Laval riafferma l'intransigenza della Francia

Laval riafferma l'intransigenza della Francia LE RIPARAZIONI, I DEBITI E IL> DISARMO m , , Laval riafferma l'intransigenza della Francia mentre il comitato economico ginevrino accetta la tesi mussoliniana Alla Camera francese Parigi, 19 notte. La presentazione del nuovo Gabinetto Lavai è risultata contemporanea all'insediamento dei presidenti delle due Camere, sicché prima della dichiara-1 zione ministeriale sono stati pronun- j ziati i discorsi di prammatica, stavolta notevoli per le evidenti allusioni alle note dichiarazioni del Cancelliere Briining. Intransigenza cieca « La Francia — ha detto il presidente del Senato, Lebrun — non può venire meno alle suo tradizioni ed al suo genio. Ma non si può domandarle di abdicare ai principii che reggono la società degli Stati civili, quali il rispetto della parola data, dei trattati firmati, delle convenzioni liberamente concluse. All'infuori di questi principii non vi è stabilità; quindi, niente fiducia e niente credito. E' a restaurarli che occorre anzitutto lavorare per evitare di correre il pericolo di peggiori avventure ». A Palazzo Borbone, il presidente Bouisson, dopo aver evocato gli atti principali della legislatura che sta per terminare, e dopo aver ricordato che questi atti, ognuno dei quali era un atto di liquidazione, che lo sgombero anticipato della Renania ha completati, sono stati approvati dopo ampi e spesso aspri dibattiti, ha aggiunto, facendo allusione a questioni che sembravano risolte e che sono ora poste di nuovo sul tappeto: « Ignoro quelle che . iranno le vostre decisioni. Ma il presidente della Camera dei deputati crede di poter affermare, senza uscire dal riserbo che le sue funzioni gli impongono, che il nostro Paese non può abbandonare nulla del suo credito senza la garanzia di una riduzione equivalente dei suoi debiti. Credo interpretare così esattamente lo spirito nel quala tutti questi accordi vennero conclusi, e poi ratificati. La Francia, con le direttive date alla sua politica estera, non ha cessato di manifestare la sua volontà di pace. Essa non vuole isolarsi nella vita internazionale. Ma appunto perchè essa rimane animata da uno spirito di larga conciliazione, da una .simpatia che sa agire nei riguardi delle Uitìcoltà e delle sofferenze delle altre Nazioni, perchè essa 6 sempre stata pronta ai più larghi accomodamenti e a tutti gli aggiustamenti dettati dalie necessità — a condizione però clic siano deliberati in comune — essa crede di poter pretendere che degli accordi lealmente discussi, solennemente registrati non vengano denunziati dalla decisione unilaterale di una delle parti ». Le approvazioni unànimi al Senato e della grandissima maggioranza del deputati alla Camera, hanno provato quali siano i sentimenti che prevalgono nelle due Assemblee. La dichiarazione n.inisteriale Ed è in questa atmosfera così nreparata, e al cospetto di un'aula gremita, che il Presidente del Consiglio ha dato lettura della dichiarazione ministeriale piuttosto breve, e gran parte della quale è consacrata :d due problemi che sono in questo momento oggetto di discussioni Internazionali: le riparazioni e la limitazione e la riduzione degli armamenti. Su tali questioni il Presidente del Consiglio si è cosi espresso: « La crisi, di cui la interdipendenza economica delle Nazioni ci fa subire gli effetti, non ha soltanto turbato l'opinione dei popoii, ma ha suscitato ancora numerosi progetti di sistemazioni. Il mondo, avido di formule che gli permettano la guarigione del male di cui soffre, accoglie naturalmente con troppo fervore le teorie che gli recano una panacea senza penitenza. L'annullamento delle riparazioni e dei debiti di guerra procederebbe da questo stato d'animo. Noi non possiamo accettare per l'avvenire delle soluzioni che colpirebbero la Francia nei suoi interessi essenziali e nei suoi diritti affermati da Trattati liberamente conclusi. Noi non lasceremo prescrivere il diritto alle riparazioni. Ci si chiede una ricevuta a favore dei nostri debitori. Un doppio dovere si impone a noi: verso le generazioni che hanno subito la guerra un dovere di probità: non sacrificare nulla del nostro credito senza una rimessa correlativa dei nostri propri debiti; verso le generazioni future un dovere di prudenza: subordinare tutti gli accordi ad un giusto equilibrio delle condizioni di produzione e di assistenza. Questo equilibrio sarebbe rotto se — passata la crisi — la sproporzione degli oneri finanziari o fiscali che gravano le attività dei popoli ci ponesse nella concorrenza internazionale in uno stato di certa inferiorità. Il Governo, in tutti i negoziati che dovrà seguire per adattare al periodo di depressione economica gli accordi in vigore sui debiti di guerra, continuerà ad obbedire strettamente ai principii fondamentali che il Parlamento francese ha sempre approvato ». Poi, dopo avere detto che « la posizione della Francia non è cosi privilegiata come volentieri viene detto all'estero :>, ed enunciato quello che il Governo ha fatto e intende fare per venire in aiuto al mercato interno, alla economia industriale, commerciale ed agricola e per risolvere il doloroso problema della disoccupazione, il Presidente del Consiglio ha così proseguito: La Conferenza per la limitazione e la riduzione degli armamenti sì riunirà il 2 febbraio. La politica della Francia su tale punto è stata definita dal Memoriale del 15 luglio scorso. Questa politica è da dodici anni quella della Francia, come lo è della Società delle Nazioni. Il nostro Paese non ha mai cessato dì misurarne l'importanza economica, politica ed umana; proposta Leone Bourgeois sulla forza internazionale e il controllo degli armamenti; articolo 8 del Patto; risoluzione 14.a della terza assemblea; formula arbitrato-sicurezza-disarmo; protocollo del 1924 che rimane, per quanto non ratificato, l'espressione più completa della concezione francese; applicazioni successive di queste idee negli accordi di Locamo, nel Patto di Parigi, nell'atto a-enerale di arbitrato, tutti atti ai quali è legato il nome di Briand. Tali sono i titoli parecchie volte ratificati dalla nostra assemblea che la nastra politica'invoca. Easta ricordare questi titoli per mostrare, senza aver bisogno di insistervi, che è la politica della Nazione alla quale tutti i partiti hanno partecipato e che tutti manterranno. Tutti proclamano inoltre che non concepiscono il successo se non in una determinata cornice: rispetto della nozione di contratto, arbitrato, definizione dell'aggressore, assistenza scambievole, cioè sicurezza. Per l'abbandono di questi principii, si avrebbe torto dì contare, da parte della Francia, sulla stanchezza o debolezza. La sua volontà di organizzare la pace esclude simultaneamente l'una e l'altra». E Lavai ha concluso dicendosi persuaso che sulla parte essenziale alla vigilia di importanti negoziati internazionali, anche quelli che egli deplora di non vedere al suo lato, condividono in londo tali opinioni. La Camera ha accolto con frequenti approvazioni i punti principali della allocuzione ministeriale, sovratutto nella parte in cui il Capo del Governo ha accennato a Briand. L'ex-Ministro degli Esteri non era presente alla seduta. Per quanto il suo stato di salute si sia considerevolmente nùg'iorato, egli si è astenuto dal farsi vedere anche nei corridoi. E si annunzia che domani, o ad ogni modo a brevissima scadenza, egli si stabilirà definitivamente a Cocherel, nella sua casa di campagna. Le interpellanze Il Presidente Bouisson dà poi lettura alla Camera delle interpellanze presentate dopo la formazione dei nuovo Gabinetto. Il Presidente del Consiglio chiede il rinvio di quelle che non hanno per oggetto la composizione del Ministero o la politica estera e interna del nuovo Gabinetto, e a grande maggioranza la Camera decide la discussione immediata delle interpellanze sulla politica estera del Governo. Il radico-socialista Ledoux dichiara di non aver fiducia nel Ministero Lavai, che si presenta senza Briand, il quale godeva la fiducia delle Sinistre. Frossard, socialista, parlando sulla composizione del Gabinetto deplora le « sapienti operazioni strategiche > ctìe hanno avuto per risultato di escludere Briand dal rimpasto ministeriale. E siccome dichiara che l'intero Gabinetto avrebbe dovuto scomparire se Briand si era ingannato, {Franklin Bouillon lo interrompe per ricordare che i socialisti hanno salvato il Gabinetto nello scorso luglio. L'interruttore si attira come risposta che anche Franklin Bouillon ne ha salvati molti di Gabinetti coi suoi discorsi che raggiungono sempre un obbiettivo contrario a quello propostosi. Nel battibecco interviene Marin, il quale, accennando al banco del Go'verno, afferma che qualcuno è scomparso oggi, e domani sarà la volta della sua politica. Frossard coglie a volo l'affermazione di Marin e chiede che il Presidente del Consiglio si spieghi: occorre sapere se la politica estera sarà domani mutata. Leone Blum chiede quale sarà l'atteggiamento del Governo nelle due prossime Conferenze. Il « leader » socialista parla degli eventi svoltisi da due mesi a questa parte: riunione dei periti di Basilea, decisione della politica americana, e dichiarazione del Cancelliere Briining. Su quest'ultimo punto, egli dichiara essere fuori di dubbio che la tesi del non pagamento ha fatto in Germania, ed in tutti i partiti, progressi considerevoli. La Destra interrompe frequentemente l'oratore, il quale ad un certo punto raccoglie bruscamente le carte e abbandona la tribuna, mentre l'estrema Sinistra lo applaude e protesta con violenza. Pregato dal Presidente di risalire alla tribuna, Leone Blum torna a parlare: « Siamo in un'alternativa drammatica. O noi conserviamo le nostre posizioni e favoriamo la propaganda hilteriana, o diamo prova non di generosità ma di buon senso, e allora si può egualmente dire che favoriamo la propaganda razzista. « L'alternativa è gTave ed esige da parte nostra uno sforzo coraggioso. Noi socialisti non rinunciamo al principio delle riparazioni che non può avere carattere di un tributo da popolo a popolo, ma quello di una equa riparazione. Le riparazioni contribuiscono certamente alla debolezza della Germania, debolezza che ha però altre cause più gravi. Si dice oltre Reno che la Francia ha ricevuto più di quanto doveva. Bisogna — dice rivolto al Presidente del Consiglio — dire ufficialmente che ciò non è vero, e se fosse vero considereremmo la Germania come avente' assolto quel che giuridicamente le spettava di fare. Si dovrebbe su questo punto provocare una perizia internazionale ». Il « leader » socialista chiede poi un riavvicinamento sincero fra la Germania e la Francia. Affrontando poi la questione del disarmo, l'oratore riprova il memoriale che isola la Francia dalle altre Nazioni. Quando l'Europa si mostra oscura come nel momento attuale U disarmo è più che mai necessario, e l'oratore conclude chiedendo al Presidente del Consiglio se esorcizzerà la politica di Locamo e come condurrà la politica estera del Paese. « Bisogna — egli dice — che il paese sappia per quale via viene avviato». Dopo un intervento del radico-socialista Margaine e del comunista Cachin, a richiesta di Lavai il seguito della discussione è rinviato a giovedì. Il sabotaggio francese Berlino, 19 notte. La « informazione » di sapore ufficioso diramata la scorsa notte dalla Agenzia « Havas » non ha destato soverchia sorpresa negli ambienti politici tedeschi. Tuttavia ha contribuito ad accrescere il nervosismo con cui si seguono le manovre di oltre Reno. Dalla \Vilhelm3trasse si fa sapere, quasi in risposta agli imperiosi desiderata francesi, che il Governo ha incaricato i propri rappresentanti diplomatici, ac- ereditati presso le grandi Potenze, di far presenti le gravi conseguenze economiche che potrebbe avere il rinvio della Conferenza, e in particolare una dilazione della soluzione definitiva del problema. Gli Ambasciatori devono sottolineare il rapporto conclusivo degli esperti di Basilea, ed affermare che la depressione economica, nel frattempo, si è notevolmente acuita, in modo speciale in Germania: la situazione, anzi, appare così preoccupante che un rinvio della Conferenza è assolutamente inammissibile: del resto, si aggiunge, nen è affatto esatta l'informazione di giornali esteri, secondo la quale il Governo inglese avrebbe proposto ufficialmente a quello tedesco di proclamare la moratoria delle riparazioni fino al 1° luglio 1933. Solamente in discussioni diplomatiche svoltesi tra Berlino, Parigi e Londra questa idea ha fatto evidentemente capolino. La stampa di destra commenta in termini assai vivaci il proposito di sabotare la Conferenza. Il tono stesso dell'informazione « Havas », osserva la « Deutsche Allgemeine Zeitung », è tale che il prestigio tedesco ne appare menomato. Infatti le dichiarazioni francesi mirano innanzitutto a considerare come non fatta la nota affermazione del Cancelliere. Ad ogni modo, scrivono alcuni giornali, l'affermazione di Briining per conto della Germania, che è la parte interessata, rimane in pieno vigore, sia che la Conferenza abbia luogo o meno, oppure che venga rimandata alle calende greche. Questo è ben certo: che nessun Governo tedesco, nè ora, né mai, firmerà un nuovo piano delle riparazioni. E la Germania deve impegnarsi a fondo in questa battaglia, non solo nel proprio interesse ma anche dell'economia e della pacr mondiale. Che la depressione economica in Germania diventi di giorno in giorno più acuta non occorre dimostrare. Basta dare un'occhiata alle cifre della disoccupazione, della produzione e della bilancia commerciale. Quest'ultima, specie dopo i provvedimenti anti-« dumping » d'oltre Manica, è peggiorata in misura preoccupante, il che ha avuto o sta per avere disastrose ripercussioni sul processo produttivo, e per conseguenza sul mercato del lavoro. Il Governo tedesco alle barriere doganali ha cercato di opporsi in un primo tempo, tentando dei compromessi; poi, fallito il tentativo, si fece dare dal Presidente più larghi poteri, di cui tuttavia fece limitato uso. Ora, però, la situazione si è aggravata al punto che si è creduto necessario di chiedere senz'altro pieni poteri. Infatti, in data odierna, è entrato in vigore un decretolegge in base al quale, in caso di urgente bisogno, il Governo è autorizzato: lo) ad applicare una addizionale di conguaglio sui dazi per singole merci o grappi di merci provenienti da Paesi la valuta dei quali è stata ribassata sotto il livello della parità aurea; 2°) ad aumentare i dazi per merci provenienti da un Paese che non abbia firmato alcun impegno commerciale col Reich, oppure tratti le merci tedesche in misura meno favorevole di quelle usate verso un terzo Paese. Se sono in corso trattative per la stipulazione di un accordo commerciale, l'aumento delle tariffe rimarrà in vigore per un periodo di tempo non superiore a sei mesi. Solo le ultime edizioni della notte sono riuscite a pubblicare le dichiarazioni di Lavai. Commenti veri e propri non se ne hanno. Si conoscono le impressioni che il discorso ha suscitate negli ambienti governativi. In com. plesso si dice che non c'è da farsi illusioni. Il tono, sia pure generico del. l'affermazione programmatica, non lascia dubbi di sorta e anche se si tiene conto delle note circostanze (elezioni parlamentari, ecc.) si deve concludere che l'intransigenza francese è assoluta. L'Ambasciatore d'Italia Orsini Barone ha avuto questa sera un lungo colloquio con il Cancelliere. Il rapporto del Comitato economico Ginevra, 19 notte, n Comitato Economico rende quest'oggi pubblico un documento che verrà presentato lunedi prossimo al Consiglio della Società delle Nazioni. Si tratta del consueto rapporto che è compilato dopo ogni sessione, ma che stavolta assume una eccezionale importanza per le conclusioni a cui esso giunge. Il rapporto esamina l'influenza della situazione finanziaria sul regime degli scambi internazionali, la necessità dei riavvicinamenti economici in Europa, la situazione dell'agricoltura. Si studia inoltre la situazione internazionale di certe branche della produzione come il carbone. Ma la parte ebe offre reale interesse è quella in cui si dimostra l'influenza che i pagamenti internazionali, come le riparazioni e i debiti, hanno sul commercio internazionale. Le conclusioni collimano perfettamente con la tesi mussoliniana circa la necessità di porre fine ai tributi di "uerra. Un Paese, dice il rapporto, non può teoricamente liberarsi dai suoi debiti che esportando oro, ottenendo nuovi crediti, oppure esportando merci. L'esiguità delle riserve nella maggior parte dei Paesi debitori rende inapplicabile il primo mezzo; la sparizione della fiducia paralizza il funzionamento internazionale del credito, sicché fino a quando non rinasca la fiducia l'esportazione delle merci resta il solo mezzo per i Paesi debitori per far fronte ai loro impegni. La tesi del Comitato Economico è dunque abbastanza netta: i debiti internazionali non fanno che aggravare la situazione economica mondi? le. La cancellazione risulta dunque, da queste parole, evidentissima. La tesi mussoliniana ha una conferma autorevole da un organismo che generalmente è assai prudente in I dichiarazioni che possono impegnare ' la, politica della Società delle Nazioni. Inquietudine a Londra Londra, 19 notte. A Parigi Lavai dichiara che la Fran* eia non permette la cancellazione delle riparazioni tedesche, e a Londra il Governo — più perplesso che mai di fronte a questa persistente Intransigenza della Francia — dà segni di impazienza, e non si sforza di porre un argine al dilagare del pessimismo e della disillusione. Come diceva ieri un acuto scrittore di questioni diplomatiche, il Governo inglese ha pronte le valigie per partire per Losanna; ma fino a questo momento non sa che cosa mettervi dentro. La tendenza, per ora almeno, è di mettervi quanta meno roba è possibile, e magari, se ciò non offenderà nessuno, di porre le metaforiche valigie in mano di qualche esperto. Tutti sono qui convinti, infatti, che la Conferenza di Losanna durerà tre -o quattro giorni al massimo. E tutti sarebbero convinti che per cosi magra fatica e più magro risultato non sia necessaria la presenza a Losanna di tre membri del Gabinetto inglese, se non si pensasse al tempo stesso che, in mancanza di soluzioni concrete, dovranno essere presi a Losanna precisi e solenni impegni. Gli esperti potranno, se necessario, elaborare un progetto di' prolungamento della moratoria anche senza bisogno di fare il viaggio in Svizzera; ma non potranno in alcun caso fornire alla Germania quelle promesse di sistemazione del problema dei pagamenti tedeschi, a difetto delle quali la situazione europea da grave si farebbe allarmante. Londra, quindi, continua ad-insistere che gli statisti delle Grandi Potenze sì rechino a Losanna se non altro per farti delle dichiarazioni di buona volontà, e per assumere dinanzi all'opinione pubblica mondiale le responsabilità di fronte ai futuri svolgimenti della situazione europea. Non si farà niente a Losanna, ma il mondo conoscerà le intenzioni e i programmi dei Governi delle Potenze creditrici ' della Germania. Per questo si tengono ancora pronte le valigie, per quanto non si fissi alcuna data per la partenza. Il piano di prolungamento della moratoria e l'impegno di esaminare entro sei mesi la questione dei pagamenti tedeschi sembrano essere calorosamente approvati da Montagu Norman, il Governatore della Banca d'Inghilterra, ma non hanno ancora l'approvazione definitiva del Governo Inglese. Alcuni informatori diplomatici di questi giornali, in vena di pessimismo, prevedono che la Conferenza si ridurrà ad un modesto scambio di Idee fra esperti finanziari, perciò il Cancelliere Briining pptrà declinare l'invito alla Conferenza e preferire l'assenza da Losanna ad una presenza destinata a creargli nuovi imbarazzi interni e forse nuovi nemici. Per non tornare in casa a mani vuote, egli potrà cogliere al balzo l'idea francese di un piccolo Consiglio di esperti e attendere a Berlino U frutto delle loro fatiche. Il Governo, d'altra parte, sempre secondo questi scrittori, potrebbe riconoscere la inutilità di una lotta a fondo sulla base della remissione di riparazioni e di debiti, e disinteressarsi della commedia. A queste tetre previsioni non si deve però attribuire peso eccessivo. Sono scatti di nervosismo e di cattivo umore. MacDonald, in ogni caso, oppone alle delusioni in via di diffondersi la sua fiducia nel buon senso e nella lungimiranza dei Governi europei. Ma le dichiarazioni fatte alla Camera francese da Lavai non offrono un terreno propizio per la fioritura delle speranze. Da un telegramma da Parigi risulta che un colloquio ha avuto luogo fra Lavai e l'Ambasciatore degli Stati Uniti Walter Edge, nel corso del quale il Presidente del Consiglio francese avrebbe chiesto all'Ambasciatore se esistesse la possibilità di un prolungamento della moratoria Hoover alla scadenza di questa al 1° luglio prossimo venturo. La « Reuter » apprende poi da Washington che le conversazioni di Parigi sono interpretate negli ambienti ufficiali americani come un tentativo del Presidente del Consiglio di ottenere ragguagli ufficiali e precisi circa la possibilità di un cambiamento a brevo scadenza dell'atteggiamento di recisa opposizione a qualsiasi riduzione o cancellazione dei debiti di guerra assunta dal Congresso. Si dichiara d'altra parte negli- stessi circoli ufficiali americani che il Governo americano è fermamente deciso a rimanere estraneo alle discussioni europee in materia di pagamenti, e di mantenere un atteggiamento di lontano spettatore fino al momento in cui le Potenze europee si saranno messe d'accordo fra loro su un piano di sistemazione dei problemi concementi in modo esclusivo l'Europa. Secondo queste informazioni da Washington, SUmson avrebbe notificato oggi stesso all'Ambasciatore francese in quella capitale che secondo il Governo degli Stati Uniti l'Europa deve agire, e realizzare un accordo per raggiungere una soluzione dei propri problemi, dopo di che potrebbe compiere un passo a Washington per ottenere l'estensione della moratoria. Nel caso in cui le Potenze europee facessero questo passo accompagnato dal testo di un preciso accordo, l'opposizione dell'Amministrazione americana sarebbe molto diversa da quella attuale. R. P. La relazione di Benedice a Grand} sui colloqui intorno alle riparazioni Roma, 19 notte. Il Ministro degli Affari Esteri-, on. Grandi, ha ricevuto a Palazzo Chigi ,l'on. Beneduce, che ha fatto ritorno a Roma e che gli ha riferito circa i contatti avuti a Parigi ed a Londra con il Governo francese e britannico, nonché con le rispettive Tesorerie In merito agli attuali problemi concernenti le riparazioni.