Il "Premio Bagutta" a Rosa

Il "Premio Bagutta" a Rosa Il "Premio Bagutta" a Rosa l a e i a o n i , a n e i e a e e o Milano, 22 notte. Nella saletta di liagutta, dove ogni anno i giudici dell'ormai famoso premio si raccolgono a banchetto per il conferimento di cinquemila lire e di una corona di gloria, le discussioni seguite dalle votazioni non ebbero stasera inizio troppo caloroso. Il gruppo di giornalisti che intervengono a questa riunione annuale e gli spettatori simpatizzanti e amici di scrittori e pittori meravigliati del to. no minore e troppo familiare con cui msfdbfvvrtdpsi svolgevano i primi assaggi e lejTconfidenze all'orecchio, non tardarono va dare segni di malcontento con urli e .tproteste varie. Anzi che intrattenersi di candidati e di libri, i giudici esor-jgdlvano con un bisbigliare tenue da con-|ggiura di opera melodrammatica. Forse!vsltlUccpatera per darsi un contegno; i bene In formati sussurravano che già il vincitore era certo. Erano convenuti infatti, i giudici, ognuno corredato da una pila di libri. Vergani solo aveva un fascio di appunti. Monelli e Bonelli, Bacchelli e Scarpa, Vellani-Marchi e Franci, ognuno proteggeva un candidato. Quante opinioni e quanta fatica! A un certo punto Vergani sventola innanzi agli occhi dei presenti, occhi tutti sgranati in ammirazione devota, la palma. In questione: uno chèque recante, peri3la storia, il numero «48.581 e per Ia]Tsomma'di cinquemila lire. Le acque lnche sembravano chete si rimossero: !Rl'antro di Bagutta, dominato dalla fi- igura di Ugo — l'ormai celebre carne--sriere che serviva l'antipasto — risuo-iPnò di grida, sì che il locale ormai fa-;£moso si tramutò ben presto in una bolgia discreta. Cinquemila lire: anche quest'anno — 11 quinto — c'erano davvero. Cinque premi tutti regolarmente assegnati, il primo ad Angioletti, il secondo a Comlsso, il terzo a Cardarelli, il quarto a Rocca. Primo scrutinio A chi sarebbe andato questo biglietto dì carta azzurrognola quest'anno? Chi prima era silenzioso, ora uria- vdsplsPs—gvncva, chi" prima urlava ora zittiva. Le odiscussioni sono aperte da Bonelli, il'efalso Cetoff, die propone il solito! gruppo toscano: Tecchi, Ugolini, Pea,iPIoni. A un certo momento si scopre che quello di Bonelli è quasi un trucco perchè Tecchi è di Orvieto, Ioni è iclfiglio di padre sardo e PeaT'oriundo'pTdi Palestina. Qualcuno propone Ugo-, lini per il suo Quando m'incontrai |gcon Dio», e Monelli ribatte: — Se s'è Incontrato con Dio perchè non gli ha chiesto l'Accademia? Spuntano le altre candidature: Bartollnl per il « Molino della carne », Corra per « Irene, primo premio di bellezza », Zavattini per il « Parliamo tanto di me». Siamo alla minestra: tagliatelle in brodo, "brodo ottimo, tagliatelle pessime, che v'è stato un contrattempo in cucina. Gli umori del giudici si inaspriscono, l'urlo parlamentaristico dell' « ai voti, al voti » si fa pressante. Vergani primo giudice, conciliantissimo stasera, si lagna della mancanza deile schede. Si provvede lacerando il menu. Il primo scrutinio assegna d\\?. voti a Ioni, due a E i ìnnCtZoamedUgolini, tre a Zavattini. E gli altri lecandidati? Sono già precipitati nel|gnulla? Adolfo Franci, critico dramma-;htlco deiVÀmbrosiaiiOi elegantissimo in ssmoking, sollecita gli altri scrutini perchè deve assistere al debutto doi £itoeff. Scarpa propone timido il « Pu-feta caso » di Balsamo Crivelli. Si riac- eendono le discussioni, al manzo les- so con mostarda di Cremona. Zavatti- ni ha consensi e dissensi. Monelli è accusatore incaricato, dice lui : « E' una cosa minuta. SI chiama Zavattini! Se si chiamasse Zavatta almeno. Poi ha avuto tanti consensi di pubblico e di stampa. Troppi ». « Cioni »: e chi è ? Bonelli — se n'era dimenticato — annunzia a questo punto di recare il rituale panforte del magistrato delle contrade di Siena. — E' più piccolo delle altre volte, si protesta. — Ma sono due! — Pure il diametro dei due non fa l'uno dell'anno scorso! — Non se ne fabbricano più di grandi dimensioni. i Non si attende l'arrosto. Fra un bicchiere di Dlanella, omaggio al podere di Renato Fucini, e un boccone di durissimo panforte, ognuno dei giudici dice le sue ragioni: « Amalia », una delle novelle del TdTecchi, è una delle più belle cose scrlt- jte in questi ultimi anni. 's— E la commozione di Stuparich? igBacchelli si allontana, è chiamato al dtelefono. La discussione dovrebbe so- qspendersi. L'arrosto di tacchino, super- ; stite quest'ultimo dell'arca di Noè (che iv!v" ì nrnI,7l pm molti InfwvonuHn pena 1 pranzi con moia intervenuti!) ;trova il secondo scrutinio con questi risultati: Tecchi voti 2, Pea 2, Zavat-■ sili 2j Ugolini 1. Ioni, fion lg su§ «M«-| morie di un pittore di quadri antichi », se ne è già andato nel fondo dell'urna. L'accordo non riesce a tradursi in cifre e in voti. Ancora una volta ì giudici si accapigliano a parole e si scambiano apprezzamenti e si confidano preferenze. Si parla di vecchiaia e di giovinezza. Quello è vecchio, questo è giovane, quello aderisce alla realtà, questo resta troppo tra le nuvole. Il terzo scrutinio non apporta grandi sorprese : Pea, destinato pare a più alti destini, scompare anche lui dalla gara. Rimangono jTecchi con 3 voti, Stuparlch con 2, Za vattini con 2. Quanto si parla dì Zavat .tini ancora! Un colpo di scena. Diffidenza verso jgli ascoltatori e ospiti? I giudici bisbi|gliano. Il giornalista più vicino al ta!volo della giuria —• Titta, Rosa — è as¬ sediato dì domande. Cosa dicono? Quali nomi corrono? — Mi pare Cioni. — Chi è Cionl? — Chi lo sa! Vergani confabula. Bacchelli racconta a Bonelli la vera storia di Cioni. lUna rivelazione, un «outsider» nel campo letterario ? Se ne saprebbe qualche cosa! L'ultima votazione è compiuta. Si alza Orio Vergani e di fronte al risultato della quarta e ultima votazione annuncia che il quinto premio . i381?11118- e stato assegnato a Giovanni ]Tltta Rosa Per a au0 volume «Il varco lnel muro» edito da Carabba. Titta !Rosa era — come si e detto — fra Su intervenuti, incaricato di stendere un -servizio giornalistico. Presente lui e iP1-6581116 almeno nella conoscenza dei ;£iudici. se non materialmente, il suo volume di novelle. Titta Rosa era se duto a poca distanza dal tavolo dei sette, i quali naturalmente si erano preoccupati di non lasciare indovinare le loro intenzioni e scorgere le mosse segrete: cenni, occhiate, sorrisetti, ecc. Per togliersi d'impiccio, decisero dì assegnare al Titta Rosa uno pseudonimo — Cioni — e su di esso, fra lo stupore generale si decisero a battagliare vivissimamente. Più stupiti di tutti erano, come si può capire facilmente, i critici letterari, i quali stavano con le orecchie tese arrossendo di confusione 'e riconoscendo in cuor loro la propria ! ignoranza circa le opere e i fatti del iPiu ignoto fra gli scrittori ignoti. Ma in buon punto il volo fu tolto e la proclamazione del vincitore mise in luce la vera personalità dello scrittore. Ap o'p'ausi scroscianti, evviva clamorosi. Titta Rosa, sorpreso, commosso, lin¬ , i |grazia ricevendo le insegne del ìnarro », polverosissime e stinte. 0. bpèmtshttoettbctfufgcfzrshtfÌ

Luoghi citati: Cremona, Milano, Orvieto, Palestina, Siena