La grotta di madreperla

La grotta di madreperla I MISTERI DELLA. TERRA La grotta di madreperla (Deil iKiatro inviato speciale) pertosa, gennaio. La bellezza che andiamo a visitare, marciando a 80 all'ora lungo una strada solcata fra boschi n massicci, poitrebbe trovarsi nelle Hawai o nella Nuova Zelanda. NuUa vleta di creder. i0. Certo meriterebbe (come questi meravigliosi paesi australi dove la sazia immaginazione umana del XX se- colo sembra rifugiarsi in cerca di nuo vi misteri) gli opuscoli colorati di pro Paganda e le crociere che le « lines » americane organizzano per i turisti, questi eterni bambini, vt-Ktiti a qua- 1drcttorU. Non avremo mai finito di coInoscere e di far conoscere l'Italia, pri- jsmatiea e inimitabile sintesi d'ogni bellezza del Sud. a Un massiccio di corallo Del resto, appena il massiccio degli Alburni ci appare nella sua interezza, misteriosamente isolato fra il Tirreno e la dorsale appenninica, comprendiamo di viaggiare verso una regione di fàvola. I miei compagni di viaggio cercano delle immagini. Chi paragona gli Alburni a un gigantesco castello purpureo, dalle innumerevoli torri. Qualcuno va nell'assurdo: vede in questo massiccio rosato un ammasso di nuvole vespertine, divenute roccia, porfido, pietra preziosa. — Sembrano piuttosto — dice una giovane inglese che ha occhiali circolari e un sorriso preraffaelita —- un gigantesco blocco di corallo polinesiano. Il fenomeno scientificamente si spiega. Il massiccio alburnio è dolomia e calcare. Ha quindi tutti i riflessi e le rifrazioni del Catenaccio e delle guglie di Lavaredo. Man mano che giungiamo sotto il massiccio e c'inoltriamo nei suoi valloni, l'incantesimo colorato sfuma. — L'incantesimo si riaccenderà, presto! — assicura Gaspare Casella, l'uomo che possiede gli autografi dei più grandi scrittori de! mondo ed è il più brillante cicerone delle esplorate ed inesplorate bellezze del Mezzogiorno. Non ci sarà da attendere molto perchè il sortilegio si rinnovi. Lasciata l'automobile a valle, superato il velo iridescente che il Tanagro tesse con la sua cascata, ecco la nuova meraviglia. Nessun palazzo imperiale e nessun tempio potrebbe avere un'entrata come questa. Sembra una gigantesca conchiglia socchiusa: screziata e sfumata di riflessi cenili, lilla, purpurei, rosei, fino alle più delicate opalescenze della madreperla. E', turisticamente parlando, la Grotta di Pertosa: (da « pertusium »: foro, entrata). Ma è anche, come vedrete fra breve, molto più d'una grotta: cioè l'ingresso d'un labirinto roccioso che soqe chdidtrvtee trmpsosie ddtakciMvgsolavcstngloaMvpinlatdbrnhla«rtgc«rdss'addentra misteriosamente nel cuore j fdegli Alburni, per 10, ■"> »><"■—«^.Sb12 chilometri forse assai più; giacché nessuno ha avuto ancora il coraggio di esplorare completamente questo mondo sotterraneo, lavorato e cesellato dalle forze occulte della terra, suonante d'acque remote, popolato d'echi abissali, corso da respiri profondi e tagliato, di tratto in tratto, da paurosi silenzi. Qui tutto un periodo della storia geologica della terra si avvicenda con un periodo, altrettanto ricco e misterioso, della Preistoria. Infatti tra le formidabili e fantastiche architetture create dall'ultramillenario lavorìo delle acque, i primi uomini hanno vissuto, tra chiarori di fiaccole e spiragli di luce solare, la prima rude epopea: quella del troglodita che esce dalle caverne per vedere l'alba del mondo. La barca di Caronte Sopra uno specchio d'acqua simile a un vasto lastrone di porfido verde, c'è, immobile, un barcone di ferro. Saliamo in questo scafo d'Acheronte, che è guidato da un vecchio Caronte picentino. Egli porta una giacca di pelle pecorina e un cappellaccio nero a cono, all'usanza dei montanari della Basilicata. E' un nocchiero senza remi. Egli conduce infatti la barca facendosi scorrere, tra mano, un esile' cavo teso, pei bisogni di questa navigazione primordiale, dall'entrata della grotta agli estremi limiti della galleria fluviale. Ma donde viene quest'acqua buia e silente, la quale svela tuttavia, con un moto lentissimo ma incessante, l'esijstenza d'un filo di corrente? Qualcuno credette in passato — spiega la nostra guida — a un corso sotterraneo del Tanagro. Ma se questo fiume, dal nome saporosamente greco, ebbe molto tempo fa, per circa 3 chilometri, un tratto sotterraneo, oggi esso scorre invece completamente all'aperto. L'acqua della grotta deriva piuttosto dalla continua filtrazione delle acque piovane che, colando per una lunga serie di secoli attraverso questo Carso del Sud, hanno creato questa palude stigia. Non solo: da questa ultramillenaria filtrazione, che ha disciolto nel rocciame agglomerati di cloruro di sodio, sono derivate anche tutte queste prodigiose colate di stalattiti che pendono sul nostro capo. Esse sono le enormi lacrime di salgemma, stillate e pietrificatesi col tempo, e in via di continuo accrescimento. — Quindi un giorno — osserva un visitatore — anche questa caverna potrà rimanerne ostruita e suggellata quasi da una pietra tombale... — Giorno lontano — osserva la nostra guida — ma inevitabile. La barca nera, urta£ con un tonfo rcsintni mmobqmbttuzlvmvcsvhlaSlupcvzlpsmscnn—tsslgmardtmdslrr sordo, a una riva ignota. Siamo, da questo momento, nel regno delle Mille e una Notte, ma calato entro tenebre che soltanto una tenue lampada di Aladino rischiara coi suoi riverberi magici. Si cammina sopra ma terreno ricco di concrezioni calcaree e di punte, feltrato qua c là d'argille e di muffe verdastre. Gli occhi mirano in pari tempo volte cariche di festoni pietrosi e di stalattiti. Sembra di camminare tra i pinnacoli d'una cattedrale marmorea e sotto un cielo di pinnacoli capovolti. Questo viaggio nel meraviglioso sembra accumulare, in una visione sincretica, i lineamenti di tutte le età e di tutti gli stili, di tutte le nature e di tutte le arti; di tutte le religioni e di tutte le immaginazioni. Forse soltanto i templi indù e le rovine di Angkor; i grandiosi resti delle remote civiltà sud-americane degli Incas e dei Maya; i fantastici viluppi delle foreste vergini e le immagini dei più stravaganti idoli africani o polinesiani possono dare, insieme, una idea di questo labirinto sotterraneo in cui sembra rivivere tutta la storia sculturale e architettonica della Terra. Il favoloso tesoro Di quando in quando le esclamazioni stupefatte dei visitatori denunciano una nuova forma, un nuovo aspetto magnifico o mostruoso: — Questo è un toro alato di Babilonia! —; Sembra una foresta dei Tropici allo stato fossile... — Questa roccia pare una enorme Medusa pietrificata... — Ecco un soffitto carico di meravigliosi lampadari. — Queste sono gradinate d'un tempio pieno di altari e di idoli. In certi anfratti i lumi svelano un infinito scintillare di cristalli. La colata calcarea sembra, cosi imbrillantata, una. enorme mantiglia paglìuzzata d'argento, che una mano d'artista abbia gettato, in pieghe esperte, sul terreno. Il popolo, pronto sempre a vedere nella natura personificazioni e simboli ha identificato nelle formazioni stalagmitiche di una di queste grotte un « Presepio ». E sembra infatti di vedere un vero, gigantesco presepio, con teorie d'uomini e d'animali, di Re Magi e di Angeli. In un altro punto, una caratteristica edicola rocciosa viene chiamata il « Pulpito col lampadario ». Ed offre in realtà queste immagini, quasi rievocando i pergami e le sculture del Pisano. prcodigucostcudediletàtoIl «gong» degli abissi S'incontra, più avanti,- ima enorme stalagmite. Sorge dal suolo come un j f totem » lanceolato. La nostra guida Sbatte su di tretpessa le nocche: e la pietra rende un suono profondo e vibrante, che si propaga con echi musicali. — E' il c. gong » degli abissi! — osserva una visitatrice. I misteri sonori di questo meandro infero non sono tutti qui. C'è più avanti tutta una schiera di stalagmiti minori, che, percosse, danno quasi tutte i suoni della scala musicale. E' la prima forma naturale dello xilòfono. Si sono percorsi così circa tre chilometri. L'illuminazione cessa. S'apre ora l'antro senza fine, il mistero tenebroso, in cui echeggiano cadute d'acque lontane. Tentiamo di procedere ancora, illuminando il buio con lampadine tascabili. Giungiamo così in una cavità, oltre la quale la galleria si profonda tortuosamente verso l'abisso. Qui regna un impressionante silenzio: — il silenzio della Terra, sordo ed enorme, dove l'ossigeno stesso sembra mancare; dove l'inerzia totale degli elementi ultramillenari spegne anche quel ronzìo lieve, di conchiglia, che l'aria viva fa ancora, dove la vita sembra ormai assente. Un grido di donna! Che cosa è avvenuto? Una visitatrice, con ribrezzo, ha scoperto, attaccati alle pareti con le zampe, uncinate, sospesi col capo all'ingiù, grossi pipistrelli in letargo, Sono là, in grappoli, insensibili alla luce delle lampadine che li ferisce. Le pareti corrose, escavate, bucherellate come bugni, sono piene d'una sostanza viscida e spessa: guano! Una ricchezza da raccogliere e da sfruttare per l'agricoltura. Probabilmente questi pipistrelli sono gli unici abitatori di questi antri, se si eccettuano gli insetti minuti che rampano o sostano perplessi tra le stalagmiti e le incrostazioni calcaree. La città sotterranea Tuttavia questa serie di spelonche non sono oggi che le forme cave e tenebrose d'una città sotterranea, una — diciamo così — metropoli troglodita di cui bisognerebbe rintracciare l'esistenza circa diecimila anni fa. La scoperta di due strati di palafitte nelle pareti della grotta dimostra quale genere di vita conducessero questi uo mini dell'età neolitica, sospesi sulle acque d'un fiume sotterraneo, rischiarati, nella loro esistenza sotterranea, da fiaccole, come attestano i primitivi torcieri trovati nelle grotte di Pertosa Ma non tutto materiale neolitico dell'età della scoperto da latore delle rucci, testé defunto e la cui propria !sraccolta — secondo la notizia che perlafiltrdedeunnegrqufiggrgntetad'dotequta88mmlaselosimetassscnqcal'IndccrintrsogGoagspclfeddpambntebsttei ptedasdtsriintqilè_rasssravplehvdsc a e i i e e à e e e i e o i i e n a e i n n l n prima ne ha dato la Stampa — fu consegnata, in questi giorni, dagli eredi al Museo Salernitano, che sotto la guida del prof. Marzullo, contribuisce cosi cospicuamente a formare il vasto tesoro preistorico e archeologico di cui l'illustre prof. Maiuri, sovrintendente per gli scavi della Campania, va di tempo in tempo rivelando le bellezze. Era il materiale scoperto nella città sotterranea di Pertosa non soltanto si annoverano accette, lisciatoi, af- e lututucofocastmecspstVlige n a CURIO MORTARI. a , o e e a e filatoi, pietre da fionda, coltelli, seghe,,« tre culinarie, vasi ad ansa dell'epoca a>udella, metra: ma opere più affinate di I trdella pietra; un'epoca posteriore, cavate e lavorate nel bronzo, segno evidente del progresso umano, già capace di lavorare metalli. E co3ì pure si trovano fra questi esemplari di arte vascolare e figulina, primi inizi di decorazioni a graffito e a rilievo; nate dal primo segno dell'unghia e del pollice, del punteruolo e della palma, e che documentano intensamente i primi tentativi d'arte, in questa alba dell'umanità. 500 abitanti in una grotta - Quanti potevano essere — domando — gli abitatori di questa città sotterranea? — Calcolando che ogni dieci metri quadrati abitassero tre individui, soltanto nella prima grotta, che è lunga 88 metri, si sarebbe trovata agglomerata una popolazione di 500 fra uomini c donne: un vero e proprio villaggio. Ma chi può dire quanti potessero essere gli abitatori negli altri chilometri di grotte che trapanano il massiccio degli Alburni? Certo è che, dopo la prima epoca metallica, questi trogloditi, sempre più evoluti e affinati dagli stimoli della vita e della natura, abbandonarono gli spechi, scesero sui pendii del monte, s'accamparono tra le foreste e sui paschi. Di qui comincia la vera vita umana, pastorale prima, agricola poi. E qui sono stati trovati i primi resti di cammelli, venuti indubbiamente dall'Africa con nuovi fiotti di migrazioni... In tempi posteriori la grotta liminare di Pertosa, abbandonata dagli uomini come domicilio, divenne invece un sacrario, una specie di tempio naturale in cui si svolsero primitivi riti. Questa tradizione si è, trasformandosi nella sostanza, mantenuta nel popolo fino ai giorni nostri, tanto che ogni anno la Grotta è la mèta d'una processione in onore di S. Michele Arcangelo, di cui avrà vita una edicoletta coperta da una grata e ornata di fiori, all'entrata dello speco... Quindi il rito religioso si conclude in ima sagra che empie di grida festose e di suoni questo primitivo padiglione della montagna... A questo punto verrebbe il desiderio di procedere nell'esplorazione, alla scoperta di nuovi tesori sotterranei. Ma avventurarsi ancora, senza mezzi illuminanti, senza corde ed arnesi, sarebbe temerità. Crepacci ed abissi possono aprirsi ad ogni momento in questo terreno carsico, pieno d'agguati tenebrosi e di strani rumori d'acque. Questo viaggio sotterraneo non 6, eviden temente, una corsa in « metro »... Comunque resta sempre aperta, per i pionieri e per gli esploratori, un'im presa che sembrava impossibile in un tempo che ogni cantuccio d'Europa e d'Italia sembra senza segreti per gli audaci e gli innamorati dì avventure. Come si vede che tutto è sempre da scoprire. Basta aver occhi da vedere dove comincia l'Ignoto. gbcovlatovadsrardtiilgVdspilceleriqgzirpdsndtrbdvbdmzHrfpsbLdlirccrlinqfpulisqsmlamelpctnipssvedcat

Persone citate: Caronte, Gaspare Casella, Maiuri, Marzullo