II mostro d'acciaio di JEAN DE LA HI RE

II mostro d'acciaio di JEAN DE LA HI RE II mostro d'acciaio di JEAN DE LA HI RE Versione italiana di GIOVANNI CORVETTO Pertanto l'odore era caratteristico e Saint Clair si diceva: — Tre uomini dovevano essere coricati colà. Senza dubbio essi dormivano semi-vestiti, ma con le scarpe ai piedi....; perchè non avrebbero certo, dal momento in cui si sono destati a quello in cui hanno abbandonato precipitosamente la stanza, avuto il tempo di- vestirsi completamente, o di allacciarsi le calzature. E questa stanza non comunica affatto colla camera vicina. Occorre dunque fare un sopraluogo sul posto. Egli ritornò ad Erin, che aveva lasciato appoggiata alla prima porta, e le disse: — Scostatevi di un passo, vado ad aprire. Ella si fece da parto, ed egli girò li manìglia e spinse. Vide una camera ' in tutto somigliante olla precedente salvo che aucsta non conteneva che due letti e che uno di questi era occupato da una donna dormiente appoggiata sul fianco. Questa donna era immersa nel sonno più profondo. Aveva 1 capelli grigi, che uscivano in bioccoli da un berretto bianco. Saint Clair disse: — Erin non muovetevi e fate atten zione. Egli si avvicinò al letto e considerò per un istante il volto della donna addormentata, quindi piegandosi su di essa, le soffiò sulle palpebre chiuse. Questa donna doveva essere affranta da una stanchezza invincibile, tanto che all'avvicinarsi di Saint Clair ed al soffio che questi le fece sulle palpebre, nemmeno trasalì. Saint Clair ripetè il soffio, ma questa volta con maggior forza e più a lungo. La donna addormentata borbottò, si stirò ed aperse gli occhi. Naturalmente, nel buio, ella non poteva vedere l'uomo in piedi dinanzi al letto. Ma Saint Clair coi suoi occhi di gatto, la vedeva e l'osservava. Ella scrutò nelle tenebre spalancando gli occhi in una espressione mista di spavento e di curiosità. Appositamente l'esploratore respirò con forza per farsi sentire. La donna allora si accorse che qualcuno respirava accanto a lei, e senza emozione, ella disse dolcemente in inglese: — Sei tu John ? Che cosa c'è ? Pjftiando anch'egli in inglese, ma in tono basso in modo che le sue parole p fossero appena percettibili, Salii Clair rispose: — SI sono io, John. Non hai nulla sentito? — Sentito che cosa? — disse la donna. — No: Ho dormito di un sonno solo. Che ora è, e che cosa succede ? Hai inteso qualche cosa tu? — Io non so — disse Saint Clair con una esitazione nella voce abilmente simulata. Ascolta, fa quello che io ti dico, e presto sapremo di che cosa si tratta. — Che cosa vuol tu che io faccia ? — aggiunse la donna che con uno scatto si mise a sedere sul letto con la testa rialzata, mentre 1 suoi occhi vivi scrutavano nella oscurità-ove ella credeva si nascondesse John. — Allora Saint Clair riprese in tono di comando: — Chiama molto forte, chiama uno qualsiasi dei miei camerati, non importa chi. Sbrigati. — E' stupido, ma tu mi fai paura — mormorò la donna. Tuttavia b1 decise e chiamò con voce sovreccitata: — Silas!... Silas!... Ed attese. Invisibile a tre passi da lei, anche Saint Clair aspettava. Nulla, nessuna risposta venne. Regnava intorno il silenzio più assoluto. — Chiamate ancorai — incitò l'uomo dagli occhi di gatto. — Ancora! Irritata e nello stesso tempo spaventata la donna gridò con voce strozzata: — Silas! Silas!... Nuova attesa. Dovunque, il silenzio più assoluto. Andiamo — fece Saint Clair ad alta voce esprimendosi in francese: — Ormai basta, non vi è nessuno. esdces Ed uscì dalla camera a passi lunghi e veloci. — Erin, accendete — disse poi alla sua agente. — Avvicinatevi a questa donna, interrogatela secondo il vostro criterio. Fate tuttavia attenzione che essa può avere un'arma qualsiasi nascosta in qualche angolo della stanza. E, dal canto suo, egli, senza aggiungere altro, accorse alla cortina che nascondeva la prima porta e con un colpo di piede aperse completamente 1 battènti. Non si fermò tuttavia a questo punto. Aiutato dai suoi occhi straordinari, che avevano la virtù di vedere anche nelle tenebre, egli procedette oltre mentre la sua mente continuava a lavorare ed il suo raziocinio limpido e preciso giungeva a pronte conclusioni. La stanza in cui egli aveva messo piede era una specie di studio lussuosamente arredato. Tra due tende sollevate per mezzo di nastri di stoffa appariva una finestra con le imposte chiuse. Un acuto profumo di sigarette orientali, di vino moscato e di polvere di riso si sprigionava da quell'ambiente. Sopra un tavolo, un vassoio recava una bottiglia a metà riempita, due bicchieri, alcuni biscotti. Sullo stesso tavolo si notavano una scatola di sigarette aperta, un fiammifero ed un portacenere. Sopra un divano un libro aperto sembrava essere stato abbandonato da poco. Quasi al fondo della stanza, a destra ed a sinistra, due porte si fronteggiavano. Queste porte, che erano aperte, comunicavano con due camere simili che a loro volta lasciavano vedere attraverso ad una tenda scostata un gabinetto di toeletta. Saint p Clair entrò nella camera di destra e pensò: — Questa è senza dubbio la camera dell'istitutrice inglese. Mi accorgo di ciò, dall'odore di lavanda, poiché la signora De Moudray mi ha detto che miss Sowden ne usava abbondantemente. Continuando le sue osservazioni, egli constatò che una borsetta giaceva sul tappeto e che da questa alcuni piccoli oggetti erano caduti. Un cappello femminile sformato, sgualcito, giaceva ai piedi del letto. Le coperte di questo, in disordine, lasciavano comprendere di essere state gettate violentemente' indietro. Un paio dì scarpe a 'tacco basso e due calze nere erano abbandonate su di una poltrona. Nel gabinetto di toeletta nulla di notevole appariva. Saint Clair corse nella camera vicina : qui il letto non era .stato disfatto, sembrava anzi che nessuno fosse entrato colà per coricarsi durante la notte. — Io credo — disse a se stesse Saint Clair — di cominciare a comprendere. Vediamo, intanto, se la vecchia avrà parlato. Egli usci dalla camera In cui si trovava, passò nello studio, attraversò il corridoio e raggiunse Erin, che stava in piedi dinanzi al letto, dove la donna dai capelli grigi era ancora seduta con l'aspetto sempre più sbalordito. — Ebbene? — egli disse. — Conosco questa donna — rispose Erin. — E' Sophia, una scozzese. Essa appartiene al personale di Horroks. L'ho spaventata ed ha parlato. La signorina Mortaix e miss Sowden erano state rinchiuse nell'appartamento qui di fronte. Essa ha loro servito iSsremclctsdMchssCtdSmpscssgltpidcdsltMtrvpE il pranzo, e si è accorta che miss Sowden si era ritirata presto nella sua stanza e che la signorina Mortaix rimaneva nella sala di mezzo a fumare ed a leggere un libro. Uno dei tre uomini di guardia, Silas 11 tartaro, ha chiusa la porta dell'appartamento. Allora questa Sophia è venuta a coricarsi e si è subito addormentata, vinta dalla stanchezza. Non ho potuto sapere da lei nulla di più, ma la credo sincera.' Essa ignora i nomi di Mortaix e di Sowden. Sono stata io, che in seguito alla sua descrizione, ho creduto di identificare le due persone nella istitutrice Sowden e nella signorina Mortaix. — Benissimo — soggiunse Saint Clair. — Ciò che poco fa ho constatato conferma ciò che vi ha detto questa donna. Ma la signorina Mortaix e miss Sowden non sono più qui, ed i tre uomini di servizio sono egualmente scomparsi. Credo tuttavia di poter ricostruire i fatti. Il gesto di Horroks, compiuto mentre io entravo nella sua stanza, ha evidentemente prodotto una segnalazione in questo locale. Al segnale 1 tre uomini sono balzati dal letto e sono entrati nell'appartamento delle signorine. In quel momento probabilmente Neviada Mortaix era intenta a leggere od a seguire il corso del suoi pensieri, o fors'anco sonnecchiava sdraiata sul divano; miss Sowden si era coricata. Quest'ultima è stata svegliata brutalmente, nè le si è lasciato il tempo di calzarsi e di mettersi il cappello. Invece la signorina Mortaix ha potuto recare con se tutto quanto aveva indosso, quando fu rapita, a Versailles. Ella infatti era vestita, ha messo il suo cappello, ha preso la sua borsetta ed i suoi guanti. E i tre uomini si sono allontana'! pre¬ cfsCgniprgDqQvclM cipitosamente trascinando seco le due: fanciulle. Dopo avere interrotto 11 suo discorso un istante, per raccogliersi, Saint Clair riprese: — Da che parte questa gente è fug« gita? Certamente non dalla porta, che noi abbiamo forzato, nè per 11 piano inclinato che noi ben conosciamo, in tale caso essi sarebbero sbucati al piano superiore nel corridoio e si sarebbero trovati a faccia a faccia con gli altri miei agenti Vitto, Meinard e Duboux. Dunque è fuori di dubbio che questo alloggio ha un'altra uscita. Questa donna la deve conoscere. Proviamo ad interrogarla. Ma la vecchia Sophia capiva il francese perchè, senza attendere che Erin le rivolgesse domande, parlò ella stessa per la prima, e disse: — SI signore, vi è un'altra uscita. Ma io non la conosco. — Veramente? — domandò Erin. — Lo giuro sulla mia testa — continuò la donna. — Io sono qui nelle condizioni di una schiava, e per di più sono continuamente maltrattata. Soltanto il lungo John ha avuto qualche gentilezza per me, ed anche la signorina Erin si 5 mostrata buona e cortese nei miei riguardi. D'altronde è in grazia di questo suo contegno verso di me che io ho risposto sinceramente alle sue domande ed ora rispondo alle vostre, signore. Ma vi prego, quando lascierete questo luogo conducetemi con voi. Se rimanessi, si verrebbe a sapere che ho parlato e mi ucciderebbero. {Continua).

Persone citate: De Moudray, Giovanni Corvetto, Jean De, Saint Clair, Vitto

Luoghi citati: Versailles