I PROCESSI

I PROCESSI I PROCESSI a » e i à a a , i o o e . Roma, 28 notte. L'Autorità di P. S. incaricata del servizi speciali nella zona del Piemonte fermava la sua attenzione su quattro individui residenti a Torino che davano luogo' a sospetti. Uno di costoro aveva preso alloggio all'Albergo Spagna, in via Lagrange, ove esibendo una carta di identità si era qualificato per Arrigo Bertucci, capomastro, da Reggio Emilia, domiciliato a Firenze; però in tale città, dalle informazioni assunte, risultava sconosciuto. Sottoposto ad assidua vigilanza era notato, nei giorni 20 e 24 marzo, in segreti colloqui con vari operai. Il 28 marzo partiva per Genova; giunto in detta città cercava di far perdere le proprie traccie ma veniva tratto in arresto. Era in possesso di due valigie a doppio fondo, di documenti di riconoscimento falsi e veniva identificato per Mario GazzotM. L'arresto del Gazzotti a Genova induceva l'Autorità di P. S. a procedere a Torino all'arresto di tutti gli altri individui indiziati e che, durante le indagini, erano stati notati in contatto fra di loro. Il primo aprile venivano tratti in arresto Giovanni Avanzato e Paolo Baroncini, noto sotto lo pseudonimo di Carlo Bandoni. Il 3 aprile venivano arrestati Pietro Secchia, membro del comitato centrale del partito comunista, e Gordiano Pasquola mentre ei<-no a colloquio nei pressi di via Rivara. Lo stesso giorno veniva tratto in arresto l'elettricista Carlo Eugenio Motta, già indiziato per essere stato notato la sera dell'll marzo in piazza Sabotino a colloquio con un individuo noto sotto il nome di Arturo, identificato per Vincenzo Angelini. Costui riusciva a sottrarsi all'arresto perchè, prima di iniziare le operazioni, si era allontanato da Torino ma veniva arrestato a Milano il 13 luglio 1931. Nel corso delle indagini venivano identificati e arrestati Mario Grasso, fattorino tramviario, nella cui abitazione, in via Tomaso Agudio 37, l'Angelini aveva impiantato una tipografia clandestina; Antonio Nomis e Nerino Mucci, i quali facevano parte della «cellula» dell'Avanzato; Giacomo Creato e Ruggero Rebecchi, appartenenti alla «cellula» della sezione Caravelli; Palminteri Vito « capo-cellula » delle Concerie Italiane Riunite in via Stradella, n. 180; Arcaticela Casetti, tessitrice e « capo-cellula » del'Tappetlficio Paracchi; Lea Brognara, tessitrice « capocellula » del Cotonificio Mazzonis; Giacoma Laudi, operàia presso il colorificio Balletti, e capo-cellula » del rione Madonna di Campagna; Francesco Aimone, Francesco Chiorgio, Vittorio Sannazzaro, Luigi Montarolo, componenti la « cellula » delle officine automobilistiche di corso Ferrucci, Francesco Roccati, Annibale Sfregola, Giuseppe Giovenale, membri della « cellula » del rione di Borgo S. Paolo; Leonardo Labate e Giuseppe Valentino, membri della « cellula » municipale. Proseguendo le indagini nel Biellese, venivano altresì arrestati Antonio Prina, abitante a Candelo, operaio tessile disoccupato; la tessitrice Giulia Mosca residente a Biella e il marito di costei Cario Rocco, tessitore. Al momento dell'arresto di costoro il partito comunista di Torino aveva raggiunto la sua completa riorganizzazione in quanto che erano stati regolarmente costituite e collegate le « cellule » in numerosi e importanti stabilimenti e in vari rioni periferici abitati in prevalenza da operai. Vi era poi la « cellula » municipale, formata da dipendenti delle aziende municipali, quali il Labate e il Valentino. Compiuta l'istruttoria, gli imputati denunciati con rapporto del 15 maggio 1931 sono stati divisi in due gruppi. Stamane è comparso al giudizio il primo Sfrupoo di cui fanno parte Pietro Secchia di Occhieppo Superiore, Paolo Baroncini di Lugo (Ravenna). Gordiano Pasquola di San Dona di Piave. Mario Gazzotti di Bomporto (Modena), Giovanni Avanzato di Chlvasso, Antonio Nomis di S. Vito al Tagliamento, Nerino Mucci di S. Marcello Pistoiese, Giacomo Creato da Crescentino (Vercelli), Ruggero Rebecchi di Savareto, Vito Palmlnterl di Menfi (Agrigento), Giacomo Landi da Marsiglia, Arcangela Casetti da Livorno Ferraris (Vercelli). Lea Brognara di Occhiobello (Rovigo) tutti residenti a Torino. Il Secchia, che è il maggior imputato del gruppo, è ritenuto capo effettivo di tutto il movimento di riorganizzazione del partito nel Regno e membro della Centrale, rappresentante del centro estero del partito e fedele esecutore delle direttive del « Komintern ». Al momento dell'arresto, teneva in affitto sotto falsi nomi quattro abitazioni: una a Parigi, due a Milano e una a Torino, in via Cagliari, 21. Nelle perquisizioni eseguite sulla sua persona, gli vennero trovate 7700 lire, carte di identità, oltre ad altre 5 mila lire sequestrate nella perquisizione eseguita a Milano nella sua abitazione. In quella eseguita a Torino in via Cagliari venne sequestrata una busta in pelle a doppia parete contenente 3600 lire, passaporti, carte di identità, certificati con falsi nomi, che adoperava nei viaggi in Italia e all'estero e altri documenti riguardanti relazioni destinate alla Centrale ed istruzioni circolari destinate all'organizzazione in Italia. Nei loro interrogatori, i primi quattro imputati sono pienamente confessi; gli altri cercano di attenuare la propria responsabilità e le due donne specialmente protestano la loro buona fede malgrado le circostanze che sono a loro carico. Sentiti i testimoni ha la parola il P. M., cav. uff. Fallace, il quale sostiene la piena colpevolezza di tutti gli imputati, e chiede la condanna di Secchia a 17 anni e 9 mesi di reclusione: di Baroncini, Pasouola e Gazzotti a 15 anni: Avanzato a 5 anni: Nomis e Cresto a 4 anni; di Land! e delle due donne a 3 nnni ciascuno: di Mucci. Rebecchi e Palminteri a 2 anni, con le conseguenze di legge. Dopo le arringhe, dei difensori avvocati Mittiga, De Santis, Mangelli e AnItici, il Tribunale alle 13.30 pronunzia la sentenza che condanna il Secchia a 17 anni c 9 mesi; il Baroncini a 15: il Pasquola e il Gazzotti a 14; l'Avanzalo a 5 anni; il Nomis e il Cresto a 3 anjni, e assolve per insufficienza di prove Mucci, Rebecchi. Palminteri, Landi e le due donne Casetti e Brognara, ordinando la loro scarcerazione.