La vicenda dell'avv. Mollard conclusa con ampia assolutoria

La vicenda dell'avv. Mollard conclusa con ampia assolutoriaLa vicenda dell'avv. Mollard conclusa con ampia assolutoria La vicenda giudiziaria di cui è stato' approtagonista l'avv. Emilio Mollard ha Mavuto la sua conchiusione definitiva, deLa vicenda scaturì dalla presentazione Mdi due denuncie — l'una anonima, pl'altra sporta dal cav. Eugenio Mar-'techis — in cui si accusava l'avv. Mol- nlard di avere raggirato una signora' (aultraottantenne, abitante a Panca-1 pelieri, carpendole firme di avallo su ! su' teluFaInumerosi effetti cambiari, e di aver ingannato altre persone, tra le quali il Marchia, ottenendo da esse, attraverso multiformi raggiri, ingenti somme a titolo di sovvenzione. In seguito a tali denuncie, l'autorità emise contro l'avv. Mollard — professionista assai noto in Torino anche per aver coperto ta- lune cariche pubbliche — l'ordine ai1 coarresto che fu eseguito »■■■1928. Qualche mese ito il 31 marzo ilrappresso, layv.i ti Mollard riotteneva tuttavia la libertà,1 cosicché ai vari giudizi che ne segui¬ rono egli si presentò a piede libero. Le origini della lunga causa La sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione, e che costituisce il suggello della vicenda dalla quale l'avv. Mollard esce con una declaratoria di ampia assolutoria, e più di essa, ancora, la sentenza emanata dalla IV Sezione della nostra Corte d'Appello (Pres. il conte Ciofi Degli Atti) fissa gli aspetti di fatto e di diritto della vicenda e tratteggia la personalità dell'accusato, il quale ebbe per patroni in tale giudizio gli aw. VìUabruna e Barosio. Esponendo le risultanze di causa, la Corte ha detto nella sua sentenza: «L'avv. Emilio Mollard, pel lungo tempo di professione degnamente esercitata, godeva qui in Torino della stima dei suoi colleghi e del pubblico. La professione gli rendeva un cospicuo reddito e, colla sua parsimonia, era riuscito ad accumularsi un patrimonio in stabili di circa un milione e in coscavTognquChterte di tendeinDuveglfrdevanusi la dicamgaegnio in stabili di circa un milione e m,;°titoli di circa mezzo milione. Vivevamolto modestamente con una sorella ÌJjpiù anziana di lui. Malauguratamente cedeva all'invito di operazioni di Borsa che gli riuscirono disastrose e che in —breveS tempo gli assorbirono le attività ?» Utluide ed "i risparmi, tantoché, ^^"|™ Parare a tali rilevanti perdite, contras-' se numerosi mutui, fra cui uno col cav. Eugenio Marchia ed altri in cui ro dovette impegnare per avallo la si- |£ Snora. Luciano di Pancalieri II 27 , marzo 1928 perveniva marzo laz» perveniva un anumma : -alla Regia Procura nella quale sì de- f^nunclava l'aw. Mollard per truffa ai ?™danni della sig.ra Luciano, afferman- L^dosi falsamentl che il Mollard avrebbe,&1—abusato delle condizioni fisiche e mentali menomate della signora ultraottantenne per carpirle delle firme; di-! cesi falsamente perchè, come si vedrà °°in seguito, la detta signora, nonostante i l'età, conserva la pienezza e la inte- usgrità delle sue facoltà fisiche ed intel-!erlettuali. Quasi contemporaneamente ;toprall'anonima e precisamente il 28 stesso mese, perveniva alla Regia Procura la denuncia per truffa di Marchis Eugenio nella quale si enumeravano anche tutti coloro che avevano fatto sovvenzioni di danaro all'aw. Mollard, qualificandoli come vittime della malafede e dei raggiri di lui. Non occorre indagare chi sia l'autore dell'una e dell'altra,, tanto più che la figura di costui si delinea altrimenti attraverso le tavole processuali e che fu poi testimone nel processo. Certo è che l'anonima non fu scritta dalla sig.ra Luciano che aveva un affetto materno verso l'avv. Mollard, amico intimo e compagno di studi di un suo figlio morto anni addietro. Quell'anonima e la denuncia Marchis segnavano l'inizio del processo contro l'avv. Mollard che veniva rinviato a giudizio ». I debiti e i pagamenti Scendendo poscia all'esame dei fatti la Corte afferma che l'avv. Mollard non ricorse a raggiri e neppure a menzogne ed a pretesti per ottenere i di imwÌI m,.f,,i etri ncoarua • w -RV ìnHìoniti a ramicanenudevrsofidtapirimbequcureOtacoEtaP; versi mutui, edl osserva: « E indiscuti I bile che l'avv. Mollard agì alla luce del sole rilasciando scritture, assogget tandosi al pagamento di interessi, tal volta usurai, pagandoli e che egli Pago rilevanti acconti per circa un mi UOM e che egli ha continuato, nei limiti delle sue possibilità, a decurtare spontaneamente le sue passività; che infine è stato espropriato di tutto, e e r ì i a i d 0 a o o i a i a, a e i, i a o ri o eera ao o ro e. o e o o adi ela ti ela ki o., vsenza che egli facesse* un solo atto di I taopposizione, mentre, invece, si oppose levirilmente alla dichiarazione di falli-itomento (che un agente dì cambio aveva' intentato pel pagamento di debiti di Borsa) perchè animato da serio proposito di fare interamente onore ai propri impegni. Questi sono fatti indiscutibili che hanno la loro eloquenza e non possono essere distrutti, nè menomati, dal fatto ricordato dalla parte civile Marchis che i parenti dell'avv. Mollard agirono in separazione per opporsi agli atti esecutivi da esso Marchis fatti eseguire. Essi esercitavano un loro sacrosanto diritto. E non sarebbe davvero censurabile chi cercasse di difendersi in sede civile dopo che è stato ingiustamente tratto davanti al Giudice penale. Sarebbe una giustificata reazione, naturale ed umana ». . Ma l'avv. Mollard, secondo la Corte, nutriva effettivamente la convinzione di giungere a soddisfare i propri creditori. Ed il Collegio osserva: « Qualunque debitore, del resto, può chiedere un respiro, un pagamento rateale, può invocare un'amichevole composizione coi suoi creditori, senza perciò trasformarsi da debitore civile in truffatore ». « Da queste considerazioni di indole generale e da quelle di indole analitica — conclude la; Corte — si può con sicura coscienza trarre argomento per affermare che il Mollard non usò alcun raggiro per carpire danaro e che ebbe il proposito fermo, nel chiedere, di restituire, dipendente dalla convinzione di poterlo fare, sia pure con lungo respiro, un poco per volta, colla tolleranza dei suoi creditori, mediante 1 suoi cospicui redditi professionali e patrimoniali, se non fosse stato arrestato. Diversamente pensando, si verrebbe a sanzionare questo assurdo ed antigiuridico prin cipio; che ogni debito civile, contratto colla intenzione di soddisfarlo, diventerebbe una truffa se la inadempienza fosse frutto di impossibilità sopravvenuta ». dcSDcrmtuspLe sentenze di assoluzione E la Corte, riaffermando ancora che « i mutuanti furono indotti unicamente e dalla riconoscenza e della fiducia loro ispirata dal Mollard, per la sua probità di cittadino e di professionista, per la sua posizione nella società e per le sue risorse patrimoniali e professionali » dichiara che i fatti attribuiti all'avv. Mollard non costituiscono reato, ed in tal senso ne pronuncia l'assolutoria. La sentenza della Corte torinese fu oggetto di gravame per parte del P. M., ma la Corte di Cassazione, respinse il ricorso, su conformi conclusioni dello stesso P. G., confermando l'assolutoria e dichiarando che « nulla aveva stabilito che l'uomo probo ed onesto fosse ricorso alla frode». Una slabBctddCrVl8g pAotpDiaRnd—nFdoipgIagIaomggg appendice, la lunga vicenda dell'avv. Mollard la ebbe con una successiva denuncia sporta contro di lui dal cav. Marchia. Ma anche il nuovo e minore processo si è conchiuso con una sentenza di ampia assolutoria. Il Tribu naie ha assolto dal nuovo addebito (appropriazione di circa 50 mila lire per aver riscosso gli affitti delle case sulle quali gravavano precetti ed ipo- teche) l'aw. Mollard perchè il fatto a lui attribuito non costituisce reato. Fallita impresa di cinque lestofanti Il capobanda con la farcia del funzionarlo Da parte dei carabinieri si stanno compiendo diligenti indagini per stabi■■ ilre l'identità di cinque troppo disinvolti giovanotti, i quali hanno inscenata, con scopi naturalmente non onesti, una scena da « vaudeville ». L'avventura ha avuto svolgimento a pochi chilometri da Torino, in frazione Tetti Ciaffrè di Arignano. Qui abitano in un cascinale alquanto isolato i fratelli Tommaso e Chiaffredo Torta, proprietari di alcune terre ed in fama di essere discretamente danarosi. Il Tommaso, un giovanotto di 25 anni era appunto, giorni sono, intento a sbrigare alcuni lavori nell'aia del cascinale, quando si vedeva venire incontro un gruppo di cinque persone. Due di esse vestivano pantaloni grigio verde con stivaloni giubbone di cuoio, gli altri tre indossavano pastrano e fra questi era colui che pareva il capo della comitiva. Il Torta, lasciato il lavoro non aveva ancora avuto tempo per chiedere ai nuovi venuti che cosa volessero e già si trovava come circondato. Prendeva la parola il capo. — Siete il padrone della cascina — diceva con tono secco e tale da non ammettere discussioni — oppure un garzone? Alla risposta data dal Torta di essere egli uno dei padroni, l'altro con gesto ;°",j~ "f_f,« u v,aWrn rlpl soorabi unlratto'di°s ÌJjpirEK, ° ir" r-rmimi-wario di nolizìa T„S™ y^^T^— auesti so— SSSSSrWfiS^S^toT&na?» agenti^ Fateci vedere tutto il dana ™|^JiSaf1letoC^ctaipa ave ™« ™ sentimento di timo- Jl„„A" „ ^«wlitn prestata roaonsp eterna a richiesi a «astata J' dubbio passa- |££^ci£uS£ lampo di nella sua mente. La Polizia- ràppre: - r j in™a ; «nidi ranrire- f^*?1.1* Aeffte,' J,-He «J^ con?™£f»0 SffiSetr?vavaPfi conL^5i'" " ^miimMo &10 data^????re un tlmld° — Perchè? — Voi avete in casa dei soldi falsi — continuava l'uomo dalla fascia tri- noi li dobbiamo vedere. Su- cogacoscsi lustcustquacunVD(SgotodaTRACACVRCESBRgn—daordiRdiinbiorm« B . coi °°fore Anche stavolta lo sconosciuto aveva _ us*to deila voce pw burbera che gli seera stato possibile, ma nella mente del;adtorta jj primo dubbio ingigantiva, i Mprendeva corpo e forma di realtà, fino : enOildaa far sì che gli occhi si posassero con ! corapido tratto sopra un'ascia infissa in j rimi ceppo vicino... La risposta era, naturalmente, in carattere con tali pensieri. Soldi non ne aveva e se anche ne avesse avuti — nuovo sguardo più lungo ed affettuoso del primo a quella tal ascia — non avrebbe fatto veder nulla se non a persone ben conosciute. Scusassero la diffidenza, ma egli preferiva trattare di tali questioni con il Podestà, ad esempio, o con il maresciallo dei carabinieri... Andassero in paese, in caserma, mandassero un milite ed egli si sarebbe recato, con quella scorta, portando quanti denari teneva in casa... La sicumera dell'uomo dalla fascia tricolore s'era alquanto abbassata di tono. Ora egli aveva tratto di tasca il portafogli e sciorinava sotto gli occhi del contadino due o tre biglietti da cento. Erano falsi ■— egli diceva — necessitava fare confronti, per la Giustizia. Per la Giustizia arrivava invece poco paPstMsigCVITSI, va poco dopo invece il Tommaso TorI ta, il quale ad ogni buon conto non vo leva apparire più sospettoso del doyuito; ma del pseudo commissario e dei ' dopo l'altro fratello Torta ed anche a1 Acostui l'uomo dalla fascia tricolore SSDiee-ava — stavolta con fare assai più Bcalmo, lo scopo della visita Al nuovo j Prifiuto' fingeva ancora di adontarsi, come per darsi un contegno e, alla fine, tutta la comitiva si allontanava. Sarebbero andati in paese, alla caserma dei carabinieri, avrebbero preso provvedimenti... . Alla caserma dei carabinieri si reca- suoi compagni naturalmente non vi era la benché minima traccia. SAdsnmmi

Persone citate: Barosio, Chiaffredo Torta, Ciofi, Emilio Mollard, Marchis, Marchis Eugenio, Tommaso Tori

Luoghi citati: Arignano, Pancalieri, Torino