Il mostro d'acciaio di JEAN DE LA HIRE

Il mostro d'acciaio di JEAN DE LA HIRE Il mostro d'acciaio di JEAN DE LA HIRE Versione italiana di GIOVANNI CORVETTO Particolare curioso: questa villa di montagna non ha nome. Giammai l'ufficio di posta di Vianden ha avuto occasione di vedere il fattore della villa stessa; e mai un fornitore qualsiasi ha passato la soglia di quell'edificio. La corrispondenza e gli approvvigionamenti di ogni genere venivano ritirati ogni giorno da un domestico a nome Gaspare, addetto al servizio del signor Samuele Birkendorf. Per questi servizi Gaspare disponeva di una procura postale in piena regola, di un camioncino coperto e di una borsa sempre ben guernita, anche di moneta, poiché il domestico pagava in contanti con minuziosa precisione. In principio si parlò molto in paese di questi stravaganti abitatori della villa-fattoria, del camioncino e della borsa. Ma il fuoco anche più vivo, se difatta di materie annientatrici non tarda a spegnersi. In due settimane, avendo praso abitudini, che sembrarono diventare definitive e regolari, il signor Samuele Birkendorf che d'altronde nessuno vedeva mai, ed il suo •jiwvitore Gaspare, che si vedeva tutti ldnulmagmsoab i giorni alle stesse ore e negli stessi luoghi, cessarono di dare alimento alla cronaca del villaggio. E poiché non facevano a nessuno nè male nè bene, non si pensò più ad essi in modo particolare. Ora, quel giorno di sabato 29 marzo, tra lo 15 e le 16 la grande automobile giallo-chiara giunta, a metà strada tra Viande e Nicolausberg fece ad un tratto una brusca svolte, a destra, e si tuffò improvvisamente nel fitto di una abetaia, come una locomotiva clie sia inghiottita da un tunnel. L'automobile si era inoltrata in un viale che aveva giustamente la larghezza della sua carrozzeria. E questo viale, quasi immediatamente, volgeva a sinistra poi subito a destra, quindi per 10 metri filava diritto per sbucare in un terreno largo quattro metri, di fronte agli abeU, lungo il quale si elevava un muro tetro come quello di un convento o di una prigione. Ancora una svolta a destra e, cinquanta metri più oltre, l'automobile si fermò dinanzi ad una elegante cancellata di ferro battuto. Il .conducente, arrestò il vo¬ gftddsdeqnpatfcrnpnagsfpvcs g o a a lante, il motore rallentò, e il servo che sedeva accanto all'autista saltò a terra e premette ripetute volte a lato del cancello un bottone elettrico; dopo di che venne a riprendere il suo posto. L'attesa non fu che di pochi secondi. D grosso cancello metallico scivolò da sinistra a destra, scomparendo rapidamente dietro il muro e lasciando libero l'ingresso. Quando lo spazio fu sufficiente in larghezza, l'automobile lo sorpassò e dietro ad essa il cancello si richiuse. Nell'interno della tenuta, il viale continuava a serpeggiare, prima in un grande bosco di abeti, quindi in un frutteto di piante diverse, sopra un terreno in salita ed infine sbocciava dinanzi ad una immensa prateria, dove la strada si divideva in due ali semi-circolari che si raggiungevano dinanzi all'entrata di un grande ed elegante chalet di stile svizzero. DI qui partiva un grande scalone esterno che saliva alla veranda del primo piano, e circolarmente arrivava poi alla balconata del secondo. Al pianterreno s'indovinavano, stando al di fuori, vasti ambienti di uso comune, come la sala da pranzo, il salone di ricevimento, il fumoir. In quella giornata tepida e bella, come in piena primavera, le porte e le finestre erano spalancate al sole. Dall'automobile, di cui il servitore aveva aperto lo sportello, un viaggiatore discendeva, mentre un altro signore usciva premurosamente dal fumoir. Il primo era un piccolo uomo zoppo e macilento, dalla testa enorme, vestito di un largo soprabito nero, e che avanzava saltellando fra due bastoni dal manico a becco. Il secondo elgdstssneasraeaivlsdNaaprddadttfmusg era un individuo alto, robusto, dall'aspetto di un contadino russo-mongolo, che si fosse arricchito divenendo presidente di qualche associazione sovietica. Costui era vestito d'un abito completo color marrone e sulla sua testa nuda i capelli unti di cosmetico erano impeccabilmente pettinati. Con molta premura cerimoniosa egli si avanzò e si mise sull'attenti alla marnerà militare, dinnanzi all'ospite che arrivava, inchinandosi e raddrizzandosi poi come un fantoccio a molla. Coll'accento del massimo rispetto egli disse in russo: — Signore, slate il benvenuto. Ho avuto l'onore di attendervi. Voi siete il primo di coloro che debbono arrivare. — Lo spero bene, mio caro Samuele — rispose ronfino zoppo con un sogghigno. E recandosi direttamente alla sala da pranzo aggiunse: — Ho sete ed ho appetito. Dopo Nancy, dove la vettura mi è venuta a prendere, non ci siamo fermati che alla dogana. E non ho fatto colazione prima della partenza. — In meno di cinque minuti sarete servito, signore. E Samuele Birkendorf nella sala da pranzo, fece accomodare l'ospite dinnanzi a un tavolo collocato vicino alla finestra, lo sbarazzò del cappello, del soprabito, dei bastoni e dei guanti. Quindi premette un bottone elettrico situato sulla stessa tavola. Due fanciulle apparvero, giovani e formose, vestite come le chellerlne di una taverna borghese. Non fu necessario che Birkendorf desse loro de- fcvOmuaauaepstesntntdcsclarlgSvepkgli ordini. la US momento, la tavola Q fu apparecchiata, con un'enorme chop di birra scura, con piatti di vivande e composte di vario genere. Oltre a ciò esse apprestarono del salmone in gelatina, un pollo freddo, una Insalata di legumi, uva d'Italia, aranci, ed altre frutta. Quando si fu assiso dlnan?i alla mensa il piccolo uomo disse: — Siediti, Sam. E si mise a bere ed a mangiare con avidità. Durante una buona mezz'ora egli continuò a mangiare senza dire parola, senza guardare Birkendorf e senza fare un gesto superfluo. Attente, alla sua destra ed alla sua sinistra, le chellerlne, alquanto emozionate ma premurose, badavano a mutargli i piatti ed a provvedere che nulla gli mancasse. Egli mangiò di tutto, poco di ciascuna vivanda, ma di tutto. Ciò dimostra che aveva uno stomaco robusto. Poi quando ebbe rinfrescata la sua gola con un mezzo bicchiere di acqua fresca, tenendosi con le due mani alla tavola si alzò dicendo alle chellerlne: — Venitemi al lati! Dopo di che egli appoggiò sulle loro rotonde e robuste spalle seminude, le sue mani adunche ed in un sogghigno aggiunse: — Conducetemi al fumoir, Tu, Sam, portami dei sigari. Nel fumoir, confortevole e gradevole ambiente ammobiliato con molta eleganza e con poltrone di cuoio, il piccolo uomo zoppo e Samuele Birkendorf rimasero soli. — Tu puoi fumare, Sam. — Grazie, signore. E quando 1 sigari furono accesi, Quando, molte volute di fumo, grigio dsclzamsnlsnafvIntvtq—npsrdgCmsm danzarono diagonalmente in un raggio di sole, l'omino domandò al suo dipendente : — Come va la ragazza? — Discretamente bene, signore. Quando ella arrivò, sotto l'influenza dei narcotici, era incosciente e quasi spossata. Ma durante il trasporto in palanchino sino all'Edelstein, l'aria viva della notte ha potuto rianimare la ragazza. Dopo di allora essa è stata docile alle prescrizioni del dott. Brodi. — Nessuno l'ha veduta? — Nessuno, all'inf uori di me. Le domestiche erano a letto. Il fattore Gaspare era chiuso in un padiglione. Sono stato io stesso ad aprire il cancello. I due infermieri del dott. Broch aspettavano qui col palanchino. Nessuna indiscrezione è stata possibile. Noi abbiamo passato 1'Our e varcata la frontiera a valle del villaggio di Bivels. Nessun altro che noi al trovava In quei paraggi. La notte era alta, la nebbia era fitta. Le fiamme delle nostre torcie elettriche non potevano essere viste a venti passi di distanza. E d'altra parte i doganieri sostano poco in quel paraggi. — Sta bene — rispose l'uomo zoppa — Andrò a vedere la fanciulla questa notte. Tu mi accompagnerai. Ma le persone che debbono arrivare questa sera, io non le vedrò. Dirai loro che la riunione del Consiglio è rimandata a domani. A mezzanotte verrai a svegliarmi. Ho sonno e bisogno di riposo. Chiama le chellerlne ed incaricati dei miei affari. Mentre le domestiche mi svestiranno io terminerò di fumare 11 mio sigaro. E cosi avvenne. Al calare della, notte nuspdo< ergicoprzaLenogrsasinovodatochcasuledomabmtedeocscsaleLsico nuovi ospiti arrivarono nella villa. Gaspare li introdusse nel parco e Birchendorf li ricevette Bulla soglia delle < chalet ». Quattro uomini e due donne erano in automobile. Due altri uomini giunsero in motocicletta. Tre altri ancora a piedi. Tutti insieme alle ore 21 pranzarono alla stessa tavola, ma senza scambiare fra loro una sola parola» Le due formose domestiche li servivano sotto la sorveglianza taciturna del grosso Birchendorf vestito cerimoniosamente da maggiordomo. Quindi tutti si recarono nelle rispettive camere, meno alcuni, i quali, non essendo bastevole 11 numero delle stanze, si accomodarono sopra ottomane adattate a letto nel salone e nel fumoir. A mezanotte meno un quarto Birchendorf in an costume da turista, ma calzando ancora le pantofole, entrò sulla punta dei piedi nella vasta ed elegante camera del primo piano, ove dormiva il piccolo uomo zoppo. Una minuscola lampada elettrica sotto un abat-jour verde era accesa sopra 11 comodino da notte. Molto rispettosamente Samuele toccò con un dito la spalla del dormiente, che subito aperse gli occhi ed improvvisamente prese conoscenza di quanto accadeva A voce bassa egli disse: — Bene, Sam. Io mi alzo. — Ed lo, signore, vado ad infilarmi le scarpe. Vi aspetterò sulla balconata. La notte è fredda. Mi permetto di consigliarvi di portare con voi sufficienti coperte. — Grazie, (Continuo).

Persone citate: Broch, Edelstein, Giovanni Corvetto, Jean De, Samuele Birkendorf

Luoghi citati: Italia, Nancy