Juventus-Lazio 2-2

Juventus-Lazio 2-2 UNA BRUTTA PARTITA COL... FATTACCIO FINALE Juventus-Lazio 2-2 Nell'opinione dei più, l'incontrofra la Juventus e la Lazio dovevaaver carattere di affare di ordina¬ria amministrazione per i bianconeri: una di quelle gare che la carta dà come vinte già senz'altro e che non necessitano, per essere consacrate nel risultato, che della cerimonia dei novanta minuti di giuoco. Nulla di piano, liscio e normale nella giornata, invece. Non il risultato, che ebbe le caratteristiche spedali che vedremo. Non il terreno di giuoco, che, sgombero dalla neve, si presentava come una gran lastra di ghiaccio ricoperta da una patina di melma sgelata. E non certamente 'andamento del giuoco, che fu pervaso ed inquinato da una quantità di falli e di rudezze di ben brutta lega. Dura lotta sol ghiaccio Fu cosi irto di scorrettezze Vvncontro, che, a partita e suoi corollari terminati, tornava naturale- di domandarsi il perchè di tanta animosità e tanta violenza in circostanze come quelle della giornata. Le condizioni del terreno spiegano in parte, tutt'altro che in modo sufficiente, la cosa. Il resto è da ricercare nelle disposizioni d'animo e di mente degli uomini in campo. Dei ventitré uomini che si trovavano in veste ufficiale nel rettangoo di giuoco — eccezione fatta per due g%uocatori, Sciavi da una parte e Monti dall'altra — nessuno si trovava in giornata felice. Qualcuno si trovava addirittura in nere condizioni di forma. Conseguenza fu che ci si incominciò ad aggiustare con le mani, sia nei riguardi del fattone come in "quelli dell'avversario, poi, quando si vide che la cosa veniva tollerata, si passò alle cariche rudi ed al giuoco pesante, e si fini come si finì. Come era naturale, in simili condizioni la tecnica andò a farsi friggere. Le azioni dotate di qualche pregio stilistico si potrebbero contare sulla punta delle dita. Il rimanente fu giuoco convulso, rotto, spezzettato, con dura attività difensiva da parte dei laziali e confuso e nervoso lavoro dì offensiva ad opera dei juventini. Calci dati alla palla, e non sempre alla palla: non giuoco nel senso tecnico della parola. Il terreno era nelle condizioni a cui abbiamo accennato. Duro sul fondo a causa del gelo, viscido alla superficie per via dello strato di fango. Una delle qualità di terreno più difficili che si possano incontrare: il piede del calciatore^ reso malfermo dalla superficie, non può far presa sul fondo. Neve ammucchiata alta tutt'attorno al rettangolo di giuoco. Pubblico abbastanza numeroso per la giornata. Cielo coperto c temperatura rigida. Nella tribuna d'onore, il Segretario Federale, il Podestà ed il Vice-Podestà di Torino.Le due squadre avevano la seguente formazione: Lazio: Sciavi; Bertagni e Serafini; Rizzetti; TonaZi e Fantoni II; Guarisi, Fantoni I, Fantoni III, Buacaglia e Demaria. Juventus: Cambi; Rosetta e Caligaris; Varglìen I, Monti e Varglien II; Se'rnagiotto, Cesarmi, Borei II, Ferrari ed Orsi. Primo tempo: 1-1 L'arbitraggio della partita era affidato a Mazza, di Sampierdarena. Andamento di giuoco di caratter re innocente e privo dì interesse sul primo inizio. Pare che gli uomini dedichino essenzialmente la loro attenzione alla possibilità di reggersi in piedi e muoversi sul difficile terreno. Di colpo, quando appena cinque minuti sono passati, la Lazio segna. Lungo traversone a mezza altezza dalla sinistra verso il centro. Fantoni III sguscia fra i terzini, si ferma un istante per aggiustarsi il pallone, non si capisce come, e.poi, a pochi passi da Combi, spedisce tranquillamente in rete. Combi non s'è mosso, si è limitato a fare energiche segnalazioni all'arbitro. Spiegheranno poi i difensori juventini che Fantoni HI sì era aiutato colle mani nel sistemarsi il pallone sul pitie* Comunque, l'arbitro, concede il punto, U che vuol dire uno a zero per gli ospiti La controffensiva della Juventus porta subito i torinesi ad esercitare nettp predominio e forte pressione. Ma il giuoco dei bianconeri è di ben poca efficacia. Si opera confusamente, si preme, ma non si dà l'impressione di poter passane. D'altra parte, quando situazioni favorevoli giungono a maturazione, allora il valore di Sciavi od il caso si elevano sulla via. Belavi para magistralmente tre o quattro palloni, ed il palo respìnge un tiro che già pareva aver trovato la via détta rete. Occorre giungere al 40° minuto per registrare il pareggio. Monti, seguendo un'azione, si è portato avanti e. riprende un pallone di ritorno dà una détte solite mischie sotto porta. U, tiro del centro mediano fa .piochiatB a terrai il pattane a qualche metro dal portiere: il runbalzò, certo a causa di una zolla gelata, invece di avvenite basso ó di slittamento, avviene inaspettatamente alto e sorprende Sciavi. FI pallone va a finire alto in rete. Nel frattempo il giuoco si è fatto angoloso e duro. I juventini hanno reclamato un paio di « mani » nell'area di rigore avversaria e Varglien I ha ricevuto un forte colpo al ginocchio. A metà tempo, le due squadre sono alla pari. La strenua difesa laziale Alla ripresa, la Juventus prende subito ad attaccare a fondo, e la Lazio si raggrinza, si chiude in difesa e richiama indietro quasi tutti i suoi attaccanti. Per più di venticinque minuti il giuoco ha fissa dimora nella metà campo degli ospiti. Ma le possibilità di battere la difesa laziale appaiono sempre meno imminenti. Invece, un improvviso controattacco trova scoperta la difesa torinese. Demaria fila via da solo e giunge fin davanti a Combi senza impedimenti vicini, n tiro a bruciapelo, è piuttosto precipitoso e Combi può fermare prima e liberare poi. Sospiro di sollievo per i difensori torinesi che questa, a cui abbiamo accennato, è stata certo la miglior occasione di segnare che si sia presentata per l'imo o l'altro dei contendenti in tutto l'incontro . Riprende l'offensiva juventino e finalmente con suocesso. Calcio d'angolo sulla destra contro la Lazio, respinta, accenno ad avvisaglia, e pronto tiro di Monti. Bertagni, coi piedi sulla linea, tenta di respingere il forte e difficile pallone, ma devia, invece, imparabilmente in rete. Su Bertagni colpevole si sfogano le ire di Sciavi. L'incontro pare virtualmente chiuso a questo punto, che il predominio torinese continua, e qualcuno s'aggiusta come può in area di rigore e Sciavi blocca a terra un pallone dei più difficili. Improvvisamente, su un'azione che non pareva aver rilievo alcuno, la Lazio pareggia. Demaria sguscia via sulla sinistra, e su di lui convergono Rosetta e Calìgaris, che di altri attaccanti laziali pare non vi sia ombra nelle vicinanoe. Il centro di Demaria colpisce ad un'anca Rosetta e, colla inaspettata deviazione a cui dà luogo, taglia fuori Caligaris, già lanciato. Fantoni III, che sopraggiunge a spron battuto, si viene a trovar, così solo davanti a Combi. Un tocco preciso ed astuto, ed il punto del pareggio è segnato. Nei pochi minuti che mancano al termine della contesa, la Juventus è tutta protesa all'attacco. Grande nervosismo, qualche battibecco, parecchi falli ed una grande parata di Solavi su tiro di Orsi. Ma la Juventus non passa più. Fischio finale. Contrastato allineamento al centro per il saluto di rito, che gruppetti di giuooatori in disputa si formano qua e là. In una di queste dispute Orsi oade a terra e non sì rialza; deve essere trasportato a braccia negli spogliatoi, dove il referto medico dira che si tratta della frattura del perone destro. Brutta partita e brutto sport, per ambe le squadre. Il primo tempo fu più equilibrato, il secondo fu, per quasi l'intera sua durata, a favore dei torinesi. Complessivamente, la Juventus tenne l'attacco per i quattro, quinti della durata dell'incontro eppur poco mancò che la Lazio segnasse tre punti. Il che dice di per se molto sull'andamento del giuoco e sul grado di efficienza delle squadre. La Juventus è sfocata. Genericamente il piglio suo è quello solito, ma nei particolari il tono è meno autoritario, più nervoso, come pervaso da una specie di convinzione nella disdetta o nell'inutilità dei propriì sforzi. Vi fu un lungo periodo dell'incontro, ieri, in cui più i bianco-neri dominavano e più marcata si riportava la impressione ohe il loro lavoro dovesse rimanere sterile. Periodo di cri si dei più strani, questo attraversato dai juventini, e che si rivela sotto forme inconsuete. I due punti suoi la Juventus li segnò a mezzo del centro mediano — un colosso in mezzo al campo — non per tramite di attaccante alcuno, che anche Borei pare in ombra e privo di convinzione. Periodo transitoria; evidentemente, che la squadra è viva e vegeta. Essa avrebbe bisogno detta completezza dei ranghi, però, e di questa non si potrà parlare per qualche tempo, ora che Orsi appare stroncato. VITTORIO POZZO L'incidente a Orsi sIl giuocatore Raimondo Orel, gravemente infortunato a seguito dell'incontro con la Lazio di domenica scorsa, fu immediatamente trasportato negli spogliatoi dove due dottori, chiamati d'urgenza, diedero referto di frattura della gamba destra. Portato subito a casa sua, «Mumo» venne nella mattinata di ieri, lunedi, sottoposto dai sanitari dell'Ospedale San Giovanni ad esame radiografico. Le cinque radiografie fatte confermarono tutte e cinque la frattura del perone destro, mentre la tibia della gamba risulta intatta. L'arto del giuocatore venne immediatamente ingessato. L'ingessatura dovrà essere mantenuta per un minimo di una ventina di giorni. Per « Mumo » non si potrà, quindi, parlare di tornare a calciare un pallone prima di un mese e mezzo circa. Il paziente si trova la condizioni di spirito alquanto depresse: è questa, infatti, la prima ferita veramente grave che egli ha riportato nel corso della sua carriera. L'incidente di cu', fu vittima l'ala sinistra juventina diede luogo a commenti fra i più svariati e fantastici negli ambienti sportivi nostri, forse per il fatto che le circostanze precise in cui esso si svolse sfuggirono a quasi tutti gli astanti. Si tratterebbe, infatti, di una scena fulminea avvenuta quando già la gara era stata terminata, parte dei giuocatorl si stava schierando a metà campo per salutare e gli spettatori stavano sfollando. Secondo una versione, Il colpo ad Orsi sarebbe stato inferto da Fantoni I, e « Mumo » avrebbe reagito con un pugno prima di cadere a terra. Secondo la versione laziale, viceversa, Orsi avrebbe subito il colpo alla gamba negli ultimi minuti della gara, durante il giuoco, cioè. Contro questa versione sta, però, la dichiarazione dei dottori che escludono che un giuocatore possa continuare a correre, calciare e giuocare, anche per pochi istanti, con una gamba rotta. Otbì, pur non sapendo accertare l'autore del colpo ricevuto, dato che questo gli fu inferto alle spalle dove si trovava un gruppetto di tre o quattro giuocatori, assicura che l'incidente avvenne a partita terminata. Le circostanze sono cosi contradditorie ed intricate, che un delegato di pubblica sicurezza, che volle fare un accertamento non appena finita la gara, non potè venire a capo di nulla di positivo. Dall'intervento di questo delegato originò, forse, la voce — da smentirsi appieno — dell'arresto di Fantoni I e di incidenti nei riguardi dell'arbitro. Ci consta che la Juventus, che vuol veder chiaro nella cosa, sta raccogliendo elementi per appurare 11 fatto, allo scopo di riferire alla Federazione, alla quale già si è telegraficamente rivolta denunciando l'avvenuto. Sia l'arbitro come la squadra ospite lasciarono domenica stessa Torino senza il menomo incidente. Numerosi telegrammi sono giunti ad Orsi da simpatizzanti, calciatori e. Società O. diversa città d'Italia,