Goethe

Goethe Goethe Compiono in questi. giorni cento anni che Goethe diede gli ultimi.ritocchi "al Faust. L'aveva in realtà terminato fin dal luglio dell'anno prima, e solennemente rilegato il manoscritto, e chiusolo col suo sigillo, la stella del mattino, rifiutando di darne visione agli amici ; aveva scritto nel suo diario : « Terminato Taffare essenziale», e detto a Eckermann:« Ormai quel che mi rimane da vivere è un dono della sorte ». ÌVÌa poi, verso la metà di gennaio, inquietò, rompe i sigilli, per completare i motivi principali « che aveva trattato troppo laconicamente. » : durante parecchi giorni sfoglia l'opera, ritocca qua c là qualche punto, né legge dei passaggi a Ottilia ; però la mano è stanca, ed egli si affretta a risigillare. 11 14 marzo 1832 Goethe scrive i suoi ultimi versi, una quartina sull'album del figlio di Bettina Brentano: rhevfuscuno epazzi le soglie della sua porta l'V ogni quartiere della città narii netto; Ohe ciascuno miliari la propria parte E gli affari del consìglio andranno bene. Il 15 il vecchio prende freddo durante una passeggiata . in carrozza, ma tre.giorni dopo è così migliorato che parla di alzarsi. T| 17 scrive la sua ultima lettera, diretta a Guglielmo' Humboldt, dove tratta del Faust c dell'autoeducazione dell'uomo; e conclude.:. «La tentazione perturbante di un'azione confusa regge il móndo, e quanto a me non ho di meglio da. fare che educare me stessoe distillare la.mia originalità». Cosìnota il Ludwig, negli ultimi giorni i motivi essenziali della sua vita ritornano. 11 20 marzo improvvisamente si ha il cròllo. « Una paura e una inquietudine terribili — scrive il suo medico — cacciavano febbrilmente il vegliardo dal letto alla poltrona... i tratti dèi suo viso si decomponevano, lo sguardo esprimeva la più orribile paura della morte». Poi la crisi si calma; la mattina del 22 chiama il segretario, che col domestico: l'aiuta a sollevarsi sulla poltrona : — Che giorno è oggi? Il 22, Eccellenza. — Bene, la primavera è cominciata, non farà che ristabilirmi più presto. ■ Beve,, mangia un po', cade in un sonno leggero; poi, le parole famose : « Aprite le imposte, lasciate entrare più luce ». Ricade in un dormiveglia, ma lo spirito non è ancora spento, poiché sembra veda in sogno una testa di donna, e comincia col medio della mano destra a tracciare delle parole nell'aria, finché la mano ricade lèntamente. « Dopo di che si girò comodamente nella sua poltrona e scomparve, alla, stessa ora in cui era nato, verse? il mezzogiorno, ottantatre anni prima»';- •"■ ..< Sarà andata proprio così? Dopo il tributo della carne all'orrore della morte e del nulla, la natura avrà concessa questa fine serena all'uomo che da sessantanni la fissava a viso aperto,, e con enigmatica fiducia aveva scritto: Si perda il singolo, con cuore ardito, • Per ritrovarsi nell'Infinito Dove ogni tedio si scioglierà? Il giorno dopo Eckermann volle rivedere la salma, e accompagnato dal fedele servo Federico entrò nella camera mortuaria. « Disteso sul dorso, egli giaceva come uno che dorma. La fronte possente sembrava ancora penrire... Il corpo giaceva nudo, avvolto in un bianco lenzuolo. Federico alzò il lenzuolo, e io rimasi stupito della magnificenza di quelle membra : non una traccia, su tutto il corpo, di grassezza soverchia, di dimagramento, di deperimento. Giaceva dinanzi a vie, in tutta la sua grande bellezza, un uomo perfetto.; è io ne fui così rapito da scordarmi per un istante che lo spirito immortale aveva lasciato quelle spoglie ». Sì,: è svanito, o buon Eckermann, quello spirito immortale, è ferma quell'attività senza posa, è chiusa quella bocca che poco tempo innanzi' ti aveva.detto ancora, un po' scherzando, ma anche molto sul serio: « Se io fino all'ultimo opero infaticabilmente, la Natura sarà ben costretta a trovarmi, subito dopò morT to, qualche.altra cosa da fare». Sono finiti quei lunghi colloqui, quelle passeggiate a piedi o in carrozza, dopo i quali, rientrando nella tua casa,, tu-scrivevi tutto contento nel tuo diario : « Oggi passato un'oretta con Goethe » ; « Oggi a pranzo da Goethe » — annotando con scrupolo ogni parola uscita dalle labbra del tuo grand'uomo, e rinnovando, con candido cuore, la vicenda di Faust e. del suo fàmulo Wagner. Goethe è morto, il mondo è diminuito di valore, più di quando, undici anni prima. Napoleone è morto nella sua isola: e tu, nella tua meditazione davanti alla salma, rievocando involontariamente il motto di Napoleonedai la parola d'ordine del nascente mito.di Goethe. E' morto un imperatore dello spirito, è morto un uomo perfetto. « Voilà un homme »aveva esclamato Napoleone nel ricevere poetile, quasi rinnovando e 1110d.eriiizzando per. lui il senso dell'Ecce h'óttìo cristiano. *w* Voilà un homme. Goethe è stato un grande poeta, un altissimo pensatore, t in varie parti della sua opera anche.un autentico scienziato; ma il. mondo ha visto filosofi, poetiscienziati, anche più grandi di luicos'è che lo differenzia dagli altri, c aureola la sua figura di un prestigio e di una maestà senza pari ? Se Omero è l'Iliade, se Dante è la DivinaCommedia, se Shakespeare è Amieto, se Cervantes è don ChisciotteGoethe non è solo Faust ma è anzitutto Goethe: la sua.personalità dojnina superbamente ed unifica la sua , ! , opera c la sua vita in un corso unico, maestoso e volontario, come si addice a un uomo perfetto. Separar la vita_ dall'opera, essere magari grandi in questa ma piccoli in quella come, che so? un orafo che ceselli un monile squisito, e lui sia un povero diavolo, questo è stile non da signori ma da servi. Goethe insegna a essere signori e non sèrvi dello spirito : è un maestro di vita, il detentore di un gran principio di azione. Osservava in questi giorni Edmond Jaloux come, in virtù di un privilegio non più rinnovatosi, Goethe abbia avuto la forza e il coraggio di assumersi tutte le responsabilità intellettuali del nostro tempo; diventandone l'eroe rappresentativo. Scopriamo in lui, a profondità diverse, il classico e il romantico, l'alchimista medioevale e lo scienziato moderno, l'uomo di Corte alla francese e il pedagogo alla tedesca, il borghese avaro, il ministro pedante e l'agitato Stiirmer und Drànger e cento altre figure di cui non si capisce come abbiano potuto coesistere in lui senza condannarlo al caos, e cioè alla follìa, secondo accadde a Gerard de Nerval, a Hoelderlin, a Nietzsche... «Isolés ces étres divers formcnt à eux tous l'héritage com■mun de nptre culture; le prodigieùx est qu'un seid homme ail pu ètre tous ces hommes ». Ebbene, il prodigio rimane un prodigio, ma si spiega osservando che Goethe riuscì a conciliare cento uomini in uno mercè il suo metodo, ragionalo insieme . istintivo, che consiste nel far convergere tutte le forze attive nell'opera di sviluppo della personalità, nella invenzione della propria vita, come se fosse un'opera d'arie. Un superbo orizzonte viene così schiuso a tutti : ogni uomo nasce con un problema originale da risolvere, con un compito inebriante da assolvere, con una casa nuova da cos:.-uirc: realizzare se stesso in base alle proprie possibilità. I mattoni e il cemento non mancano, basta avere l'audacia di seguire ogni impulso (cioè, di essere tutto) e la forza di dominarli (cioè di restare 1010). A tale scopo, Goethe usa genialmente due strumenti : volontà e poesia. La sua vita è un illustre campo di battaglia fra il demopico delle passioni scatenate e contrastanti, sale ma anche dinamite della vita, e il demiurgico della volontà direttrice, che robustamente le inquadra e sublimemente le sfrutta: questi i due poli fra cui si è eccitata per sessant'anui quell'altissima tensione spirituale. Goethe è il più insigne di tali esseri « bipolari », in cui forse si manifesta la massima efficienza dello spirito umano. Fra gli elementi demonici naturalmente è il sesso, c Goethe (non diverso in ciò dai Padri della Chiesa) ne ha avuto fin troppo paura : vi ha impegnato a fondo l'aust e Werther, ma per suo conto ha tagliato alquanto la corda. Il modo goethiano di esorcizzare il demonico è l'attività": se tutte le concupiscenze, le ambizioni, gli orgogli producono frutti; se la perenrie \riquietudine faustiana, l'insaziét^ traile gioie godute, dello stato raggiunto, si traducono in opere — ben vengano, l'uomo attraverso la loro dialettica compie se stesso e serve il Tutto. Dio salverà il peccatore operante: il solo peccato contro lo spirito è l'inerzia. « Credi robustamente e pecca pure », diceva Lutero, che era ancora teologico ; « Agisci robustamente e pecca pure », corregge Goethe, che è moderno e reca in sè il genio dell'Occidente, di cui formula la vera morale. L'attività redentrice può essere la pura e semplice attività pratica, verso cui sempre più simpatizzò il vecchio Goethe; e ne è simbolo Faust rhorente, che incita i lèmuri a bonificare la vasta plaga donatagli dall'Imperatore : « Come mi piace il rumore delle zappe che scavano^ il lungo fossato !», esclama il vecchio, orinai cieco, e beato. « Non si tratta, in verità, di un fossato, ma di una fossa », ghigna Mefistofele, che si tiene sicuro della vittoria, e si prepara 1 sotterrarlo. Tanto meglio però se la pratica si accompagni, anzi intimamente si compenetri della poesia. L'attività artistica è per Goethe il modo specifico di elaborare i dati della vita psìchica, trasfigurando in una vita più alta, e cioè concludendo costruttivamente, il demonico delle passioni ; press'a poco come.fa l'ape col miele, che il profumo di primavera, quintessenziato, vi olezza ancora. Siamo qui di fronte a una delle massime invenzioni di Goethe, e il suo stile è ben noto. Quando l'idea di Carlotta ossessiona, egli si libera scrivendo Werther; quando l'orrore della morte lo aduggia, egli reagisce operando più alacremente, e sarà l'Ode, poniamo, davanti al cranio di Schiller; e per tutto il vario tumultuar degli affetti lungo l'intera sua vita c'è poi sempre la valvola di sicurezza Faust lì a portata di mano. Se la vita di Goethe, pur così borghese nell'apparenza, appare, oltreché esemplare e simbolica, stranamente magica, è perchè i fantasmi dell'Arte l'hanno assiduamente abitata ; ma non al modo di un romanziere qualunque, bensì in una strettissima intimità col reale : è una vita che, per l'alta potenza del suo autore, sconfina continuamente, e respira nel mito. L'Arte come riequilibratrice e sublimatrice della Vita, l'Arte applicata alla Vita per farla assurgere al Sogno ; l'Arte come confessione e autobiografia, secondo diceva egli stesso, anticipando un motivo oggi ripreso, fra gli altri, da Valéry: è questa la massima giustificazione dell'Arte. Scrivere per gli altri, per i posteri, è stupido, è vanità pura ; scrivere per noi è giusto. «1/Azione è tutto, la Gloria è india », esclama con disprezzo il vecchio Faust, con una frase che svaluta Plutarco. Quest'unità Arte-Vita è un vertice sublime, su cui Goethe visse da preoccupato semidio («egli abitava naturalmente le cime, io sono invece l'uomo delle valli », confessa Saintc-Beuve, che non lo ama¬ va); forse il più alto che sia dato raggiungere all'uomo, da cui si decade pei due opposti versanti dell'Arte (o del Pensiero) senza la Vita, al modo di Kant, di Hegel, di Baudelaire, di Nietzsche, di tutti gli specialisti dalla vita pallida ; oppure della Vita senz'Arte, al modo dei pratici dalla vita intensa ma non poetizzata, non escluso Napoleone. Demonico e demiurgico, vita e arte, voluttà e ascesa, sensualità e spirito, azione e contemplazione: egli che aveva tanto operato per unificare questi opposti termini in una sintesi della vita perfetta, pur non era contento appieno. Aveva a volte il rimpianto di essersi troppo disperso nella vita, « rinunciando a cingere di più copiose gemme il suo serto di poeta » ; più spesso invece era la nostalgia opposta, di non aver vissuto, gioito, osato abbastanza, specie in amore. Lo strano engouement, del vecchio Gqc Goethe, l'indulgenza, In simpatia per Napoleone e soprattutto per Byron, questi demonici così poco demiurgici, dalla vita sfrenaci, si spiega solo così. Egli ebbe a volte troppo paura dei suoi demoni, e li domò con eccessiva prudenza; per diventare vSaggio trascurò di essere compiutamente Eroe: onde la lieve tinta di rinuncia che i suoi esegeti notano con stupore pur nella morale di questo apostolo della pienezza. Bisogna, ahimè, limitarsi in ogni direzione verso cui ci attiri il demonico, se uno vuole progredire, su tutti", cioè svilupparsi integralmente. Si: tu fai solo all'amore non puoi diventare ministro; se tu fai solo il ministro non puoi diventare poeta : questi gli scogli sull'ardua via dell'equilibrio goethiano. Sarà possibile, su questa via, spingersi più avanti di lui? FILIPPO BURZIO.

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