I PROCESSI

I PROCESSI I PROCESSI a i i a , i è o a o e o , e e i e l o i a e i i o L'assassinio della vecchia levatrice La presunta omicida interrogata Roma, 1 notte. Si è iniziato questa mattina dinanzi dialla Seconda Sezione della nostra Cor- dte d'Assise il grave processo, in gran parte indiziaria, a carico della vedova 'tNunzia Russo, di Umberto Lembo e,le a e ì i . e o e i i a i i , „ 111:. outjai utruci ououn c semi , "i'wlu a f Macchinalmente tornai a i I .. 0 * , a a di Ercole Console, rispettivamente fi' glio e amante della vedova stessa, e di tale Sergio Neri; imputati i primi tre di correità fra loro nell'assassinio della vecchia levatrice Eugenia Scolari, e l'ultimo di favoreggiamento per essersi prestato a scrivere una lettera anonima che, secondo l'accusa, era intesa a fuorviare le indagini della pubblica sicurezza. A carico della Nunzia Russo stanno anche due imputazioni di calunnia per aver accusato quali autori del delitto dapprima i coniugi Ida Blasl e Angelo Consoli, suoi coinquilini, poi il vlnattiere Luigi Lulli, dei quali sapeva la completa innocenza. Aperta l'udienza si costituiscono le parti. Sostiene la pubblica accusa il comm. Vulturini. Difendono la Russo gli avvocati Angelucci e Niccolai; Ercole Console gli avvocati Sotis e Romualdo Umberto Lembo gli avvocati Sotgiu e Bruno Cassinelli; Sergio Neri gli avvocati Taiti e Palombi. Le parti civili sono assistite dagli avvocati Pozzati e Bonerba. L'avv. Niccolai, in contrasto con le parti civili, domanda che nell'interesse della verità sia sottopo sta la Russo ad una perizia. Il Procu ratore Generale ritiene che soltanto dal dibattimento si potrà vedere se la Russo debba essere sotoDOSta ad una perizia psichiatrica e che perciò la istanza dell'avv. Niccolai è prematura. La Corte si riserva di risolvere l'incidente dopo l'interrogatorio degli imputati. La vedova dai tre mariti Esaurite così le formalità preliminari, si iniziano gli interrogatori. Prima a venire sulla pedana è la vedova Nunzia Russo. E' una donna del popolo, bassa di statura, dai lineamenti volgari, che conta ora 57 anni ed il cui certificato penale non è del tutto netto. — Quanti mariti avete avuto? — le chiede il Presidente. — Tre mariti, con i quali ho avuto tre figliuoli — risponde l'imputata. — Con l'ultimo marito ho convissuto diciassette anni prima di sposare. Venendo al fatto, l'imputata racconta che la scena del delitto fu fulminea, e per scagionare se stessa cerca di gettare per intero la iniziativa dell'atroce misfatto sul suo amante che poi, compiuto il delitto, si sarebbe allontanato lasciando lei nell'impiccio. — All'indomani del fatto — prosegue la vedova Russo — poiché mio figlio mi aveva sorpresa la sera avanti con le mani e gli abiti sporchi di sangue, mi recai da luì, attendendolo in piazza Vittorio, e là lo incaricai di fare scrivere la lettera anonima alla Polizia, nella quale si dava notizia dell'uccisione della Scolari, ma con una versione del tutto fantastica del fatto. Mio figlio, se pure a malincuore, accettò e fece scrivere la lettera dal Neri; lessi la lettera, che andava bene, e la impostai : il resto è noto. Dòpo molte contestazioni, l'imputata torna a sedere, presso la gabbia. Viene quindi interrogato il figlio della Russo, il bracciante Umberto Lembo. — Sono innocente — egli dice, rispondendo all'invito del Presidente a scolparsi. — La sera del 29 marzo, tornando a casa dal cinematografo, trovai mia madre con le mani sporche di sangue. Vivamente sorpreso, chiesi che cosa fosse avvenuto; ella dapprlma'mi scongiurò di stare zitto, ma poi, alle mie insistenze, finì per confessarmi: « Ho ucciso la Scolari ! ». A tale rivela-* zione caddi sul letto quasi svenuto; quando mi riebbi dalla sorpresa, mia madre prese un involto di biancheria insanguinata e mi invitò a farlo sparire: scesl nella strada e gettai l'involto l a oil ri o o ti li uonbo a a li a oa a o ia che o ta nso rira 5; ee, nato ra ain ira no o. e, le ct-' dissesto della Banca Agricola Toscana, o- Ha preso per primo la parola l'avv. o-'Ad,rianoZc-li, che ha. dichiarati).che rea.! cedeva dalla costituzione di palle civile casa; allora mia madre cautamente en trò nella stanza del delitto e ne tornò portando oro e denaro rubato alla vittima. All'indomani essa mi raggiunse al lavoro e mi invitò a fare scrivere la nota lettera. La confessione Presidente: — Quando vostra madre vi fece quella confessione, vi disse che aveva ucciso la Scolari insieme con qualche altra persona? — Da sola — risponde seccamente l'imputato. — Non vi fece mai il nome del suo eliti Eunt©? — Mai. La notte mia madre non dormì e si gettò sul letto vestita. L'impressionante interrogatorio del figlio, che accusa in maniera così esplicita e circostanziata la madre quale unica autrice del delitto, ha termine dopo che all'imputato sono rivolte dalle parti numerose contestazioni. E' quindi la volta dell'imputato Con sole. — Anche voi sapete di che cosa siete imputato, discolpatevi, — dice il Presidente. — Respingo recisamente 1 accusa egli rispondo con forza — perchè la sera del delitto io ero nel mio ufficio e non posso quindi avere commesso nulla, L'imputato racconta di avere avuto rapporti molto superficiali con la Russo, di cui fu pensionante per qualche tempo, ma si protesta del tutto estraneo al delitto, dicendosi vittima d'una infernale macchinazione della sua ac- CUSELlTÌCGì Ultimo ad essere interrogato è il Neri, che redasse la lettera anonima. Egli dichiara però che non tutta la lettera fu scritta da lui: molte parole vi sono state aggiunte dopo, ma, mostratagli la lettera, riconosce per sue la calligrafia. Era un piacere che gli chiese il Lembo, il quale gli disse che si trattava di una scommessa per fare uno scherzo. Presidente: — Dove scriveste la lettera? — In una latteria — Il Lembo ve la dettò da un altro scritto? — No, la improvvisava mentre dettava. Avemmo poi un appuntamento con la madre, alla quale lessi la lettera ed essa disse che andava bene. Io, poi, non seppi altro fino a che non fui arrestato Dopo qualche contestazione, anche quest'ultimo imputato è fatto rientrare nella gabbia c l'udienza è rinviata a domani, Il dissesta della Banca Agricola Toscana Le prime arringhe Firenze, 1 notte Stamane, dinanzi al nostro Tribunale, è stato ripreso il processo per il sancacvrptdaismPaasebsacdrrggbdPcRcdcldUGscmp«ccmmglticicuppadssdLdlstVni ri o-lparola il P. M*. avv. Giudice, *che ha .. I verso tutti gli' imputati, tranne che per 111 il Montusehi, il Toffarelli, il Migliorino ed il Marinelli Nell'udienza pomeridiana ha preso la scana. L oratore della legge, con ser- rate argomentazioni, ha ricordato i van capi di imputazione che si fanno al MontU3chi, rilevando che da tutti gli ', 1- f i (in ic l'iittAii nlm ni-,,,,,!-,, i,.. 11 » Iatti' sia is'-ru,t,-on' che processuali. e- emerge anche la responsabilità di lui Xl^^a^'S £S !? tJmj^J'S^B^i ±S?« e^^-reS^°n5±^S0S^a [sere ripresa domattina. Stampa e diritto di rettiiica (Pretura Penale di Torino) Una causa interessante il principio del così detto diritto di rettifica è stata ieri discussa davanti alla Sezione VII della Pretura di Torino, Certo signor Claudio Petrinetto, noto e stimato commerciante di materia,le motociclistico e ciclistico della no , . e a e o e a - i a o i l o o o , i e a a l stra città, si era ritenuto leso tìa un articolo apparso nella cronaca cittadina del giornale « La Stampa », e perciò, a mezzo di ufficiale giudiziario, aveva notificato al giornale una diffida chiedendo la pubblicazione di un nuovo articolo di rettifica e da lui stesso redatto. Avendo però « La Stampa » pubblicato tale rettifica in modo ridotto e diverso da quello prima richiesto dal Petrinetto, questi denunciò 11 fatto alla Regia Procura e così il giornale, in persona del suo redattore responsabile dott. Augusto Parboni, fu chiamato a rispondere del fatto davanti al Pretore penale. Ma, nel frattempo, in seguito ad amichevoli spiegazioni, il Petrinetto aveva dichiarato di desistere dalla costituzione di Parte Civile; e ciò ancora egli ebbe a confermare Ieri, in pub. buca udienza, comparendo, con l'assistenza dell'avv. Manlio Broslo, davanti al Magistrato. La discussione della interessante causa lumeggiò il recente indirizzo che, dopo l'Editto Albertino, in vigore dal 1848, è stato sviluppato dalla Giurisprudenza e dalla dottrina intorno ai loe1ci del cosi detto diritto di rettifica in relazione alle nuove esigenze tecniche dei grandi e moderni giornali quotidiani. Su conformi conclusioni del Pubblico Ministero, ed accogliendo la tesi dei difensore avv. Blanchl-Mlna, il Pretore mandò assolto il dott. Augusto Parboni perchè il fatto ascrittogli non costituiva reato. Pretore cav. Guglielmi; P. M. aw, Renato Guidi; Difesa aw. Ivan Bianchi-Mina; Cancelliere Ighina. Una società fortunosa (Corte d'Appello di Torino) Quello che è stato riesaminato ieri dalla Corte (Pres. comm. Pola; P. M. cav. Moretti) non è che un episodio della lunga e serrata serie di vicende giudiziarie conseguite ai rapporti corsi tra U sig. Vincenzo Blandino ed i coniugi Giacomo Vogliazzo e Paola Brusa. Nel settembre 1929 il Blandino, che era occupato presso uno stabilimento automobilistico, lèggeva tra gli annunzi pubblicitari un avviso così concepito: « Combinerei società non per bisogno capitali ma aiuto interessato; non occorre competenza, nè attività continua, ma visitare nostra clientela con automobili di cui disponiamo. Forte reddito garantito; pretese 100 mila irriducibili ». Il Blandino, che disponeva appunto di un centinaio di migliaia di lire in contanti, fu allettato da quell'annuncio e si affrettò a scrivere all'indirizzo indicato. Egli entrò così in rapporti col sig. Vogliazzo, il quale gestiva, in unione con la moglie, un magazzeno per il commercio dell'olio in corso Stupinigi 521. In quest'impresa appunto avrebbe potuto essere associato il Blandino. In ripetuti incontri e colloqui, la situazione gli fu prospettata nella guisa più allettante; l'impresa era floridissima e consentiva larghi guadagni. La media degli utili si aggirava sulle diecimila lire al mese e per mantenerla su questa base, occorreva soltanto visitare periodicamente la clientela (oltre tremila famiglie facevano capo al Vogliazzo per provvedersi di olio) e curare con puntualità gli incassi. _ ; '< Il Blandino finì col lasciarsi convincere e. sborsò subito 10 mila lire per non lasciarsi « sfuggire » l'affare. Po: scia furono concordate le modalità destinate a dar vita e forma concreta alla combinazione. Il Blandino avrebbe versato altre 65 mila lire (in totale 75 mila lire) e sarebbe stato associato nella gestione a datare dal 1° ottobre. Per l'opera che avrebbe prestata, avrebbe percepito 1500 lire al mese. Infine, fu stabilito che un periodo di prova e della durata di quattro mesi, avrebbe dovuto precedere, nell'interesse reciproco, la stipulazione del rogito destinato a consacrare il vincolo sociale. E i quattro mesi trascorsero. Ma cosa accadde al termine del periodo di prova? I dissensi scoppiarono, ed il Blandino si avvide che le attività maggiori dell'azienda erano costituite dalle somme che egli aveva apportato. Di qui una denuncia per truffa, cui i coniugi Vogliazzo replicarono con una denuncia per calunnia, mentre intanto, su queste procedure si innestava una causa per diffamazione. Dall'addebito scaturito contro di essi in seguito alla denuncia del Blandino, i coniugi Vogliazzo vennero assolti dal Tribunale con la declaratoria della insufficienza di prove. Ma contro l'assolutoria si ebbe il ricorso in appello del P. M. L'episodio è tornato cosi alla ribalta giudiziaria. Dopo un ampio riesame e dopo un animato dibattito (la P. C. Blandino era assistita dall'avvocato Farinelli e gli imputati dagli avvocati Cavagldà e E. Giordano) la Corte ha riformato la sentenza dei primi giudici ed ha condannato Giacomo Vogliazzo e Paola Brusa ad 11 mesi di reclusione e 1000 lire di multa ciascuno, subordinando il beneficio della condizionalìtà della pena al pagamento di 25 mila lire quale provvisionale sui danni a favore della P. C. Blandino. a r a Ferimento grave provocato dal rifiuto di un ballo Cuneo, 1 notte. La nostra Corte d'Assise ha giudi cato, stamane, il contadino Stefano Occelli, di 39 anni, residente in frazio ne Sant'Anna, responsabile di ferimento grave. I fatti avvennero il 29 luglio 1928In quel tale giorno l'Occelli si trovava a un ballo in occasione della festa della frazione, con tale Giovanni Garino. Pare che tra i due non corressero buoni rapporti per gelosia di donne. Certo si è che a un certo momento l'Occelli, il quale era già in predaai fumi del vino, chiedeva ad una ra-gazza di ballare; questa rifiutava eballava, invece, icol Garino. Ciò bastava perchè tra i due scoppiasse un litigio. 7.,'Occelll veniva gettato.a terraRialzatosi si slanciava sul Garino, munito di un acuminato coltello, e con esso lo colpiva al tergo facendolo stra mazzarc. La ferita procurava al Ga-rino un forte ematoma allo speco vertebrale e provocava una paralisi all'arto inferiore destro. Oggi l'Occelli e comparso dinanzi aMagistrati e si è sentito condannare a un anno e quattro mesi di reclusionecon un anno di condono. E' slato assolto, per insufficienza di prove, dall'accusa di porto d'arma proibita. La morte della vecchia alessandrina investita da un'auto Alessandria, 1 notte. In Spalto Rovereto, la casalinga Marianna Caligaris vedova Crosio, di anni 70, è stata l'altro giorno investita da un automobile: ricoverata all'Ospedale - j medici non constatarono, momentai neamente, nulla di grave nella lnfortuo nata che lamentava tuttavia insistenti dolori alla nuca. Una lesione alla regio • ' • . ..... . >*. . ne'"maitóid"eà;"destra. InfatÙ, ripòrTStìi nell'urto ha determinato l'aggravarsi!S £&«5& ^&i§StSà^« hrorai^t^^to^sla^a^^ cadavere ed aperto, un'inchiesta... per l'accertaImento delle responsabilità*

Luoghi citati: Alessandria, Firenze, Pola, Roma, Torino, Toscana