Temi d'attualità

Temi d'attualità Temi d'attualità Ancora del Sindacato sportivo ■• Una circolare stonata •• Olimpismo utilitario Abbiamo accennato — perchè il C.O.N.I. se ne è occupato nella sua ultima seduta — ai Sindacati sportivi, ed un collega ha voluto riprendere l'argomento sul «Littoriale». Egli ci fa sapere che esistono già dei Sindacati sportivi — vedi automobilismo — che hanno dato bueni frutti. Siamo perfettamente d'accordo: per creare i Sindacati sportivi bisognerà far tesoro dell'esperienza acquisita in altri campi. Il Sindacato sportivo è da noi visto anche come un mezzo per moralizzare lo sport in campo professionistico, e non solo per tutelare gli interessi di una parte o delle parti. Stabilito questo concetto, è naturale che chiamati ad essere inquadrati nei Sindacati sportivi dovranno essere tutti coloro che dallo sport ritraggono un guadagno costante, che fanno, cioè, dello sport stesso una professione. . , ■ Iie Federazioni sportive sono-esplicite in argomento; se qualche dubbio esiste ancora attorno alla sistemazione di alcuni giocatori e di alcuni sport, penserà certo il C.O.N.I. a risolvere^ la situazione. Ad ogni modo, le Federa-' zioni ammettono nel loro seno dilettanti e professionisti: gli spettàcoli che dovranno formare oggetto di controllo da parte dei Sindacati sono quelli dei professionisti, che hanno molti punti di contatto con quanto riguarda tutte le altre organizzazioni del lavoro manuale od intellettuale, ma che se ne differenziano talvolta nel loro assetto di disciplina sportiva e nella mèta da raggiungere, costituita sempre dalla necessità di far prevalere in, forma genuina il loro valore rispetto a quello dell'avversario: è la tutela di questo concetto morale che i Sindacati dovranno lasciare alle Federazioni sportive. Problema complesso, come si vede, quello delle organizzazioni sindacali degli sportivi, ma argomento che dimostra come in Regime fascista lo sport, dilettantistico o professionistico, trovi un'atmosfera di sana e legittima comprensione, che serve a salvaguardarlo da tutti i contagi capaci di distruggere la sua forza di penetrazione selle masse. * # # Dopo il congresso del Comitato Internazionale Olimpico, svoltosi a Vienna lo scorso anno, venne diramata dal conte Henri de Baillet Latour, presidente del Comitato stesso, una circolare contenente il testo di nove-consigli rivolti alle Federazioni sportive internazionali. Tale circolare non è conosciuta dagli sportivi italiani; ma è bene rammentare che essa ha formato oggetto di' tutta- la-, discussione scatenatasi qualche mese fa, quando i francesi volevano mettere a confronto l'ex<c recordman > mondiale Giulio Ladoumègue còl suo successore Luigi Beccali. Il nono .punto di tale 'circolare dice testualmente: « E'"proibito ai dir iettanti gareggiare' contro dei professionisti, salvo autorizzazione espressa data per ogni gara dalla Federazione nazionale alla quale essi appartengono, solamente per uno scopo filantropico o patriottico». Quando il presidente del C.I.O. scrisse la circolare, probabilmente pensava ai possibili incontri fra schermidori, che formano talvolta il programma di riunioni benefiche o patriottiche, e ai probabili confronti fra tennisti dilettanti e professionisti. Certo egli non deve avere neppure pensato alle gare in cui lo scopo sia il raggiungimento di un « record », per le quali, quindi, la preparazione degli atleti deve essere compiuta su uno stesso piano, ad evi tp.re che il professionista si trovi in vantaggio rispetto al dilettante. Comunque, basta pensare al confusionismo originato da questo «consiglio» contenuto nella circolare del presidente del C.I.O., per dire subito come sia necessario abolire questa disposizione e lasciare che ogni Federazione vieti— come si è fatto sin qui — gli incontri fra professionisti e dilettanti, La Federazione internazionale di atletica è, ad esempio, decisamente avversa, mentre appare guardinga la stessa Federazione internazionale detennis, per la quale appunto era stata fatta la concessione. La Commissione per il dilettantismo di tale Federazione, nella sua ultima riunione, ha, infatti, precisato l'articolo dello statuto che interdice ad un giocatore dilettante di giocare un incontro con o contro un professionista; ha, inoltre, stabilito— contrariamente a quanto pensa il presidente del C.I.O. — che l'autorizzazione può venire concessa solo dalla Federazione internazionale. Come si vede, anche per n C.I.O, assai difficile procedere quando scende sul terreno delle concessioni: ecco perchè dalla sua rigidezza dipende l'avvenire delle Olimpiadi. Insomma, il paragrafo 9 della circolare emanata daconte Henri de Baillet Latour deve essere abolito, per non generare altre confusioni. * * * Non siamo affetti dal «mal francese» come molti che, quando parlano di sport o di definizioni internazionalihanno bisogno di appellarsi a quelle che sono le direttive francesi in campo sportivo. Pensiamo che il Fascismo ha dato allo sport italiano una direttiva cosi precisa e cosi ben definitache oggi una vera rivoluzione è avvenuta nel nostri quadri ed i nostri prlncipii Incominciano a varcare le frontiere ed a diventare oggetto di discussione e di studio da parte dei tecnicstranieri. Però, anche con questo nostro attaccamento alle leggi ed alle definizionfasciste, non possiamo ignorare che il presidente del Comitato Olimpico francese, sulle colonne del Figaro, ha proposto una questione che riteniamo interessante e degna di essere studiata anche dai nostri delegati internazionali Egli ricorda che un giornale parigino durante la discussione per l'applicazione di una tassa olimpica che si vorrebbe adottare in Francia, «non senza logica accennava al fatto che non è tollerabile vedere i Paesi che hanno rivendicato l'organizzazione del GiochOlimpici realizzare degli Incassi colos sali (a Los Angeles parecchie dozzine di milioni), i cui benefici eventuali servono a fini non conosciuti e generalmente non connessi con la causa sportiva. Nulla sarebbe più giusto che cercare di costituire una cassa comune fra tutte le Nazioni partecipanti, ciascuna pagando una tassa di iscrizione. In caso di utili, essi verrebbero divisi proporzionalmente a) numero dei parte„,M„ cipanti — e magari al valore dei ri sultatl — fra,tutti i Comitati Olimpici nazionali. Tutte le proposte — continua il presidente del C.I.O.'francese — anche le più difficili a realizzarsi, meritano di essere, studiate quando sembrano ispirate a fini lodevoli'». E studiamo pure la questione, avvertendo, però, che essa finirebbe col danneggiare gli stessi principi! olimpici, i quali soprattutto esigono che la grandiosa manifestazione mondiale serva a diffondere lo sport nel mondo. Una volta sanzionato il principio della... compartecipazione agli utili, ci si metterebbe su una china dalla quale sarebbe molto difficile salvarsi. Come riuscirebbero le piccole Nazioni ad ottenere l'organizzazione dei Giochi Olimpici, quando la molla degli incassi costituisse il punto di partenza per l'assegnazione dei Giochi stessi? Forse finiremmo coli'accorrere sempre in America, dove vi sono ancora le dozzine di milioni incassate a Los Angeles, da dividere fra i duemila atleti che hanno partecipato, che possono fornire un punto di partenza per quella preparazione olimpica in vista di Berlino che la Francia'cerca con tutti gli sforzi di iniziare, senza trovare una risposta, agli appelli che gli sportivi rivolgono al loro Governo! Eppure la XI Olimpiade si svolgerà a Berlino! L'olimpionico s

Persone citate: Baillet Latour, Luigi Beccali

Luoghi citati: America, Berlino, Francia, Los Angeles, Vienna