Conversazione con la vedova di Conan Doyle

Conversazione con la vedova di Conan Doyle Nei labirinti dì un mondo ignoto Conversazione con la vedova di Conan Doyle {Dal nostro inviato speciale)- LONDRA, dicembre. ' < Salite in treno alla stazione di Waterloo e abbiate la prudenza di partire dall'albergo almeno un'ora prima perchè un gran traffico blocca a mezzogiorno le strade da quella parte. Sarete a Lindhurst verso le tre del pomeriggio. Alla stazione ci sarà, ad attendervi, un autista in livrea verde vicino ad una vettura completamente verde. In mezz'ora arriverete a Minstead di dove, in pochi minuti, raggiungerete Biguel Wood, la mia villa ». Non vi pare scrìtto, questo biglietto così gentile e preciso, da Sherloch Holmes in persona e diretto, per esempio, un'indimenticabile dottor Watson? Ebbene questa lettera che ho ricevuta è firmata da Lady Jean Conan Doyle, la moglie del grande scrittore di romanzi polizieschi e che abita, nella buona stagione, una sua bellissima viltà. nell'Hampshire. L'amico Paresce, il corrispondente da Londra de La Stampa e che sta ultimando un quadro per l'esposizione di Venezia intitolato « Il cimitero delle navi », scuote la foltissima chioma, si allontana dal cavalletto e, senza cessare di guardare la sua téla -con gli occhi socchiusi, mi dà un colpo svila spalla. — Sei fortunato tu. Puoi scrìvere a La Stampa che sei forse l'unico giornalista che possa vantarsi di v.'intervista a quattr'occhi con Ja signora Conan Doyle, la più nota cultrice di spiritualismo del mondo. Come tutti sanno, lo scrittore inglese, negli ultimi anni della sua lunga e laboriosa esistema si era dedicato completamente allo spiritismo. Spiritista convinto, aveva girato il globo terraqueo in lungo e in largo in compagnia della moglie e dei figli per propagandare la sua nuova fede. Questo lavoro, che lo ha distratto completamente dalla sua attività artistica, gli è costato, in pochi anni, duecentomila sterline. I riccioli della compagna di viaggio Appena letta la lettera di Lady Conan Doyle saluto l'amico Paresce, raggiungo con molti stenti la stazione di Waterloo con l'amico angloamericano al quale avevo telefonato di venirmi ad incontrare in quel tumultuoso, pauroso, infernale crocicchio del Chalet Svizzero e saltiamo in treno. Gli inglesi non hanno mai freddo, perciò i finestrini dello scompartimento sono abbassati. Nel cielo di Londra è cominciata la solita tragedia pomeridiana di ombre e di luci. A poco a poco la nebbia e la polvere di carbone vincono gli ultimi bagliori del giorno e arriviamo sul Tamigi al buio. Nell'oscurità improvvisa il sole, come al solito, mesce una luce rosata, crepuscolare. Appena passato il fiume e raggiunta l'aperta campagna, il sole risplende yn'aMra volta nel mite azzurro del cielo. Ride la bella e opulenta pianura dell'Hampshire sotto la dorata carezza e le morbide pecorine biancheggiano a migliaia spostandosi sotto le querele centenarie. Mi vien voglia di starnutire. Se almeno si potesse chiudere un finestrino. Siamo nel mese di dicembre. L'amico anglo-americano, sorridendo, mi dice in italiano che non si può, che la gente vuole respirare liberamente quando c'è nell'aria un'oncia di sole. Allora una bionda signora che mi sta di fronte si alza premurosamente e tira su il vetro del finestrino. — Tante grazie! Capisce l'italiano? — A perfezione. Mio padre ha lavorato, in qualità di ingegnere, alle ferrovie della Sardegna. Adoro l'Italia. Mi guardi i capelli. — Li guardo, signora, non dubiti, anzi, le dirò che ammiro da mezz'ora i suoi riccioli biondi. — Ecco, volevo appunto che osservasse i riccioli. Sono artificiali, Abito in provìncia ma, di tempo in tempo, mi reco a Londra per farmi fare la « permanente » da un parrucchiere italiano. Oh! cara signora, se non avessi in rosea la lettera di Lady Jean Co nan Doyle e se alla stazione di Lind hurst non mi aspettasse un autista vestito di clorofilla, l'accompagnerei in provincia per assicurarmi se i suoi bei riccioli sono veramente artifi¬ cgtmdmcscutantvlndqduurptectpcsnbgdnpcrpsp ciali. A me paiono inanellati dalla graeia di un dio silvano. Scommettiamo? No, bella signora, non scommettiamo. Fra mezz'ora devo discendere e il mio amico anglo-americano mi guarda con costernato cipiglio. Eccoci a Lindhurst. Buon viaggio compagna di un'ora e non lasci gua- stare in un minuto e da un inglese il capolavoro che le ha creato in testa un figaro italiano. La macchina e la casa del romanziere Alla stazione c'è veramente l'autista in verde che ci attende vicino ad un'automobile verde. La macchina della signora Conan Doyle è sontuosa, la strada asfaltata è betta, il vicino tramonto pieno di dolce melanconia. Chissà quante fantasie sono passate nel cervello del creatore di Sherlock Holmes percorrendo su questa macchina questa stessa strada che io percorro. Eccoci a Biguel Wood. La villa, ad un solo piano, sorge al margine di una foresta di larici e di quercie. Per raggiungerla occorre passare un ponte di legno mólto romantico sotto al quale stagna un'acqua fredda e verdastra entro la quale si specchiano elastici ciuffi di felci. Un cameriere inappuntabile ci introduce immediatamente in un ampio salotto ravvivato dalle stoffe di cretonne a fiorì chiari che coprono seggiole e poltrone. Vasi di rose sono allineati sul davanzale laccato in bianco di una lunga finestra rettangolare che tiene tutta una parete della camera. Le belle fiamme del fuoco acceso nel caminetto di porcellana rosso-cupo sibilano e soffiano uscendo da un ceppo enorme. I tappeti stesi in terra sono soffici e spessi. La luce è discreta e, per tutta la sala, c'è stemprato il profumo che deve essere il preferito dalla padrona di casa : rosa di Francia. Son passati appena alcuni minuti che la porta si apre e compaiono, preceduti da un mastino enorme, colossale, due splendidi figlioli, due autentici atleti dal viso aperto, intelligente, energico. La presentazione è presto fatta. Due strette di mano che mi staccano quasi il braccio dalla spalla e sediamo vicino al fuoco, tutti e quattro come vecchi amici. La signora Conan Doyle ci sorprende in quell'intimità subito stabilita. E' una signora non più giovane ma ancora bella.' Un casco di capelli biondi le incornicia la fronte alta e chiara. Gli occhi azzurri, giovanili, risplendono dietro le lenti degli occhiali a pince-nez attaccati ad una leggera catenella d'oro. E' vestita con molta cura e, ciò che mi colpisce di più in lei, dopo la serenità dello sguardo e la dolcezza del sorriso, sono le mani piccole e bianche, i piedi quasi minuscoli e nervosi. « Lui ci vede e ci sente » La conversazione viene immediatamente istradata e con molta abilità dal mio amico anglo-americano sullo spiritismo e sul mio compito giornalistico. Spiego alla dama che mi ascolta con infinita gentilezza che lo scopo del mio viaggio e della mia permanenza a Londra non è quello di condurre e tanto meno di approfondire un'inchiesta, ma soltanto di vedere, di osservare da vicino il « movimento » spiritualista che in Inghilterra è più vasto e im- ponente che non in qualsiasi altro paese. Incoraggiato dai continui cenni di assentimento con i quali la graziosa dama segue il mio discorso, le racconto quello che ho veduto, le riunioni alle quali ho partecipato, i « servizi » per i quali ho cantato anch'io, e finalmente la storia del dentista fotografo. La signora Conan Doyle scuote il capo in segno di dissenso, questa volta, e minaccia scherzosamente coi dito alzato U mio amico anglo-americano. No, questi non sono i luoghi che io avrei dovuto frequentare per farmi un'idea seria e personale dello spiritualismo. — Lo spiritualismo — essa dice — è qui, in questa camera ove « re spiriamo » la presenza continua del mio defunto marito. Essa mi assicura e la stessa cosa mi assicurano i suoi due magnifici figliuoli che seguono la nostra conversazione semisdraiati su due poltrone e con i piedi esposti alla fiamma del camino, che sir Arthur, in questo preciso momento è con noi, che ci vede e che ci sente. Lady Conan Doyle non ha sofferto un minuto solo per la morte del marito: il compagno della sua vita seguita ad esserle compagno e guida dal mondo dell'ai di là. Pochi giorni or sono l'ha mandata a ringraziare per mezzo di una medium di Londra di aver cambiato ì fiori che tutti i giorni essa pone davanti alla sua fotografia, e di avere recise, apposta per lui, delle rose bianche, quelle che preferiva in vita. Episodi: delusioni Notate bene che nè la medium nè nessuno conosceva questo particolare. La signora Conan Doyle tiene gelosamente la chiave della camera di sir Arthur che è sempre chiusa e nella quale non entra che lei. I figliuoli annuiscono sorridendo ed uno di essi si alza per raccontarmi quest'episodio. L'anno scorso doveva partecipare ad una corsa automobilistica con una potentissima «Mercedes». Al momento di salire in macchina ha « udito » la voce del padre che lo ammoniva di non partecipare alla gara perchè lo sterzo della macchina si sarebbe rotto. Al giovanotto la cosa parve assurda. La € Mercedes » era stata verificata minuziosamente un'ora prima dai migliori meccanici d'Inghilterra. Egli crede che la sua sia un'allucinazione e fa per saltare sul seggiolino. Nell'atto di spiccare il salto un acuto dolore lo coglie alla caviglia, tanto forte che lo obbliga a sedersi sul prato. Un tendine forse se ne è andato fuori posto. Deve rinunciare alla corsa. Il fratello allora subentra nell'impresa e si pone al volante decidendo, a buon conto, di compiere i primi chilometri a velocità moderata. La macchina percorre sì e no duecento metri, poi si sbanda, non ubbidisce più ai richiami del guidatore ed esce di strada per andarsi a fermare nel prato laterale. Lo sterzo è partito. La signora sorride come se quello che ho udito fosse una cosa normalissima e i due ragazzi mi fanno vedere le fotografie medianiche eseguite con la « loro » macchina e con le « loro » lastre. E' prodigioso. In una nuvola bianca di ectoplasma che sovrasta la testa della signora e dei figli si vede distintamente il lar¬ amNpcnclorqdlilavpdcataQdplol'nsngulalatmqMrsacrnvtmhrlutltmnpctgstzLtrcv , a e ¬ go viso di sir Arthur che sorride bonariamente sotto ai baffi bianchi e spioventi. Ma allora, le mie fotografìe, quelle del dentista? Truccate o non truccate? Per favore, guardatele, giudicatele, ditemi qualche cosa. La signora e i giovanotti guardano, osservano e discutono scuotendo il capo. Le ha fatte il celebre dentista-medium J. Gibs! Nessuno lo conosce. Chi è Gibs? Ma se non lo conoscono loro che sono iniziati, devo forse conoscerlo io? E del caro Barbanél, del giornalista Barbanel, del redattore-capo dello Psichic News, che cosa ne pensano? Mai sentito nominare. Sì, forse vagamente, qualche volta. Ma il nome dell'israelita Barbanel non produce nessuna impressione. La fotografia Ma allora dovrò ricominciare ? Riprendere il mio pellegrinaggio percorrendo altre strade? No. Lo spiritismo è una cosa molto seria. Bisogna innanzi tutto crederci, crederci ciecamente e poi le rivelazioni verranno da sè senza nè cercarle nè pagarle. Ecco: occorre la fede, nienfaltro che la fede. Possiamo noi ammettere le teorie materialistiche? No. E allora? Lady Conan Doyle parla bene, in modo molto convincente. Per lei non esìstono nè dubbi nè perplessità : si è data senza reticenze al mondo trascendentale in cui lo spirito del marito seguita a vivere per l'eternità senza disdegnare questo basso mondo sul quale discende di tempo in tempo e si materializza nell'ectoplasma, per la consolazione della moglie e dei figli. Che lo spirito di sir Arthur sia più volte apparso e si sia lasciato sorprendere da fotografi psichici è dimostrato da molti documenti. Anche in questi però occorre crederci ad occhi chiusi. La fotografia che pubblico è stata annunciata da sir Arthur dieci anni fa ai « fedeli », raccolti nella Queen's Hall e precisamente dicendo, per bocca del medium, queste parole: a Dite a loro che son con loro ». Il fotografo ha fatto scattare l'obbiettivo della macchina puntato nel vuoto ed ecco quello che è apparso a lastra sviluppata: il viso di Conan Doyle (quello con i baffi) e una grande stella a cinque punte. Non discuto, accetto il fatto e una buona tazza di tè che mi offre la moglie dello scrittore. Sulla tavola principescamente imbandita scintillano i d'istalli e le argenterie. I due simpaticissimi giovanotti mi annunciano che parteciperanno quest'anno alla corsa delle Mille Miglia. Ad un tratto la signora, che era rimasta a lungo in silenzio e come soprapensiero, prende un calice e lo alza esclamando : « Permettetemi che io brindi al vostro Duce augurandomi che anche per l'Inghilterra nasca un uomo come Mussolini ». Tutti siamo in piedi e i due giovanotti agitando i calici sulle loro teste accompagnano le parole della madre con un triplice e fragoroso hurrà. — Vi prego — continua la signora fortemente commossa — di parlare sul vostro giornale di questo umile brindisi. E' ora di tornare a Londra. L'autista vestito di verde mi aspetta con la sua macchina verde oltre il ponticello di legno che unisce la strada maestra alla casa ormai immersa nelle ombre uscenti dal foltissimo parco. La signora, i due giovanotti e il cane colossale con il quale ho subito fatto amicizia mi accompagnano gentilmente fino alla macchina e mi salutano con la mano. La mia inchiesta non avrebbe potuto avere un migliore epilogo. Anzi, avrei dovuto cominciare da Lindhurst e forse non avrei avuto tante delusioni. Strada facendo l'amico anglo-americano rompe il silenzio. — E adesso, siete persuado? Che cosa ne pensate? Gli rispondo in tono sicuro: — Ma! Credere o non credere? Fate come volete. Non aspettatevi che io vi riveli la mia convinzione ERNESTO QUADRONE Fotografia medianica di Conan Doyle