Una drammatica seduta a Ginevra

Una drammatica seduta a Ginevra IL CONFLITTO CINO-GIAPPONESE Una drammatica seduta a Ginevra Il delegalo cinese Invoca l'intervento della Lega Ginevra, 29 notte. TI Consiglio della Società delle Naziodi ha vissuto oggi una giornata di appassionati dibattiti. Gli avvenimentdi Sciaugai hanno avuto una ripercusSiene quasi immediata a Ginevra, ehanno anzi radicalmente modificato ledecisioni del supremo consesso societàrio. 11 Governo di Nanchino decidendoinfatti di richiedere al Consiglio i'esame del conflitto cir.o-glapponese in ba se agli art. 10 e 15 del Patto, ha — in certo senso — rovesciato la situazione. Mentre infatti il Consiglio credeva di potersi lentamente tirare d'imbroglio, esso ò ora nuovamente impelagato nella più diffìcile vertenza che sia stata trattata dalla fondazione della Lega a oggi. Le prime notizie della decisione della Cina sono state conosciute al mattino, insieme a quella dell'occupazione di alcuni punti strategicdi Sciangai da parte di fucilieri della Marina giapponese. Ogni tentativo presso il dott. Yen è apparso subito inutile; le .istruzioni che il rappresentante della Cina al Consiglio aveva ricevuto sembra che fossero categoriche. In tali condizioni si è pensato che fosso meglio affrontare i contendenti in seduta pubblica, nella speranza che questo servisse almeno ad attenuare l'asprezza del dibattito. E infatti, alle ore 17, di fronte a un pubblico straboccante, il Presidente PauBoncour ha aperto l'importante sedutaLa domanda della Cina Sir Eriek Drummond nella sua qualità di Segretario generale della Società delle Nazioni dà immediatamente lettura della lettera inviatagli al mattino dal dott. Yen e che è del seguente tenore: « D'ordine del mio Governo, ho l'onore di notificarvi con la presente quanto segue: Esiste .tra due membrdella Società delle Nazioni, la Cina ed il Giappone, una controversia risultante dall'aggressione da parte di quest'ultima Potenza contro l'integrità territoriale ed amministrativa, e contro l'indipendenza politica della prima in violazione delle disposizioni dePatto della Società delle Nazioni. Que sta controversia non è stata sottopo sta nè ad arbitrato nè ad un regola mento giudiziario, conformemente aduno qualsiasi degli articoli del PattoQuesta controversia ha attualmenteraggiunto tale punto che essa è su-scettibilè di portare ad una rotturaimmediata tra la Cina ed il GiapponeCon la'presente, la Cina domanda(non in deroga di provvedimenti che sono stati o potranno essere presi dalla Società conformemente agli obblighi che le impone l'art. 11, ma in aggiunta ad essi) l'applicazione a questa controversia dell'art. 10 e dell'art. 15 del Patto. La Cina sottomette formalmente. ali'j;Con8ÌglJo' • 'taje questioneperchè il Consiglio possa prendere provvedimenti appropriati e necessariprevisti dai due articoli sopracitati. A questo scopo la Cina si riferisce a tutte le. dichiarazioni ed a tutti i documenti presentati e sottoposti finora da essa nel corso delle deliberazioni deConsiglio, e conformemente all'art. 11 del Patto, relativi a tali controversiedal 18 settembre 1931 fino ad oggi, e dichiara con la presente che questdocumenti costituiscono l'esposto della sua causa, comprendente i fatti pertinenti e i documenti giustificativi concernenti la questione ». L'imbarazzo dei delegati La richiesta che viene avanzata in «juesti termini dalla Cina è di una gravità che va cubito sottolineata. Mentrel'art. 10 del- Patto della Società delle Nazioni si limita a garantire in modo piuttosto generico l'integrità di tuttgli Stati membri di essa, l'art. 15 obbliga il Consiglio a prendere la sua decisione senza il voto delle parti. Essoimplica naturalmente l'applicazione an^che dell'art. 16 che stabilisce sanzioni militari, politiche ed economiche contro lo Stato che non aderisse alle deliberazioni prese dalla Lega a suo carico. Prima- di dare la parola a Shato e a Yen, il presidente Boncour ha voluto ricordare, quasi a scrupolo di coscienza, quanto il Consiglio aveva deciso di fare prima che giungesse la notizia degli ultimi gravissimi fatti. Si apprende così che, pur restando fermo alla deliberazione del 10 dicembre a Parigi, il Consiglio affermava il diritto della < porta aperta » in Manciuria ai traffici di tutti gli Stati. Inoltre veniva preso atto dell'importante Nota di Stimson al Giappone in cui viene detto che le difficoltà che esistono fra i due Governi non possono in alcun modo modificare lo statu quo, e che il nuovo stato di fatto non sarà in nessun modo riconosciuto dagli Stati Uniti. A questi princlpii, dunque, il Consiglio aveva deciso di aderire piènamente. « Ora — dice Paul Boncour — là questione è su un terreno nuovo, quello dell'art. 15 del Patto della Società delle Nazioni. Io ritengo che la procedura dell'art. 15 non può impedire gli sforzi di conciliazione e di prevenzione chela Società delle Nazioni proseguirà in base all'art. 11 ». • Il principio enunciato cosi da Boncour viene contestato da Shato il quale dice di ritenere che il Consiglio non può contemporaneamente occuparsi della cosa sulla base degli art. 11 e 15dato che non è stata esaurita la procedura del precedente articolo. Inoltre Shato osserva che la documentazione di cui può disporre il Consiglio è assolutamente insufficiente, e che non vale aver deciso di inviare una Commissione d'inchiesta sul posto quando svuole prescindere dalle Note che questa Commissione potrà inviare. Infine Shato osserva che il Consiglio è stato invitato a occuparsi di una divergenzache può condurre a una rottura definitiva fra due Stati proprio dalla parteche — secondo lui — ha provocato larottura, e prima che siano stati fattnegoziati diretti fra gli avversari, a causa del rifiuto della Cina di aderire a questi negoziati. Tragico contrasto Ka il contrasto fra Shato e Yen, smanifesta, oltre che nel diritto degConsiglio all'esame del conflitto in base agli art. 10 e 15 del Patto, anchenolla versione del fatti avvenuti aSciangai. Secondo Yen, dopo che i Consiglio municipale aveva accettato lo richieste del Giappone, improvvi samente alle 11,30 di sera II coman dante navale giapponese chiedeva il ri tiro immediato delle truppe cinesiMentre le Autorità cinesi protestava no contro questo « ultimatum », le truppe giapponesi aprivano un fuoco dmitragliatrici sulle truppe cinesi, e po co di poi i marinai giapponesi sbarca vano delle compagnie di fucilieri. Inoltre alle 6 del mattino Sciangai cominciava ad essere bombardata. Secondo Shato, invece, i comandanti delle forze straniere residenti a Sciangai avrebbero deciso, in pieno accordo fra di loro, di fare occupare una zona della città dalle truppe giapponesi, un'altra dai volontari, un'altra dalle truppe degli Stati Uniti, dalie truppe britanniche e da quelle francesi. II presidente Boncour non può non tenere conto di quanto ha detto il delegato giapponese. E' infatti evidente che so la sua versione fosse riconosciuta esatta, il conflitto non sarebbe stato originato dalle truppe giapponesi, e ci troveremmo di fronte a ima deliberazione dei comandanti di truppe straniere recidenti a Sciangai, deliberazione la cui esecuzione sarebbe stata impedita dagli attacchi cinesi. Difficoltà penose Quanto agli argomenti giuridici dShato, essi non appaiono invece troppo solidi a Eoncqur, il quale, a nome del Consiglio, deve osservare come la stessa Corte Internazionale di Giustizia dell'Afa, sotto la presidenza degiurista giapponese Adaci, abbia stabilito che il Consiglio possa occuparscontemporaneamente di una questione in base a varii articoli del Patto. Molto abilmente Boncour, per evitare una decisione immediata del Consiglio sulla richiesta cinese, invita il Segretario ad esprimere il suo parere sulla via da seguire. Sir Erick Drummond fa osservare che, in base ai poteri che gli derivano dall'art. 15, egli dove fare innanzi tutto un'inchiesta, e che il rapporto che egli dovrà redigere in seguito a questa inchiesta dovrà essere esaminato dal Consiglio. Gli sarà perciò necessa¬"° * "ct>hl!?ere, . anlto d*Sh SteU C"' fflLSSSSS? i*" ^T^- SUl po"tole «^formazioni immediate di cuiavrà bisogno. rp„_„0. , L li0™* , "V*?* mi^liore Per |* Procedura, si conclude questa drammat!ca discussione che minaccia diportare nuovamente la Società delle Nazioni nel ginepraio cino-giapponese, da cui stava faticosamente districandosi. a. t.

Persone citate: Erick Drummond, Eriek Drummond, Paul Boncour