Una treccia

Una treccia Una treccia Correva il treno fra i paesi e le campagne, incontro al giorno della grande città; Biagina dormiva, riposando» la testa sulla cappelliera ; il suo guanciale era la treccia bionda, cresciutale in due anni di prigionìa nel castello del marito. Si svegliava, e con lei anche i contadini che avevano sotta i rjiedi i sacchi con le oche nervose, 'tornava da una pianura misantKopa ove gli uomini eran pochi e duri, e gli animali molti. Ma questa volta, giurava di non rimpatriare più. « Nom posso vivere — aveva scritto a Raicheia, — in questa solitudine, accanto a una persona che non mi comprende, fra le piante e le bestie; sento, che i miei nervi non resisteranno a lungo ». « Parti », le aveva risposto l'amica della Bastiglia. « Raehela. non è cattiva — si diceva Biagina nello scompartimento di terza, — mi aiuterà ». Raehela era tutto, perdei, ed abitava all'ultimo piano di un palazzo immenso, con comodo di cucina a gas. Se ricordava, Biagina risentiva l'odore di un piatto squisito, specialità della tavola dell'amica, fatto-dilatate, zucchero e burro. Quando i soldi mancano, una sbuccia, l'altra impugna la padella, e le brutte patate sotto l'abile coltello acquistano candore e fonna nobile. Non si può non ammirarla, la cuoca della Bastiglia, che, se cerca bene in fondo ai cassetti, trova, sempre, mezza sigaretta, qualche chicco di caffè o JogKa di tè. • Golia si vestiva senza premura. «Raehela dice che non è bella Biagina. Le donne sono tutte uguali, gelose l'una dell'altra ». Le dueamiche, raccoltesi in cucina, disfacevano le .valige, parlando chiassose, espansive. « Che hai portato dalla campagna? ». Biagina non era tornata a mani vuote. « I salami che ti piacciono ». Raehela la abbracciava; e portò anche un formaggino a Golìa, nella stanza da letto. « Non sei ancóra pronto? Esci senza farti vedere, te la presenterò stasera ». « Non mi piace — si affrettò a dire Golìa, — è una bambina, con un treccionc da educanda; viene dalla campagna. Non me la presentare nemmeno. Stasera non vengo. Sai che mi ci annoierei ». Raehela non desiderava di meglio; gli diede appuntamento al caffè, e ritornò dall'amica che si lavava. « Non mi hai scritto mai niente di lui, — le disse Biagina, — da quanto tempo lo conosci? Ti vuol bene?». « Nè tu, nè io, — le rispose Raehela, — ci possiamo dire fortunate con gli uomini. Tuo marito è un contadino, ma non è cattivo, nè capriccioso. Quante volte ti ho invidiata e sarei venuta volentieri da te. Sono due anni che frequenta questa casa; si chiama Golìa; è un tiranno. Ha capito sin dai primi giorni che ero troppo sola e cercavo la protezione di un uomo. .Sai che'non è facile vivere senza un amico in questa grande, città. Se tu non fossi -partita, non-Io avrei conosciuto». C'era lina giacca, un berretto, un bastoncino dell'uomo nella Stanza da letto. « Portiamo tutto in cucina, — continuò Raehela, :— qui ci staremo noi due, come prima; fra donne si va d'accordo ». Riordinarono il gran letto, aprirono la finestra. Biagina si affacciò. « Non sono più abituata a vivere cosi in alto. Siamo al settimo piano. Mi piglian le vertigini. Chiudiamo». Ma erano felici, e Biagina .più dell'altra. Sotto il palazzone scorreva il fiume, torbido e ampio; i battelli inondavano di fumo nero tutta la Bastiglia. Nella piazza c'erano i lottatori, al sole; il megafono spandeva i loro nomi fin sui tetti. « Se sei stanca, ?uoi riposarti, anche senza pigiama ,a vita in campagna ti ha fatto bene. Sei tornata più bella. Io mi sono sciupata perchè vivo nell'inferno con Golìa ». Biagina era affettuosa. « Bevi un uovo, un po' di vino. Ho portato qualche soldo; ho dell'oro; saremo tranquille parecchi mesi. Il mio è il tuo. Starai bene ». Nel pomeriggio Biagina si addor mento; e l'amica ricominciò a ordinare la piccola casa, con il pensiero di una nuova vita. Golìa non era atteso; rincasò dicendo che voleva cambiarsi i guanti « Parla piano — lo pregò Raehela, — la tua roba è in cucina. Non entrare nella stanza da letto. Biagina dorme ». Golìa accese una sigaretta. « Ci sono stato da mia sorella : non mi può ospitare. Biagina — azzardò, — potremmo metterla sul divano dell'anticamera ». Ma si affrettò a dire : «Scherzo». «Cercati da dormire in albergo», rispose la donna. Golìa voltò le spalle ; a stento trattenne le mani in saccoccia. Disposto a mutare l'atmosfera .litigiosa, sorrise. Ma non gli era possibile fare il buono. Ra chela in cucina parlava tutta sola e 10 inaspriva. Golìa scostò una tendina. Lunga quanto tutto il letto, Biagina dormiva con le braccia fuori le coperte e il treccione sul guanciale. « Non è brutta, — si limitò a dire Golìa, — ma non mi piace. Ha di hello soltanto la treccia : davvero una rarità di capelli ». « Stamane dicevi 11 contrario », corresse, velenosa, Raehela. Si chiusero in cucina. Scoppiò l'alterco. La donna impugnò il mestolo. Sopraffatta, gridò. Biagina giunse in tempo a sottrarla dalle mani di Golìa. I due amanti erano finiti sotto il lavandino. Riaccomodatosi alla meglio, l'uomo infilò l'uscio, con gedandosi, spavaldo. « Non mi mancano donne, e tu lo sai. Non ci metterò più piede in questa casa. Stavolta dico sul serio ». Raehela si alzò, e mise il palo alla porta, chiuse a doppia chiave, « Hai avuto paura? — chiese a Biagina. — Questo è nulla. Mi ha fatto di peggio. Non h(D mai conosciuto, in venti anni di caffè-concerto, una ca naglia simile. Va via e ritorna. Sem pre così. Non ha un soldo, nè dove dormire. Me lo ha levato lui, il dente, con un pugno ». Cenarono, preoccupate, con l'orec¬ demsasorualluNresclechdidigisttasctolnosumcidcobcbmdGgzmLvtasrcpmusitcmsctaledagnvcl'mrprifomvdzgadtnEnslaPs—sdsdfcrcvudlleaCngvdcagvaldlvtgdanftgztlsqdatpdrlbtepabspfcsLbl chiò alle scàie, a ogni rumore di passi. 11 vino della campagna le stordì un poco. Si distesero sul letto, a fumare. « l'acciaino economia : ti rimodernerò io l'abito e il cappello, domani — lé diceva Raehela. — lo stessa posso anche toglierti la treccia: sono dieci franchi risparmiati, di parrucchiere. Nessuna signora elegante, alla Bastiglia, porta ormai i capelli lunghi. Sei ridicola, con la treccia. Non hai più quindici anni. Così saresti davvero bella — le diceva, nascondendo il mucchio d'oro fino nelle mani — con la nuca scoperta ; an^ che perchè hai un collo di cigno, candido, nutrito. I gusti della città sono diversi da quelli di tuo marito ». Biagina ne era convinta. « Mi pesa questa treccia — rispose — come se portassi sulle spalle il paese che ho lasciato. Non ho bisogno di ricordi. Son tornata per rifarmi un'altra vita. Tàliamela ». L'amica aveva già le forbici in mano, che cinguettavano come passeri sul miglio, e gliela levò, lesta, con maestrìa ; la depose sul letto. La treccia era stata ammirata da un sindaco, da un medico condotto, da un parroco, da pastori e bifolchi, da un marito buono come pane di granturco. Ra¬ emlpsBodrcpdlgggd ^ o n i n , o ¬ ehela passò il pettine sul ciuffetto rimasto, riprese le forbici e pareggiò le punte ribelli, accorciò ancora sopra gli orecchi, lini il taglio, soddisfatta. « Guardati allo specchio », Biagina si toccò la nuca, s'osservò da ogni lato; delusa; riprese la treccia dal letto e se la rimise al collo; la ripose sulla fodera bianca, ove spiccava come un serpente. Raehela se la portò via, in cucina. 1/amica si guardava allo specchio, ripetendo tutte le pose. Ora aveva ii naso troppo lungo, il collo di struzzo, gii zigomi sporgenti, la testa piccola come una noce, gli orecchi smisurati, gli occhi sperduti fra le tempie squallide, e le guance rosse come di vergogna. « Sono ridicola». Ma bastò un leggero movimento: d'un tratto si ritrovò bella; restò a lungo a ammirare la sua nuova immagine, che più volte smarrì e ritrovò nello specchio nemico, e con l'imagine anche la speranza di parer graziosa. Grappoli di frutta secche, appesi alle pareti, le facevan corona. Golìa picchiò, a mezzanotte. « Se ne andrà quando sarà stanco di star dietro la porta — disse Raehela all'amica — sapevo che sarebbe torna¬ tschscGslvrdgligacccsdlurnnn a e , o ; e n r i e r ¬ to ». Una pausa di qualche minuto seguì. « Ho attesa la tua venuta per cacciarlo via. Ora che ci sei tu non ho più bisogno di lui. Non son più sola. Una compagna affezionata e sincera vale quanto un uomo e di più ». Golìa distribuì sulla porta un'altra scarica di pugni. Calci, pugni e spallate. Infine promise minacce. « Sono venuto soltanto per riprendere la mia roba ». « I tuoi stracci sono sulla strada — concluse la donna — vai a pigliarteli». L'amico scendeva* Raehela si alzò e andò in cucina; raccolse in un fazzoletto giacca e berretto, guanti e cravatte, scarpe e calzette e anche la treccia di Biagina; lasciò cadere il fagotto dalla finestra, a luce spenta. Uh omino nero, piccolo come un cane, uscì dal portone ; sotto il fanale, sciolse sulle gambe l'involto. Le due donne, inosservate, assistevano, dall'alto. Si avvicinarono ;t Golìa due uomini in mantellina. Gli levarono la roba dalle mani ; tutte tre guardarono al settimo piano, additando la finestra più vicina al tetto. Si interessavano del serpente di capelli che avevano trovato nel fazzoletto. « Sono le guardie notturne — disse Raehela a Biagina — gli chiedono dove hasaBzoteunmssB« MivichcoB..™umpesechdnmntilegfilesoc ha rubato. Se lo portano dal commissario ». La strada ritornò vuota e sinistra. Bagliori tragici rimasero agli orizzonti, come di navi in pericolo nelle tempestose acque che sono i tetti di una moltitudine di palazzi. Le due a miche si rimisero a.letto; spensero "ssito la luce; Raehela si accostò aiSBiagina: « Son tredde le lenzuola ». B« Si gela qui in alto » rispose l'amica. ' vMa m Rn-hpla «n'cnmn schiacciato!nivi a eia Kaenela un corpo gniacuaioigche comunicava 1 suoi brividi ali altro ibcorpo tiepido e sano. Le guancie di I oBiagina incontrarono le palpebre! °..™:,t„ a: tj i i„ \t„« j;.» nniu 11umide di Raehela. Non le disse nulla,SCper evitare altro pianto, ma la stnn-jnse al petto e la accarezzò e la baciò chiamandola sorella « Sei più grande| di me, ma sarò io stanotte a farti la toninna-nanna, e se mi prometti di dor-! rimire ti farò un regalo». Raehela si i ii u • .„• ,.„_.- mnascondeva tiene sue Draccia come|ptila perseguitata. < |tali sonno lieve discese e le distacco : \i°le due amiche sostituirono le daeS.. •. j „i i„„;Sguardie notturne, ospitando al loro lefianco il cattivo Golia, che bene o ma-■l'le protegge le anime deboli contro lalnsolitudine lancinante della grande|%città. ANTONIO ANIANTE. dbsvc