non con la cugina attrice, creatrice di illusioni. Insomma, quel pranzo aveva il colore d'un pasto tra lavoratori dopo il lavoro, un tono professionale in cui un estraneo gode di qualche segno di attenzione; e Laura Spada non era più che una marionetta appesa al suo gancio dopo la scena. Ella se ne accorse. Cominciò a dire che era un ben triste mestiere il suo. «Ecco le attrici, diceva, che hanno mille ammiratori sul palcoscenico, e nella vita nient'altro che dei vanitosi i quali si vogliono scalducciare alla loro fama; ecco le infelici senza vero amore, costrette a un'eterna finzione, che non hanno un uomo di cui potersi fidare ». Nel salotto vicino, dove eravamo passati dopo quel rapido pasto che finiva nel silenzio di una scena di angoscia, ella si allungò sul divano, e noi tutti ci mettemmo a sedere davanti a lei come spettatori. Ella pareva nell'isolamento di uno scenario, e anche quando disse al suo scenografo di spegnere una luce troppo viva che la infastidiva, parve che desse un ordine sulla ribalta. Poi seguitò la stessa scena, fatta di disperazione, di lamenti, di gorgheggi, di parole e di frasi che parevano ben scritte. Alla fine, davanti alla nostra indifferenza, ricorse a una delle sue escandescenze famose, strappandosi le vesti, o almeno fingendo di farlo, cosa che non ho mai appurato. In quest'atmosfera torpida e scarica, come a un quarto atto di cui s'indovina la soluzione ma che dura troppo, si sentì la voce del giovane attore. « Alla fine, signora, — disse — che cosa vuole? Che cosa cerca? Che cosa sono queste scenate, signora Laura? Che cos'è questa commedia?». Aveva detto tali parole con un tono duro e imperioso, e ci parve che fosse intervenuto con una battuta che nessuno si aspettava e che ci interessò alla vicenda. Nessuno pensò che una donna, trattata a quel modo davanti ai suoi ospiti, andava difesa. L'attore battè il pugno sul tavolo e : « La finisca ! », esclamò. Questo ci parve eccessivo, e un poco inverosimile. Ora aspettavamo il seguito. Laura, con la sua solita maestria e i suoi sapienti passaggi, divenne inaspettatamente docile, e si mise a piangere con un pianto di rammarico e di gioia insieme. Ella sapeva piangere stupenr dameatc; i suoi gridj di angoscia s pJsvf|g"ccpdrpgdmcsdtdpoccPsvoLcfDmfngpgpFtldtbvddrcssddcgcttLnlSdulmvcasccvnvtèfcmdstnesdiccb i dolore, le sue implorazioni rotte, suoi vagiti teneri insinuati tra il pianto, formano ancora la meraviglia J=i suoi ammiratori e dei critici. Smi, levò gli occhi umidi, poiché riusciva anche a piangere quando voleva, e davvero, con lacrime grosse che facevano stellanti le sue lunghe ciglia. E poi, con un rapido passaggio, " mise a scherzare, come fa il sole marzo tra la pioggia, e si mise a carezzare le mani del giovane attore che le stava accanto non del tutto placato. Era tardi. Ci levammo per congedarci. Ella volle che rimanessi ancora con lei, e l'accompagnassi fino alla porta della sua camera. Qui mi congedò, dicendomi con una voce piena di gioia : « Avete visto come soffre il mio giovane attore? Mi fa tanto piacere vederlo soffrire. Bisogna che soffra ancora un poco. E non scendete subito, perchè certo egli vi aspetta nella sala dell'albergo e non sa se dev'essere geloso di voi ». Io non sapevo bene che cosa dovevo fare; ad ogni buon conto rimasi un po' nel corridoio, come se avessero dato anche a me una parte. CORRADO ALVARO.

Persone citate: Laura Spada, Pierrot, Spada