«Il segno della Croce»

«Il segno della Croce» «Il segno della Croce» gFilm di G. B. De Mille Il romanzo storico fu anche padre di molti mali: soprattutto delle sue innumerevoli riduzioni cinematografiche. Vi fu un tempo nel quale un direttore non era rispettabile se non riusciva ad accaparrarsi, come soggetto, un romanzo assai noto. Il ponte dei sospiri, I tre moschettieri, I promessi sposi, tutti sullo stesso plano: purché vi fossero molti costumi, molte parrucche, molte barbe di stoppa, molto comparse. LI si chiamava i «super-colossi»; e l'ultimo della serie doveva essere, con i suoi pregi e con i suoi difetti, Ben Bur, che Fred Niblo desunse dal romanzo di Lew Wallace. Ora, con il film parlato, ci si rivolge di preferenza al teatro; n segno della Croce 6 tratto dall'omonimo dramma di Wilson Barret, ■ che per la prima volta apparve, nell'inverno del 1895, a Londra, con lo stesso autore che v'interpretava il personaggio di Marco; e, per essere esatti, si dovrà soggiungere che già una economica edizione cinematografica ne era stata fatta, nel 1914, da William Farnum. L'attuale è dovuta a Cecll B. De Mille; e soltanto al vedere l'annuncio di questa firma c'era da attendersi il Aimone. Il De Mille appartiene infatti alla vecchia guardia del cinema americano, nella quale ha qua3l sempre recitato la parte d'organizzatore di film spettacolosi. Infinitamente meno artista d'un Griffati, meno estroso d'un Ince, sicuro però del mestiere come pochi, abilissimo nel dosare effetti di chiaroscuro a grandi spatolate, barocco e magniloquente, si devono al De Mille del tempi eroici, al De Mille del film muto, 1 dieci comandamenti, I battellieri del Volga, e quel Re dei Re che 11 Margadonna definì «ultima passione di N. S. subita sul Golgota d'oltremare >. Le ultime prove del De Mille, non più tanto giovane, e alle prese con il microfono, sono state Donna pagana e Madame Satan, due film che avrebbe fatto meglio a non firmare, che in questi ultimi anni il suo compito era soprattutto quello di organizzatore della produzione, di « supervisore », come m gergo si dice. Il senno della Croce è il suo ritorno, i il giudizio d'appello di fronte alle nuove generazioni, soprattutto di fronte al film pasOaibo; e, con il microfono, non poteva non cadere nella teatralità. La vicenda di Marco il Superbo che s'innamora della giovinetta cristiana Milvia, e si vede attraversato il cammino da Poppea che di lui s'è accesa, e fa negare da Nerone la grazia per Milvia che Marco giunge a implorare; questa vicenda che spinge Marco, in un ultimo disperato tentativo, nello scorrete del circo, a ìrcltare la giovinetta all'abiura, che allora Nerone potrà mostrarsi clemente; e dinanzi agli ultimi dinieghi di Milvia il giovane patrizio si converte, e con lei affronta nel circo la morte: tutto ciò è espresso in ampie scene, sovente statiche e magniloquenti. Nel quadri di proporzioni Inconsuete, nella profusione degli sfondi, delle masse, della cartapesta, cari al De Mille della prima maniera, si ha cosi l'innesto di larghi frammenti di teatro filmato, che un montaggio duttile e scaltro vuol fondere nelle varie sequenze. E' un ampio affresco, questo, dall'assunto drammatico, dal risultati soprattutto decorativi; non per nulla uno del « pezzi forti » ne sono le rievocazioni di orge pagane, non poco ridotte nell'edizione italiana; e lo sforzo maggiore è stato rivolto alle grandiose ricostruzioni dell'epoca, talvolta accurate, talvolta sommarie, sempre meditate ed eseguite con il gusto di Culver City. Il segno della Croce conchiude per ora la parabola apertasi con 11 Quo Vadis, salita al suo vertice con Cabiria, proseguita poi con Intolerance e con Ben Hur. E' uno dei grandiosi sforzi che ogni tanto una potente Casa editrice può permettersi nel campo della ricostruzione storica: ricostruzioni tenute però fino ad ora nel più realistico e scolastico del toni. L'eco del mondo romano è una eco troppo alta e solenne perchè quel mondo possa essere scenicamente ricostruito o con la minuzia dell'archeologo o con l'approssimazione della stampa popolare. Fra i maestri della scena non sono passati invano nè Craig nè AppJa, nè Piscator nè Talroff. Oggi non al tratta di ricostruire, ma di inbarpreftare; e ohi accogliesse le nuove esigenze senza indulgere all'avanguardia per l'avanguardia, potrebbe offrire al cosidetto film storico molte nuove e vitali possibilità. Di un periodo, sotto parecchi aspetti glorioso, il De Mille è oggi un epigono; in questo senso 71 segno della Croce offre un grande interesse; e converrà riconoscere al film un altro merito: quello di essere ingenuamente, cocciutamente, onestamente americano. La Roma di Nerone è ingenuamente, cocciutamente, onestamente veduta da Hollywood. Qui le persecuzioni contro 1 cristiani appena adombrano, talvolta, 1 linciaggi dei negri; sono glrls le danzatrici che accompagnano i gladiatori all'ultimo combattimento; 1 cavalieri che fanno corteggio a Marco, il Prefetto di Roma, lanciatosi alla ricerca e alla salvezza di Milvia, hanno lo stesso slancio delle motociclette blindate che al primo urlo di sirena uscivano nella notte all'inseguimento dei gangster; e l'atmosfera del circo è un po' quella d'uno stadio per un campionato mondiale di pugilato. Sono, questi, rilievi assai facili, riscattati da un ottimo gruppo d'attori: la Colbert, la Landl, il March, il Laughton. Ultimo da ricordare, ma tra i primi collaboratori del De Mille, Karl Strusa, il migliore fotografo americano datosi al cinema in questi ultimi tre anni (cominciò con il Dr. Jekyll); e che è riuscito quasi sempre a fondere in una atmosfera teatrale quadri che in altre mani avrebbero potuto rivelare pecche appariscenti. nt. g.

Luoghi citati: Culver City, Hollywood, Londra, Roma