Lo scalo delle stelle

Lo scalo delle stelle VIAGGIO INTERPLANETARE Lo scalo delle stelle (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) NI ERATE, gennaio. — E' necessaria una pelliccia. Oppure un soprabito ili cuoio. In testa, un buon passamontagna. Ma, soprattutto i piedi, questi delicatissimi conduttori dei reumatismi e détte bronchiti, devono essere ben calzati... —1 Un paio di stivaloni t — Ottimi. In mancanti, di questo genere di lusso, un paio di mollettiere. Queste notti di gennaio sono terse, ma gelide. Crociera siderale Questi preliminari di guardaroba precedono un grande viaggio. Forse il più eccezionale dei nostri tempi. Esso batte anche i giri mondiali degli inviati, l'imprese delle navi rompighiaccio verso la Sfinge dei poli, i raid d'ali su oceani e continenti. Sì tratta infatti di un... viaggio interplanetare. Più ancora. E' un viaggio oltre il sistema solare, in altri Universi, fra un rifulgere e un rotare vertiginoso di altri mondi, di altri astri, fino agli estremi limiti, ove la ragione s'arresta e l'immaginazione svanisce. Game si parte per le stelle? Non certo a cavalcioni dell'ippogrifo come l'Astolfo ariostesco. Questo genere di ippica celeste è abbandonato. Viviamo nell'epoca degli aeroproiettili che volatilizzano le distanze e le velocità. Oggi si premle lo slancio da uno scalo; lo Scalo delle Stelle. Ma come ogni buon navigatore andiamo a verificare apparecchi e strumenti, prima di partire per questa siderale crociera. l>a ghiaia deserta del parco stride sotto i nostri passi. Templi misteriosi, dalle cupole fendute, s'elevano innanzi a noi. Il mio pilota apre la, porta del primo; gira una chiavetta. Silenziosa esplosione di luce. Sembra di essere sot-, to una cripta, ma una cripta moderna, costruita da un architetto razionalista, con calcestruzzo e linoleum. Si intravvede un piccolo cannocchiale montato sopra un piede da mitragliatrice. — Questo — spiega il mio pilota — è la cupola del cronografo stellare. Quel cannocchialino è lo «strumento dei passaggi ». Serve a registrare i passaggi delle stelle, quando esse giungono a un certo quadrivio a metà strada tra levata e tramonto. Quindi lo strumento determina il tempo esatto (il tempo col T maiuscolo): ore, minuti, secondi, frazioni di secoìido, centesimi di secondo... E' bene infatti sapere che supremo regolatore dell'ora mondiale è il firmamento. In ogni quadrante di orologio si riflette una stella... Uso non il linguaggio scieìitifico, ma quello dell'immaginazione per rendere certi principi! astratti più accessibili alle menti dei profani. Le lancette degli orologi possono ritardare o anticipare, ma nell'immetiso cronometro del cielo le stelle arrivano sèmpre puntuali ai loro eterni convegni. Cupola n. 2 Passiamo alla cupola n. 2. Per la porticina socchiusa scorgo, sopra un piedestallo, un cannocchiale parecchio più grande del primo. Sembra un cannoncino da montagmi, postato fra le sue ruote e puntato verso l'alto. — Questo, — spiega la mia guida, — è U « cerchio meiHdiano », cioè un cannocchiale che, dotato d'un unico movimento dall'alto in basso, o viceversa, secondo la linea d'un meridiano, serve a controllare anche più minuziosamente le posizioni e quindi « l'ora » d'una data stella. L'importaiiza di queste misurazioni è enorme. Da esse risulta il perfetto sincronismo del mondo stellare. Un errore infinitesimo, direi quasi un alito, un batter di ciglio, possono menomare un dato, far crollare un calcolo. Sì tien conto perfino della differente sensibilità da un osservatore a un altro. Questa differenza viene scientificamente denominata « equazione personale ». Accendiamo una sigaretta. Pausa di fumo. Quindi la mia guida riprende: — Il giro degli apparecchi preliminari è finito. L'interesse, per i profani, è più oltre. Veggenza del Duce Cupola n. 3: E' più alta, più vasta delle altre. — Non accendete la luce. Per un momento! — chiedo al mio accompagnatore. Lo spettacolo dell'interno è, infatti, inedito. Sembra di essere nel tempio di un rito misterioso. In alto, attraverso la fenditura si scorge una nona scintillante, di cielo. Nelle tenebre soltanto gli occhiali della mia guida scintillano a tratti, al rubino infuocato della sigaretta, come dite lievi èlitre di cristallo. L'occhio, abituandosi gradatamente al buio, distìngue scalette, ringhiere. E' di qui che, tra breve, varcando miliardi di chilometri, viaggeremo verso pianeti ed astri. Siamo alle soglie dell' Infinito... A questo punto è forse utile spiegare che questo «scalo dette stelle» è un osservatorio astronomico: il più grande, attrezzato e moderno osservatorio d'Italia. Lo ha organizzato, anzi creato ex-novo un illustre scienziato, il prof. Bianchi, titolare dell'Osservatorio di Brera, dove è succeduto al grande indagatore dei misteri di Marte: Schiaparelli. Ma senza la vigile cura del Duce l'Osservatorio di Morate non vanterebbe oggi, nonostante la suu modernissima attrezzatura, uno dei più grandi e perfetti telescopi di Europa, ottenuto, dopo non poche trat¬ tative, dalla Germania, in conto riparazioni. Valore: un milione. — E' qui — mi spiega l'astronomo — che lo scorso anno fu identificato il « pianeta transnett.itninno », nuova apparizione celeste. Si, ferri l'importante constatazione clic trattavasì non di utut cometa, come altri astronomi avevano creduto. Ci vollero quattro ore per ottenerne la fotografiti... Stelle in fuga La luce si accende. Il tempio siderale appare in tutta In sua lucida e impeccabile novità, dominato dalla sagoma mostruosa del telescopio, puntato come un 305 verso lo stellato. Tutto è comandato elettricamente. Lampadine incuffiatc di nero circondano in ogni punto il mostro tubolare, illuminandone ogni segreto e ogni manovra. Tutt'intorno alle pareti, odoranti di vernici nuove, si vedono quadri elettrici, valvole, fili ricciuti, teche di cristallo, orologi sXerali dal battito metallico: — tutta la tavolozza forbita della Scienza. — Telescopio — spiega l'astronomo — è il nome popolare dello strumento. In linguaggio astronomico esso si chiama « equatoriale »... — Bel nome sonoro, che evoca visioni solari, lussuregtjiare di foreste planetari... — Guardate! Emozionato, mi chino sotto l'enorme strumento. Fra qualche secondo distinguerò le divine costellazioni. Sorpresa! Come se un improvviso ciclone stellare abbia sconvól'* ti firmamento, vedo stelle in fuga da Oriente ad Occidente. Esse passano sullo sfondo dell'oculare, frettolosamente, e spariscono fuori del campo visivo. — Avete forse fatto agire un... acceleratore, acme nel cinema'! — domando stupito. — No. Gli è che l'equatoriale è ìmmabìle. Perchè esso possa funzionare; perchè possa « centrare » quella stella o quelle stelle elio vogliamo osservare, bisogna metterlo in movimento. « Cercatore » e « guida » Così dicendo l'astronomo preme un bottone elettrico : — L'equatoriale può muoversi, secondo tre differenti assi: orizzontale, perpendicolare, e perpendicolare ad ambedue. Primo movimento: l'equatoriale gira ora da ovest ad est... — Non me ne accorgo! — Infatti esso vi sembra immobile, perchè è ''animato da una velocità eguale e contrariti a quella terrestre. E' per questo movimento che le stelle possono apparire immobili ed essere studiate. Altrimenti voi le vedreste continuamente in fuga. — Capisco: in realtà, è la terra che gira! L'astronomo preme un altro bottone: — Secondo movimento! Immobilizzato, per così dire, il firmamento bisogiut, cercare, con spostamenti di precisione, di centrare la stella o le stelle che si vogliono studiare. In questo caso l'equatoriale non sarebbe praticamente utilizzabile, se non ci fossero questi due cannocchiali minori, che vedete affiancati parallelamente al grande tubo. Il primo cannocchiale, questo minuscolo, si chiama « cercatore». Dotato di un grande raggio d'aione, il « cercatole » può individuare un grande numero di stelle. Esso è come il peiiscopio d'un sommergibile. Senza il « cercatore » l'equatoriale sarebbe come un ciclope miope. L'altro strumento invece, detto « cannocchiale di guida », serve ti mantenere, nel campo visivo, l'astro trovato e che si vuole indagare. — Avete parlato di fotografie... — Infatti all'equatoriale può essere applicato un apparecchio fotografico. Sulla lastra di gelatina possono così rimanere impresse, dopo lunghe pose che durano talvolta diverse ore, le fotografie dei corpi celesti. Ed è anche possibile, applicando lo spettrografo, vedere gli spettri delle stelle. Spettri che non potranno impaurire! Sono piuttosto iridescenze, nelle quali il giallo, l'arancione, il rosso, il verde, il violetto, il blic si stampano con meravigliosa, e scintillante evidenza. E' noto infatti che lo splendore bianco delle stelle non è che la sintesi dei colori dell'iride. Le stelle (scusate sie uso questo linguaggio immaginoso, ma esso accosta più facilmente i profani alle astrazioni dell'astronomia) più sembrano nude, e più invece, avvicinate dalla, potenza dell'equatoriale, rivelano le loro meravigliose tuniche, i loro variopinti abbigliamenti. La scoperta degli spettri stellari ebbe, un'enorme importanza, giacché scoprì che la materia è una, tanto nel nostro globo quanto nei corpi celesti più lontani. Ed ora, se. volete avvicinarvi ai misteri del cielo, guardate... La marcia di Cesare Riaccasi0 l'occhio all'oculare del telescopio. Nel cristallo spicca ora un meraviglioso diamante. Una stella. Ma con mia sorpresa essa non appare nè più grande né più piccola di quelle che i comuni mortali vedono ad occhio nudo. Soltanto essa è incomparabilmente più fulgida. L'astronomo precorre la mia domanda: — Tutti i profani si nierarigliano di non vedere i particolari delle stelle: magari i loro tropici c, i loro polì... — Dipende forse dalla lente dell'equatoriale'! — Quest'cqnator'Mle non ha lente. E' un sistema di specchi. Gli strumenti moderni sono in generale muniti di specchi. Sì chiamano « riflettori ». Gli strumenti con lente — più antichi — si chiamano invece « rifrattori ». — Dipende dunque dagli specchi se l'immagine stellare non si vede ingrandita? — Dovrei rimandarvi a una nota legge ottica. Gli specchi ingrandiscono come e più delle lenti. Ve ne accorgerete quando esamineremo i pianeti del sistema solare. Se le stelle noìi appaiono ingrandite, ciò dipende dalla loro enorme distanza. Alcune sono tanto distanti, che la. loro luce impiega non anni, ma anni-luce a giungere sulla terra. E un anno-luce è 60.000 volte la distanza fra la terra e il sole. Immaginate che stelle relativamente vicine siano abitate. Si può supporre che ai loro abitanti giungano soltanto ora le onde luminose che rappresentano fatti dell'antichità. Essi potrebbero vedere, ad esempio, in questo momento la marcia dì Cesare e dette sue legioni su Roma... — Sarà possibile tuttavia ottenere, un giorno, rifrattori che spìngano il loro sguardo più in là, dilatando i contorni degli astri? — Dipende dai progressi della industria ottica. Il giorno in cui si potranno ottenere specchi molto maggiori di quelli impiegati oggi, sarà possibile approssimarsi agli astri più misteriosi, penetrare nella jungla sfavillante dei loro raggi, cogliere i contorni dei loro probabili continenti e dei loro mari. Per ora ci accontentiamo di passeggiare nella luna, di approdare sulle rive di Marte, di esplorare i Tropici di Giove, di passeggiare acrobaticamente lungo il mostruoso anello di Saturno, di individuare la buia immagine di Nettuno. E' un viaggio che potrete iniziare quando vorrete. O meglio, quando questi pianeti si degneranno di apparire ai nostri sguardi. Occorre pazienza e, costanza. — Capisco. Le stélle non s'accontentano di flirts passeggeri; vogliono amori tenaci. Ebbene: sono disposte ad essere, una volta tanto, un romantico ad oltranza. CURIO M0RTARI.

Persone citate: Brera, Duce, Schiaparelli

Luoghi citati: Europa, Germania, Italia, Roma