Trama e attori sono pronti: si girerà un film

Trama e attori sono pronti: si girerà un filmUN RAGGIO DI SOLE NEL MISTERO DI LOCH NESS Trama e attori sono pronti: si girerà un film (Dal nostro inviato speolaie)- INVERNESS, dicembre. Una domenica scozzese farebbe paura ad una domenica inglese. Questa fa pensare al riposo in famiglia, alla lettura dei giornali centellinata e forse meditata, a breaJcfasts interminabili, oppure a comitive di giovani attraverso campi e boschi. La domenica scozzese fa solo pensare alla morte. Inverness è stamane deserta. Un nemico ignoto e crudele è certamente calato dalle montagne circostanti per massacrar la popolazione di questa minuscola capitale dell'Highland e, ritirandosi al sorgere del giorno, portarne via a guisa di bottino tutti i veicoli, gli autobus e le automobili, ed anche le galline, che stamane non cantano. Le vie sono deserte, e mai la parola deserto ha suscitato immagine più tragica e più desolata. E' chiusa anr che la stazione, giacchè i treni non partiranno che verso la fine del pomeriggio. In questa cittadina di chiese, tacciono sinanche le campane. La domenica è giornata di festa e di gioia per i latini, di dubbiamente meritato riposo per gli inglesi, di mortificazione e di tormenti per gli scozzesi. Siti continente si pensa in questo giorno ài cielo; qui, tra queste brulle e sinistre montagne senza un albero, si pensa agli orrori dell'inferno. Anche 14 secoli fa... L'atmosfera è nera. Alle dieci di mattina è ancor quasi notte. Alle undici incomincierà a venire il giorno ed il cielo si conserverà azzurro chiaro sino alle tre del pomeriggio, poi sopraggiungerà la notte. Sui tetti miriadi di gabbiani bianco-grigi, immobili come scolpiti, hanno disertato laghi e mare per contemplare dall'alto la desolazione di una città uccisa dalla domenica. Solo oggi ho capito che questa è terra di mostri. Nel labirinto di queste montagne brulle e sinistre deve certamente trovarsi la'porta dell'Inferno. E' da essa che escono animali dalle forme paurose, dagli occhi iniettati di sangue, dalla bocca infuocata e fumante. Tutta la storia di questo Highland è storia di massacri, di sangue e di mostri. Il Loch Arkaig aveva già il suo mostro nel '500 e non v'è lago di Scozia che in un momento o in un altro non abbia ospitato un essere infernale. E' del Medio Evo la leggenda che il Loch Ness non ha mai restituito il cadavere d'un annegato ed è nel 563 dopo Cristo che San Colombano, secondo la leggenda, scese in questo Loch per trarvi in salvo un pescatore in procinto di affogare, e vide farglisi Innanzi, emerso improvvisamente dalla profondità del lago, un mostro a testa cavallina e sguardo diabolico. In realtà il mostro ha abitato il Ness forse prima che quest'isola fosse abitata da uomini. Non è stato scoperto in quest'ottobre del 1933. Già nel 1857, per non citare che un caso recente, Lord Malmesbury, nelle sue « Memorie di un ex Ministro », narrò come un animale strano, gigantesco di dimensioni, un « cavallo lacustre » abitasse il lago. Gli abitanti della regione videro dal Loch emergere un lungo collo, poi un corpo di serpente o di dragone, videro l'animale approssimarsi a circa venti metri dalla riva. Quando il collo si piegò, la bocca si apri e l'acqua spumeggiò attorno ai fianchi della creatura, i presenti, furono còlti da terrore e si detterò a corsa urlando ed invocando la protezione divina. Lord Malmesbury li vide giungere pallidi e sconvolti e si dichiarò fermamente persuaso della esistema del mostro. Nel 1910, quest'ultimo fu visto dal bailiff di Invermoriston. Il mostro allora aveva preso residenza in una profondissima buca nel fiume Moriston, a brevissima distanza dal Loch. Non è stato quindi inventato soltanto ora per distrarre i pescatori rovinati dalla crisi che immobilizza le navi e 1/G TCti Attori sul posto Il Loch Ness, in questa morta mattinata di domenica, nera e sinistra mi attira in modo irresistibile. Nella città non è rimasto un autobus o un taxi. Ottengo però una bicicletta, con la quale riuscirò a percorrere i nova chilometri di strada fino alla punta settentrionale del lago e tenterò, a tappe, di raggiungere Fort Augustus, all'imboccatura del Canale di Cdledonia. Il lago è nero stamane, più che mai incassato fra le pendici della montagna. Non sembra a venti metri giù dalla strada, ma nel fondo di un abisso pauroso. Nero il lago, di un nero rossiccio la pietra e gli scheletri dei tronchit nero cupo il cielo, SlzonSUcsmalldrduccvplsDapggCrcsSmfsipemd.cdlpdmtrbdascuAnscvcvsptstdgtndizuunspdAmodcNscui Sul lago navigano lentamente cumuli di nebbia d'un grigio giallo di zolfo, e filamenti ora trasparenti ora compatti e quasi solidi la tengono legata alla superficie del lago. Sul parapetto di fronte al castello Urquhart, più sinistro e inabitato che mai, abbandonato persino dagli spettri dei suoi antichi abitanti, il mio fotografo è immobile dinanzi alla sua macchina: una mano all'obbiettivo l'altra al binoccolo. E' lì da stamane e, sorridente e gelato dal freddo intenso, mi dichiara che rimarrà al suo posto sino al cader della sera. Paziente e cocciuto come un anglo-sassone. « Se i tedeschi avessero saputo che siam fatti così, testardi come cento muli — egli mi dice — non avrébbero fatto la guerra ». Lo lascio nel suo orgoglio, per riprender la strada che, a piccole salite e piccole discese, conduce, rasentando il lago, sino al forte. A Drumnadrochid trovo infine gente allegra. Vi ha preso da ier l'altro provvisoria ' residenza una compagnia di attori cinematografici, qui giunta per fare un film del mostro. Carlo Bennett, autore dello scenario, spera di poter registrare la creatura sulla pellicola, ma dell'insuccesso probabile non si allarma. Se il mostro non si porrà volontariamente dinanzi all'obbiettivo, se ne fabbricherà uno di cartapesta nello studio di Elstree. E' già pronto qui il giornalista: bel giovane, intraprendente ed vnnamiorablle a giorno ed ora fisse, il quale, nell'attesa del mostro, incontrerà una soave fan dulia ingenua e pura come quelle che vvuono nei racconti delle fate. I due giovani conferiranno al film l'elemento romantico. Il sex-appeal però è di proprietà non della fan dulia, troppo seraficamente pura, ma della figlia del trattore, un'at trice di Elstree che, se rimane un'ora in riva al lago, riuscirà senza dubbio a farne usdre il mostro e sùbito dopo anche la gelosa consorte. Che appeal! Salto però in bicicletta, desideroso di dimenticare i fascini in compagnia dei monaci che da oltre un secolo occupano U vecchio forte Augustus. Cinque minuti di emozione Ahimè! Non vi sono arrivato « non lo vedrò mai. La colpa è del mostro. Il cielo s'era fatto più minaccioso. Il vento, alzatosi all'improvviso, lacera e sconvolge la superficie del lago e vi abbatte le nebbie vagabonde. Lo spettacolo è impres sionante. La macchina si rifiuta di prender fotograficamente sul serio tanto spettacolo di fuligginosa desolazione. Anche il sole è morto, vittima della domenica. Scendo, mi siedo sul parapetto di pietra interamen te invaso dal muschio, spugnoso e grondante acqua, ed attendo convinto che da questo silenzio impressionante, da questa assenza completa di vita all'intorno, debba da un istante all'altro scaturire la rivelazione. Narro ciò che ho visto, non defor mo e non commento. Il lago continua ad imitare il mare: onde bianche alla cresta, nere nel ca-vo, non una barca, non un'anima viva. Non una macchia sul lago, salvo le bianche striature delle onde, che tentano, come quelle vere, d'infrangersi sulle scogliere o di roder la terra ai piedi di qualche albero. Ancora dodici chilometri mi separano da Fort Augustus e son quasi le tre del pomeriggio. Il cielo incomincia ad oscurarsi, come se si preparasse fin da ora ad accogliere la notte nordica, rapida a venire, lenta a partire. Nessuna traccia di tramonto: la festa dei colori è nascosta dalla fitta cortina di nebbia. All'improvviso, a drca dnquecento metri di distanza, laddove il lago s'allarga e si accinge a volgere iti un gomito, scorgo una larga chiazza bianca di spuma. Si direbbe acqua in ebollizione violenta. La bianca cerchia si estende, si allunga, come se una mano misteriosa tentasse di cancellarla, accentuandola. L'acqua bolle e spumeggia per quasi cinque minuti, poi si calma lentamente in piccole onde bianche divorate da quelle che sopravvengono. Vista da lontano, la zona di violenta ebollizione poteva avere un diametro- dì tre o quattro metri. La macchia è ricomparsa circa cinquanta metri più in là verso sud, poi è stata riassorbita dall'oscurità. Attendo un'ora, il vento sibila, incomincia a far buio. Sulla strada del ritorno, durante una breve salita, incontro un operaio di Fort Augustus, addetto a una impresa di lavori stradali. Gli narro il fenomeno.'L'aveva visto an che lui. % E' xV serpente », egli mi dice. a . e o i o l e I l , o e n e e e i o « Ma lo avete visto? », gli chiedo. « No, ma è come se l'avessi visto. Quella gran macchia che bolliva era il gorgo che la creatura fa ogni volta che si inabissa e scompare ». Non nascondo che eravamo tutti e due fortemente impressionati. Egli mi narra, strada facendo, che a Fort Augustus cinquanta persone almeno hanno visto la creatura dalla testa equina; l'ha vista sinanche il mae stro della scuola elementare del forte, in uno dei primi giorni d'ottobre. Ha visto la creatura durante quasi un quarto d'ora, a 200 metri dalla riva, alzare un collo lungo quasi due metri, piegarlo a destra e a sinistra, come se l'animale sorvegliasse le sponde, e l'ha visto poi lentamente inabissarsi, lasciando alla superficie una vasta plaga di bianca spuma. Come chiarire il mistero All'albergo narro l'avventura. Il cameriere non se ne stupisce e mi dichiara che il mostro esiste, che lo hanno visto sua madre, sua sorella e tre amici suoi. Un signore che fa tutto il possibile per far credere che non è un giornalista, ascolta, poi commenta e sostiene con voce lenta e con accento convinto che il mostro è lì, che c'è sempre stato, perlomeno da secoli. Confesso che sarei pronto a creder tutto anch'io; disgraziatamente però non sono nè inglese ne scozzese. « La macchia bianca — avanzo tìmidamente — può esser stata prodotta da un raggio di sole penetrato nella nebbia in quel punto forse più tenue, attraverso una breccia dovuta ad una ventata... *. . Non mi si lascia finire. SuSo straniero sono appuntati occhi minacciosi. Penso al « mammifero, isì, mammifero » e rimango silenzioso, convinto che fra un'ora la mia macchia bianca avrà fatto il giro di Inverness e verso sera si sarà trasformata in serpente, in dragone, in balena o in foca. Era il mostro? Non lo so e non lo saprò mai. Narro non deformo e non comm.3nto. Penso però alle parole di uno spiritista in glese il quale, a me ed all'amico Quadrone giunto a Londra col suo ciuffo minaccioso a svegliare gli spiriti, disse: « Conosciamo ormwi molte cose sull'aldilà, ma non comprendiamo ancora perchè gli spiriti dei defunti su tutta la terra vengan da queste parti per porsi in contatto soltanto con gli inglesi ». Mi morsi allora la lingua, e credo che Quadrone abbia fatto altrettanto, per non chiarire questo mistero con poche ma sentite parole... RENATO PARESCE.

Persone citate: Carlo Bennett, Fort Augustus, Quadrone, Urquhart

Luoghi citati: Londra, San Colombano, Scozia