L'invitata di Natale

L'invitata di Natale L'invitata di Natale La ragazza, timida, entrò sorridendo con impaccio e nel vestibolo, sotto lo sguardo severo della domestica, si tolse il palerò (leggerino leggerino) e il cappelluccio che si piegava come un cencio. Il tutto formò un mucchietto piuttosto misero sulla cassapancaT ella vi aggiunse, dopo un attimo di riflessione, anche la borsetta che era grande e logora. Poi si diede un'occhiata nello specchio, si accomodò un poco i capelli, la cintura ; non stava male con quell'abito verde pallido che faceva apparire il suo viso di un bianco-rosa di'corallo e rendeva più biondi i suoi capelli vaporosi. E con quel mazzo di rose in mano non sembrava proprio una reclame di auguri natalizi, come si vedono nelle riviste?... Avrebbe voluto contemplarsi minuziosamente (in camera sua non aveva uno specchio come questo) ma lo sguardo della donna l'intimidiva sempre più. Sorrise per ingraziarséla, bisbigliò : « C'è già qualcuno? » e scivolò dentro il salottino dove non c'era altri che la cugina Eugenia che l'aspettava lavorando d'uncinetto. — Buon giorno, Grazia — ella disse con la sua solita riservatezza, ■deponendo il lavoro e tendendo la mano alla ragazza. Poi accettò fiori. — Non dovevi disturbarti così. Belle queste rose; profumate. Le scioglieva a una a una dalla stagnola e dallo spago e le tuffava con gesti lenti ma sicuri in un vaso del tavolino accanto.' E intanto Grazia, seduta sull'orlo del canapé, pensava : « E' un po' ingrossata, ma ha sempre lo stesso modo di fare di quando noi ragazzi la chiamavamo 1 imperatrice Eugenia, anzi è ancor più maestosa. Allora era più pallida e più bella... Quanti anni son dunque passati?... ». Ne eran passati molti da quel tempo in cui i suoi genitori erano ancora vivi e avevano, in campagna, una villa accanto a quella della cugina Eugenia. Allora essi non sapevano che la rovina sarebbe venuta, che essi sarebbero morti prematuramente e che la loro Grazia avrebbe vissuto in una stanzetta ammobiliata e sarebbe andata all'ufficio. — Sì — ella diceva adesso alla cugina — è un discreto impiego il mio, e il direttore è contento di me. Spero in un aumento di stipendioLa cugina sembrava non l'udisse c ascoltasse invece i rumori che potevano venire dal difuori, dalle scale. E a un certo punto, data un'occhiata all'orologio, si alzò e uscì dal salotto. Grazia guardava adesso dall'uscio ri masto spalancato la tavola apparecchiata per tre nella sala da pranzo era dunque lei la sola invitata tra la cugina Eugenia e suo figlio Alberto?... Chissà poi perchè, dopo tari ti anni di silenzio, quasi di ostilità, la cugina sir era fatta viva tutt'a un tratto, scrivendole per invitarla la vigilia di Natale?... Un tempo ella pensava che la cugina non la potesse soffrire o avesse paura che Alberto le facesse la corte ; in _casa_ sua di cevano che ella rendeva infelice quell'unico figlio a furia di idolatrarlo e di tenerlo lontano'da ogni ragazza che potesse sperare di levarglielo a lei diventandone la moglie. Che fosse sempre a quel modo, fanatica e gelosa?... Alberto adesso non doveva essere più giovanissimo, non più un ragazzo, certo, eppure la sua mamma correva sempre ad aspettare in cima alle scale il suo ritorno, come quando, ragazzo, studente, rientrava da scuola. Eccoli, infatti, madre e figlio. — Abbiamo un'invitata — ripeteva la cugina Eugenia, diventata un poco pallida nello sforzo di stare tesa sulla ringhiera a guardare in giù col terrore che Alberto, invece di salire al secondo piano, si fermasse al mezzanino dove stava una signora bruna, misteriosa^ stravagante, la quale, non si sapeva come, aveva conosciuto Alberto e l'attirava ogni sera in casa sua. La cugina Eugenia aveva avuto paura che stasera Alberto si fermasse al mezzanino addirittura a cena e per questo, sporgendosi, l'aveva chiamato : « Alberto, abbiamo un'invitata !... ». Forse Alberto non ci aveva subito ■creduto e infatti entrò nel salotto ■con'aria crucciata. Lì per lì non riconobbe neppure Grazia. — Grazia, tua cugina Grazia..Non ti ricordi che avete fatto tanto chiasso insieme, da ragazzi?... — Eh, certo... Grazia... Quanto tempo è passato!... Sì, pensava Grazia, tutta rossa per l'emozione, anche lui era un pòco invecchiato, aveva le tempie sguarnite di capelli, ed era più magro durta volta, col- viso più Juhgo, lo sguardo meno azzurro, un'ombra gr:pia sulla fronte, come il segno dun> tedio profondo, di un'invisibile sconfitta. A tavola però, tutto occupai*) della cuginetta, pareva tornato giojvane, solo ogni tanto dava alla matfre uno sguardo tra diffidente e timoroso quasi temesse un'imboscata tjel destino... .Non crede alla realtà, pensava amaramente la madre che si faceva sempre più silenziosa man mano chi difie giovani si animavano, rievocamelo 1 ricordi dei begli anni lontani. Gli anni lontani... Come soffriva lei allora, qual vita infelice era stata 1$ sua!... Ella ricordava. Ricca sìma.-con un marito tirannico, intrattabile, quasi crudele in quella volontà cn dominarla, di annientarla, dsoff-peare in lei ogni istinto di gioia.Alberto, timido, dolce e riflessivorassomigliava a lei, soffriva con leiMinasti soli madre e figlio si erano avvicinati ancor più l^ino all'altro se era possibile. Ella si diceva chsutp figlio avrebbe vissuto semprsoÌ> con lei : quello era l'unico mezzo per farlo felice, per risparmiargli pericoli delle grandi delusioni, delle terribili sofferenze che rimangonchiuse e soffocate come tragedi ignote tra le mura familiari. E senza accorgersene diventava gelosa di tutta quella giovinezza che poteva rapirgli un bene così prezioso, quella compagnia che ella giudicava indispensabile, e distruggere quella solitudine a due clie altri poteva giudicare egoistica, quasi inumana, ma che lei sapeva la più propizia per la felicità delle loro anime sensibili, troppo pronte alla sofferenza. Loro due soli sempre, in chiesa, ai concerti, a teatro, al cinematografo, a passeggiare, in automobile: ella aveva perfin imparato a guidare la macchina per essergli migliore compagna nelle gite. Non c'era nulla che ella gli negasse, anche a costo di perdere il sonno o la salute, o di vedere il patrimonio diminuire, nulla fuorche quello di cui egli sembrava ora aver più bisogno di tutto : una donna, la famiglia... Forse, se quella signora del mezzanino non si fosse intromessa, ella avrebbe potuto continuare a illudersi. Ma vederlo preso in quei lacci pericolosi, vederlo perdersi forse in una vicenda banale e rovinosa nello stesso tempo... Alzò vivamente il capo e il suo sguardo incontrò quello ridente di Grazia. Che cosa avevano tanto da ridere quegli occhi azzurri?... Essi son giovani e io son vecchia, pensò e sentì più che mai in quel momento quanto fosse stata vana la sua illusione di fermare il tempo, di soffocare gli istinti, di evitare le sacre e fatali vicende che si ripetono di generazione in generazione, non ostante i moniti e le esperienze di coloro die han vissuto e che, per una inutile prudenza, vorrebbero evitarle ai figli. Ma la fredda felicità del non soffrire cioè del non vivere, si può chiamare felicità? Si alzò, andò un momento nella sua stanza, ne tornò con un astuccio. — Ecco il mio dono, Grazia. Una volta io lo portavo... Forse non è più tanto di moda... Ma non guardare al valore, guarda al pensiero. — Ma come... ma no... è troppo bello, anzi... Ma come ringraziarti?...Curva sul braccialetto lucente, Grazia arrossiva fin nella fronte, sorrideva confusa, felice. Sorprendendo lo sguardo di Alberto incan¬ tato a contemplare quel viso di giovinezza pura, la madre giocò di audacia : — Tu avrai certo qualcosa di meglio, di più moderno, da offrire alla cugina Grazia... — Ma certo !... Andò a prendere nel soprabito lasciato nel vestibolo quel piccolo pacco, che l'occhio acuto della madre aveva notato: una borsetta scintillante da sera destinata alla signora del mezzanino, ma che fece ora ammutolire di sorpresa e di ammirazione l'invitata; era dunque il Natale dei prodigi, quello? La cugina Eugenia lasciò i giovani soli e andò nel salotto : ormai si sapeva destinata al cantuccio, in penombra. Ma si stava poi tanto male? Sedette comodamente, socchiuse gli occhi, senza tendere l'orecchio a quel che dicevano gli altri due di là, ridendo ad ogni momento inebbriati dalla loro vicinanza. « Un altro Natale, chissà — ella pensò — faremo magari il Presepio... ». CAROLA PROSPERI