Gioventù

Gioventù Dopo il tornea della « Patriottica : Gioventù M'è piaciuto dire e ripetere che i giovani sono, com'è giusto, abbandonati in questo momento a se stessi, sia la parentesi di Milano non ha da passare inosservata. C è stato, come tutti sanno, un torneo alle tre armi e i tre primi premi hanno preso tutti la stessa strada, monopolio dei Rastelli, che, fra padre e figlioli, non so chi più meriti d'esser chiamato sportivo. Ho visto le tre Coppe eguali, una per stanza, ed ho pensato all'ospite ignaro che gira per i salotti e nota 10 stesso motivo di decorazione. Se fosse un maligno penserebbe che la famiglia Rastelli ha acquistato all'ingrosso da un argentiere in fallimento o che, peggio ancóra, fa girare i sopramobili da una stanza all'altra come i soldati d'operette girano e rigirano sul palcoscenico per sembrare un reggimento. I maligni, però, non var cano la soglia dell'austera famiglia che mi permette lo scherzo. Il padre ha ' di suo qualche coppa guadagnata al Tiro a Segno; ma i figlioli, in fatto di premi, gli prendono la mano. Chi è più felice? Giorgio e Dino di vin cere o l'avvocato di perdere? Gioventù, voglio intitolare l'articolo, e gioventù al cento per cento son questi ragazzi. Pure, da un punto di vista strettamente sportivo, Giorgio è a cavallo fra due generazioni. Cominciò al fioretto, parecchi anni or sono, credette poi nella spada, tentò anche alla sciabola, provò e riprovò armi e sistemi,. ma nella sua inconstanza c'era e c'è tuttora la sete del successo, quello grande, quello vero al di là dei monti e al di là del mare. Non è una rivelazione per Giorgio nè per gli spadisti se insinuo che con tutte le coppe conquistate il successo di cui parlo forse mancherà. Il maggiore dei Rastelli, se lo peso sul palmo della mia grossa mano di schermidore, mi sembra oggi più spadista che altoro, ma anche alla spada gli manca qualcosa: qualcosa che non è la classe, che non è la tecnica, che non è neppure il cuore, qualcosa che non so definire e che tremendamente lo danneggia. In sala, insomma, vale più che in gara. Alla spada ha vinto a Milano, ma le vittorie d'un torneo, se sono sempre interessanti, valgono per quel che vale la competizione. Ha vinto anche alla sciabola, pur con un po' di fatica, mentre al fioretto s'è fatto precedere dal fratello minore e da Bocchino. Non mi aspettavo la battaglia tra fratelli, eppure c'è stata, accanita ma leale, sincera ma correttissima, condotta con reciproco rispetto, con un puntiglio sportivo che merita tutte le lodi. Dino, che ha avuto la meglio, ha un carattere diverso da Giorgio. Non so precisamente quel che valga sulla pedana, ma certo si intuisce, dietro la volontà tesa, una mente tranquilla e una vigile astuzia. Bocchino, ohe ben conosco da tempo e che da tempo ammiro per l'impostazione delle gambe e la finezza del pugno, è stato al torneo di Milano di una discontinuità che non rha riscontro nel suo passato. Vedemmo questo giovane ch'era una fulgida ' promessa, ruzzolare, fra altri giovani, in ""a competizione recente. A Milano ha incominciato fermo, rigido, senza varietà di gioco, senza intuizione schermistica. Quando proprio si aspettava l'assalto che doveva essere il più importante, fra Bocchino e Dino Rastelli, ecco che il secondo liquida il primo con un cappotto. Poi Bocchino poco a poco riprende. Rastelli subisce anch'egli una sconfitta e l'assalto di barrage appare tutt'altra cosa. Rastelli vince ancóra, ma con un sol colpo di scarto. E alla Pesta d'Armi di chiusura, quando Rastelli, dopo aver fatto tre gare, con una sportività che rasenta l'ingenuità concede a Bocchino una nuova rivincita, Bocchino avrà nettamente la meglio. Gioventù... Mettendo ora da parte i Rastelli, che cosa abbiamo visto di nuovo, di interessante alle tre armi? Poco e nulla al fioretto. Carletto Guaragna e Athos Damiani non mi son parsi in notevole progresso. Dal Fabro è tutt'impeto, tutto slancio, ma bisogna disciplinare prima di tutto le gambe. Alla spada Brusati e Marrazzl, compresi con G. Rastelli nell'elenco dei « possibili >, sono agevolmente arrivati alla finale e li ritroviamo uno al secondo posto e l'altro al quinto. Vecchie conoscenze queste. Battaglia s'è fatto più veloce. Non ha cambiato il suo genere di scherma per il quale, in verità, nutro poche simpatie, ma quella flèche a rima obbligata è spesso lanciata con un tempo cosi giusto che sorprende anche i più attenti. Da Puerari, giovanissimo, mi aspetterei certo molto di più col volgere degli anni, se la statura non gli facesse difetto. E alla spada specialmente, questo è un guaio. Quanto a Tieghi, quarto in classifica, appassionato come nessuno, lo-, devotissimo esempio di onesta tenacia sportiva, non rientra nel titolo di questo scritto. Fra gli eliminati troviamo Bocchino e Dino Rastelli: i due migliori fiorettisti del torneo che hanno tentato la sorte alla spada e hanno avuto quel che meritavano. Ma davvero c'è ancora qualcuno che si illude che fioretto e spada siano la stessa cosa? Mi resta da dare un'occhiata alla sciabola. Scarto dai finalisti il vincitore di cui ho già parlato e scarto pure 11 5.o e il 6.0, Domeniconi e Galli, che mi son parsi sciabolatori sui generis. Fermo invece l'attenzione su Rosano, Severini e Galante; tre giovani davvero. Galante è il più corretto, Rosa.no il più veloce, Severini il più tenace. Nessuno ha per ora una quadratura definitiva e il lavoro può quindi affinarli. Di Rosano m'hanno sorpreso la foga e la velocità. Non sarà forse mai uno sciabolatore completo, ma se lavora do. venterà certo un uomo pericolosissimo. Severini ha fatto grandi progressi ed altri ne potrà fare. Galante, più vicino degli altri alla ortodossia dell'arma, è quello che più, in avvenire, mi sembra possa dare. Sono ragazzi che non debbono essere abbandonati. Questi ed altri molti, lasciati in balla di se stessi, senza aiuti, senza incoraggiamenti, senza spinte verso la battaglia, senza la frusta e senza il premio, finirebbero per fossilizzarsi nella loro provincia accentuando soltanto i loro difetti. Ma così non deve essere. Lasciate, ragazzi, che il grande evento quadriennale si compia. Quando la battaglia transoceanica sarà finita, il lavoro non sosterà. Ricominceremo con voi e qualcuno di voi, di certo, sarà l'« azzurro » di domani. NEDO NADI. LeA trLmea Ldi perziomecomcomralesssisMca camè fdiequacipOlinelSt-Dpa siczioferte EchezioTorrioPrattdeldeldainosl'inrioqulialigperunscipoisotte dirnePaLpiasenliaglile dedmoglimeneGrdi prnaritmiprse denasoallmdasoralimnescCoti CoClColaDadilagi(S(CcoPirocapealiszipoinvrmnotasoderipodarisodse(sctodncl'spSpsladlicdbaddtcttgd

Luoghi citati: Milano, Segno